domenica 6 ottobre 2024

Nostradamus: le sue spaventose previsioni per quest'anno

@ - Nostradamus è famoso per l'accuratezza delle sue previsioni, che risalgono a diversi secoli fa. Le profezie di Nostradamus preannunciano grandi cambiamenti nel mondo. Se sei curioso di sapere cosa ha predetto per quest'anno, sei nel posto giusto! Preparati a scoprire alcuni eventi inquietanti che sconvolgeranno il mondo e rivoluzioneranno le nostre vite. Tieniti forte, perché stiamo per fare delle scoperte sconvolgenti per il 2025...

Le 5 previsioni di Nostradamus per il 2025

Famoso per aver anticipato alcuni degli eventi più importanti della storia, come l'ascesa al potere di Hitler e la morte di Elisabetta II, ecco le previsioni di Nostradamus per il 2025. La verità è che non sono affatto ottimistiche. Tra i tanti eventi che prevede, possiamo aspettarci alcuni grandi disastri naturali e umani.

1. Grandi cambiamenti climatici
Si dice che Nostradamus abbia previsto grandi sconvolgimenti climatici per il 2025. Le sue quartine alludono a "stagioni confuse" e "acque in aumento". Gli interpreti vedono un'intensificazione degli eventi meteorologici estremi, con inondazioni record in alcune regioni e siccità senza precedenti in altre. Questi cambiamenti potrebbero avere grandi ripercussioni sull'agricoltura globale e sui movimenti della popolazione.

2. Grandi progressi tecnologici
Il 2025 potrebbe segnare un punto di svolta nella tecnologia. Si dice che Nostradamus abbia predetto che “l'uomo e la macchina diventeranno una cosa sola”. Alcuni esperti considerano questo evento come l'emergere di tecnologie più avanzate di interfaccia cervello-macchina, che consentiranno una simbiosi più stretta tra esseri umani e intelligenza artificiale. Questi progressi potrebbero rivoluzionare campi come la medicina, l'istruzione e la comunicazione.

3. Conflitti geopolitici
Le previsioni di Nostradamus per il 2025 fanno riferimento a "alleanze rotte" e "fratelli diventati nemici". Questo potrebbe significare una grande riconfigu-razione delle relazioni internazionali, con l'emergere di nuovi blocchi di potere e la rottura di alleanze di lunga data. Le tensioni potrebbero intensificarsi in regioni come il Medio Oriente e il Sud-Est asiatico, minacciando la stabilità globale.

Questo potrebbe portare a una grande riconfigurazione delle relazioni internazionali, con l'emergere di nuovi blocchi di potere e la rottura di alleanze di lunga data.

4. Sviluppi medici significativi
Il 2025 potrebbe essere un anno importante per la medicina. Si dice che Nostradamus abbia predetto "la morte sconfitta dalla nuova scienza". Aumentare significativamente l'aspettativa di vita e la qualità della vita di milioni di persone.

5. Cambiamenti economici globali
Le quartine di Nostradamus alludono a a un "enorme sconvolgimento della ricchezza". Questo potrebbe portare a una grande ristrutturazione dell'economia mondiale entro il 2025. Alcuni vedono questo fenomeno come l'emergere di nuove forme di valuta, forse basate sulla blockchain, che potrebbero sfidare il sistema finanziario tradizionale. Altri lo interpretano come un cambiamento radicale nella distribuzione della ricchezza globale, con l'ascesa di nuove potenze economiche e il declino di altre.

Quali sono state le sue previsioni per il 2024?

1. Un nuovo Papa in Vaticano
Nel 2024 potremmo vedere un nuovo Papa. Una previsione che potrebbe rivelarsi azzeccata, visto che nel 2023 Papa Francesco ha compiuto 86 anni e ha già avuto alcuni problemi di salute. Tuttavia, è a causa della sua età e della sua salute che potrebbe decidere di lasciare l'incarico, e non a causa della sua morte. Alcuni ricercatori sostengono che Nostradamus abbia predetto che il futuro Papa eletto sarebbe stato un cardinale africano o asiatico.

2. La terza guerra mondiale
79 anni dopo l'ultima guerra mondiale, Nostradamus, ne Le Profezie, fa riferimento a una nuova guerra mondiale: "sette mesi di Grande Guerra". I conflitti tra le nazioni si intensificheranno. Stiamo già pensando alla guerra in Ucraina e in Israele, ma alcuni parlano anche della nascita di un conflitto tra Cina e Taiwan.

"L'Anticristo distruggerà presto tutte e tre le nazioni,
La sua guerra durerà ventisette anni.
Gli infedeli sono morti, prigionieri, esiliati;
Con sangue, corpi umani, acqua e grandine rossa che copre l'orecchio".

I tre potrebbero riferirsi agli Stati Uniti, alla Russia e alla Cina.

3. La Cina è sempre più potente
Da diversi decenni ormai, la Cina sta vivendo una crescita impressionante, sia dal punto di vista economico che militare. L'influenza economica e culturale della Cina nel mondo continua a crescere. Il Paese ha anche esteso la sua influenza in molte parti del mondo. Le previsioni di Nostradamus indicano che questa influenza continuerà a crescere e che il "Regno di Mezzo" finirà per superare la potenza americana e prendere le redini della leadership internazionale.

4. Il riscaldamento globale si intensifica
Più che di un'intensificazione, Nostradamus parla di cambiamenti irreversibili del clima nel 2024. Le perturbazioni meteorologiche, in particolare le tempeste, aumenteranno di numero. Le temperature continueranno ad aumentare e ci saranno sempre più ondate di calore. Nostradamus parla addirittura di pesci che bolliscono in mare e di cambiamenti nell'umanità di cui non ci sarà traccia per quasi 1000 anni.

5. Un terribile terremoto
Nostradamus ha anche previsto un terribile terremoto per il prossimo anno. Ci sarà un forte e pericoloso terremoto nel mondo che causerà la perdita di migliaia di vite. Questo ricorda quanto accaduto di recente in Marocco.

Nostradamus scrive:
"Il ventesimo giorno del Toro, il sole scuoterà la terra.
Il grande teatro avvolto crollerà
L'aria, il cielo e la terra si oscureranno e diventeranno nuvolosi
Quando il falso dio e i santi saranno spazzati via".

