tag:blogger.com,1999:blog-12014993356598526392024-03-16T12:38:08.907+01:00Parco Archeologico Religioso del CELio - PARCELMIPS for ARTS Spazio Comune dell'Informazione Multimedia Interchange Point System for Arts Religions Territory Science in Roma, funzionale al progetto "energia rinnovabile UOMO" .. elaborato nel (PAS) - Punto Attività e Servizi del Colle Celio..per il futuro sviluppo del dialogo Sociale, Storico, Evangelico ed Ecumenico, condivisibile "realmente e virtualmente" iniziando dai Borghi lungo i cammini Gregoriani tramite i Punti Informativi Multimediali Locali (PIM).Unknownnoreply@blogger.comBlogger13796125tag:blogger.com,1999:blog-1201499335659852639.post-51303318968482652352024-03-16T12:36:00.001+01:002024-03-16T12:37:35.723+01:00Blackpool, la capitale britannica delle «morti per disperazione»<p></p><div style="text-align: justify;"><b><span style="font-size: large;"><a href="https://www.msn.com/it-it/notizie/mondo/blackpool-la-capitale-britannica-delle-morti-per-disperazione/ar-BB1jZjYv?ocid=winp2fp&cvid=15757e15191b42e6914b3b479ac369b3&ei=26">@</a> - </span><span style="font-size: x-large;">Si dice che Blackpool sia stata la prima località balneare del mondo moderno. È qui che, a fine Settecento, sarebbe nata la moda della vacanza al mare. Di questa città del Lancashire, oggi, si parla in ben altri termini: è la capitale britannica delle cosiddette «<span style="color: #ffa400;">morti per disperazione</span>».</span></b></div><span class="image-caption"><div style="font-size: x-large; text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;"><b><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiyqBb11NPJRsSDND70_kGrg72gGQjGShS3RNDYo1its2y_HMSJnyPgDr5g5KxG50QVBWR-zOj6AqhDYtXJj9HN_Eb01fuwQsZUJWY3vLYxaoUghL3BLZHOinH7qhsUTJ8KfUVMM4F_ZMlj-hEF9RWaludHKENU7eVIFcc8g5gpyUn2ZA5cu3CjfWpaLdrY" style="font-size: x-large;"><img src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiyqBb11NPJRsSDND70_kGrg72gGQjGShS3RNDYo1its2y_HMSJnyPgDr5g5KxG50QVBWR-zOj6AqhDYtXJj9HN_Eb01fuwQsZUJWY3vLYxaoUghL3BLZHOinH7qhsUTJ8KfUVMM4F_ZMlj-hEF9RWaludHKENU7eVIFcc8g5gpyUn2ZA5cu3CjfWpaLdrY" /></a></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #ffa400;">Blackpool, la capitale britannica delle «morti per disperazione»© Fornito da Avvenire</span></b></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large; font-weight: bold;">Il concetto dei decessi causati dall’angoscia non è letterario ma squisitamente scientifico. È un tema della ricerca sociodemografica affrontato per la prima volta in modo sistematico nel 2015 da due economisti americani, Anne Case e Angus Deaton, autori di “</span><span style="color: #ffa400; font-size: x-large; font-weight: bold;">Morti di disperazione e il futuro del capitalismo</span><span style="font-size: large; font-weight: bold;">”. </span><span style="font-size: x-large; font-weight: bold;">In questa nicchia della discussione accademica la disperazione non viene considerata come un sentimento ma come una malattia diagnosticata alla presenza di tre fattori:</span><span style="font-size: large;"><b> suicidio, alcolismo e tossicodipendenza. Secondo uno studio dell’Università di Manchester, realizzata in collaborazione con l’Istituto nazionale per la ricerca sulla salute, i decessi riconducibili a questo male nel triennio 2019-2021 sono stati 46.200 in totale (</b><i>42 al giorno</i><b>). Ma è a Blackpool che c’è stata la strage. Se a Barnet, quartiere a Londra nord, ne sono stati contati 14,5 ogni 100mila, nella città costiera il tasso è arrivato a quota 83,8. Sei volte più alto. A questi numeri si avvicinano anche altre comunità dell’Inghilterra settentrionale come Hartlepool, Blackburn e Middlesbrough.</b></span></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><b><br /></b></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><b>La parola povertà non è menzionata neppure una volta nella ricerca che parla invece di persone «<span style="color: #ffa400;">lasciate indietro</span>» attribuendo l’origine della malattia alla disuguaglianza nell’accesso ai servizi sanitari e, più in generale, alle opportunità di vita e lavoro offerte in altre realtà. «<span style="color: #ffa400;">Il Regno Unito è un Paese ricco, ma anche un piuttosto ingiusto. Le nostre risorse non sono equamente distribuite</span>», ha commentato Christine Camacho, una degli autori della ricerca. Anche gli americani Case e Deaton avevano escluso la miseria dalle cause della disperazione statunitense che, scrivevano nel 2015, era piuttosto il risultato «<span style="color: #ffa400;">dell’erosione delle strutture sociali tradizionali come sindacati, Chiesa e matrimonio</span>».</b></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><b><br /></b></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><b>Il Nord dell’Inghilterra è, notoriamente, la zona più depressa del Regno Unito che, a ricordarlo è un passaggio dei ricercatori di Manchester, paga ancora lo scotto della deindustrializzazione. Nel 1993, questo è solo un esempio, quasi il 30 per cento delle famiglie di Blackpool non disponeva ancora del riscaldamento centralizzato. La tristezza della città che, per anni, ha fatto da cornice alle vacanze dei borghesi inglesi è stata persino cantata e cinematografata. Raccontata dai londinesi, oggi, è una piccola Beirut i cui si vedono bambini camminare a piedi nudi per le strade maleodoranti aggirandosi tra i tossicodipendenti. I governi che si sono succeduti hanno invano cercato di farla tornare a sorridere.</b></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><b>È fallito pure il progetto che, vent’anni fa, prevedeva la costruzione di un super casinò modello Las Vegas all’ombra della torre di ferro del 1894. Il ministero della Salute ha commentato l’esito della ricerca ricordando gli sforzi fatti per prevenire i suicidi e prevenire gli abusi di droga e alcol. L’obiettivo, dicono, è colmare il divario tra Nord e Sud. Tra ricchi e, chiamiamoli con il proprio nome, poveri.</b></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><span class="image-caption"><span style="font-size: large;"><b>Blackp</b></span><span face="Segoe UI, Segoe UI Midlevel, sans-serif" style="color: #2b2b2b;"><span style="background-color: white; font-size: 12px;">ool, la capitale britannica delle «morti per disperazione»</span></span></span><span class="image-attribution image-attribution-ux-impr" face=""Segoe UI", "Segoe UI Midlevel", sans-serif" style="background-color: white; color: #2b2b2b; font-size: 12px; opacity: 0.65; padding-bottom: 4px;">© Fornito da Avvenire</span></div></span><p></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1201499335659852639.post-9584838550981838932024-03-15T17:00:00.004+01:002024-03-15T17:00:44.865+01:00Il Codice di Camaldoli: una bussola per il futuro che respinge le nostalgie<div style="text-align: justify;"><b style="font-size: x-large;"><a href="https://www.ilriformista.it/il-codice-di-camaldoli-una-bussola-per-il-futuro-che-respinge-le-nostalgie-371583/">@</a> - </b><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;"><b>Lo sviluppo delle idee fu concepito e realizzato lasciando cadere le foglie secche dell’intransigentismo identitario, in una chiave laica, condivisibile (e poi effettivamente condivisa) da tutto il Paese.</b></span></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEh6kSaAOOSvpAwtAFoRvQ8FrfUF4Z7HVkVzTPPSZfK40gQDF026twkE4r7v4bi0bp_NEEZL-wdtdVdtTUeIidAy741BeZANaFC6b0czgKLvS7nVlpt2Fum1pXgsYb3iCHm-VQLnolBp0PWsQS4a5s_Fi_urTMZI4SuxIVRXmvd_iZ4UUWk57C7swUkh0OTo"><span style="font-size: large;"><b><img height="267" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEh6kSaAOOSvpAwtAFoRvQ8FrfUF4Z7HVkVzTPPSZfK40gQDF026twkE4r7v4bi0bp_NEEZL-wdtdVdtTUeIidAy741BeZANaFC6b0czgKLvS7nVlpt2Fum1pXgsYb3iCHm-VQLnolBp0PWsQS4a5s_Fi_urTMZI4SuxIVRXmvd_iZ4UUWk57C7swUkh0OTo=w400-h267" width="400" /></b></span></a></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="font-size: x-large;">Il Codice di Camaldoli, elaborato negli stessi giorni della caduta di Mussolini va apprezzato per il contributo dato soprattutto ai principali articoli della successiva Costituzione economica, ed in particolare per aver segnato un punto di rottura rispetto a posizioni statico-corporative, di protezionismo autarchico, codificando diritti e doveri di un moderno Stato sociale:</span><span style="font-size: large;"> la dignità del lavoro, i limiti alla proprietà privata, il giusto salario, i sussidi di disoccupazione, i diritti pensionistici, la tutela della salute del lavoratore, l’importanza dei sindacati, il diritto alla casa, l’estensione dell’istruzione alle classi più deboli e più in generale il concetto ampio di bene comune, prima identificato soprattutto col ruolo della Chiesa per la salvezza delle anime.</span></b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;">Il passaggio più rilevante lo ha sottolineato Paolo Emilio Taviani:</span><span style="font-size: large;"> il Codice segna una rottura netta col corporativismo perché gli Autori si erano resi conto che esso nel periodo contemporaneo era del tutto inseparabile da regimi autoritari ormai rigettati.</span></b></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b>Non possono però essere taciuti due limiti, ossia un’omissione e un ritardo culturale.</b></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b>L’omissione consiste nella totale mancanza di riferimenti ai partiti e al loro pluralismo nonché agli assetti istituzionali. Ovviamente essa non era affatto casuale. C’era ancora, come sappiamo bene dalle puntuali ricostruzioni di Scoppola, un dilemma tra la posizione sostenuta dagli ambienti più conservatori a partire dal cardinale Tardini, che intendevano favorire un pluralismo politico convinti che questo avrebbe pesato a favore della destra, e i sostenitori di un’unità politica necessitata dal probabile scontro internazionale Usa-Urss con i suoi riflessi interni, che de Gasperi e Montini intravvedevano da allora.</b></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b>Il ritardo culturale consiste nell’uso tradizionalistico del diritto naturale, nella visione della Chiesa cattolica come ‘</b><span style="color: #ffa400;"><i>societas perfecta</i></span><b>’ in grado di comprendere e interpretare in modo autosufficiente non solo la Rivelazione divina, ma anche una legge naturale intesa in modo statico e astorico: ritroviamo tra l’altro la pretesa di costituzionalizzare l’indissolubilità e il carattere gerarchico del rapporto marito-moglie nel matrimonio, la distinzione tra figli legittimi e illegittimi col rifiuto di equipararne i diritti, il rifiuto della coeducazione nel sistema scolastico per la sua ‘</b><span style="color: #ffa400;"><i>uguaglianza livellatrice</i></span><b>’, le scuole riservate alle sole donne per la loro funzione familiare, la proibizione della propaganda contraccettiva, le sanzioni penali per qualsiasi forma di aborto anche terapeutico, il rifiuto della libertà religiosa con la sola ammissione della tolleranza religiosa sia pure aggettivata come “<span style="color: #ffa400;">schietta</span>”.</b></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;">Analoga valutazione, per comprendere bene il contesto, va fatta per i lavori della Settimana sociale del 1945</span></b></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b>Le aperture sociali del codice di Camaldoli sono riconfermate da Amintore Fanfani, con toni positivi sulle possibilità di cambiamento a cui anche i cristiani devono concorrere utilizzando nuovi “<span style="color: #ffa400;">mezzi adeguati</span>” che corrispondendo a un “<span style="color: #ffa400;">diffuso stato d’animo</span>” per conseguire “<span style="color: #ffa400;">la fine della miseria della fine, dell’incultura del privilegio</span>”.</b></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b>Tuttavia, fuori da queste aperture sociali, il panorama è anche qui di chiusura sul proprio paradigma di diritto naturale, modellato per la famiglia su schemi rigorosamente patriarcali un’impostazione che non comporta una piena accettazione delle libertà specie in materia religiosa e di coscienza, ma che al massimo può ammettere “<span style="color: #ffa400;">una prudente tolleranza</span>”.</b></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;">L’unico elemento distonico è indubbiamente quello dell’intervento del Presidente del Consiglio De Gasperi:</span><span style="font-size: large;"> “<span style="color: #ffa400;">Avvicinarsi a questa assise dell’Azione Cattolica è come eseguire una grande ascensione montana. Ci si trova in un’atmosfera ossigenata… Non sempre quando si scende dall’alta montagna è possibile mantenere la stessa atmosfera ossigenata e direi non sempre la tessa prospettiva può essere attuata quando si tratti di dover fissare una pratica di convivenza civile che tiene conto delle opinioni altrui e che deve cercare una terza via di mezzo fra quelle che possono essere le aspirazioni di principio e le possibilità di azione</span>”.</span></b></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="font-size: x-large;">Il libro di Giovanni Sale </span><span style="font-size: large;">“</span><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;">Il Vaticano e la Costituzione</span><span style="font-size: large;">” ci ha spiegato bene le differenze interne. Alla fine la Santa Sede è ingabbiata nel sistema di mediazioni di De Gasperi, che, pur senza attaccarla frontalmente, elude l’impostazione confessionalistica della Santa Sede, che anticipa di fatto lo slittamento della dottrina della Chiesa del Concilio Vaticano II dalla mera tolleranza alla libertà religiosa relativizzando il ruolo dello Stato e rispettando l’immunità dalla coercizione, che afferma l’autonoma capacità decisionale dei laici cattolici in politica e che alla fine, tra le varie impostazioni possibili della Costituzione economica, declina lo Stato intervista non in termini statalistici ma in chiave di sussidiarietà, grazie alle scelte fatte di apertura europea ed atlantica.</span></b></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="font-size: x-large;">Chiusa la Costituzione in termini formali con l’entrata in vigore il 1° gennaio 1948, restava infatti aperta la questione della collocazione internazionale del Paese con le elezioni del 18 aprile. Da essa dipendeva anche la concreta attuazione della Costituzione economica.</span></b></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b>Nella ricostruzione di Taviani lo Stato interventista non era statalista perché esso si collegava alle economie e alle società aperte dell’area occidentale, mentre nell’impostazione dossettiana il Paese doveva abbracciare un’opzione neutralista collegata a un obiettivo ben più elevato di rifacimento dall’alto della società civile, come dichiarato poi nel discorso ai Giuristi Cattolici del 1951, difficilmente conciliabile con una democrazia liberale perché, come rilevato da Scoppola finiva per riproporre un sostanziale monopolio del bene comune da parte dello stato, “<span style="color: #ffa400;">non frutto della dialettica delle realtà presenti nella società</span>”. Queste differenze sono importanti perché in anni recenti gli articoli della Costituzione economica sono stati superficialmente accusati di statalismo, dimenticando due aspetti chiave.