S. Gregorio Magno:
Quattro curiosità:
a)
Il nome:
il nome, latino di origine greca, significa “Colui che risveglia”.
b)
I simboli
nelle raffigurazioni: nei quadri che lo raffigurano vengono spesso
rappresentate una colomba (simbolo dello Spirito Santo che ispira il suo
sapere) e il triregno (simbolo del potere).
c)
Le
categorie sotto il suo patronato: musicisti, cantori, fabbricanti di
bottoni, insegnanti, papi.
d)
Il giorno
del culto: Sono due i giorni dedicati al culto del Santo: il 12 Marzo
(giorno della sua morte) e il 3
Settembre (il giorno della sua consacrazione a pontefice).
Papa Gregorio manifesta in grado elevato
tutte le virtù che dovrebbero caratterizzare l’uomo di governo: senso del
dovere, della misura e della dignità.
Nacque intorno al 540 nella famiglia
Anicia, di rango senatorio e legata al mondo imperiale (Petronio Massimo Anicio
era stato imperatore nel 455): per questo, non stupisce che ancora
giovanissimo, abbia intrapreso la carriera amministrativa e che nel 573, dopola
morte del padre Gordiano, sia divenutopraefectusurbis
(prefetto della città), ossiail rappresentante dell'imperatore, a cui competeva
di fare rapporto mensile sullo stato della città e sui lavori del senato,
controllare tutti gli uffici civili cittadini, le corporazioni e tutti gli enti
pubblici, le tariffe e persino svolgerecompiti di controllo durante le elezioni
dei papi.
La madre Silvia e il padre Gordiano erano ferventi
cristiani; inoltre tra i suoi antenati c’era un papa (Felice III): così il
giovane Gregorio crebbe non solo in un’atmosfera culturalmente ricca e
stimolante, ma anche in un ambiente profondamente religioso. Anche s. Benedetto
da Norcia, che morì nel 547 quando Gregorio era bambino, apparteneva ad un ramo
della famiglia Anicia (nato nel 480 era figlio di Eutropio e nipote di Anicio
Giustiniano Probo).
Sicché, quando, nel 578 Gregorio decise di
entrare nella Chiesa trasformando alcuni suoi possedimenti personali sul colle
Celio nel monastero di s. Andrea e fondando in Sicilia altri monasteri, stabilì
di applicare la Regola di Benedetto,
creando un nucleo autenticamente benedettino.
Gregorio aveva studiato a fondo la Regola, apprezzandone gli aspetti
coerenti con la sua etica:ne apprezzava la concretezza, la sintesi fra ascesi
contemplativa e operatività, l’obbedienza, l’umiltà, l’attenzione alla lettura,
scrivendo che era “ammirevole per saggezza”.
In quel periodo di studi e riflessione, si
verificò un episodio che ebbe grande importanza in futuro: come racconta il
venerabile Beda (672-735), un giorno Gregorio, passando per il foro, vide dei
giovinetti angli, probabilmente messi in vendita come schiavi; colpito sia
dalla loro bellezza (angli = angeli, secondo il gioco di parole da
lui stesso inventato), sia dal fatto che fossero pagani, elaborò un piano per
andare a evangelizzare l’Inghilterra e, ottenuto il permesso da papa Benedetto
I, partì. Tuttavia tre giorni dopo fu riaccompagnato a Roma da alcuni
messaggeri inviatigli dal papa costretto, a furor di popolo, a richiamarlo
indietro. Ma l’idea non fu cancellata, solo accantonata; nel frattempo venne
coinvolto dal papa con altri diaconi nel governo della città.
La sua grande esperienza di politico ed
amministratore spinse il papa Pelagio II ad inviarlo dal 579 al 585-86 come
nunzio (o apocrisàrio) presso l’imperatore a Costantinopoli, dove allacciò
importanti rapporti religiosi e politici, sebbene i suoi rapporti con l’impero
rimanessero alquanto complessi e altalenanti. Sollecitò la protezione di Roma
contro i Longobardi, e stabilì buone relazioni con vescovi di altre regioni
d’Europa, primo fra tutti Leandro di Siviglia.
Tornato a Roma e rientrato nel suo
monastero, si dedicòagli studi biblici e teologici che divennero uno dei
fondamenti della teologia medioevale (Commentari ai libri della Bibbia, le
lezioni sul Libro di Giobbe, i Magna
Moralia, il Sacramentarium, il
Canto Gregoriano).