Possiamo supporre che questo terribile terremoto avrà luogo a maggio, quando il Sole entrerà in Toro e il "grande teatro" potrebbe riferirsi a Hollywood o Los Angeles, in California.

Quali sono state le sue previsioni per il 2024?

6. Organi artificiali
L'anno 2024 dovrebbe essere caratterizzato anche da numerosi progressi scientifici nel campo dei trapianti e della produzione di organi artificiali, che potrebbero essere ottenuti grazie alla stampa 3D o alla scoperta di nuovi materiali compatibili con il corpo umano. Secondo Nostradamus, questa scoperta medica potrebbe consentire a molti pazienti di accedere a trattamenti finora costosi e salvare molte vite.

8. L'assassinio di un leader mondiale e la nascita di un altro
Il 2024 potrebbe segnare la fine di un importante leader mondiale. Verrebbe assassinato, aprendo la strada alla pace. D'altro canto, quest'anno potrebbe vedere l'arrivo di un grande leader in Europa. Una persona carismatica che rappresenta un raggio di speranza per molti popoli. Tuttavia, non porterà la vera pace fino al 2043... Dovremo aspettare ancora un po'.

Chi è Nostradamus?
De Nostradamus, il cui vero nome era Michael de Nôtre-Dame, era un medico e astrologo francese. Mise a disposizione le sue conoscenze durante la peste e fu famoso per le sue profezie in cui prevedeva il futuro dell'umanità fino alla fine del mondo.

🌟 È interessante notare che ha predetto la fine del mondo nel 3797 e si dice che abbia anche previsto l'attacco alle Torri Gemelle. Per secoli e fino ai giorni nostri, le sue profezie sono state studiate in tutto il mondo e preannunciano gli eventi a venire.

La quartina più famosa di Nostradamus è la seguente: nel 1559 annunciò la morte di Enrico II, che morì a causa di una lancia nell'occhio durante un torneo ("singulier duel") contro il giovane Gabriel de Montgomery ("Le lyon jeune").

"Il giovane Lione il vecchio supererà
En champ bellique par singulier duelle
Nella gabbia d'oro i suoi occhi scoppieranno
Due giochi uno, e poi morirà, crudele."

Le profezie di Nostradamus: le previsioni per il 2024© Fornito da astrocenter italy

Le profezie di Nostradamus, spesso difficili da decifrare, sono state studiate per secoli e continuano ancora oggi a predire gli eventi futuri. Quindi, senza ulteriori indugi, scopri le sue previsioni per l'anno 2024.

Quali previsioni di Nostradamus si sono avverate?

L'interpretazione delle quartine di Nostradamus è piuttosto soggettiva, ma secondo i ricercatori molti eventi sono stati predetti dall'astrologo:
L'elezione di Donald Trump a 45° Presidente degli Stati Uniti (2017).

Gli attacchi terroristici dell'11 settembre (2001)

"A quarantacinque gradi, il cielo brucerà.
Il fuoco si avvicinerà alla nuova grande città".

Molti hanno interpretato questa quartina come una previsione degli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001 negli Stati Uniti.

L'assassinio di John F. Kennedy (1963)
I bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki (1945)

"Vicino alle porte e in due città
Ci saranno piaghe come non se ne sono mai viste,

Carestia dentro la peste, gente inabilitata dall'acciaio".

L'ascesa al potere di Hitler negli anni '30

"Di gente povera un bambino nato sull'onda
che con la sua lingua sedurrà grandi truppe
Il suo rumore suonerà per il regno della grande paura".

Alcuni ritengono che questo si riferisca a Hitler, che nacque in una famiglia povera e sedusse molte persone con i suoi discorsi.

L'arresto di Luigi XVI (1791)

La Rivoluzione Francese (1789)

"Dalla vicina carestia verrà la peste,
Dalla lunga pioggia i lunghi regni saranno mantenuti
Il grande trono sarà ben mantenuto
Prima che tutti siano rovinati dalla morte".

Alcuni ritengono che questa frase si riferisca alla Rivoluzione francese, che fu preceduta dalla penuria di cibo e portò all'abolizione della monarchia.

L'ascesa di Napoleone Bonaparte (1789-1799)

"Un imperatore nascerà vicino all'Italia,
che sarà venduto a caro prezzo per l'Impero.
Diranno, quando vedranno i suoi alleati,
che non è tanto un principe quanto un macellaio".

Napoleone, nato in Corsica vicino all'Italia, divenne imperatore ed è noto per le sue numerose guerre.

Il grande incendio di Londra (1666)

L'opinione della redazione: verso tempi bui...

Le previsioni di Nostradamus sono terrificanti, ma non dimentichiamo che le sue quartine sono vaghe, difficili da capire e da interpretare. Se ti senti perso, se sei preoccupato per il futuro, non esitare a contattare uno dei nostri esperti veggenti. Illumineranno il vostro futuro con dolcezza e benevolenza.

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Ora che sai quali saranno le previsioni di Nostradamus per il nuovo anno non ti resta che leggere il tuo Oroscopo 2024? Hai mai sentito parlare di Baba Vanga: la celebre medium bulgara?

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venerdì 27 settembre 2024

Qual è la differenza tra Hezbollah e Hamas?

@Entrambi danno del filo da torcere a Israele, ma per tutto il resto sono totalmente diversi, o quasi. Conosci la differenza tra Hezbollah e Hamas?

Il conflitto israelo-palestinese non ha bisogno di presentazioni o introduzioni: ha visto una recente escalation drammatica a partire da ottobre 2023, con attacchi violenti tra l’esercito israeliano e Hamas, il movimento armato palestinese sulla Striscia di Gaza. Questa crisi ha tuttavia coinvolto anche altri attori regionali, tra cui Hezbollah in Libano, che non solo osserva, ma partecipa occasionalmente al conflitto. Mentre Hamas controlla la Striscia di Gaza e conduce una guerriglia contro Israele, Hezbollah, attore chiave nel contesto libanese, osserva attentamente e interviene strategicamente nelle tensioni. Con l’intensificarsi degli scontri, la situazione è diventata sempre più tesa, sia sul fronte militare che politico, rendendo più complesso il quadro della resistenza armata contro Israele. Orientiamoci insieme.