</b></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #ffa400; font-size: x-large; font-weight: bold;">Il primo è che gli autori erano anche contemporaneamente sostenitori del progetto europeo, che portava con sé la lotta a chiusure corporative:</span><span style="font-size: large;"><b> ruolo dello Stato e limiti alla sovranità verso l’alto si tenevano insieme; Il secondo è la valorizzazione della sussidiarietà: come ricordava Vittorio Bachelet in sintonia con Taviani l’articolo 41 della Costituzione ha preferito la parola ‘</b><i>programmi</i><b>’ a quella di ‘</b><i>piani</i><b>’ per indicare una programmazione per incentivi, per premi e punizioni, più che attraverso una gestione diretta statale generalizzata.</b></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b>Le due concezioni diversissime di Stato forte, da destra quella di Ottaviani, neutralista e confessionalista per vicinanza al franchismo, a forme clerical-autoritarie, e da sinistra quella di Dossetti per lasciare più margini all’interventismo statale, convergevano poi sull’opzione neutralista, ma questa dopo i risultati del 18 aprile e l’adesione alla Nato dell’anno seguente veniva battuta da de Gasperi, legando lo Stato sociale nazionale allo sviluppo comune delle democrazie consolidate.</b></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: x-large;"><b><span style="color: #ffa400;">Lo sviluppo delle idee di Camaldoli fu quindi concepito e realizzato lasciando cadere le foglie secche dell’intransigentismo identitario, in una chiave laica, condivisibile</span> (</b><i>e poi effettivamente condivisa</i><b>) <span style="color: #ffa400;">da tutto il Paese. Per questo il Codice non si presta a operazioni nostalgiche, di chiusure minoritarie tra soli cattolici, ma è un esempio, come diremmo oggi, di vocazione maggioritaria.</span></b></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #ffa400; font-size: large;"><b>LEGGI ANCHE</b></span></div><div style="text-align: justify;"><ul><li><a href="https://www.ilriformista.it/cosa-succede-camaldoli-aggiornamenti-codice-rinascita-italiana-politica-persona-371072/"><span style="font-size: large;"><b>Ritorno a Camaldoli: il codice che fondò la rinascita italiana ispira una politica attenta alla persona</b></span></a></li><li><a href="https://www.ilriformista.it/mattarella-al-monastero-di-camaldoli-per-gli-80-anni-del-codice-diede-lispirazione-per-la-costituzione-370826/"><span style="font-size: large;"><b>Mattarella al monastero di Camaldoli per gli 80 anni del Codice: “Diede l’ispirazione per la Costituzione”</b></span></a></li></ul></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><a href="https://www.ilriformista.it/cosa-succede-camaldoli-aggiornamenti-codice-rinascita-italiana-politica-persona-371072/"><span style="font-size: large;"><b><img src="https://www.ilriformista.it/wp-content/uploads/2023/07/foto-pag-3-300x200.jpg" /></b></span></a></div><div style="text-align: justify;"><ul><li><a href="https://www.ilriformista.it/cosa-succede-camaldoli-aggiornamenti-codice-rinascita-italiana-politica-persona-371072/"><span style="font-size: large;"><b>Ritorno a Camaldoli: il codice che fondò la rinascita italiana ispira una politica attenta alla persona</b></span></a></li></ul></div><div style="text-align: justify;"><ul><li><a href="https://www.ilriformista.it/author/aldo-torchiaro/"><span style="font-size: large;"><b>Aldo Torchiaro</b></span></a></li></ul></div><div style="text-align: justify;"><a href="https://www.ilriformista.it/mattarella-al-monastero-di-camaldoli-per-gli-80-anni-del-codice-diede-lispirazione-per-la-costituzione-370826/"><span style="font-size: large;"><b><img src="https://www.ilriformista.it/wp-content/uploads/2023/07/10702427_medium-300x200.jpg" /></b></span></a></div><div style="text-align: justify;"><ul><li><a href="https://www.ilriformista.it/mattarella-al-monastero-di-camaldoli-per-gli-80-anni-del-codice-diede-lispirazione-per-la-costituzione-370826/"><span style="font-size: large;"><b>Mattarella al monastero di Camaldoli per gli 80 anni del Codice: “Diede l’ispirazione per la Costituzione”</b></span></a></li><li><span style="font-size: large;"><b><a href="https://www.ilriformista.it/biden-accoglie-zuppi-diplomazia-in-campo-370449/">Biden l’incontro con Zuppi, la guerra in Ucraina e il sostegno a Papa Francesco per i voti dei cattolici e dei latinos</a></b></span></li><li><a href="https://www.ilriformista.it/la-carta-di-zuppi-per-favorire-il-dialogo-e-concentrarsi-sul-lato-umanitario-370137/"><span style="font-size: large;"><b>La carta di Zuppi per favorire il dialogo e concentrarsi sul lato umanitario</b></span></a></li></ul></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1201499335659852639.post-19138919484256169352024-03-11T08:38:00.002+01:002024-03-11T08:38:14.847+01:00Kiev al Papa: "Mai bandiera bianca"<div style="text-align: justify;"><span style="font-size: x-large;"><a href="https://www.msn.com/it-it/notizie/mondo/kiev-al-papa-mai-bandiera-bianca/ar-BB1jFIPl?ocid=winp2fp&cvid=b5fc4093b323492deb5fe428fd2a0af4&ei=29">@</a> - <b><span style="color: #ffa400;">La bandiera bianca invocata dal Papa, e in parte ribadita nell'Angelus della domenica, si è trasformata in un vessillo della discordia che ha generato polemiche quasi bipartisan sull'asse Mosca-Kiev.</span></b></span></div><div style="text-align: center;"><b><br /></b></div><div style="text-align: center;"><b><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjQ2CtOpdKOxNaB3p-BOCu5Wz4VItozVHEqgtsaur1vzkazKFiovcAiv3LD8NuhcNbXPrmwYaUDyGPdnNGWQ8OyeO3dbFOpFQ1ZAJvvoWPsS2I668oZfrv9_qYV9S_ZKv7qnBGry5MVYgwT_tc2z2XyaWyZioeeqEG0_dJ46wEIplyAK2b5VpQCSpgPBvlc"><img height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjQ2CtOpdKOxNaB3p-BOCu5Wz4VItozVHEqgtsaur1vzkazKFiovcAiv3LD8NuhcNbXPrmwYaUDyGPdnNGWQ8OyeO3dbFOpFQ1ZAJvvoWPsS2I668oZfrv9_qYV9S_ZKv7qnBGry5MVYgwT_tc2z2XyaWyZioeeqEG0_dJ46wEIplyAK2b5VpQCSpgPBvlc=w400-h300" width="400" /></a></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #ffa400;">Kiev al Papa: "Mai bandiera bianca"© Fornito da Il Giornale</span></b></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: x-large;"><b>A sferrare il primo colpo contro Bergoglio è stato l'ambasciatore ucraino presso la Santa Sede, Andrii Yurash, che in un post sul social X ha scritto:</b></span><span style="font-size: x-large;"> «<b><span style="color: #ffa400;">Quando si parla di tre guerre mondiali, che abbiamo ora, è necessario imparare le lezioni dalla Seconda guerra: qualcuno ha parlato allora seriamente di pace parlando con Hitler di bandiera bianca per soddisfarlo?</span></b>». </span><span style="font-size: x-large;"><b>E ancora, in diretta su RaiNews24:</b></span><span style="font-size: large;"> «</span><b style="font-size: x-large;"><span style="color: #ffa400;">Non si può negoziare con chi è riconosciuto criminale dal diritto internazionale. Putin sta scatenando la terza guerra mondiale, e forse ha ragione Macron a chiedere passi concreti verso una presenza della Nato sul territorio ucraino, come garante di una vittoria su quel male che è fonte dei problemi del mondo</span></b><span style="font-size: large;">». </span><span style="font-size: x-large;"><b>Yurash in settimana incontrerà Bergoglio per un chiarimento invocato da entrambe le diplomazie.</b></span></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">Le reazioni si susseguono. Compresa quella della comunità di Kiev in Italia. Per il presidente Oles Horodetskyy le parole del pontefice sono «sconvolgenti, imbarazzanti e profondamente offensive nei confronti di un popolo che da oltre due anni cerca di sopravvivere alla terribile e criminale aggressione russa». E aggiunge: «</span><b style="font-size: x-large;"><span style="color: #ffa400;">Proprio in questo momento difficile, quando gli aiuti americani sono bloccati e l'Ucraina rischia di rimanere isolata, sentire dal Papa questi infelici appelli è fortemente deludente</span></b><span style="font-size: large;">». Secondo Sviatoslav Shevchuk, Capo della Chiesa greco-cattolica di Kiev, «</span><b><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;">l'Ucraina non ha la possibilità di arrendersi</span></b><span style="font-size: large;">», e Zelensky ritiene che solo con l'uso delle armi si potrà chiudere la partita: «</span><b><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;">La nostra voglia di sopravvivere e di vivere può far perdere la guerra a Mosca</span></b><span style="font-size: large;">».</span></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">Il ministro degli Esteri di Kiev, Kuleba, scaccia via dalla mente qualsiasi idea di bandiere bianche, ribadendo che l'unico vessillo rimarrà quello giallo e blu. «</span><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;"><b>Questa è la bandiera con la quale viviamo, moriamo e vinciamo. Non ne isseremo mai altre</b></span><span style="font-size: large;">». Kuleba ringrazia Bergoglio «</span><b style="font-size: x-large;"><span style="color: #ffa400;">per le sue costanti preghiere per la pace</span></b><span style="font-size: large;">», lo invita in visita pastorale a Kiev, ma non si sottrae dal lanciare un dardo: «</span><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;"><b>Il più forte è colui che, nella battaglia tra il bene e il male, si schiera dalla parte del bene anziché tentare di metterli sullo stesso piano chiamandoli negoziati</b></span><span style="font-size: large;">».</span></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">L'appello del Papa apre invece una piccola breccia nella muraglia russa. La portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova, sentita dall'Ansa, ritiene che nell'appello per i negoziati Bergoglio sta parlando con l'Occidente e non con Kiev. «</span><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;"><b>Per come la vedo io, il Papa chiede all'Occidente di mettere da parte le proprie ambizioni e ammettere che sono stati commessi degli errori. Noi non abbiamo mai bloccato i negoziati</b></span><span style="font-size: large;">». In serata, dopo aver sentito il ministro degli Esteri polacco Sikorski affermare che alcuni alleati Nato hanno già inviato le loro truppe a Kiev, la Zakharova ha chiesto esplicitamente a Stoltenberg di «</span><b><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;">uscire allo scoperto e smettere di negare l'evidenza</span></b><span style="font-size: large;">».</span></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: x-large;"><b>Nel fuoco incrociato delle dichiarazioni, il presidente lettone Rinkevics invita il Vaticano a incoraggiare Mosca a ritirare le truppe.</b></span><span style="font-size: large;"> «</span><span style="font-size: x-large;"><span style="color: #ffa400;"><b>La pace arriverebbe immediatamente senza bisogno di negoziati. Non dobbiamo capitolare davanti al male, ma combatterlo e sconfiggerl</b></span><b><span style="color: #ffa400;">o</span></b></span><span style="font-size: large;">», </span><span style="font-size: x-large;"><b>mentre il ministro degli Esteri di Ankara, Hakan Fidan, difende le frasi del Papa e ribadisce l'offerta di Erdogan a ospitare un vertice di pace in cui sia presente anche la Russia.</b></span></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1201499335659852639.post-87015581692475620462024-03-10T11:06:00.000+01:002024-03-10T11:06:35.249+01:00Il Papa: «L’Ucraina alzi bandiera bianca e negozi, a Gaza guerra di due irresponsabili»<div style="text-align: justify;"><span style="font-size: x-large; font-weight: bold;"><a href="https://www.ilsole24ore.com/art/il-papa-l-ucraina-alzi-bandiera-bianca-e-negozi-gaza-guerra-due-irresponsabili-AFhp3nzC?refresh_ce&nof&cmpid=nl_morning24">@</a> - </span><span style="font-weight: bold;"><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;">Bergoglio intervistato dalla Radio Svizzera rilancia l’idea dei negoziati per la pace</span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: x-large; font-weight: bold;"><br /></span></div><div style="font-size: x-large; font-weight: bold; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhKNRlg2BArdJvdVhYYjDmJqNEwlui0CnlhhVXfc0mpO-SCXQuw2uw35cWNYjpjbLQu52fX-l-GcxSczjt86159IQcPqB5QwKRyXn8tfQSuLK84i8vhsrcqUHMIKWsAOlylmnln3ely69qxirH7TVL98RKQzLwyY--z79TzPCuRFcUicsTrQsLMCJolNuJF"><img height="209" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhKNRlg2BArdJvdVhYYjDmJqNEwlui0CnlhhVXfc0mpO-SCXQuw2uw35cWNYjpjbLQu52fX-l-GcxSczjt86159IQcPqB5QwKRyXn8tfQSuLK84i8vhsrcqUHMIKWsAOlylmnln3ely69qxirH7TVL98RKQzLwyY--z79TzPCuRFcUicsTrQsLMCJolNuJF=w400-h209" width="400" /></a></div><div style="font-size: x-large; font-weight: bold; text-align: center;"> <span style="color: #ffa400;">Papa Francesco, 87 anni</span></div><div style="text-align: justify;"><b style="font-size: x-large;">Spunta (</b><i style="font-size: x-large;">forse per la prima volta</i><b><span style="font-size: large;">) l’immagine di una “</span><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;">bandiera bianca</span><span style="font-size: large;">” nella guerra in Ucraina, e la evoca il Papa in un’intervista in cui parla della necessità di arrivare ad un negoziato, anche se il Vaticano precisa che Bergoglio non chiede una resa di Kiev. Ma Francesco parla anche del conflitto a Gaza dopo la strage del 7 ottobre in Israele. </span><span style="font-size: x-large;">A questo proposito gli viene chiesto: come trovare una bussola per orientarsi su quanto sta accadendo fra Israele e Palestina?</span><span style="font-size: large;"> «</span><span style="color: #ffa400;"><span style="font-size: large;">Dobbiamo andare avanti – dice Bergoglio - tutti i giorni alle sette del pomeriggio chiamo la parrocchia di Gaza. Seicento persone vivono lì e raccontano cosa vedono: è una guerra. </span><span style="font-size: x-large;">E la guerra la fanno due, non uno. Gli irresponsabili sono questi due che fanno la guerra. Poi non c’è solo la guerra militare, c’è la “guerra-guerrigliera”, diciamo così, di Hamas per esempio, un movimento che non è un esercito. È una brutta cosa</span></span><span style="font-size: large;">».</span></b></div><div style="font-size: x-large; font-weight: bold; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-weight: bold; text-align: justify;"><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;">In Ucraina è più forte chi negozia pensando al popolo</span></div><div style="font-weight: bold; text-align: justify;"><span style="font-size: x-large;">Parole inedite. Ma si deve comunque provare sempre a mediare, chiede l’intervistatore della Radio televisione svizzera.