Nell’inverno del 589 si ebbe a Roma una
terribile alluvione, in seguito alla quale scoppiò nel 590 una pestilenza
estremamente violenta: in Febbraio lo stesso papa Pelagio II morì e Gregorio,
pur non volendo accettare ancora la tiara papale (l’avrebbe accettata solo il 3
Settembre), organizzò interventi a favore della cittadinanza, inclusa una
grande processione che dalle Cronache viene considerata il momento finale della
pestilenza. Secondo la Legenda Aurea
di Jacopo da Varagine (1260), mentre s. Gregorio portava l’immagine della
Vergine di s. Luca a s. Pietro in Vaticano, sulla Mole Adriana apparve un
angelo (s. Michele) che forbiva una spada insanguinata e la rinfoderava, ad
indicare che la pestilenza sarebbe finita. Da quel momento la Mole Adriana si
chiamò Castel s. Angelo. Al di là di questo grazioso aneddoto, l’energia e la
capacità organizzativa da Gregorio furono preziose anche in quel difficile
frangente.
Del resto, durante il suo pontificato,
Gregorio si è mosso in varie direzioniche ben testimoniano della ricchezza e
della complessità di questa personalità eccezionale (“Non si fermava un minuto.
Era sempre occupato o nella cura del suo popolo, o a scrivere un trattato degno
della chiesa, o a cercare, con la contemplazione, di penetrare le cose nascoste
del cielo” scrive di lui il suo primo biografo Paolo Diacono):
1)
Concepì la sua opera nell’ottica di un vescovo cristiano, consapevole della sua
responsabilità, dei rischi della sua posizione elevata, attento alla cura delle
anime e conscio dei problemi di trattare con i collaboratori e gli altri uomini
di ogni classe e temperamento. Anche la politica è una branca della cura degli
uomini, come spiegò nel suo RegulaePastoralis
Liber:
a.
In questa ottica impresse un’impronta di
austerità alla corte pontificia, si occupò dei rapporti con moltissime persone,
come dimostrano le sue numerosissime lettere, curando sempre l’aspetto
spirituale dell’interlocutore.
b.
Rinforzò i quadri del governo pontificio a Roma
e in altre parti d’Italia, riuscendo a valorizzare laici e chierici di diversa
estrazione sociale, anche modesta; in questo modo riuscì a potenziare l’azione
di vescovi e monasteri nell’affermazione dell’autorità di Roma e
nell’evangelizzazione delle campagne. La sua preoccupazione era che i vescovi
corressero il pericolo di diventare funzionari dello stato, come quelli di
Costantinopoli il cui potere dipendeva dalla corte imperiale.
c.
Gregorio, nella difesa della situazione, fece
valere l’autorità della chiesa: il papa era al di sopra dell’esarca, e la
chiesa al di sopra dello stato, sulla base del fatto che un torto fatto a un
uomo era un torto fatto a Dio.
2)
Come uomo
politicosi avvalse della grande esperienza maturata come praefectusurbische gli permise di
gestire con saggezza, in mezzo alle devastazioni, i beni della Chiesa e la
popolazione:
a.
Tra le contraddizioni fra l’autorità bizantina e
le esigenza della giustizia, seppe difendere i cittadini sotto la sua autorità
dagli eccessi della pressione fiscale principale, curando con realismo
l’approvvigionamento di Roma e del Lazio, spesso a rischio di blocco da parte
longobarda,e favorendo, nel pieno di una crisi economica non risolvibile, i
mutamenti verso le modalità dell’economia medioevale. Fondandosi anche su
modelli bizantini, e spinto dal suo zelo personale, curò quasi tutta
l’organizzazione caritativa del papato e ne fu in larga misura responsabile.
b.
Inoltre, sempre nella sua attività di uomo di
stato, si interessò con impegno dei rapporti con i longobardi, soprattutto al
fine di proteggere l’Italia (o meglio le parti non ancora conquistate)
dall’azione dei longobardi stessi. L’imperatore considerava l’Italia come parte
piena dell’impero, ma i suoi rappresenti, gli esarchi, concedevano pochi aiuti,
e la situazione dell’Italia sarebbe stata peggiore se i longobardi non fossero
stati attaccati e frenati a più riprese dai franchi. Con azioni di volta in
volta diplomatiche e spirituali riuscì ad evitare il saccheggio di Roma e a
contenere le ostilità dei longobardi anche se non sempre gli fu possibile
contenerne le violenze.
c.