A che punto è il conflitto? Che ruolo ha il Libano?
Nel 2023, l’escalation tra Israele e Hamas vedeva l’intervento episodico di Hezbollah soprattutto nel nord di Israele. Hezbollah, con base nel Libano meridionale, ha quindi condotto operazioni di artiglieria e droni contro Israele, aprendo un secondo fronte. Questo perché, anche se ai più forse non è noto, il Libano svolge un ruolo piuttosto ampio nel conflitto israelo-palestinese. Lo svolge non solo come vicina geografica, ma anche come parte di un asse di resistenza, asse che coinvolge coinvolge Iran, Siria e altre forze regionali. Tuttavia, il Libano stesso è intrappolato in una propria interna crisi politica ed economica, crisi abbastanza profonda da limitare la capacità del governo centrale di controllare o moderare l’influenza di Hezbollah.
Hezbollah poi ha storicamente avuto una relazione di antagonismo con Israele. La storica guerra del 2006 è l’esempio più noto, in cui Hezbollah ha dimostrato una capacità militare buona, lanciando migliaia di razzi contro obiettivi israeliani. Oggi, la milizia rimane un attore cruciale nella deterrenza contro Israele. Proprio sulla base di queste premesse, Israele cerca di evitare una guerra su due fronti, con Hamas a sud e Hezbollah a nord. Infatti, un conflitto diretto con Hezbollah, che dispone di un arsenale più avanzato rispetto a Hamas, potrebbe avere conseguenze pesanti per entrambe le parti.

Cos’è Hezbollah?
Hezbollah è un’organizzazione sciita libanese nata nel 1982, principalmente come risposta all’invasione israeliana del Libano. Il gruppo è stato inizialmente fondato con il supporto della Repubblica Islamica dell’Iran, che continua a essere il principale alleato e sostenitore finanziario e militare di Hezbollah. Oggi, Hezbollah non è solo una milizia, ma anche un partito politico influente. Hezbollah ha molti seggi nel parlamento libanese, e gestisce numerose istituzioni sociali e religiose. Non è esagerato definirla una delle forze più potenti e influenti del Libano.
Vediamo poi l’ala militare di Hezbollah, riconosciuta come una delle più forti tra le milizie non statali nel mondo. Conta tra i 15.000 e i 20.000 combattenti addestrati, con una riserva di circa 30.000 miliziani. Possiede un vasto arsenale di armi, che include razzi a lungo raggio, droni armati e sistemi di difesa avanzati come i SA-22 russi. Grazie al recente supporto iraniano, Hezbollah ha migliorato la precisione e la portata dei suoi razzi, minacciando potenzialmente le infrastrutture critiche israeliane e la navigazione nel Mediterraneo​.
Hezbollah si differenzia da altre organizzazioni armate non statali per la sua sofisticazione e disciplina militare. Ha una struttura gerarchica ben definita, e il suo leader, Hassan Nasrallah, gode di ampio rispetto tra i sostenitori. Hezbollah ha sviluppato una rete estesa di difese lungo il confine con Israele, utilizzando una combinazione di bunker, missili anticarro e unità d’élite per respingere eventuali incursioni israeliane. La milizia ha partecipato anche alla guerra civile siriana, combattendo a fianco del regime di Bashar al-Assad.

Cos’è Hamas?
Hamas, a differenza di Hezbollah, è un’organizzazione sunnita. Hamas è stata fondata nel 1987 durante la Prima Intifada, con l’obiettivo di resistere all’occupazione israeliana e stabilire uno stato islamico in Palestina. Hamas si ispira ai principi della Fratellanza Musulmana e combina la lotta armata con un’agenda politica e sociale. Governa la Striscia di Gaza dal 2007, dopo aver vinto le elezioni nel 2006 e aver sconfitto militarmente Fatah in uno scontro violento per il controllo di Gaza.
Anche Hamas ha una sezione militare e una politica, che comunicano fittamente. L’ala militare di Hamas, le Brigate Izz al-Din al-Qassam, ha guadagnato notorietà per i suoi attacchi con razzi artigianali ma soprattutto per l’uso di tunnel sotterranei usati per sorprendere le forze israeliane e per contrabbandare armi. Infatti ad oggi ha sviluppato un sistema di tunnel sotterranei estesi sotto Gaza, che non solo fornisce protezione dai bombardamenti israeliani, ma permette anche operazioni offensive e movimenti rapidi senza essere rilevati​.
Dal punto di vista militare, si può dire che Hamas abbia compiuto «progressi» negli ultimi anni, aumentando la quantità e la qualità dei suoi razzi e ottenendo missili a lunga gittata dall’Iran e altri alleati regionali. Tuttavia, l’arsenale di Hamas è ancora meno sofisticato rispetto a quello di Hezbollah. Quindi, idealmente, mentre Hezbollah può colpire in profondità il territorio israeliano con missili avanzati, Hamas si affida a razzi di produzione locale e a un sistema di guerriglia meno strutturato. Nonostante ciò, Hamas è riuscito a sfidare Israele in diversi conflitti, inclusa la guerra del 2021, durante la quale ha lanciato oltre 4.000 razzi contro il territorio israeliani.

Un confronto tra i due
Sebbene Hezbollah e Hamas condividano l’obiettivo della resistenza contro Israele, le loro differenze sono significative in vari aspetti tra cui ideologia, alleanze e il loro rapporto con i civili nei rispettivi territori.
Hezbollah è una milizia sciita con una forte connotazione religiosa che si ispira al pensiero dell’Ayatollah Khomeini e si identifica con il Wilayat al-Faqih, la dottrina iraniana che pone il potere religioso e politico nelle mani di una guida suprema sciita. Questo legame ideologico con la Repubblica Islamica dell’Iran è una delle basi della sua alleanza strategica con Teheran, che fornisce supporto militare, finanziario e logistico. Il gruppo è anche fortemente influenzato dalla questione settaria, rappresentando la comunità sciita libanese, una molto circoscritta minoranza nel contesto mediorientale, ma comunque dominante nella regione del sud del Libano. Hezbollah si presenta come il “protettore” degli sciiti, sia contro Israele che contro forze sunnite estremiste​.