</span><span style="font-size: large;"> «</span><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;">Guardiamo la storia, le guerre che noi abbiamo vissuto, tutte finiscono con l’accordo</span><span style="font-size: large;">». </span><span style="font-size: x-large;">In Ucraina – viene chiesto - c’è chi chiede il coraggio della resa, della bandiera bianca. Ma altri dicono che così si legittimerebbe il più forte. Cosa pensa?</span><span style="font-size: large;"> «</span><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;">È un’interpretazione. Ma credo che è più forte chi vede la situazione, chi pensa al popolo, chi ha il coraggio della bandiera bianca, di negoziare. </span><span style="font-size: x-large;">Oggi si può negoziare con l’aiuto delle potenze internazionali.</span><span style="font-size: x-large;"> La parola negoziare è coraggiosa. Quando vedi che sei sconfitto, che le cose non vanno, occorre avere il coraggio di negoziare.</span><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;"> Hai vergogna, ma con quante morti finirà? Negoziare in tempo, cercare qualche Paese che faccia da mediatore. Nella guerra in Ucraina, ce ne sono tanti. La Turchia, si è offerta. E altri. </span><span style="font-size: x-large;">Non abbiate vergogna di negoziare prima che la cosa sia peggiore</span><span style="font-size: large;">».</span></div><div style="font-size: x-large; font-weight: bold; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-weight: bold; text-align: justify;"><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;">La precisazione della Santa Sede</span></div><div style="font-weight: bold; text-align: justify;"><span style="font-size: x-large;">la bandiera bianca evoca una resa dell’Ucraina, visto che il popolo a soffrire sul terreno della guerra è quello ucraino, ma come detto la Santa Sede precisa: </span><span style="font-size: large;">«</span><span style="color: #ffa400; font-size: large;">Il Papa usa il termine bandiera bianca, e risponde riprendendo l’immagine proposta dall’intervistatore, per indicare con essa la cessazione delle ostilità, la tregua raggiunta con il coraggio del negoziato. Altrove nell’intervista, parlando di un’altra situazione di conflitto, ma riferendosi a ogni situazione di guerra, il Papa ha affermato chiaramente che “</span><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;">Il negoziato non è mai una resa</span><span style="color: #ffa400; font-size: large;">”, </span><span style="font-size: x-large;">afferma il direttore della sala stampa vaticana, Matteo Bruni. Ma una mediazione del Papa a questo potrebbe aiutare? </span><span style="color: #ffa400; font-size: large;">«</span><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;">Io sono qui, punto. Ho inviato una lettera agli ebrei di Israele, per riflettere su questa situazione. Il negoziato non è mai una resa. È il coraggio per non portare il Paese al suicidio. Gli ucraini, con la storia che hanno, poveretti, gli ucraini al tempo di Stalin quanto hanno sofferto…</span><span style="font-size: large;">».</span></div><div style="font-size: x-large; font-weight: bold; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-weight: bold; text-align: justify;"><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;">I punti chiave</span></div><div style="font-size: x-large; font-weight: bold; text-align: justify;"><ul><li><a href="https://www.ilsole24ore.com/art/il-papa-l-ucraina-alzi-bandiera-bianca-e-negozi-gaza-guerra-due-irresponsabili-AFhp3nzC?cmpid=nl_morning24#U502595532007ecG">In Ucraina è più forte chi negozia pensando al popolo</a></li><li><a href="https://www.ilsole24ore.com/art/il-papa-l-ucraina-alzi-bandiera-bianca-e-negozi-gaza-guerra-due-irresponsabili-AFhp3nzC?cmpid=nl_morning24#U502595532007D6H">La precisazione della Santa Sede</a></li></ul></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1201499335659852639.post-38470861673786184632024-03-07T14:01:00.001+01:002024-03-07T14:02:32.591+01:00Ucraina, inviare truppe sarebbe sbagliato. Il risultato del sondaggio di Money.it<div style="text-align: justify;"><span style="font-size: x-large; font-weight: bold;"><a href="https://www.money.it/ucraina-inviare-truppe-sbagliato-risultato-sondaggio?utm_campaign=Money+News+Pranzo&utm_medium=email&utm_source=MagNews&utm_content=Money+news+Pranzo+%282024-03-07%29">@</a> - </span><span style="font-weight: bold;"><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;">I risultati del sondaggio di Money.it: per l’86% dei rispondenti sarebbe sbagliato inviare soldati italiani per aiutare l’Ucraina nella guerra contro la Russia.</span></span></div><b><div style="font-size: x-large; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhMas9VBqLUr_3EFjggZRBkgMcxSjoZDwNBaUGA0JIBps2Vx2XyCyY53pCcD2lspBoR-C0i6aLnQNMhsrcS5E5KKg3Pzu8-1rSAnJKyaIFYbxTZf9go4XmB6ihM5seYlWSgRHKJjeuRcU0KRzXi117q2k51tyhc2hQdMUFZMCNxNtSWVdRKdOXWu3hkvmMl"><img height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhMas9VBqLUr_3EFjggZRBkgMcxSjoZDwNBaUGA0JIBps2Vx2XyCyY53pCcD2lspBoR-C0i6aLnQNMhsrcS5E5KKg3Pzu8-1rSAnJKyaIFYbxTZf9go4XmB6ihM5seYlWSgRHKJjeuRcU0KRzXi117q2k51tyhc2hQdMUFZMCNxNtSWVdRKdOXWu3hkvmMl=w400-h225" width="400" /></a></div><div style="font-size: x-large; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiizcNhXR-hs6qDi8h-iIl50qoV3iCN7h52_2oBYCfAa8f2UGvaHhOxFR38qlyEBEjk6Fkd7ZJje5aGFqnR0OC26HfpuyF0ErcFbbrP3L3oWDwfKlQL6GXeM9POpxtY74YsNS1ZQKBA28q-yFnsyqspAEBhBFLMWFXiofxw5tjY68WHQrP7QzJYSuWJEH6B"><img height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiizcNhXR-hs6qDi8h-iIl50qoV3iCN7h52_2oBYCfAa8f2UGvaHhOxFR38qlyEBEjk6Fkd7ZJje5aGFqnR0OC26HfpuyF0ErcFbbrP3L3oWDwfKlQL6GXeM9POpxtY74YsNS1ZQKBA28q-yFnsyqspAEBhBFLMWFXiofxw5tjY68WHQrP7QzJYSuWJEH6B=w400-h400" width="400" /></a></div><div style="text-align: center;"><span style="color: #ffa400;">Invio truppe in Ucraina I risultati del sondaggio di Money.it</span></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: x-large;">Ucraina, inviare truppe sarebbe sbagliato. </span><span style="font-size: x-large;">Questo è il responso del sondaggio lanciato da Money.it dopo che, prima il <a href="https://www.money.it/cosi-macron-rischiato-far-scoppiare-terza-guerra-mondiale">presidente francese Emmanuel Macron</a> e poi il <a href="https://www.money.it/dobbiamo-sperare-vittoria-trump-evitare-terza-guerra-mondiale">capo del Pentagono Lloyd Austin</a>, hanno ventilato l’ipotesi di una guerra diretta della Nato contro la Russia per impedire a Mosca di arrivare fino a Kiev e poi, magari, non fermarsi attaccando i Paesi baltici.</span></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;">Come si può vedere dai risultati del sondaggio, che ricordiamo non ha un valore scientifico ma soltanto indicativo non essendo stato realizzato a campione, per l’86% dei rispondenti sarebbe sbagliato inviare soldati italiani per aiutare l’Ucraina nella guerra contro la Russia.</div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;">Un risultato plebiscitario che farebbe intendere la netta contrarietà dei lettori a una sorta di entrata in guerra dell’Italia contro la Russia, anche se un 14% dei rispondenti sarebbe favorevole a uno scenario del genere.</div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;">C’è da dire che Giorgia Meloni ha specificato subito che l’Italia non intende inviare proprie truppe in Ucraina, ma se un Paese membro della Nato dovesse entrare in guerra contro la Russia a quel punto il nostro esercito difficilmente potrebbe tirarsi indietro dall’intervenire.</div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><span style="color: #ffa400;">No all’invio di truppe in Ucraina: il risultato del sondaggio</span></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><span style="color: #ffa400;">Il sondaggio di Money.it parla chiaro</span>: i lettori sono per larga maggioranza contrari all’invio di soldati in Ucraina, visto che questo significherebbe scendere in guerra contro la Russia, la più grande potenza nucleare al mondo.</div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;">Ma perché si sta discutendo molto di questa possibilità? Nei giorni scorsi Emmanuel Macron ha dichiarato che “<span style="color: #ffa400;">non c’è consenso in questa fase sull’invio di truppe sul terreno; non bisogna escludere nulla, faremo tutto il possibile affinché la Russia non vinca</span>”.</div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;">Successivamente il presidente francese ha aggiunto che “<span style="color: #ffa400;">ci stiamo certamente avvicinando a un momento nella nostra Europa in cui non dobbiamo essere codardi</span>”, mentre poco prima il numero uno del Pentagono Lloyd Austin ha fatto sapere che “<span style="color: #ffa400;">se l’Ucraina cade credo davvero che la Nato entrerà in guerra con la Russia</span>”.</div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;">Come detto l’Italia - al pari dei vertici della Nato e di molti altri membri dell’Alleanza Atlantica - subito ha smentito questa ipotesi, ma al momento non è possibile intuire come in futuro potrà evolvere la guerra in Ucraina.</div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: x-large;">Viste le difficoltà militari di Kiev, senza un intervento diretto della Nato la Russia sembrerebbe essere destinata a vincere la guerra: </span><span style="font-size: x-large;"><span style="color: #ffa400;">vista la totale assenza di una linea diplomatica, presto le parole di Macron potrebbero tornare a essere di grande attualità.</span></span></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><span style="color: #ffa400;"><br /></span></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><span style="color: #ffa400;">LEGGI ANCHE</span></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><a href="https://www.money.it/perche-macron-vuole-portare-europa-guerra-contro-russia?fonte=leggi-anche&articolo=149097" style="background-color: #24354d; border-color: rgb(226, 232, 240); border-style: solid; border-width: 0px; box-sizing: border-box; font-family: Mulish, sans-serif; font-size: 18px; opacity: 0.75; text-decoration: inherit; transition-duration: 500ms; transition-property: all; transition-timing-function: cubic-bezier(0.4, 0, 0.2, 1);"><p class="text-white titolo-leggianche" style="--text-opacity: 1; border-color: rgb(226, 232, 240); border-style: solid; border-width: 0px; box-sizing: border-box; font-size: 1.25rem; line-height: 1.75rem; margin: 0.75rem 0px 1rem; text-align: left;"><span style="color: #ffa400;">Perché Macron vuole portare l’Europa in guerra contro la Russia</span></p></a></div></b>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1201499335659852639.post-21060821616415826032024-03-05T14:38:00.001+01:002024-03-05T14:38:47.991+01:00La cultura cristiana cresce e si nutre nelle differenze<div style="text-align: justify;"><b><span style="font-size: x-large;"><a href="https://www.msn.com/it-it/notizie/other/la-cultura-cristiana-cresce-e-si-nutre-nelle-differenze/ar-BB1jlQQr?cvid=da9bc01e908b4454bb9418c98ee1c64e&ocid=winp2fptaskbarhover&ei=14">@</a> - </span><span style="font-size: x-large;">Si svolge domani, 6 marzo, al Pontificio istituto teologico Giovanni Paolo II il seminario “<span style="color: #ffa400;">Decostruzione delle culture, paradigma interculturale e sfide per la formazione</span>”.</span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #ffa400;"><br /></span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #ffa400;"><img src="https://img-s-msn-com.akamaized.net/tenant/amp/entityid/BB1jlL4G.img?w=534&h=356&m=6" /></span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #ffa400;">La cultura cristiana cresce e si nutre nelle differenze© Fornito da Avvenire</span></b></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><b><br /></b></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><b>L’incontro tratterà, sul piano interdisciplinare (</b><i>antropologia, psicologia, teologia, pedagogia</i><b>), l’approccio interculturale ai fenomeni sociali e le relative sfide poste alla ricerca e all’insegnamento in situazioni di pluralismo. Con Milena Santerini, docente di pedagogia alla Cattolica e vice preside dell’Istituto (</b><i>della quale anticipiamo qui una sintesi della relazione sul tema </i><b>“<span style="color: #ffa400;">Il paradigma interculturale fra universalismo e relativismo</span>”), intervengono il preside dell’Istituto Philippe Bordeyne, il politologo Olivier Roy, il teologo Aldo Skoda e la pedagoga Enrica Ottone.</b></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="font-size: large;">Assistiamo sempre più alla crisi dell’idea di cultura, e alla deculturazione che investe anche le religioni. </span><span style="font-size: x-large;">Nel mondo dove tutto diventa omogeneo, come salvare l’ancoraggio di una condivisione culturale dei gruppi e delle comunità?</span><span style="font-size: large;"> Il cristianesimo, in particolare, incarnato da sempre in una cultura, subisce, non da oggi, l’urto della globalizzazione. Come leggiamo nella Evangelii Nuntiandi : la rottura tra Vangelo e cultura è senza dubbio il dramma della nostra epoca, come lo fu anche di altre (</span></b><i style="font-size: x-large;">II</i><b style="font-size: x-large;">). </b><b><span style="font-size: x-large;">Dobbiamo quindi adeguarci a quello che Olivier Roy definisce un globish religioso, a norme standardizzate, in mancanza di un nuovo legame sociale? </span></b><b style="font-size: x-large;">Certamente è fondamentale salvare le espressioni culturali di ogni gruppo, i modi specifici con cui una comunità, un popolo, ma anche una generazione (</b><i style="font-size: x-large;">si pensi alla</i><b style="font-size: x-large;"> “<span style="color: #ffa400;">cultura giovanile</span>”) vede il mondo. Ma, allo stesso tempo, proprio perché la ricchezza della pluralità è inestimabile, si pone per i credenti il problema di investire di più sulla condivisione dei modi di pensare l’altro, quella comunione che unisce in profondità gli esseri umani e che deriva dal riferimento alla comune fede nella Parola di Dio. Diversità di culture e comunione nella fede evangelica, varietà di manifestazioni e unità nello Spirito: </b><b><span style="font-size: x-large;">come può essere realizzato l’ideale della doppia appartenenza della Lettera a Diogneto in un’epoca di uniformità globale?