Mantenne rapporti con i cattolici sovrani
merovingi in Gallia, con i vescovi e i re visigoti in Spagna, con i funzionari
in Africa, con la Britannia recentemente tornata cristiana.
3)
I rapporti
con Costantinopolicostituirono un capitolo particolare della storia di
Gregorio e ebbero sviluppi complessi ed altalenanti sia dal punto di vista
della politica sia dei rapporti con il patriarca:
a.
Nonostante la situazione complessa dell’impero,
Costantinopoli continuava a considerare l’Italia parte dell’impero, anche se
non era in grado di difenderla, e considerava l’azione di Gregorio troppo
accomodante con i longobardi. Con una lettera molto dura a sua volta Gregorio
mosse rimproveri all’imperatore Maurizio, riuscendo tuttavia a far valere le
sue ragioni. Ma presto le divergenze con l’imperatore ripresero, anche se solo
grazie a Gregorio l’imperatore poté mantenere il suo potere in Italia.
b.
Più complesso il rapporto con il patriarca di
Costantinopoli in un’epoca in cui cinque erano i grandi patriarchi (Roma,
Costantinopoli, Antiochia, Gerusalemme e Alessandria), con Roma che esercitava
la supremazia e Costantinopoli che occupava la seconda posizione. Ora il
patriarca di Costantinopoli rivendicava un primato che lo stesso imperatore non
era disposto a riconoscergli. Gregoriodifese con vigore le sue posizioni,ponendo
le basi per il futuro papato medioevale.
4)
Esercitò anche un’attenta vigilanza nei
confronti di vescovi dialtre regioni dell’antico impero (Africa, Istria, ecc.).
5)
Grande fu la sua attenzione all’evangelizzazione di pagani ed eretici:
a.
Circa gli eretici si preoccupava non tanto degli
aspetti teorici delle diverse eresie cristiane, quanto ponevaattenzione alla
riconversione dei vari eretici, in particolare gli ariani e i donatisti.
Particolare attenzione fu rivolta ai longobardi (ariani) la cui regina
Teodolindaintrattenne con il papa una fitta corrispondenza. Tuttavia contro gli
scismatici agì con grande energia, anche in chiave politica.
b.
Per quanto attiene ai pagani, favorì l’azione
evangelizzatrice dei monaci.Fondamentale fu la sua azione per la evangelizzazione
degli Angli, ai quali inviò la missione guidata da s. Agostino di Canterbury,
che rifondò la chiesa d’Inghilterra. Nelle sue raccomandazioni ai monaci
evangelizzatori consigliava forme di rispetto verso le credenze dei pagani per
rendere loro più agevole la conversione, che sarebbe stata vissuta come una
‘crescita’ e non come un’azione punitiva.
c.
In questa ottica assume particolare importanza l’adozione
della regola benedettina e la sua diffusione in Europa: fu alla base del
monachesimo europeo medioevale, e consentì anche una nuova acculturazione
dell’Europa in chiave cristiana.
6)
L’attività politica e le cure amministrative non
impedirono i suoi studi, le sue riflessioni, il pensieromistico:
a.
Prese posizioni importanti in delicate
questioni, come la discussione sul culto delle immagini, che secondo Gregorio
non dovevano essere né adoratené distrutte, ma solo venerate.
b.
Ricchissima fu la sua produzione di scritti: sopra
sono stati già citati i Commentari ai libri della Bibbia, le lezioni sul Libro
di Giobbe, i Magna Moralia, il SacramentariumGregorianum, con cui riformò il canone della messa,
rendendola più semplice ma più solenne, e lo sviluppo del Canto Gregoriano, a
cui si accompagna la redazione del libro dei canti liturgici; inoltre non si
possono dimenticare i Dialoghi in 4
libri, e le Lettere (circa 850),
testimonianza della vasta rete di contatti umani, politici, spirituali e morali
intrecciata da questo grande papa.In particolare i Dialoghi riportavano la narrazione di miracoli e santi eventi che
fossero di aiuto ai lettori,
dimostrando che il Signore non abbandonava mai il suo popolo e con la sua
presenza e potenza aveva compiuto numerosi interventi miracolosi a favore dei
santi. Tutto questo avrebbe confortato una popolazione esposta a difficoltà e
violenze; nello specifico,un libro (il secondo) era dedicato a s.
Benedetto da Norcia, e uno (il quarto) era di grande impronta mistica
sull’anima.
***
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