Hamas, al contrario, è un movimento sunnita legato alla Fratellanza Musulmana, un’organizzazione transnazionale con un’agenda islamista più centrata sull’interpreta-zione sunnita dell’Islam politico. Sebbene riceva sostegno dallo stesso Iran e dalla Siria, le sue alleanze non sono basate su un’ideologia sciita, ma piuttosto su interessi strategici comuni contro Israele. La base èpolitica di Hamas è rappresentata poi dai palestinesi, e il suo obiettivo primario è la liberazione della Palestina e (per molti) anche la creazione di uno stato islamico su quel territorio. Va comunque precisato che, nonostante il suo islamismo, Hamas tende ad essere più pragmatico nelle sue relazioni internazionali, cercando alleanze anche con stati sunniti come il Qatar e la Turchia, che forniscono assistenza politica e finanziaria.

Hezbollah e Hamas hanno due sistemi di movimento politico e geopolitico molto diversi
Ma le differenze tra i due non terminano qui, infatti anche la loro presenza in un contesto complesso e varieragato geopoliticamente come quello del medioriente li vede muoversi in direzioni e con obiettivi spesso molto diversi.

Hezbollah è un pilastro dell’asse della “Resistenza”, un blocco anti-israeliano e anti-occidentale guidato dall’Iran e supportato dalla Siria di Bashar al-Assad. La milizia funge da proxy di Teheran nella regione e ha operato attivamente anche al di fuori del Libano, come in Siria, dove ha sostenuto il regime di Assad durante la guerra civile libanese. Questa alleanza tripartita tra Iran, Hezbollah e Siria ha un’importanza strategica fondamentale, poiché consente all’Iran di proiettare il suo potere nel Levante e minacciare direttamente Israele​.
Hamas, pur avendo ricevuto comunque sostegno dall’Iran e da Hezbollah in passato, ha un quadro geopolitico più difficile da inquadrare. A differenza di Hezbollah, la sua alleanza con l’Iran non è basata su affinità ideologiche ma su necessità tattiche. Hamas ha cercato quindi di bilanciare le sue relazioni tra diversi attori regionali, compreso il Qatar, che è uno dei principali finanziatori del gruppo. Anche la Turchia sostiene apertamente la causa palestinese. Ecco che la posizione geopolitica di Hamas è più fluida, e le sue alleanze possono variare a seconda delle necessità contingenti e delle pressioni internazionali​.

Anche i rispettivi rapporti con la «base» (i civili) differisce di molto
Sul piano interno, come nella proiezione esterna, il rapporto dei due gruppi con la popolazione civile dei loro rispettivi territori è diverso. Hezbollah, nonostante la sua natura di milizia armata, ha costruito un ampio sistema di welfare nel sud del Libano, fornendo servizi essenziali come sanità, educazione e infrastrutture alla comunità sciita. Questo approccio ha consolidato il suo consenso popolare, specialmente tra i più poveri e nelle aree rurali, rendendolo più di una semplice forza militare, ma anche una struttura sociale e politica influente.

Hamas, che governa la Striscia di Gaza dal 2007, ha istituito una sorta di regime islamista autoritario, influenzato anche dal conflitto, in cui il braccio politico e quello militare sono strettamente integrati. Hamas fornisce comunque una buona rete di servizi sociali e educativi alla popolazione. Spesso sono finanziati attraverso donazioni internazionali e regionali. Tuttavia il gruppo è stato ampiamente criticato per la sua gestione autoritaria del potere e alcune mosse politicamente radicali attuate durante il genocidio. L’isolamento di Gaza, la fame, i massacri e le estreme violazioni dei diritti umani da parte di Israele hanno il popolo in una situazione di precarietà, e le accuse di Hamas di utilizzare civili in modo strumentale hanno ulteriormente complicato il suo rapporto con la popolazione​.

Due attori cruciali nel genocidio, seppur molto diversi
Non è facile delineare un confronto tra due organizzazioni che non solo differiscono per ideologie e posizionamento geopolitico, ma ad oggi anche e soprattutto per le sfide che si ritrovano ad affrontare in sè. Hezbollah, con il suo legame indissolubile con l’Iran e il ruolo di attore politico interno al Libano, opera su una scala regionale più ampia. Hamas, invece, rimane concentrato sulla lotta per l’autodeterminazione palestinese, ma con alleanze più flessibili e un rapporto con i civili più complesso e fragile.

In conclusione, non si può ignorare che Hezbollah e Hamas affrontano sfide profondamente diverse. Hezbollah opera in un contesto geopolitico più allargato, con sostegno consolidato da almeno altre due potenze internazionali, sia da forza militare che da attore politico influente. Hamas, invece, è radicato in una lotta nazionale più circoscritta, concentrata sulla liberazione della Palestina, ma deve fare i conti con l’isolamento e le devastanti condizioni umanitarie nella Striscia di Gaza. Il continuo assedio e la violenza che Gaza subisce possono rendere l’azione di Hamas più disperata e violenta, poiché la pressione esterna intensifica la radicalizzazione. Forse, mentre Hezbollah può permettersi una strategia più a lungo termine, Hamas è costretto a reagire alle crisi immediate, alimentando un ciclo di violenza che sembra non avere fine.

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mercoledì 25 settembre 2024

Meloni all'Onu: 'Israele rispetti il diritto e tuteli i civili'

@ - 'Serve una nuova leadership palestinese. Non voltare le spalle a Kiev'

Meloni all 'Onu © ANSA/EPA

Una bacchettata a Israele, l'auspicio di una nuova leadership palestinese, il rinnovo sostegno all'Ucraina e l'invito alla comunità internazionale ad "alzare la voce" in Venezuela.

Sono questi i nodi di politica estera toccati dalla premier Giorgia Meloni nel suo intervento all'assemblea generale dell'Onu, cui ha chiesto di fare di più contro il traffico di essere umani.

Ma a colpire di più forse è stato il passaggio su Israele, finito sul banco degli imputati nel primo giorno dei grandi al Palazzo di vetro non solo per Gaza ma anche per l'escalation in Libano. "Affermiamo il diritto dello Stato di Israele di difendersi da attacchi esterni, come quello orribile del 7 ottobre scorso, ma allo stesso tempo chiediamo ad Israele di rispettare il diritto internazionale, tutelando la popolazione civile, anch'essa vittima in gran parte di Hamas e delle sue scelte distruttive", ha detto la premier.