</span></b></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><b>In risposta ci si potrebbe limitare a “salvare” le tradizioni, i valori, i modi di vivere che caratterizzavano le comunità cristiane del passato, quando era saldo il rapporto tra le famiglie, la società e la Chiesa, da un lato, e la cultura che esprimevano, dall’altro. Ma dovremmo fare attenzione a non cadere nella retorica del buon tempo antico, rimpiangendo ciò che si è trasformato radicalmente a causa di mutamenti inesorabili come l’industrializzazione, l’urbanizzazione, i cambiamenti demografici, la democrazia, il web onnipresente. Sono sempre più rari i villaggi con la loro economia comunitaria, è in crisi la parrocchia, è cambiato il rapporto tra le generazioni e tra uomo e donna, le nuove tecnologie uniscono il mondo nelle loro reti. Anziché rimpiangere il passato, e limitarci a recriminare sull’individualismo moderno, possiamo chiederci come valorizzare l’autenticità di vita permessa dalla nuova libertà dei singoli rispetto alle norme del gruppo o del clan?</b></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><b>Alla luce di tale decostruzione delle culture ci chiediamo se non dovremmo ripensare l’approccio interculturale proposto dalle scienze umane e dalla teologia. Ma prima va realizzata un’operazione coraggiosa, e cioè criticare gli stereotipi che accompagnano l’idea di un dialogo interculturale basato solo sul rispetto delle differenze. Chiaramente le differenze di comportamenti, mentalità, usi e riti, linguaggi, credenze esistono, e vanno protette proprio per evitare un appiattimento standardizzante. Tuttavia, dobbiamo pensarle in un altro modo, nei loro dinamismi interni, senza utilizzarle per distinguere e separare mondi culturali. Ciò non significa rinunciare al valore della diversità, alla ricchezza, al rispetto della singolarità che ha caratterizzato il passaggio da una visione basata sull’etnocentrismo, la chiusura e il razzismo alla cultura dell’incontro di papa Francesco. La Chiesa, in questo senso, ha fatto un lungo cammino, da Bartolomé de Las Casas al Concilio Vaticano II, per apprezzare, come afferma la Gaudium et Spes (53) le differenze e la pluralità delle culture; ma serve altrettanto cammino per metterle maggiormente in dialogo. Si tratta del passaggio, proposto dal cardinale Ratzinger nel 1993, dalla “<span style="color: #ffa400;">inculturazione</span>” alla “<span style="color: #ffa400;">inter-culturalità</span></b><b>”</b><b>.</b></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><b>Proprio perché la pluralità esiste, ed è minacciata dall’uniformità dei consumi e dei linguaggi, dobbiamo trovare altri modi per preservarla che non sia la conservazione quando congela e cristallizza le culture. Basti pensare al travaglio della dialettica attuale tra le culture africane e quella occidentale/europea nella Chiesa del Sinodo, o alle tensioni dentro le congregazioni religiose tra le persone di generazioni e provenienze nazionali diverse, o al lavoro di suor Enrica Ottone sull’interculturalità nelle Facoltà Pontificie. Nella storia della Chiesa è stata fondamentale la critica alla mentalità colonialista o il ripudio della tendenza a mettere in gerarchia le culture, ponendo spesso quella occidentale al primo posto. Come scriveva Yves Congar nel 1986 in Diversità e comunione «<span style="color: #ffa400;">Evangelizzare non è soltanto “</span>trapiantare<span style="color: #ffa400;">” un modello di Chiesa, quanto far nascere la Chiesa in una terra da un popolo</span>».</b></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b style="font-size: x-large;">In realtà, esiste anche il rischio, speculare, che la valorizzazione della differenza porti a essenzializzarla e reificarla, con l’esito di contrapporre le identità culturali, e di entrare nella stessa logica del cosiddetto “</b><span style="color: #ffa400; font-size: x-large; font-weight: bold;">scontro di civiltà</span><b style="font-size: x-large;">” (</b><i style="font-size: x-large;">Occidente “contro” islam o contro Asia</i><b><span style="font-size: large;">). Quella che definiamo “</span><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;">cultura</span><span style="font-size: large;">”, come sistema simbolico di significati, non è mai pura, non è limitata dentro precisi confini geografici, cambia continuamente, è frutto di continui scambi. Le culture non sono totalità uniformi, hanno sempre dialogato tra loro e si sono sempre intrecciate fin dalle origini della storia. Non hanno confini netti perché l’altro è in noi e noi nell’altro. </span><span style="font-size: x-large;">Per esaltare le differenze forse abbiamo trascurato le somiglianze?</span></b></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><b><br /></b></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><b>Come afferma l’antropologo Jean-Loup Amselle, ogni mondo culturale è a sua volta frutto di intrecci, innesti e interdipendenza. Non si tratta solo di ammettere che ci sono tante tradizioni - da quella asiatica a quella africana, da quella ebraica a quella araba - ma che questi universi a loro volta sono multiculturali (</b><i>vedi i concetti di ibridismo, creolizzazione, meticciato</i><b>). Isolare la differenza porta a sottovalutare e sottostimare le relazioni che intercorrono (</b><i>nel passato e nel presente</i><b>) tra loro. Lo stesso possiamo dire dell’Europa, che con la massiccia presenza di immigrati è - non da oggi - multiculturale. L’Occidente è “<span style="color: #ffa400;">altro</span>” a se stesso.</b></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><b><br /></b></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><b>Paradossalmente, oggi troviamo tale forma di culturalismo e di opposizione binaria anche nella cosiddetta cancel culture. I movimenti, soprattutto americani, della Critical race theory, sulla base delle legittime rivendicazioni per combattere il razzismo (</b><i>oltre a sessismo, omofobia etc</i><b>), portano con sé anche una preoccupante tendenza all’intolleranza e alla censura, ma soprattutto avallano l’idea di razze distinte, congelando i vari gruppi all’interno della loro prigione identitaria. Per combattere il razzismo si ricreano le razze. In passato, quindi, la concezione prevalente dell’identità culturale ha generato un universalismo imperativo e egemonico (</b><i>spesso dell’Occidente</i><b>). Ma nella globalizzazione l’universalismo totalizzante si è frantumato e resta un differenzialismo e una deculturazione che frammenta le relazioni umane. La risposta non può essere una accettazione dell’altro come “<span style="color: #ffa400;">diverso</span>” ispirato a un relativismo non solo culturale ma anche morale, che rischia di eludere la ricerca del comune. Se la visione universalista deve inevitabilmente rinunciare a imporre le sue regole, tuttavia la risposta non può essere un relativismo che congela le differenze dietro un’ambigua idea di rispetto, anziché cercare insieme quello che François Jullien definirebbe “<span style="color: #ffa400;">il comune</span>”. Giudicando le culture relativamente al contesto in cui nascono e si sviluppano, il relativismo rispetta le differenze ma nel contempo le separa nel loro cosmo autonomo, considerandole come isolate e impermeabili e rendendo difficile, se non impossibile, il dialogo.</b></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><b><br /></b></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><b>Un esempio evidente della strumentalità dell’idea di identità culturale riguarda le donne. Molte problematiche interculturali, non a caso, riguardano temi legati alla sessualità e al matrimonio: unioni tradizionali, ruolo femminile nella famiglia… Un falso rispetto relativista delle culture “<span style="color: #ffa400;">altre</span>” nasconde spesso le dinamiche di potere sulle donne, non solo l’influenza della Chiesa ma anche il dominio delle tradizioni locali (</b><i>poligamia, infibulazione, matrimoni forzati</i><b>). È a proposito del ruolo femminile e sulle tematiche della sessualità che, non a caso, emerge di più l’esigenza di conservare le identità culturali, le tradizioni o “<span style="color: #ffa400;">l’ethos culturale</span>” di un continente.</b></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><b><br /></b></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><b>L’approccio interculturale, pur non incontrando teoricamente opposizioni, non sempre trova effettiva attuazione nel contesto ecclesiale per rafforzare il legame tra le comunità con i loro particolari linguaggi e modi di pensare. Le persone, infatti, (</b><i>e non le culture</i><b>) quando si confrontano creano un tra. Come osserva papa Francesco, nell’incontro è l’abbraccio il protagonista. Nel “tra” troviamo una tensione che addita non la prospettiva dell’identità rocciosa, ma del comune da trovare. Per quanto riguarda la Chiesa, tutte le culture possono essere giudicate alla luce del Vangelo, riletto insieme in una prospettiva sinodale: è la comunità cristiana che accoglie i contenuti e le risorse culturali di singoli e gruppi, ne discerne il significato e li confronta, in un continuo dialogo e incontro.</b></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><b><br /></b></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><b>Si tratta di un percorso di ricerca del “<span style="color: #ffa400;">comune</span>” e di tensione all’universale cristiano della fede, nello spirito della Fratelli tutti, che procede, come scrive don Maurizio Chiodi, dall’esperienza del particolare. Si legge nel documento Fede e inculturazione della Commissione teologica internazionale (<i>1987</i>) che il pluralismo culturale va interpretato «non come una giustapposizione di universi chiusi, ma come la partecipazione al concreto di realtà orientate tutte verso i valori universali dell’umanità». C’è quindi da attuare nel concreto delle comunità e della dinamica sinodale un percorso interculturale che dall’ascolto delle differenze, dalla coscienza di quanto cambino nel tempo, e dalla scoperta della loro trasversalità, porti al discernimento nella comunità, che confronta e valuta le espressioni culturali con uno sguardo evangelico.</b></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1201499335659852639.post-20145277342729501072024-03-03T14:16:00.001+01:002024-03-03T14:16:44.797+01:00L'aborto entra nella Costituzione francese. La tristezza dei vescovi<div style="text-align: justify;"><b style="font-size: x-large;"><a href="https://www.msn.com/it-it/notizie/mondo/l-aborto-entra-nella-costituzione-francese-la-tristezza-dei-vescovi/ar-BB1jf62F?cvid=1d96e20e10a24622edb565ed3a022f15&ocid=winp2fptaskbar&ei=7">@</a> - </b><b><span style="font-size: x-large;">«<span style="color: #ffa400;">Libertà garantita</span>». Due parole seducenti che combaciano spesso, giuridicamente, con progressi civili. Ma il 4 marzo i parlamentari francesi intendono iscrivere nella Costituzione una «<span style="color: #ffa400;">libertà garantita</span>» che negli altri Paesi democratici nessuna maggioranza ha mai cercato fino in fondo di costituzionalizzare.</span></b></div><div style="text-align: center;"><span style="color: #ffa400;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #ffa400;"><img height="267" src="https://img-s-msn-com.akamaized.net/tenant/amp/entityid/BB1jePDJ.img?w=534&h=356&m=6&x=302&y=334&s=449&d=121" width="400" /></span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #ffa400;">L'aborto entra nella Costituzione francese. La tristezza dei vescovi</span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #ffa400;">© Fornito da Avvenire</span></b></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="font-size: x-large;">Per paradosso, con un’unica frase:</span><span style="font-size: large;"> «<span style="color: #ffa400;">La legge determina le condizioni nelle quali si esercita la libertà garantita alla donna di far ricorso a una interruzione volontaria di gravidanza</span>».</span></b></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="font-size: large;"><br /></span></b></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="font-size: x-large;">A chiedere la costituzionalizzazione dell’aborto è stato il presidente Emmanuel Macron, accampando pure quest’argomento:</span><span style="font-size: large;"> l’iscrizione ostacolerà ogni tentativo futuro di «<span style="color: #ffa400;">ritorno indietro</span>». </span><span style="font-size: x-large;">Sottinteso:</span><span style="font-size: large;"> a differenza di quanto è accaduto in America. Per il capo dell’Eliseo è una scelta associata all’uguaglianza fra uomini e donne, proclamata come «<span style="color: #ffa400;">grande causa</span>» della legislatura. </span><span style="font-size: x-large;">L’aborto, dunque, solo come facoltà per le donne di «disporre del proprio corpo», come ama ripetere pure il guardasigilli Éric Dupond-Moretti:</span><span style="font-size: large;"> questa la logica dell’esecutivo, presto avallata da una larga maggioranza di parlamentari. <span style="color: #ffa400;">Il 30 gennaio i deputati all’Assemblea Nazionale, con 493 voti favorevoli e 30 contrari. Mercoledì scorso, i senatori, con 267 pro e 50 contro</span>: un avallo secco, che ha destato sorpresa, essendo la camera alta controllata dal centrodestra neogollista alleato dei centristi, ovvero dall’opposizione conservatrice a Macron. Il quale, su simili temi, ama presentarsi come un «<span style="color: #ffa400;">progressista</span>».</span></b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="font-size: large;">In affanno su tanti fronti e preoccupato dall’imminente scrutinio europeo, il presidente sperava in un ‘<span style="color: #ffa400;">lasciapassare</span>’ politico sull’aborto. E i numeri non gli hanno dato torto. </span><span style="font-size: x-large;">Ma le approvazioni bipartisan appena viste sembrano dar ragione soprattutto a quanti additano in queste ore una specificità francese dai contorni inquietanti:</span><span style="font-size: large;"> anno dopo anno, almeno nei dibattiti politici, una visione dell’aborto vieppiù astratta e accuratamente dissociata da quegli interrogativi etici e da quelle difficoltà che costituiscono, nella realtà della vita di tutti i giorni, l’umanissima trama anche psicologica di un atto dalle conseguenze tanto irreparabili. </span><span style="font-size: x-large;">In sintesi, l’aborto solo come «<span style="color: #ffa400;">progresso</span>» e «<span style="color: #ffa400;">conquista</span>». L’aborto, pure, evocato con un acronimo fulmineo:</span><span style="font-size: large;"> “<span style="color: #ffa400;">Ivg</span>”, interruzione volontaria di gravidanza.</span></b></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: x-large;"><b>Esprimendo nelle ultime ore «</b><span style="color: #ffa400; font-weight: bold;">tristezza</span><b>», la Conferenza dei vescovi francesi (</b><i>Cef</i><b>) ha nuovamente messo a fuoco queste scissioni abusive:</b></span><span style="font-size: large; font-weight: bold;"> «<span style="color: #ffa400;">Volgendosi verso chi pensa di ricorrere all’aborto, in particolare alle donne in situazione di malessere, la Cef ribadisce che l’aborto, che attenta alla vita fin dal suo inizio, non può essere visto sotto l’unica angolazione del diritto delle donne. La Cef deplora che il dibattito intrapreso non abbia evocato i dispositivi di aiuto a chi vorrebbe tenere il bambino</span>».