Già in occasione del centenario della morte di Gregorio Magno (604 -
2004] è stato realizzato un importante simposio Internazionale al quale hanno
partecipato i migliori studiosi chiamati ad approfondire la figura e l'opera
del grande monaco e papa.
L'idea del simposio giunge
da lontano e ha il suo punto di partenza In padre Benedetto Calati al quale si
è debitori per le sue continue e stimolanti pubblicazioni sulla spiritualità di
Gregorio Magno.
L'intento era quello dl
richiamare l'attenzione degli studiosi, ma soprattutto dei giovani ricercatori,
su un aspetto del patrimonio gregoriano spesso negletto negli ultimi anni. Si
tratta della dimensione spirituale della fede, il primato dell'amore, che
investe ogni aspetto: l'esegesi biblica,
la riorganizzazione spirituale della Chiesa, la tensione missionaria dei monaci
e la stessa riflessione teologica.
L'amore e la tensione
escatologica hanno condotto Gregorio a leggere la storia del mondo e della
città di Roma, con tutto ciò che la città eterna poteva evocare in tempi cosi drammatici
come lo erano i suoi, la storia della
Chiesa e la propria storia personale in prospettiva chiaramente escatologica.
È sicuramente questa la nota
di fondo di tutto l'insegnamento teologico gregoriano, che si esplicita nel poter e dover leggere la situazione
drammatica del presente alla luce di situazioni analoghe già vissute dai
popoli, e dal popolo di Dio in particolare, in altri momenti della
"historia salutis", con l'aggiunta di una nota di ultimatività ormai
assolutamente indispensabile. Così scrive Gregorio nei suoi Dialoghi:
"Le città si spopolano, le fortezze cadono a pezzi, le chiese bruciano,
i monasteri e i conventi sono distrutti. I campi sono abbandonati dagli uomini
e la terra, trascurata dall'aratro, giace desolata. Non vi abitano più
contadini; gli animali selvatici hanno preso il posto di folle di uomini.
Quello che succede in altre parti del mondo, non lo so; ma in questa terra dove
viviamo, il mondo non solo annuncia la propria fine, ma addirittura già la
mostra. Pertanto - prosegue Gregorio - è necessario che ci impegnamo a cercare
le realtà eterne con tanto maggiore slancio quanto più ci rendiamo conto della
Impressionante fugacità dei beni transeunti. Dovremmo disprezzare questo mondo
anche se per noi fosse pieno di attrattive, anche se appagasse il nostro cuore
con la felicità.
Ma dal momento che quaggiù siamo torchiati da tante calamità, siamo
afflitti da sempre nuove avversità, ed ogni giorno vediamo moltiplicate per noi
le sofferenze, che cos'altro ci grida (questo mondo) se non di non amarlo?".
Un Invito rivolto anche a noi
oggi, al quale rispondono in modo competente i preziosi contributi raccolti nel
presente Blog, meglio illustrato nei volumi indicati
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