"E seguendo lo stesso ragionamento sosteniamo, ovviamente, anche il diritto del popolo palestinese ad avere un proprio Stato, ma affinché questo possa vedere presto la luce è necessario che i palestinesi lo affidino a una leadership ispirata al dialogo, alla stabilizzazione del Medio Oriente e all'autonomia", ha aggiunto citando gli Accordi di Abramo come esempio di "convivenza e cooperazione vantaggiosa sulla base del mutuo riconoscimento". "Se questa è la prospettiva sulla quale tutti dobbiamo lavorare, e lo è, oggi l'imperativo è raggiungere, senza ulteriori ritardi, un cessate il fuoco a Gaza e l'immediato rilascio degli ostaggi israeliani. Non possiamo più assistere a tragedie come quelle di questi giorni nel Sud e nell'Est del Libano, con il coinvolgimento di civili inermi, tra cui numerosi bambini", ha incalzato.

Poco prima era tornata sull'invasione russa, ammonendo che "non possiamo voltarci dall'altra parte di fronte al diritto dell'Ucraina a difendere le sue frontiere, la sua sovranità, la sua libertà". Una "ferita" che ha minato il "sistema internazionale" e "sta avendo effetti destabilizzanti ben oltre i confini" di quella guerra e "come un domino riaccende o fa detonare" altri conflitti. Di forte impatto anche l'appello su Caracas: "la comunità internazionale non può rimanere a guardare mentre in Venezuela, a distanza di quasi due mesi dalle elezioni, ancora non è stato riconosciuto il risultato elettorale, ma nel frattempo si è consumata una brutale repressione, la morte di decine di manifestanti, l'arresto arbitrario di migliaia di oppositori politici, l'incriminazione e l'esilio del candidato presidente dell'opposizione democratica. E' nostro dovere alzare la voce".

La premier ha insistito anche su un tema a lei caro, ricordando come proprio un anno fa da quello stesso podio propose "di dichiarare una guerra globale ai trafficanti di esseri umani". "Sono felice - ha osservato - che quell'appello non sia caduto nel vuoto, e che in primis a livello G7 si sia trovata l'intesa per dare vita ad un coordinamento internazionale per smantellare queste reti criminali. Ma bisogna fare di più. Le Nazioni Unite devono fare di più, perché queste organizzazioni criminali stanno riproponendo, sotto altre forme, una schiavitù che questa Assemblea, in altri tempi, ebbe un ruolo fondamentale nel debellare definitivamente. Non si torna indietro".

La presidente del consiglio ha affrontato anche altri temi: la riforma del consiglio di sicurezza, che "non puo' prescindere dai principi di eguaglianza, democraticità e rappresentatività", la necessita' di una nuova forma di cooperazione paritaria incarnata a suo avviso dal piano Mattei per l'Africa, la necessita' di una governance globale sull'Ia. "Il destino ci sfida, ma in fondo lo fa per metterci alla prova. Nella tempesta, possiamo dimostrare di essere all'altezza del compito che la storia ci ha dato. L'Italia, come sempre, è pronta a fare la sua parte", ha concluso citando il patriota Carlo Pisacane.

sabato 14 settembre 2024

Queste nuove luci sull’auto sono obbligatorie, chi riguardano le nuove regole UE

@ - Nuove luci obbligatorie sull’auto e altre regole dell’Unione europea: ecco di cosa si tratta e chi riguarda.

L’Unione europea è costantemente al lavoro per evitare gli incidenti stradali o almeno limitare le conseguenze dei sinistri. 

Le statistiche parlano chiaro, la stragrande maggioranza degli incidenti è causata da errori e distrazioni del conducente. Soltanto il 5% di questi, infatti, è attribuibile a guasti o malfunzionamenti dei veicoli. Così, vengono gradualmente introdotti nuovi limiti e obblighi, provando a superare la ritrosia dei cittadini dei vari stati membri.

Riveste particolare importanza in questo campo il Regolamento n. 2019/2144 dell’Unione europea, che ha previsto diverse tappe per l’introduzione di nuovi criteri necessari all’omologazione dei veicoli. Il processo si dovrebbe compiere entro luglio 2027, quando la Commissione europea valuterà la funzionalità dei sistemi introdotti e stabilirà nuove misure se ritenuto opportuno.

Da luglio 2024, però, sono entrati in vigore ulteriori obblighi per quanto riguarda i dispositivi di sicurezza e di guida assistita. Tra questi, anche delle luci obbligatorie, in particolare quelle di stop posteriori: con la nuova frenata automatica introdotta dovranno essere lampeggianti. Ci sono poi luci che nulla hanno a che vedere con la visibilità dell’auto o della strada. Si tratta di un sistema di segnalazione luminoso combinato ad avvisi acustici per richiamare il conducente al rispetto dei limiti di velocità. Ma vediamo tutte le novità.

Luci sull’auto e altre nuove regole dell’Ue
Come anticipato, l’Unione europea sta cercando di limitare gli incidenti stradali, aiutando i guidatori a reagire e tutelare i ciclisti e i pedoni. Così, introduce un sistema di frenata di emergenza che rileva possibili impatti con ostacoli, prima avvisando il conducente e poi attivandosi in caso di mancata risposta. Proprio nell’ambito della frenata, le luci di stop posteriori devono in automatico lampeggiare, per allertare in modo più efficace i conducenti. Di pari passo, è richiesto un sistema di rilevamento ostacoli in retromarcia.

Inoltre, è previsto anche un sistema obbligatorio di adattamento intelligente della velocità, capace anche di leggere i segnali stradali riguardanti i limiti di velocità. Così, i conducenti saranno allertati da luci e suoni al loro superamento.

L’Ue ha pensato anche all’assunzione di alcolici alla guida, notoriamente deleteria per la sicurezza della circolazione stradale ma ancora troppo diffusa. Così, è chiesta l’installazione di un’interfaccia per l’installazione dell’alcolock, il dispositivo di rilevamento del tasso alcolemico. Quest’ultimo potrebbe infatti divenire obbligatorio, almeno in alcuni casi, bloccando peraltro l’utilizzo della vettura in caso di ubriachezza.