</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="font-size: x-large;">In effetti, gli interessi del nascituro, come le questioni etiche inerenti alla figura paterna, sono stati ampiamente rimossi dal dibattito politico. I vescovi hanno così osservato:</span><span style="font-size: large;"> «<span style="color: #ffa400;">Proprio mentre sono messe in luce le numerose violenze verso le donne e i bambini, la Costituzione del nostro Paese si sarebbe onorata iscrivendo la protezione delle donne e dei bambini</span>».</span></b></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="font-size: x-large;">Sullo sfondo, in controtendenza rispetto a Germania e Italia, cresce un indicatore statistico che solo alcune associazioni a difesa della vita cercano regolarmente di ricordare ai francesi:</span><span style="font-size: large;"> il rapporto fra gli aborti e il numero di nascite. <span style="color: #ffa400;">Con 234.300 aborti su 726mila nascite nel 2022, ovvero un aborto ogni 3 nascite, questo dato è cresciuto di oltre il 10% rispetto al 2021</span>. Cifre che sembrano attestare crudamente la banalizzazione in corso.</span></b></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="font-size: x-large;">Più volte, negli ultimi anni, i vescovi francesi hanno già interrogato la coscienza del Paese: </span><span style="font-size: large;">«<span style="color: #ffa400;">Come potremmo vedere questa realtà drammatica come il solo esercizio di un diritto per le donne, o ancora come un progresso? Non è forse soprattutto il segno del fallimento di tutta la società nell’educare e accompagnare, nel sostenere a livello sociale, economico e umano quelli che ne hanno bisogno?</span>».</span></b></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b>Nelle ultime ore hanno preso nuovamente posizione pure alcune associazioni abituate ogni giorno a incontrare la vulnerabilità e la solitudine di tante donne poste di fronte a una gravidanza che le ha spiazzate.</b></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b>Per Alliance Vita la costituzionalizzazione «<span style="color: #ffa400;">è non solo ingiustificata e pericolosa, ma anche totalmente incoerente con l’emergenza sociale</span>». Al riguardo, la nota ong per la vita chiede «<span style="color: #ffa400;">un’inchiesta sulle cause e conseguenze dell’Ivg e l’organizzazione di una vera politica di prevenzione</span>».</b></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="font-size: large;">Sul piano giuridico, non mancano forti timori a proposito di future relativizzazioni dell’obiezione di coscienza del personale medico e ospedaliero, che trarrebbero spunto proprio dal dettato costituzionale. </span><span style="font-size: x-large;">In proposito, ha sottolineato la Fondazione Jérôme Lejeune, «<span style="color: #ffa400;">le conseguenze sulla libertà di coscienza dei medici possono essere disastrose</span>». Inoltre, la costituzionaliz-zazione «<span style="color: #ffa400;">accelera la deriva eugenista nella società</span>» francese.</span></b></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1201499335659852639.post-79257322693766850012024-03-01T18:04:00.003+01:002024-03-01T18:04:57.891+01:00Procura europea, Italia prima per danni al bilancio dell'Unione<div style="text-align: justify;"><b style="font-size: x-large;"><a href="https://www.ansa.it/europa/notizie/rubriche/altrenews/2024/03/01/procura-europea-italia-prima-per-danni-al-bilancio-dellunione_d5eb8cd0-318d-473e-95ad-5cdf74983815.html">@</a> - </b><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;"><b>Rapporto Eppo 2023, record di indagini su NextGenerationEU - </b><b>Redazione ANSA - </b><b>01 marzo 202410:59</b></span></div><div style="text-align: justify;"><b style="font-size: x-large;"><br /></b></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: large;"><b><img height="283" src="https://www.ansa.it/webimages/ch_620x438/2024/1/3/f0f2ba5b2d41c99edd217660b60e14a8.jpg" width="400" /></b></span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: x-large;"><b>BRUXELLES - Secondo il rapporto 2023 sulle attività della Procura europea (</b><i>Eppo</i></span><b><span style="font-size: x-large;">) l'Italia risulta il Paese con il valore più alto in termini di danni finanziari al bilancio dell'Ue stimati a seguito di varie malversazioni:</span><span style="font-size: large;"> 7,38 miliardi di euro a fronte di 618 indagini attive. Di questi, 5,22 miliardi derivano da frodi all'Iva. È quanto emerge dall'analisi dei dati contenuti nel documento reso noto oggi da Eppo, l'organismo che opera in stretto collegamento con la Guardia di Finanza. </span><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;">L'Italia è prima anche per le indagini avviate sui finanziamenti legati al NextGenerationEU:</span><span style="font-size: x-large;"> ben 179 su un totale di 206 inchieste attive alla fine del 2023.</span></b></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div style="text-align: justify;"><b style="font-size: x-large;">Complessivamente, alla fine del 2023 la Procura europea contava un totale di 1.927 indagini attive, con un danno complessivo stimato per il bilancio dell'Ue di 19,2 miliardi di euro, di cui il 59% (</b><i style="font-size: x-large;">11,5 miliardi di euro, corrispondenti a 339 indagini</i><b><span style="font-size: large;">) legato a gravi frodi transfrontaliere in materia di Iva. </span><span style="font-size: x-large;">Italia e Germania contano più della metà delle indagini attive per frodi all'Iva, rispettivamente 121 e 112, seguite a grande distanza da Portogallo (15) e Francia (13). Questo tipo di frode, si legge in una nota dell'Eppo, coinvolge spesso organizzazioni criminali sofisticate ed è quasi impossibile da scoprire da una prospettiva puramente nazionale.</span></b></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b>"<span style="color: #ffa400;">L'entità delle frodi che ledono gli interessi finanziari dell'Ue, in particolare sul lato delle entrate del bilancio, può essere spiegata solo con il forte coinvolgimento di importanti gruppi della criminalità organizzata</span>", avverte il procuratore capo europeo Laura Kövesi. "<span style="color: #ffa400;">La nostra strategia - aggiunge - dovrebbe essere quella di paralizzare la capacità finanziaria di questi gruppi criminali</span>". Nel mirino dei truffatori rientrano anche nuovi fonti di finanziamento dell'Ue, tra cui il NextGenerationEU con un danno stimato di oltre 1,8 miliardi di euro.</b></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b>"<span style="color: #ffa400;">Ciò rappresenta circa il 15% di tutti i casi di frode di spesa gestiti dalla Procura europea durante il periodo di riferimento, ma in termini di danno stimato corrisponde a quasi il 25%</span>", ha aggiunto la numero uno dell'Eppo. Su un totale di 206 indagini attive relative ai finanziamenti NextGenerationEU alla fine del 2023, la gran parte, 179 riguarda l'Italia, seguita da Austria (33) e Romania (8). L'Eppo, a cui partecipano 22 Stati dell'Ue, è stata istituita nel giugno 2021 con il compito di indagare e perseguire i reati che potrebbero ledere gli interessi finanziari dell'Unione, in particolare la frode transfrontaliera dell'Iva e la criminalità transnazionale.</b></span></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1201499335659852639.post-87098741007632261172024-02-29T10:27:00.001+01:002024-02-29T10:27:22.865+01:00La Russia può usare armi nucleari in questi casi<div style="text-align: justify;"><b><span style="font-size: large;"><a href="https://www.money.it/russia-puo-usare-armi-nucleari-questi-casi?utm_campaign=Money+news+mattina&utm_medium=email&utm_source=MagNews&utm_content=Money+news+Mattina++%282024-02-29%29">@</a> - </span><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;">In alcuni documenti segreti pubblicati dal Financial Times, le norme fissate da Putin su quando poter usare armi nucleari.</span></b></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: x-large;"><b><br /></b></span></div><b><div style="font-size: x-large; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhCn8WMPzKGDeZTUTnAok-IiOAUwNujfBUui8ATAeXNQRfIePkZahUMP1qKn6q7t7JsXP5DDjaVsRnMIRgYA_Sf8rhYwJr9aOTRYFd6FhGz8I1htuE9rEXoDJZPvomJ_X3Z-o0RTHtAKVaEqpuiDW7C3MwjMz3iJzSXg7_ok1JZSBxqdH79qUuKq0jgpWEu"><img height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhCn8WMPzKGDeZTUTnAok-IiOAUwNujfBUui8ATAeXNQRfIePkZahUMP1qKn6q7t7JsXP5DDjaVsRnMIRgYA_Sf8rhYwJr9aOTRYFd6FhGz8I1htuE9rEXoDJZPvomJ_X3Z-o0RTHtAKVaEqpuiDW7C3MwjMz3iJzSXg7_ok1JZSBxqdH79qUuKq0jgpWEu=w400-h225" width="400" /></a></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;">La Russia con un arsenale di testate nucleari importante, è una delle nazioni più pericolose da questo punto di vista. E la preoccupazione cresce sapendo in quali circostanze Putin può dare consenso all’uso di bombe atomiche. Questo è quanto è emerso da alcuni documenti segreti pubblicati dal Financial Times. Documenti che risalgono a 10 anni fa e che probabilmente non sono più attuali ma che mostrano il modo in cui Putin gestisce i conflitti e possano ricorrere all’uso di testate nucleari.</div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;">Circostanze che sono molto più semplici di quanto si possa immaginare.</div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;">Quando la Russia può usare bombe nucleari</span></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;">Le carte segrete, che soprattutto erano indicazioni per l’esercitazione delle unità militari interessate, indicano le norme fissate da Putin per poter ricorrere all’arma atomica.</div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;">La prima circostanza è quando il paese viene attaccato da un’altra nazione e con i medesimi ordigni. E fin qui tutto normale: tu attacchi me con una bomba atomica, io rispondo con la stessa arma per difendermi. Poi però si indica che le armi nucleari possono essere usate anche quando l’esistenza dello Stato è messa in pericolo.</div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;">Come ad esempio la distruzione del 20 per cento dei sottomarini atomici russi, di almeno tre incrociatori o tre aeroporti militari oppure un attacco simultaneo su centri di comando terrestri o sulla costa. E ancora uno sbarco nemico in territorio russo, la sconfitta delle unità responsabili della difesa delle frontiere nazionali o una situazione critica per la sicurezza nazionale, inclusa la necessità di dissuadere altri stati da un’aggressione contro la Russia e di evitare una escalation di un conflitto.</div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;">E poi, il dossier mostra anche come Putin abbia considerato uno scenario di guerra in cui l’arma nucleare tattica verrebbe utilizzata per respingere una invasione da parte della Cina. Uno scenario ad oggi impensabile, visti gli ottimi rapporti diplomatici tra i due Stati. Ma come detto, i documenti risalgono a 10 anni fa ed evidentemente a quei tempi Putin non era così sicuro della sicurezza nazionale e della neutralità di una nazione confinante come la Cina.</div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;">La Russia dispone oggi di duemila bombe atomiche tattiche a limitata potenza e quindi capaci di essere utilizzate in scenari particolari di guerra senza scatenare un conflitto globale a colpi di missili intercontinentali.</div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;">Questo scenario era stato ipotizzato anche mesi fa quando l’Ucraina sembrava recuperare terreno nel conflitto sopratutto in quelle zone occupate da Mosca. Alla fine però Putin ha sempre desistito, consapevole che un utilizzo di bombe con testate nucleari avrebbe rischiato di creare una reazione diretta di Stati Uniti o Gran Bretagna con il conseguente scoppio di una terza guerra mondiale.</div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;">Il dossier, seppur ormai datato, mostra però un dato importante: che al contrario di quanto si pensava e cioè che la Russia avrebbe usato bombe atomiche soltanto in caso di attacco interno, in realtà la loro idea di utilizzo è molto più realistica e semplice da attuare.</div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;">LEGGI ANCHE</div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><span style="color: #ffa400;">Così Macron ha rischiato di far scoppiare la terza guerra mondiale</span></div></b>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1201499335659852639.post-20498425239566589482024-02-24T11:40:00.001+01:002024-02-24T11:40:24.158+01:00Il G7 e le riserve russe per finanziare l’Ucraina: pro e contro<div style="text-align: justify;"><b style="font-size: x-large;"><a href="https://aspeniaonline.it/il-g7-e-le-riserve-russe-per-finanziare-lucraina-pro-e-contro/">@ </a>- <span style="color: #ffa400;">Sembra facile ma non lo è. Visti i problemi che stanno incontrando i finanziamenti occidentali all’Ucraina, la proposta avanzata dagli Stati Uniti nel G7, con l’appoggio di Gran Bretagna, Canada e Giappone, è di trasferire a Kyiv le riserve congelate della Banca centrale di Russia, circa 300 miliardi di euro depositati in larga parte in Europa.</span> </b><b><span style="font-size: x-large;">In sostanza, si userebbe il risultato delle sanzioni finanziarie adottate dopo l’invasione di Mosca per sostenere economicamente l’Ucraina in una fase particolarmente difficile della guerra, segnata dai bombardamenti più pesanti della Russia da molti mesi a questa parte.</span></b></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: large;"><b><img height="261" src="https://aspeniaonline.it/wp-content/uploads/2024/01/rubli-1024x669.jpeg" width="400" /></b></span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;">Ricostruiamo la situazione.</span><span style="font-size: large;"> Per ragioni di politica interna, il Congresso americano non ha ancora approvato l’erogazione di un pacchetto aggiuntivo di 60 miliardi di dollari di aiuti a Kyiv. L’ala dura dei Repubblicani chiede in cambio misure molto più restrittive sulla gestione del confine con il Messico. Non è escluso che un compromesso verrà raggiunto alla ripresa dell’attività legislativa. Ma il sostegno americano comincia ad apparire precario.</span></b></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="font-size: large;">Sul lato europeo, il Consiglio di metà dicembre non è riuscito a fare passare, per il veto di Viktor Orban, </span><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;">un finanziamento ulteriore di 50 miliardi di euro a Kyiv</span><span style="font-size: large;">. </span><span style="font-size: x-large;">Gli europei stanno pensando a un piano B da presentare al Consiglio del 1° febbraio: </span><span style="font-size: large;">un fondo per l’Ucraina garantito dagli Stati nazionali e raccolto dall’UE direttamente sui mercati. Ciò consentirebbe prestiti all’Ucraina per circa 20 miliardi di euro.</span></b></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: x-large;"><b>In breve (</b><i>e tristemente</i></span><span style="font-size: x-large; font-weight: bold;">):</span><span style="font-size: large; font-weight: bold;"> proprio nella fase più critica di una guerra che dura da quasi due anni, con costi umani ed economici enormi per l’Ucraina, il vitale sostegno finanziario occidentale è diventato incerto e macchinoso, vittima di dinamiche interne su entrambe le sponde dell’Atlantico. </span><span style="font-size: x-large; font-weight: bold;">Quanto agli aiuti militari, le imprese occidentali non riescono a fornire quanto promesso:</span><span style="font-size: large;"><b> per fare un esempio, gli europei hanno consegnato solo un terzo circa delle munizioni previste. Mentre la Russia, passata ad una economia di guerra e rifornita (</b><i>proiettili di artiglieria e droni</i><b>) da Corea del Nord e Iran, punta sul fattore tempo.</b></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large; font-weight: bold;">Putin ritiene, mentre guarda a una eventuale elezione di Trump, che la Russia reggerà più a lungo del sostegno occidentale a Kyiv. </span><span style="font-size: x-large; font-weight: bold;">L’Ucraina è a corto di armi e di uomini, tanto che Zelensky ha dichiarato di volere arruolare altri 500.000 soldati.</span><b style="font-size: x-large;"> Mentre aumentano le difficoltà economiche. Il governo non guarda solo ai costi della ricostruzione futura (</b><i style="font-size: x-large;">le stime si aggirano attorno ai 500 miliardi di euro</i><b><span style="font-size: large;">). </span><span style="font-size: x-large;">Pesano i bisogni pressanti di oggi:</span><span style="font-size: large;"> come pagare gli stipendi ed erogare servizi a una popolazione quanto mai provata dalle distruzioni del conflitto, che comincia a mostrare insofferenza per i tempi di una guerra lunga.</span></b></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #ffa400; font-size: x-large; font-weight: bold;">Fare pagare alla Russia potrebbe essere una soluzione?</span><span style="font-size: large;"><b> In teoria, Mosca verrebbe costretta ad anticipare una parte delle riparazioni di guerra. Se la motivazione “</b><span style="color: #ffa400; font-weight: bold;">morale</span><b>” appare solida (</b><i>la Russia ha invaso uno Stato sovrano, annettendosi sulla carta quattro regioni ucraine</i><b>), le implicazioni legali si prestano a controversie. E non sono ovvie le conseguenze.</b></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="font-size: large;">Chi si oppone sostiene che una misura del genere favorirebbe la de-dollarizzazione. </span><span style="font-size: x-large;">E’ un argomento solo in parte convincente, osserva Agathe Demarais <a href="https://foreignpolicy.com/2023/11/27/russia-ukraine-war-central-bank-reserves-assets-seize-reparations-sanctions/">in una nota</a> per “<span style="color: #ffa400;">Foreign Policy</span>”:</span><span style="font-size: large;"> i dati della BCE e della US Federal Reserve indicano che la de-dollarizzazione è un mito, piuttosto che una tendenza reale. Più fondato un secondo argomento: il trasferimento delle riserve della Russia all’Ucraina richiederebbe la cooperazione di Euroclear, la società che ha in deposito i tre quarti delle riserve congelate della Russia. Ma se Euroclear cooperasse – osservano gli europei – le economie non G7 ne trarrebbero la conclusione che i depositi occidentali non sono più sicuri. E aumenterebbe il ricorso a depositi alternativi, come la China’s Securities Depository and Clearing. </span><span style="font-size: x-large;">Conclusione:</span><span style="font-size: large;"> si accentuerebbe la frammentazione finanziaria, indebolendo ulteriormente l’impatto delle sanzioni. Dal punto di vista politico, una decisione del genere segnerebbe una rottura irrevocabile con Mosca, ipotesi che fa esitare i paesi europei del G7, inclini a non pregiudicare del tutto ipotesi di compromesso – per quanto improbabili appaiano oggi.</span></b></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="font-size: large;">Per Kyiv, potere contare su 300 miliardi di euro sarebbe un passo avanti molto rilevante, si tratta del doppio del suo PIL attuale. E’ un punto decisivo da considerare. </span><span style="font-size: x-large;">Al tempo stesso, esistono problemi legali (</span></b><i><span style="font-size: x-large;">quanto è legittima una vera e propria confisca?</span></i><b><span style="font-size: x-large;">) e dilemmi politici:</span><span style="font-size: large;"> l’uso delle riserve russe potrà finire per incentivare il declino in atto degli aiuti occidentali. <span style="color: #ffa400;">Come si vede, esistono i pro, che sono potenti, ed esistono i contro. Pro e contro, in mezzo a una guerra europea, che un G7 a presidenza italiana dovrà attentamente vagliare. <img src="https://aspeniaonline.it/wp-content/uploads/2016/05/Foglia1.jpg" /></span></span></b></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b>*Una versione di questo articolo è apparsa su Repubblica del 31/12/2023</b></span></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1201499335659852639.post-60101301519592374992024-02-22T14:46:00.001+01:002024-02-22T14:46:17.126+01:00Notizie dai Giovani: Navalny, la macchina del fango sulla moglie: ecco ...<a href="https://notiziedaigiovani.blogspot.com/2024/02/navalny-la-macchina-del-fango-sulla.html?spref=bl">Notizie dai Giovani: Navalny, la macchina del fango sulla moglie: ecco ...</a>: @ - La macchina del fango sulla moglie di Navalny Amanti, comportamenti non verbali, strette di mano con leader stranieri: Yulia Navalnaya ...Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1201499335659852639.post-54602953598381191362024-02-16T11:10:00.003+01:002024-02-16T11:10:53.333+01:00QUAL È IL PAESE CON PIÙ PENSIONATI? LA RECENTE CLASSIFICA<div style="text-align: justify;"><span style="font-size: x-large; font-weight: bold;"><a href="https://viaggi.nanopress.it/news/qual-e-il-paese-con-piu-pensionati-la-recente-classifica/P212341/">@</a> - <span style="color: #ffa400;">Ecco ora quale sarebbe il Paese con più pensionati. Sarebbe proprio questa nazione del mondo e non è la nostra amatissima Italia.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-weight: bold;"><span style="color: #ffa400;"><br /></span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="color: #ffa400;"><img height="267" src="https://viaggi.nanopress.it/wp-content/uploads/2024/02/Paese-con-piu-pensionati.jpg" style="font-weight: bold;" width="400" /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-weight: bold;"><span style="color: #ffa400;">Paese con più pensionati – Viaggi.Nanopress.it</span></span></div><b><div style="font-size: x-large; text-align: justify;">Vi sveliamo quale potrebbe essere la classifica recente sul numero dei pensionati al mondo. Si concentrerebbero in particolare in questo Paese del mondo.</div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><span style="color: #ffa400;">QUAL È IL PAESE CON PIÙ PENSIONATI</span></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;">Chi si avvicina all’età pensionabile magari sta pensando di trasferirsi per godere di numerosi vantaggi. E in effetti ci sono <a href="https://viaggi.nanopress.it/news/qui-la-pensione-italiana-vale-il-doppio-no-non-e-il-portogallo/P210696/">Paesi dove la pensione italiana varrebbe il doppio</a>. In generale, molti italiani e non solo stanno considerando di trasferirsi per altri vantaggi e non soltanto legati all’economia. Infatti, magari vogliono abbandonare la vita in città per sposarne una a ritmi più lenti in campagna. Oppure vogliono avvicinarsi al mare o ai propri figli. Insomma, i motivi possono essere tanti. Dovete sapere che l’Italia è uno dei Paesi con il maggior numero di anziani al mondo.</div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: x-large;">Però non è quello che più pensionati o almeno non dovrebbe sulla base del numero di anziani presenti nel nostro Paese:</span><span style="font-size: large;"> non essendo al primo posto in questo dato, non dovrebbe esserlo neanche nell’altro. Effettivamente c’è un Paese con più anziani e con magari più pensionati rispetto all’Italia. Ecco che di seguito vi sveliamo di quale Paese stiamo parlando. Magari potreste anche valutare di trasferirvici, anche se è lontano dall’Italia e se i suoi abitanti hanno uno stile di vita e una cultura molto diversi dai nostri.</span></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><span style="color: #ffa400;">Potrebbe Trattarsi Proprio Di Questo</span></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;">Sul sito web di Vanityfair.it è comparso un articolo che parla delle popolazioni più anziane del mondo. Naturalmente sappiamo che l’Italia ha una delle popolazioni più longeve di sempre e tra l’altro che il numero di anziani starebbe addirittura battendo quello del tasso di natalità sempre più basso. In effetti, nel nostro Paese è sempre più difficile scegliere di mettere al mondo dei figli. Molti degli attuali 30enni hanno appena completato gli studi e non hanno ancora un lavoro. Vivono ancora con i loro genitori e non hanno le possibilità economiche di mettere al mondo dei figli.</div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: x-large;">In effetti, l’Italia sarebbe al secondo posto al mondo tra i Paesi con la popolazione più anziana del mondo. In Italia ci sarebbero ben il 24,5% di ultra sessantenni. Successivamente troviamo la Finlandia con il 23,6%.<span style="color: #ffa400;"> E al primo posto? Dovrebbe esserci il Giappone, dove 1 persona su 10 sarebbe addirittura ultraottantenne. Inoltre il 29,1% avrebbe più di 65 anni.</span> Visto che in Giappone in pensione si va proprio a quell’età, potrebbe essere proprio questo il Paese con più pensionati al mondo. </span><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;">Dovete sapere, però, che non è raro che in Giappone i 65enni e oltre decidano di continuare a lavorare piuttosto che andare in pensione.</span></div></b>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1201499335659852639.post-69955938860521632702024-02-11T12:54:00.000+01:002024-02-11T12:54:03.483+01:00Roma, sbranato da tre rottweiler mentre fa jogging: morto un 50enne a Manziana. I cani scappati da un giardino<div style="text-align: justify;"><span style="font-size: x-large;"><a href="https://roma.corriere.it/notizie/cronaca/24_febbraio_11/sbranato-e-ucciso-da-tre-rottweiler-a-manziana-mentre-fa-jogging-i-cani-scappati-da-un-giardino-404b2c55-5129-4a38-a8ac-6f870b15bxlk.shtml?refresh_ce">@</a> - </span><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;"><b>Tragedia domenica mattina nel Parco di Manziana. È caccia al branco di molossi, forse fuggito dal giardino di una casa, che ha aggredito e ucciso un 50enne</b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: x-large;"><br /></span></div><div style="font-size: x-large; text-align: center;"><a href="https://roma.corriere.it/notizie/cronaca/24_febbraio_11/sbranato-e-ucciso-da-tre-rottweiler-a-manziana-mentre-fa-jogging-i-cani-scappati-da-un-giardino-404b2c55-5129-4a38-a8ac-6f870b15bxlk.shtml#"><img height="300" src="https://dimages2.corriereobjects.it/files/main_image/files/fp/uploads/2024/02/11/65c8a0639e06f.r_d.296-125.jpeg" width="400" /></a></div><div style="font-size: x-large; text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: x-large;"><b><span style="color: #ffa400;">Tragedia a Manziana, a pochi chilometri da Roma.</span> Un cinquantenne è stato trovato morto sbranato da almeno tre cani rottweiler che lo hanno aggredito mentre stava facendo una passeggiata nel bosco alle porte della cittadina. Il corpo del poveretto è stato scoperto da alcuni passanti poco dopo le 8.30 di domenica: inutili purtroppo i soccorsi, la vittima aveva gravi ferite provocate dai morsi al volto, al collo, e alle braccia.</b></span></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-size: x-large; text-align: center;"><span style="color: #ffa400;"><b>Avrebbe tentato disperatamente di proteggersi dall’assalto dei molossi che sono poi fuggiti.</b></span></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;"><b>Gli accalappiacani con fucili caricati con sedativi</b></span></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><b>Sul caso indagano i carabinieri che stanno dando la caccia ai cani che erano probabilmente fuggiti da un giardino privato poco distante. La vittima era vestita in maniera sportiva, e non si esclude stesse facendo jogging, con una maglietta e pantaloni corti, oltre a un paio di scarpe da ginnastica. Sul posto sono intervenuti il sindaco e il vicesindaco di Manziana insieme con i carabinieri, i guardiaparco del bosco, ma anche gli accalappiacani con fucili caricati con sedativi per catturare gli animali in fuga. Gli investigatori hanno anche sentito il proprietario dell’abitazione dalla quale si sarebbero allontanati.</b></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;">Le indagini sul branco di molossi</span></b></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><b>Il corpo dell’uomo è stato trovato in via Poggio della Torre, all’interno della Macchia Grande, ovvero l’area monumentale boschiva alle porte della cittadina, non lontana dal lago di Bracciano. Molte persone sono accorse nel luogo del ritrovamento del cadavere. Tutta la zona è stata isolata dai carabinieri che hanno avviato una serie di accertamenti per individuare dove i cani si siano diretti dopo l’aggressione mortale e per quale motivo abbiano ucciso il 50enne. Da capire anche come fossero custoditi gli animali.</b></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1201499335659852639.post-80094248416434974672024-02-08T17:45:00.001+01:002024-02-08T17:45:16.537+01:00La prefazione-choc dell’ex capo di stato maggiore russo Baluevskij: l’artiglieria Nato è superiore, i carri armati russi bersaglio facile in Ucraina. E i sistemi di difesa aerea hanno annullato la superiorità dell’aviazione russa<div style="text-align: justify;"><b><a href="https://www.msn.com/it-it/notizie/mondo/la-prefazione-choc-dell-ex-capo-di-stato-maggiore-russo-baluevskij-l-artiglieria-nato-%C3%A8-superiore-i-carri-armati-russi-bersaglio-facile-in-ucraina-e-i-sistemi-di-difesa-aerea-hanno-annullato-la-superiorit%C3%A0-dell-aviazione-russa/ar-BB1hXKkc?ocid=msedgdhp&pc=U531&cvid=9cafd4d806d44cb6b0aa58cb444574fd&ei=27" style="font-size: x-large;">@</a><span style="font-size: large;"> - </span><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;">Non capita tutti i giorni leggere uno squarcio di verità improvvisa e dirompente sulla Russia, sul reale stato della sua guerra contro l’Ucraina, e per di più proveniente dal mondo militare.