Non solo l’alcol, anche la stanchezza e i fatidici “colpi di sonno” provocano numerosi e terribili incidenti stradali. Per questo motivo, è richiesta l’installazione di dispositivi che rilevano segnali anomali e controllano i movimenti del conducente, dalle mani sul volante al movimento dello stesso.

In caso di disattenzione, il conducente viene allertato e il dispositivo si attiva per mantenere l’auto in corsia. Non è però integrato il controllo visivo, perché dovrebbe inquadrare il volto del guidatore e contravvenire alle regole sulla privacy, anche se sarebbe più efficace. In ogni caso, ogni impatto viene registrato dalla scatola nera obbligatoria.

Chi riguardano le nuove regole dell’Unione europea
Molti veicoli già dispongono di sistemi simili a quelli elencati, ma con l’entrata in vigore dell’obbligo tutte le nuove vetture necessiteranno delle caratteristiche elencate per ricevere l’omologazione europea. Di conseguenza, tutti i veicoli in uso al momento possono essere utilizzati e continueranno a circolare senza problemi, almeno per un po’ di tempo, ma tutte le auto nuove dovranno disporre dei sistemi di sicurezza individuati dall’Ue. L’obbligo riguarda dunque i produttori (e i rivenditori a cui è vietato immettere in commercio veicoli non omologati), ma non i singoli conducenti.

Chi proverà ad aggirare i divieti, comunque, non potrà senza dubbio circolare con il veicolo in questione e va incontro a rischi sulla propria incolumità e quella altrui, considerando che le norme europee sull’omologazione vanno ben oltre quelle citate.

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giovedì 12 settembre 2024

Fi si smarca, Tajani vede Letta e Confalonieri

@ - Due grandi vecchi di Forza Italia e di Mediaset insieme al leader azzurro che ha raccolto il testimone di Silvio Berlusconi. Con Gianni Letta e Fedele Confalonieri il vicepremier Antonio Tajani ha un rapporto intenso ma l'incontro di ieri, negli uffici romani del Richelieu del centrodestra al Nazareno, suscita una selva di ipotesi, retroscena e sospetti.

Fi si smarca, Tajani vede Letta e Confalonieri

Avviene nel momento in cui Tajani mostra sempre più i muscoli agli alleati Giorgia Meloni e Matteo Salvini, si distingue sui temi soprattutto dei diritti, si mostra sicuro del partito in crescita con un'identità precisa, della sua leadership indiscussa, della sua autorevolezza internazionale.

Il ministro degli Esteri e segretario di Fi gioca ormai liberamente la sua partita e si consulta con quelli che sono stati i grandi consiglieri del Cavaliere, che hanno sempre indicato le mosse giuste sul piano politico-economico. La missione è quella annunciata dopo il voto europeo che ha premiato una Fi data per morta, facendole anche superare la Lega: «Vogliamo contaminare sempre più il centrodestra con le nostre idee liberali, europeiste, atlantiste, garantiste».

Nello studio di Letta Tajani va per incontrare il presidente di Mediaset Confalonieri, mentre infuria lo spiacevole caso dell'ex ministro FdI della Cultura Gennaro Sangiuliano e ci si chiede perché è percome è sfumata la scomoda intervista di Maria Rosaria Boccia a «È sempre Cartabianca» di Rete4. Un appuntamento che avrebbe indispettito parecchio la premier.

Tajani, all'uscita dalla riunione, nega che sia stato questo l'argomento di conversazione. Al cronista de LaPresse, che lo incalza per sapere se al centro dell'incontro ci sia stata Mediaset e le sue scelte editoriali, anche in contrasto con gli interessi del governo, risponde: «Non si è parlato di nulla di cui voi pensiate. Non c'è da fare nessuna ricostruzione. Vedo Confalonieri e Letta sempre». Quando gli chiedono se avrebbe preferito che l'intervista a Boccia andasse in onda, il leader azzurro taglia corto: «Non è un compito mio questo. Non ho responsabilità dentro Mediaset».

E sulle nomine Rai in discussione: «Ne parleremo. Se ne parlerà in parlamento e in maggioranza». La riservatezza di Tajani è una sua nota caratteristica, ma stavolta è chiaro che vuol chiudere ogni spiraglio sui temi dell'incontro «cordiale». Il momento è delicato, per i rapporti con Giorgia e Matteo, le ripercussioni del pruriginoso affaire Sangiuliano sul governo e l'armonia con i Berlusconi, Marina e Piersilvio in testa. «Li incontro 150mila volte, conosco Confalonieri da 40 anni e Letta da 50. Non c'è niente di strano», assicura il ministro. E sul ruolo della famiglia Mediaset nell'intervista alla Boccia e i malumori di Meloni, butta acqua sul fuoco: «I giornali scrivono tanto, non c'è da fare nessuna chiarezza, basta».

Decifrare l'incontro insomma non è facile, ma certo Tajani è deciso a smarcarsi dagli alleati, pur rimanendo sempre fedele al centrodestra e non teme che qualcuno parli di avvicinamento al Pd, si fa una risata sopra. «Non siamo un partito telecomandato da altri - dice uno degli azzurri a lui più vicini-, ma un soggetto politico autonomo, che ha le sue idee e vuol'essere rispettato. La Schlein la combattiamo e il fatto che abbia portato il Pd più a sinistra apre per noi ampie praterie al centro».

Rapporto Draghi: Cresce il divario tra UE e USA, passa al 30% nel 2023

@ - Il report presentato da Mario Draghi sottolinea anche l’aumento della competizione con la Cina e la mancanza di presenza europea nel settore tecnologico

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Il 9 settembre è stato diffuso l'atteso rapporto di Mario Draghi sullo stato dell'economia Europea dal titolo “Il futuro della competitività europea”. Tra i dati più interessanti registrati dal report ci sono la crescita competizione con la Cina e la mancanza di presenza europea nel settore tecnologico in forte crescita a livello globale negli ultimi anni. Pesa anche il gap nei confronti degli USA. Negli ultimi 20 anni è raddoppiato il divario del PIL, in particolare, se il gap fra livello di Pil Usa e Ue è era del 15% del 2002, nel 2023 è salito al 30% a prezzi costanti.
Il parere di Elettricità Futura

Da una prima lettura, nel complesso esprimiamo apprezzamento sul Rapporto Draghi e su gran parte delle misure per il settore elettrico. In particolare, è un bene che Mario Draghi abbia spiegato come la transizione energetica offra all’Unione europea l’opportunità sia per assumere un ruolo di leader nelle tecnologie pulite e nelle soluzioni di circolarità, sia per spostare la produzione di energia verso fonti sostenibili, sicure e a basso costo, il più possibile europee. Ed è positivo anche che Draghi abbia posto l’accento sull’elettrificazione come soluzione più efficace e meno costosa per la sostenibilità, anche come importante leva per ridurre le emissioni del settore trasporti, e sulla necessaria coerenza tra quadro normativo e obiettivi, specificando che la capacità dell’Europa di cogliere questa opportunità dipenderà dal fatto che tutte le politiche siano in sintonia con i target clima - energia. Sono messaggi importanti anche per l’Italia che Elettricità Futura comunica costantemente”, dichiara Agostino Re Rebaudengo, Presidente Elettricità Futura.

L'eccessiva burocrazia porta divario di competitività
Da anni Elettricità Futura indica come soluzioni strutturali per rendere l’Italia più indipendente e competitiva molte delle raccomandazioni sulla transizione energetica contenute nel Rapporto Draghi. Come si legge nel Documento la transizione è la strada per ridurre i costi energetici e aumentare la sicurezza e l’indipendenza dell’Europa e dei suoi Stati Membri. Tra le priorità indicate da Mario Draghi, c’è la necessità di semplificare e snellire la burocrazia amministrativa e gli iter autorizzativi per accelerare la realizzazione dei progetti della transizione energetica, come lo sviluppo di nuova capacità di generazione elettrica sostenibile e delle infrastrutture di rete, progetti oggi significativamente ostacolati da processi di autorizzazione lunghi e incerti. Pone anche l’accento sulle notevoli differenze tra i Paesi europei in termini di tempistiche per il rilascio di un’autorizzazione. Lo sappiamo bene in Italia,conclude Agostino Re Rebaudengo,dove le imprese affrontano i tempi più lunghi e i costi più alti d’Europa per ottenere un’autorizzazione, e il peso della burocrazia è un vero e proprio divario di competitività rispetto agli altri Paesi europei”.

mercoledì 11 settembre 2024

Cosa prevede il Piano Draghi per “salvare l’Europa”? Il testo,

@ - Il testo del Piano Draghi in 6 punti. Ecco cosa prevede la strategia che promette di “salvare l’Europa”.

Cosa prevede il Piano Draghi? Cosa c’è scritto nel testo dell’ex premier ed ex presidente della BCE con l’obiettivo dichiarato di “salvare l’Europa”?

Dall’istituzione di un nuovo debito comunitario a una maggiore cooperazione, dal focus sull’innovazione e il cambiamento climatico, ecco tutto quel che si trova all’interno del soprannominato Piano Draghi, la cui redazione è stata richiesta direttamente da Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione europea.

Il Piano Draghi, in sintesi
Il testo del Piano Draghi propone soluzioni e strategie per affrontare le seguenti 6 sfide: innovazione: il divario tra l’UE e le altre grandi economie mondali deve essere colmato rapidamente, soprattutto sul fronte delle tecnologie rivoluzionarie nei settori digitali/tecnologici, con focus sulla commercializzazione della ricerca;
costi dell’energia: le aziende europee sono sottoposte a dei prezzi dell’energia decisamente più alti rispetto alle controparti statunitensi, scoraggiando così la competitività;
cambiamento climatico: i target previsti nel processo di decarbonizzazione dell’Unione Europea sono più lenti e progressivi rispetto alle economie concorrenti, dinamica che aumenta nel breve termine per le realtà industriali;
dipendenza dall’estero: Draghi individua gli svantaggi generati dalla necessità di rivolgersi all’estero per avere materie prime essenziali soprattutto per l’avanzamento tecnologico;
difesa e sicurezza: con il quadro geopolitico in continuo degrado, diventa cruciale definire e rispettare nuovi requisiti di spesa per la difesa dell’Unione Europea;
crisi demografica: con le prospettive in calo per la forza lavoro europea, occorre trovare nuove soluzioni per non danneggiare la crescita economica.

Il Piano Draghi sprona quindi un cambiamento radicale per l’Europa. Il documento in 6 punti è disponibile di seguito in versione integrale:
>>> Il testo del Piano Draghi (versione integrale)
Fonte: Commisione UE

Cosa prevede il Piano Draghi per “salvare l’Europa”
Un’Europa pressata da sfide epocali e trasformazioni cruciali deve ritrovare la giusta competitività per non restare indietro mentre il mondo cambia: il messaggio è di Mario Draghi.

Una politica industriale molto più coordinata, decisioni rapide e nuovi investimenti sono urgenti per tenere il passo con i rivali Stati Uniti e Cina secondo l’ex presidente BCE e del Consiglio italiano, che ha presentato il rapporto su come l’UE dovrebbe mantenere competitiva la sua economia - insistendo su green e digitale - in un periodo di crescenti tensioni a livello globale.

Il documento redatto dall’economista italiano è il risultato di un’analisi che l’UE stessa ha richiesto a Draghi un anno fa circa. C’è una “sfida esistenziale” che chiama in causa l’Europa e che non può più essere rimandata, ha ricordato l’ex governatore BCE.

Il vecchio continente deve investire il doppio di quanto ha fatto nella ricostruzione dopo la Seconda guerra mondiale se vuole davvero tirarsi fuori da un baratro di bassa produttività e crescita debole, mentre scivola dietro gli Stati Uniti e la Cina.

Il Piano Draghi, riassunto in oltre 300 pagine di rapporto, invita l’UE ad aumentare gli investimenti di circa 5 punti percentuali del PIL del blocco (corrispondenti a 800 miliardi di euro l’anno), un livello mai visto in oltre 50 anni, per potenziare la sua economia.

La crescita dell’UE è infatti da tempo “persistentemente più lenta” rispetto agli Stati Uniti, dinamica che dovrebbe spingere il blocco a digitalizzare e decarbonizzare l’economia rapidamente, così da poter competere con i suoi concorrenti a Est e a Ovest.