</span><span style="font-size: large;"> </span><span style="font-size: x-large;">Succede mentre la propaganda elettorale di Putin è impegnata a rivendere come grande vittoria al fronte la conquista di alcune strade di un villaggio distrutto (Avdiivka), con la morte di almeno 15mila russi – e a nascondere che nel frattempo dall’inizio dell’invasione su larga scala almeno 315mila soldati russi sono stati uccisi o feriti, e due terzi del totale dei carri armati russi di prima della guerra sono stati distrutti. </span><span style="color: #ffa400;"><span style="font-size: large;">Mentre l’economia russa soffre di una iper-inflazione spaventosa sui beni di primissima necessità, e anche le banche cinesi cominciano a non accettare più transazioni (</span><span style="font-size: x-large;">in qualunque valuta</span><span style="font-size: large;">) con entità russe.</span></span><span style="font-size: large;"> I fatti sono semplici, scritti a chiare lettere nella prefazione alla raccolta di articoli scientifico-militari “<span style="color: #ffa400;">Algoritmi di fuoco e acciaio</span>”, che è stata ora recensita e raccontata dalla pubblicazione “<span style="color: #ffa400;">Army Standard</span>”, non una rivista indipendente russa, ma una pubblicazione collegata al comparto della Difesa (<i>il fondatore è il canale televisivo del Ministero della Difesa “</i><span style="color: #ffa400;">Zvezda</span><i>”</i>). In questo scritto, dirompente quanto tecnico, e totalmente pubblico, senza particolari filtri, l’ex capo di stato maggiore russo Yuri Baluevskij riconosce la superiorità dell’artiglieria della Nato. Putin ha poche settimane fa detto il contrario. </span><span style="font-size: x-large;">Nel discorso del 2 febbraio Vladimir Vladimirovich disse testualmente:</span><span style="font-size: large;"> «<span style="color: #ffa400;">Naturalmente, se confrontiamo le moderne armi della Nato con le armi dell’ultimo periodo dell’era sovietica, in qualche modo sono inferiori, tra l’altro, non sempre. Ma se prendiamo le nostre armi più recenti, sono chiaramente superiori a tutti. Questo è un fatto evidente</span>». Baluevskij, al contrario, fa un’analisi spietata e realistica dello stato dei mezzi russi, celebrato dalla propaganda di Mosca come «<span style="color: #ffa400;">il più potente esercito al mondo</span>». Secondo l’ex capo di stato maggiore russo (<i>2004-2008</i>) e ex vice segretario del Consiglio di sicurezza (<i>2008-2012</i>), i sistemi di artiglieria della Nato sono qualitativamente superiori a quelli russi. Ma c’è molto di più nella sua analisi: «<span style="color: #ffa400;">C’è una superiorità qualitativa dell’artiglieria Nato</span>», che adduce come causa principale il passaggio ai cannoni da 155 mm con canna calibro 52 e lo sviluppo di proiettili a lunghissima gittata. «<span style="color: #ffa400;">L’operazione militare speciale – osserva Baluevskij– ha rivelato un ritardo significativo nell’artiglieria nazionale e nei sistemi missilistici e richiede un loro riarmo prioritario e radicale nei prossimi anni</span>». Con questa situazione, molti del bluff di Putin – che però vengono rilanciato acriticamente da tanti utili idioti o collaborazionisti occidentali – vengono di fatto svelati. Baluevskij ridimensiona molto anche la superiorità aerea che i russi hanno grazie al fatto che agli ucraini non sono stati ancora, di fatto, gli F-16 occidentali. Questa superiorità russa è menomata e quasi annullata dalla circostanza che, spiega Baluevskij, la difesa aerea ha inaspettatamente sconfitto l’aviazione militare, che non solo non può operare in massa sul territorio nemico, ma è anche «<span style="color: #ffa400;">costretta a volare e fare base con cautela sul proprio territorio. Il compito di sopprimere efficacemente le difese aeree nemiche si è rivelato praticamente impossibile. Ma la sua decisione predetermina l’ulteriore corso e l’esito del combattimento aereo, e non solo</span>». </span><span style="font-size: x-large;">Baluevskij è stato vice comandante di gruppo in Transcaucasia negli anni novanta, poi ha lavorato nello Stato Maggiore a Mosca, e infine ricoperto il ruolo di vice segretario del Consiglio di Sicurezza:</span><span style="font-size: large;"> sa di cosa parla. Il gap Russia-Nato, ricostruisce, è forte nella qualità dell’artiglieria che, soprattutto quella a lungo raggio e ad alta precisione, «<span style="color: #ffa400;">è tornata sul piedistallo del dio della guerra: il numero di proiettili sparati è quasi il fattore determinante nel combattimento e nelle operazioni</span>». Molti problemi, continua, hanno registrato i carri armati, si sono dimostrati «<span style="color: #ffa400;">un bersaglio facilmente individuabile e facilmente colpibile</span>», e il compito di sopprimere le difese aeree nemiche «<span style="color: #ffa400;">si è rivelato irrisolvibile</span>». Ergo, è inesistente la presunta superiorità che dovrebbe esser data dal disporre di cacciabombardieri. </span><span style="font-size: x-large;">La diagnosi finale è tremenda. Nel complesso, sostiene Baluevskij, le Forze di Difesa Aerea Strategica hanno mostrato il fallimento delle previsioni di sviluppo militare e hanno richiesto una rivalutazione del ruolo e del posto di varie armi. A suo dire, molti libri di testo di tattica utilizzati dai generali russi dovranno essere «<span style="color: #ffa400;">cancellati dagli archivi</span>». Baluevskij non si addentra nei mezzi della guerra elettronica, droni a lunga distanza, droni di sorveglianza, droni marini: e appare chiaro che su questo fronte sarà costruita molta della resistenza ucraina nel 2024, e la capacità di Kyiv di colpire dietro le linee nemiche con attacchi profondi, tanto sul mar Nero quanto nei complessi energetici e nelle infrastrutture critiche della regione d San Pietroburgo.</span></b></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1201499335659852639.post-66409976192718817882024-02-08T13:51:00.001+01:002024-02-08T13:51:25.490+01:00Papa Gregorio Magno: Papa Francesco: mette mano alla liturgia, «senza q...<a href="https://popegregorythegreat.blogspot.com/2024/02/papa-francesco-mette-mano-alla-liturgia.html?spref=bl">Papa Gregorio Magno: Papa Francesco: mette mano alla liturgia, «senza q...</a>: @ - La Chiesa è malata. Troppi eccessi, da una parte e dall'altra: c'è chi celebra la messa con riti bizzarri e fantasiosi e finisc...Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1201499335659852639.post-66893659295872455482024-02-08T13:49:00.001+01:002024-02-08T13:49:58.916+01:00Pope GREGORY the GREAT social life: L'arcivescovo di Gorizia: «L'odio tra le comunità?...<a href="https://soebbcparcel.blogspot.com/2024/02/larcivescovo-di-gorizia-lodio-tra-le.html?spref=bl">Pope GREGORY the GREAT social life: L'arcivescovo di Gorizia: «L'odio tra le comunità?...</a>: @ - La cultura a cavallo di un confine ha avviato cammini di pace e riconciliazione. E lo ha superato grazie al dialogo tenuto vivo anche ...Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1201499335659852639.post-39783495320105878822024-02-05T17:38:00.002+01:002024-02-05T17:38:33.003+01:00I Presocratici, la scienza come un dono sacro<div style="text-align: justify;"><span style="font-size: x-large; font-weight: bold;"><a href="https://www.msn.com/it-it/notizie/other/i-presocratici-la-scienza-come-un-dono-sacro/ar-BB1hMEF2?ocid=msedgdhp&pc=U531&cvid=c838ce7ff9d8464daa8fe231153c8236&ei=11">@</a> - <span style="color: #ffa400;">Se mi guardo alle spalle, ho la sensazione di non avere cercato altro che corrispondere a parole misteriose, lampi di sapienza oracolare, verso la trasformazione che aveva sperimentato Dante e tanti secoli dopo, Yeats.</span></span></div><div style="font-weight: bold; text-align: center;"><span style="color: #ffa400;"><img height="267" src="https://img-s-msn-com.akamaized.net/tenant/amp/entityid/BB1hMHj0.img?w=534&h=356&m=6&x=436&y=137&s=129&d=129" width="400" /></span></div><div style="font-weight: bold; text-align: center;"><span style="color: #ffa400;">I Presocratici, la scienza come un dono sacro© Fornito da Avvenire</span></div><div style="font-size: x-large; font-weight: bold; text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: x-large; font-weight: bold;">Erano di Empedocle, esule celeste che aveva incendiato Hölderlin; di Pitagora Apollo Iperboreo; di Eraclito l’oscuro; di Parmenide in viaggio con le figlie del Sole verso la Verità. I cosiddetti Presocratici, di cui Platone si fa erede con Atene per amore della sapienza, sono considerati fondatori della filosofia e della scienza occidentale:</span><b style="font-size: x-large;"> Aristotele li guarda dall’alto pensando di esserne il culmine evolutivo. Offrivano intuizioni dell’universo per simboli, traendoli da esperienze rivelative. Deragliavano da qualunque sistemazione filosofica e scientifica. L’enigmaticità sfidava ogni principio di non contraddizione, mythos si univa a logos, solo più tardi separati, e anzi opposti. Erano una costellazione immensa, fiorita tra VI e V secolo, dall’Asia minore, dalla Ionia alla Magna Grecia ad Atene, sopravvissuta a schegge e frammenti, spesso riportati in un’intricata disparità di autori successivi: su essi calò la scure di una sistemazione preconcetta. Si attendeva dalla Fondazione Valla la rimessa a fuoco di queste nostre origini, di cui erano usciti il Poema fisico e lustrale di Empedocle, a cura di Carlo Gallavotti (1975) e i Frammenti e le testimonianze di Eraclito curati da Carlo Diano poco prima della morte (1974) e completati da Giuseppe Serra (1980). È un avvenimento, dunque, l’uscita dei Presocratici, Sentieri di sapienza attraverso la Ionia e oltre da Talete a Eraclito, primo volume della loro edizione (</b><i style="font-size: x-large;">pagine 614, euro 50,00</i><span style="font-size: large; font-weight: bold;">). Laura Gemelli Marciano, della scuola di Walter Burkert a Zurigo, ha totalmente rivisto quella che pubblicò in tedesco – balzava già oltre Diels-Krantz - presso l’editore De Gruyter nel 2007, ripensando «</span><span style="color: #ffa400; font-size: x-large; font-weight: bold;">autori e testi, formulando ulteriori argomentazioni e sviluppando tesi che, in alcuni casi, o mancano o si discostano da quelle contenute nell’edizione tedesca</span><span style="font-size: large; font-weight: bold;">». In particolare Pitagora e i pitagorici ed Eraclito, perché le erano stati posti severi limiti di spazio. Si tratta di una vera editio maior. </span><span style="font-size: x-large; font-weight: bold;">Nei due prossimi anni usciranno il secondo e il terzo dei Sentieri di sapienza: attraverso la Magna Grecia: da Parmenide a Empedocle; dalla Ionia ad Atene: da Anassagora agli atomisti.</span><b style="font-size: x-large;"> Qui troviamo Talete, Anassimandro, Anassimene, i «</b><span style="color: #ffa400; font-size: x-large; font-weight: bold;"> Milesii</span><b style="font-size: x-large;">» e le loro ricerche su natura e cosmo, Pitagora (</b><i style="font-size: x-large;">e i pitagorici antichi</i><b style="font-size: x-large;">) con la scoperta dei numeri, Senofane con la polemica sulle divinità omeriche, Eraclito, il «</b><span style="color: #ffa400; font-size: x-large; font-weight: bold;">sapiente senza maestri», che si ritira sui monti come Mosè sul Sinai, od Elia sul monte Horeb. In quest’opera ammirevole per acribia filologica, per ponderosità di lavoro onnicomprensivo, per passione investigativa, Laura Gemelli ha dovuto fare dapprima tabula rasa nel chiedersi se esiste «un punto preciso nella storia della Grecia arcaica in cui si possa fissare un’origine della filosofia</span><b style="font-size: x-large;">»: rivedere ogni autore nel contesto storico-geografico- politico-culturale-religioso, reintessendo collegamenti e trame nelle interpretazioni critiche. Così produce continue scoperte (</b><i style="font-size: x-large;">cito solo i processi vitali delle anime in Eraclito</i><b style="font-size: x-large;">), e ne esce una configurazione tanto variegata, quanto illuminante dei percorsi sapienziali dove poeti orali, sophoi e guaritori arcaici non erano astratti pensatori, né meri polimatheis: fondevano saperi e pratiche diverse che non potevano prescindere dalla divinazione, dalla discesa in se stessi che era catabasi e passaggio di vita/morte: terapia e carisma da iniziazione, conoscenza da rivelazione, «<span style="color: #ffa400;">secondo natura</span>». Si squadernano i contatti orientali, con fenomeni sciamanici dal VII secolo, soprattutto attraverso i Persiani: dall’entroterra anatolico, Lidia, Frigia, Cilicia, Siria, fino a India e Scizia: fra antiche tracce di civiltà mesopotamiche e l’Avesta, in un caleidoscopio a rifrazioni infinite. Solo dalla ricchezza dei precordi (</b><i style="font-size: x-large;">phrenes</i><b><span style="font-size: large;">), non dall’ingegno, il sapiente vede «</span><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;">ognuna di tutte le cose che sono,/ in dieci e in venti vite umane</span><span style="font-size: large;">», dice Empedocle. La sapienza viene dalla natura ma da un altrove che i precordi accolgono, in un contatto stellare e abissale. Non solo «</span><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;">nella Grecia arcaica, ma anche in molte società tradizionali moderne [...] il sapere acquisito non è effettivo, né efficace se una divinità o gli antenati o gli spiriti o altre entità equivalenti non lo rivelano in un sogno o in un viaggio presso di lor</span><span style="font-size: large;">o». Come Esiodo testimonia delle Muse, e come Giovanni fa dire a Gesù: «</span><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;">io sono la Via, la Verità e la Vita; nessuno giunge al padre se non attraverso di me</span><span style="font-size: large;">». Le parole più misteriose di Eraclito non devono intendersi in senso metaforico, ma letterale, perché indicano un’esperienza personale intraducibile. Del poeta ancora mantis – ecco perché sono partita dal viaggio d’anima di Dante con a guida Virgilio, ma avrei dovuto aggiungere almeno Ildegarda per la coscienza profetica – è l’intraducibile traduzione-tradizione per rivelazione. È lo stile tra tenebra e diamante, «</span><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;">rispetto al quale quello del più incantevole Nietzsche sembra lo stile di un facitore di banalità domenicali</span><span style="font-size: large;">». «</span><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;">L’uomo, nella notte, si accende una luce, dopo che i suoi occhi si sono spenti. E da vivo, dormendo, tocca un morto, da sveglio tocca un dormiente</span><span style="font-size: large;">»; «se non si attende l’inatteso, non lo troverà, perché non lo si può ricercare e non ha vie di accesso»; «</span><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;">i confini dell’anima non potresti trovarli... anche se percorressi ogni via: così profondo è il suo discorso</span><span style="font-size: large;">» (pensiamo a san Tommaso da Aristotele: «</span><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;">Anima est quodammodo omnia</span><span style="font-size: large;">»); «</span><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;">Essere saggi è la più grande verità; e sapienza è dire e fare cose vere percependo secondo natura</span><span style="font-size: large;">»; «</span><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;">avendo ascoltato non me, ma il logos, è cosa sapiente riconoscere che tutto è uno</span><span style="font-size: large;">». La natura si nasconde. Fare emergere il discorso che è in lei, è riconoscere che tutto è uno: armonia di dissonanze tra arco e lira, giorno notte, guerra pace: i contrari si mutano come il fuoco, che combinandosi con i profumi ne prende ciascun nome, mentre il tempo di vita gioca: un fanciullo con le pedine sul tavoliere. I Presocratici non sono una “</span><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;">prova general</span><span style="font-size: large;">e” del presente, come Gemelli scrive. Sono un dono proposto oggi. «</span><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;">La perdita di questa consapevolezza della scienza come dono “sacro”, nel senso più profondo e non confessionale del termine, a favore della visione della scienza come “conquista” prettamente umana ha contribuito non poco alla crescita esponenziale dell’arroganza e dell’aggressività del cosiddetto progresso e dei suoi rappresentanti con le catastrofiche conseguenze di cui oggi tutti siamo spettatori impotenti</span><span style="font-size: large;">». </span><span style="font-size: x-large;">I Presocratici, riportati a se stessi, ci reintroducono al cosmo. Come spiegare, a questo punto, che san Francesco era uno dei loro eredi?