L’ampia relazione delinea le principali sfide che l’UE deve affrontare attraverso una nuova strategia industriale, che include la riduzione dei prezzi dell’energia, l’aumento della competitività e il rafforzamento degli investimenti nella difesa. Il rischio, altrimenti, è che “non saremo in grado di diventare, contemporaneamente, un leader nelle nuove tecnologie, un faro di responsabilità climatica e un attore indipendente sulla scena mondiale”.
1. Le tre trasformazioni in corso in Europa
Nel contestualizzare la necessità che l’UE cambia passo nella competitività, Draghi sottolinea innanzitutto che ci sono tre grandi trasformazioni e sfide in corso nel vecchio continente e in tutto il mondo.

La prima è la necessità di accelerare l’innovazione e trovare nuovi motori di crescita. Nella tecnologia, le imprese e il sistema del vecchio continente è in declino. “Con il mondo ormai sull’orlo di un’altra rivoluzione digitale, innescata dalla diffusione dell’intelligenza artificiale (AI), si è aperta una finestra affinché l’Europa possa rimediare ai propri fallimenti in termini di innovazione e produttività e ripristinare il proprio potenziale produttivo”, ha scritto Draghi.

Poi c’è la questione dei prezzi energetici, con la sfida enorme per l’Europa di ridimensionarli. Il cambiamento in corso della decarbonizzazione deve essere sfruttato al meglio. “Assumere un ruolo guida nelle nuove tecnologie pulite e nelle soluzioni di circolarità, spostare la produzione di energia verso fonti di energia pulita sicure e a basso costo in cui l’UE ha generose dotazioni naturali” devono essere priorità.

Infine, il terzo cambiamento da cavalcare è quello geopolitico, con un contesto economico e politico globale diventato frammentato e pericoloso. Raggiungere una reale indipendenza strategica e aumentare la propria influenza geopolitica globale è cruciale, per l’approvvigionamento di risorse e per la difesa comune.

2. Transizione energetica
Per trasformare la transizione energetica in un’opportunità, l’Europa deve allineare tutte le sue politiche agli obiettivi climatici ed elaborare un piano congiunto per la decarbonizzazione e la competitività che coinvolga i produttori di energia, i settori delle tecnologie pulite e dell’automotive, nonché le aziende ad alto consumo energetico, le cui emissioni sono difficili da ridurre.

Le quattro maggiori industrie ad alta intensità di emissioni nell’UEe, come la chimica e i metalli, richiederanno 500 miliardi di euro nei prossimi 15 anni per decarbonizzare, afferma il rapporto di Draghi. Oltre a ciò, gli investimenti nei trasporti ammonteranno a 100 miliardi di euro ogni anno tra il 2031 e il 2050.

Draghi ha attirato l’attenzione in modo particolare sul settore automobilistico, definendolo un “esempio chiave di mancanza di pianificazione da parte dell’UE”. Il blocco affronta un rischio reale che i produttori di automobili continuino a perdere quote di mercato a favore della Cina, che è in vantaggio rispetto al blocco dei 27 membri in “praticamente tutti i settori”, pur producendo a un costo inferiore.

3. Supply Chain
L’elevato livello di apertura commerciale dell’UE la lascerà esposta, se le tendenze verso l’autonomia della supply chain accelerano, continua il rapporto. Circa il 40% delle importazioni europee proviene da un piccolo numero di fornitori che sono difficili da sostituire, e circa la metà di questo volume proviene da Paesi con cui il blocco non è “strategicamente allineato”, afferma.

L’UE dovrà sviluppare una vera e propria politica economica estera” che coordini accordi commerciali preferenziali e investimenti diretti con nazioni ricche di risorse, la costituzione di scorte in aree critiche selezionate e la creazione di partnership industriali per garantire la filiera di fornitura di tecnologie chiave, secondo il rapporto.

L’Unione dovrà garantire che le dipendenze non aumentino e cercare di “sfruttare il potenziale delle risorse nazionali attraverso l’estrazione mineraria, il riciclaggio e l’innovazione nei materiali alternativi”.

4. Più coordinamento nell’UE
Secondo il rapporto Draghi, i Paesi dell’UE avevano già iniziato a rispondere alle nuove sfide, ma la loro efficacia era limitata dalla mancanza di coordinamento.

I diversi livelli di sussidi tra i Paesi disturbano il mercato unico, la frammentazione limita la scala necessaria per competere a livello globale e il processo decisionale dell’UE è complesso e lento.

Sarà necessario riorientare il lavoro dell’UE sulle questioni più urgenti, garantire un coordinamento efficiente delle politiche dietro obiettivi comuni e utilizzare le procedure di governance esistenti in un modo nuovo che consenta agli Stati membri che lo desiderano di muoversi più rapidamente”, si legge nel rapporto.

5. Maggiori finanziamenti
Per massimizzare la produttività, sarà necessario un finanziamento congiunto negli investimenti in beni pubblici europei fondamentali, come per esempio i settori più innovativi... con l’emissione regolare di strumenti di debito comune per consentire progetti di investimento congiunti tra gli Stati membri e contribuire all’integrazione dei mercati dei capitali”, si legge nel Piano Draghi.

Per quanto riguarda le misure per mobilitare finanziamenti privati, il rapporto raccomanda di trasformare l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA) da un coordinatore delle autorità di regolamentazione nazionali a un unico ente di regolamentazione per tutti i mercati mobiliari dell’UE, in grado di concentrarsi su obiettivi generali, simile alla Securities and Exchange Commission (SEC) degli Stati Uniti.

6. I settori critici
In un secondo rapporto sulla competitività vengono illustrate le aree politiche di intervento per migliorare coordinamento UE e competitività. Ne vengono evidenziate 13:
  1. Energia;
  2. Materie prime;
  3. Digitalizzazione;
  4. Banda larga;
  5. Intelligenza Artificiale;
  6. Semiconduttori;
  7. Industria ad alto consumo energetico;
  8. Tecnologie pulite;
  9. Automotive;
  10. Difesa;
  11. Spazio;
  12. Settore farmaceutico;
  13. Trasporti
Per ottenere risultati tangibili in questi settori e far crescere l’Europa occorrerà lavorare su alcune buone pratiche come l’accelerazione tecnologica, il superamento del gap nelle competenze professionali, la sostenibilità degli investimenti, il rilancio della competitività, il rafforzamento della governance comune.