</span></b></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1201499335659852639.post-30486683323908645272024-02-03T18:53:00.001+01:002024-02-03T18:53:17.506+01:00Cosa vuole l’Iran? Dalle sue intenzioni può dipendere lo scoppio di una guerra mondiale<div style="text-align: justify;"><span style="font-size: x-large;"><b><a href="https://www.money.it/cosa-vuole-iran-dalle-sue-intenzioni-puo-dipendere-scoppio-di-guerra-mondiale?utm_campaign=Money+news+Pomeriggio&utm_medium=email&utm_source=MagNews&utm_content=Money+news+Pomeriggio+%282024-02-03%29">@</a></b> - </span><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;"><b>Mentre crescono le tensioni tra Stati Uniti e Iran, una guerra mondiale è sempre meno uno scenario inverosimile. Dalle azioni di chi dipenderà lo scoppio di un conflitto ampio?</b></span></div><div style="font-size: x-large; text-align: center;"><br /></div><div style="font-size: x-large; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhWT1q7iFl7t3AwtNATXbZLQJE0hGDtf7W1uSmbOHfEujTbmSmzV6ZBMfMLSUKVw4iYnnPQropqGtrO1BhFg1KQyx5Y9umyhtcZCkD_raJyQqTvsQ6vFNSqgpJ7vcDtds3jAsUxJ81HvnJinEbYC2TgXM7HZcmH2mEBkUi74NKsp63CGfwZNi5pkMipMkhl"><img height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhWT1q7iFl7t3AwtNATXbZLQJE0hGDtf7W1uSmbOHfEujTbmSmzV6ZBMfMLSUKVw4iYnnPQropqGtrO1BhFg1KQyx5Y9umyhtcZCkD_raJyQqTvsQ6vFNSqgpJ7vcDtds3jAsUxJ81HvnJinEbYC2TgXM7HZcmH2mEBkUi74NKsp63CGfwZNi5pkMipMkhl=w400-h225" width="400" /></a></div><div style="font-size: x-large; text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="font-size: x-large;">La scorsa settimana tre militari statunitensi sono rimasti uccisi in un attacco nel nord-est della Giordania, al confine con la Siria. Il presidente Joe Biden ha subito puntato il dito contro gruppi militari sostenuti dall’Iran che operano in Siria e Iraq.</span></b></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><b><br /></b></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;">È stata la rivendicazione di un gruppo, la Resistenza Islamica in Iraq, a confermare le responsabilità.</span><span style="font-size: large;"> L’attacco è avvenuto in un contesto di estrema tensione, nel quale i gruppi militari rivendicano azioni di guerriglia contro Israele e i suoi alleati, come gli Stati Uniti.</span></b></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><b><br /></b></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;">Secondo alcuni commentatori occidentali è sulla volontà dell’Iran che si gioca lo scoppio di una guerra mondiale,</span><span style="font-size: large;"> anche se basta cambiare punto di vista per poter affermare che basterebbe una presa di posizione statunitense sul </span><a href="https://www.money.it/cosa-ha-deciso-aia-su-israele-punti-chiave-della-sentenza" style="font-size: x-large;">genocidio in atto nella Striscia di Gaza</a><span style="font-size: large;"> per abbassare il livello di tensione ed essere i primi a scrivere la parole “<span style="color: #ffa400;">fine</span>” sulla tragedia umanitaria in corso.</span></b></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><b><br /></b></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="font-size: x-large;">Per l’Occidente, a lungo silenzioso di fronte agli attacchi israeliani, è più facile analizzare i crescenti malumori nell’area MENA (Middle East and North Africa) e derubricarli a “<span style="color: #ffa400;">guerra regionale</span>”. Tra <a href="https://www.money.it/cosa-sta-succedendo-in-yemen-e-houthi-spiegato-in-modo-semplice">attacchi degli Houthi</a> e l’intensificarsi degli attacchi da parte dei gruppi armati sostenuti dall’Iran contro le basi militari Usa, il futuro non è roseo.</span></b></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><b><br /></b></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;">Cosa vuole l’Iran?</span><span style="font-size: large;"> Come riporta Al Jazeera, i gruppi sostenuti dall’Iran hanno definito i loro attacchi una “<span style="color: #ffa400;">ritorsione per il sostegno di Washington alla guerra israeliana a Gaza</span>” e affermano che minano a spingere le forze Usa fuori dalla regione.</span></b></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><b><br /></b></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;"><b>La posizione dell’Iran: in equilibrio precario tra guerra e pace</b></span></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="font-size: x-large;">Resul Serdar, in un report per Al Jazeera, ha spiegato che la posizione dell’Iran è sempre stata piuttosto chiara:</span></b></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><b>Dicono che questi attacchi non sono condotti e pianificati dall’Iran. Dicono che l’Iran ha alleati in tutta la regione. Tuttavia, questi alleati prendono decisioni anche in base ai propri orientamenti.</b></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="font-size: large;">Gli iraniani non vogliono un’escalation regionale, perché uno scontro diretto con Israele porterebbe a una guerra con gli Stati Uniti che difficilmente sarebbe vinta. </span><span style="font-size: x-large;">Una posizione comunque in bilico, perché anche se l’Iran prende le distanze, non può negare di finanziare e di addestrare i gruppi che attaccano e uccidono i soldati americani.</span></b></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><b>All’amministrazione Biden infatti è stata chiesta una risposta adeguata agli attacchi che hanno ucciso e ferito soldati Usa in Giordania.</b></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><b><br /></b></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;"><b>La risposta degli Stati Uniti: continua nel tempo e nei luoghi</b></span></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><b>L’esercito statunitense nella giornata di ieri ha risposto agli attacchi in Giordania con dozzine di missili. <span style="color: #ffa400;">Come rappresaglia per la morte di tre soldati, le forze Usa hanno colpito obiettivi in Iraq e Siria. Secondo quanto affermato da CENTCOM, il Comando centrale degli Stati Uniti, sono state usate più di 125 munizioni di precisione su centri operativi, centri di intelligence, siti di deposito armi e altre strutture collegate alle milizie legate all’Iran.</span> Il primo attacco in risposta è stato fatto, ma non sarà l’ultimo.</b></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><b><br /></b></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><b>Nel frattempo i media statali siriani hanno parlato “<span style="color: #ffa400;">dell’aggressione americana</span>” e fornito dati sulle numerose vittime e feriti causati. Il portavoce militare iracheno, Yahya Rasool, ha dichiarato che gli attacchi Usa costituiscono una violazione della sovranità irachena, rappresentano una minaccia e potrebbero portare conseguenze disastrose per la regione.</b></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><b><br /></b></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;">Da chi dipenderà lo scoppio di una guerra mondiale?</span></b></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="font-size: x-large;">I responsabili di un allargamento del conflitto potrebbero essere gli stessi Stati Uniti. Sabato 3 febbraio l’Iraq ha ufficialmente dichiarato che gli attacchi aerei Usa hanno ucciso 16 persone, compresi civili, mentre in Siria i morti sono 18.</span></b></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><b><br /></b></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><b>Il presidente Joe Biden, annunciando gli attacchi notturni, ha dichiarato che “</b><span style="color: #ffa400; font-weight: bold;">la risposta è iniziata oggi. Continuerà nei tempi e nei luoghi di nostra scelta</span><b>”. Ulteriori attacchi, sempre stando alle parole fornite da Washington, hanno lo scopo di scoraggiare l’asse della resistenza sostenuto dall’Iran nel mezzo della guerra di Israele a Gaza (</b><i>Al Jazeera</i><b>).</b></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><b><br /></b></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;"><b>Il portavoce del ministero degli Affari esteri iraniano, Nasser Kanaani, ha commentato gli attacchi:</b></span></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="font-size: large;">Oltre al sostegno totale degli Stati Uniti per quattro mesi di attacchi implacabili e barbarici da parte del regime sionista contro i residenti di Gaza e della Cisgiordania, e attacchi militari allo Yemen e violazione della sovranità e dell’integrità territoriale del paese; </span><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;">gli attacchi di ieri sera contro la Siria e l’Iraq sono stati un’altra azione avventurosa e un altro errore strategico del governo degli Stati Uniti che non avrà altro risultato se non quello di intensificare le tensioni e l’instabilità nella regione.</span></b></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="font-size: x-large;">Anche l’Europa ha criticato la decisione Usa all’alba della risposta militare, senza però puntare il dito in maniera diretta.</span><span style="font-size: large;"> Josep Borrell ha infatti affermato che “<span style="color: #ffa400;">tutti dovrebbero cercare di evitare che la situazione diventi esplosiva</span>”. </span><span style="font-size: x-large;">Completamente opposto il commento del Regno Unito, che ribadisce la sua amicizia con gli Stati Uniti sostenendo il loro diritto a rispondere agli attacchi.</span></b></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><b><br /></b></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;"><b>Come evitare il conflitto: chi deve agire per la pace</b></span></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><b>Le forti critiche contro l’Iran e la sua azione di destabilizzazione nel territorio non tolgono però agli Stati Uniti la responsabilità di cercare la pace. Nihad Awad, direttore esecutivo del CAIR (</b><i>Council on American-Islamic Relations</i><b>) - nato in un campo profughi palestinese ad Amman (</b><i>Giordania</i><b>) - chiede agli Stati Uniti di evitare di intraprendere una guerra in Medio Oriente e di fare sforzi per un cessate il fuoco.</b></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="font-size: large;">Nihad ha quindi affermato che non saranno ulteriori bombe a costruire un futuro pacifico per la regione. </span><span style="font-size: x-large;">Anche altri analisti concordano sul fatto che scegliere la “<span style="color: #ffa400;">strategia dell’indebolimento</span>” non placherà la regione. “<span style="color: #ffa400;">Il modo più efficace […] sarebbe un cessate il fuoco a Gaza</span>”, ha spiegato Trita Parsi, vicepresidente esecutiva del Quincy Institute for Responsible Statecraft.</span></b></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><b><br /></b></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;">LEGGI ANCHE</span></b></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><ul><li><b>L’Italia si prepara alla guerra: Crosetto pensa ai riservisti ma la Nato ha un problema</b></li><li><b>Quanto è probabile una guerra tra Cina e Stati Uniti?</b></li></ul></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1201499335659852639.post-8312660454657972452024-02-03T10:38:00.001+01:002024-02-03T10:38:27.725+01:00Usa, colpiti in Siria e Iraq oltre 85 obiettivi. Usati anche i bombardieri supersonici<div style="text-align: justify;"><span style="font-size: x-large;"><a href="https://www.msn.com/it-it/notizie/mondo/usa-colpiti-in-siria-e-iraq-oltre-85-obiettivi-usati-anche-i-bombardieri-supersonici/ar-BB1hH17Q?ocid=winp2fptaskbar&cvid=f2bba5ddf3cf473d91a7218c95792676&ei=28">@</a> - <b><span style="color: #ffa400;">Charleston - Sono stati impiegati anche i bombardieri supersonici B-1, decollati dalle loro basi negli Stati Uniti, per lanciare l’attacco di queste contro le milizie filo iraniane e le basi della Guardia rivoluzionaria in Iraq e Siria.</span></b> <b>Una conferma della potenza della reazione ordinata dal presidente Biden, per l’aggressione dei giorni scorsi che ha ucciso tre soldati americani in Giordania, e che viene definita come la più vasta dalle operazioni del 2011 in Libia.</b></span></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: center;"><img height="225" src="https://img-s-msn-com.akamaized.net/tenant/amp/entityid/BB1hGWui.img?w=768&h=432&m=6" width="400" /></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #ffa400;">Usa, colpiti in Siria e Iraq oltre 85 obiettivi. Usati anche i bombardieri supersonici_s1</span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #ffa400;">© fornito da La Repubblica</span></b></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;">Un chiaro avvertimento a Teheran, che finora non è stata colpita nel suo territorio, sulla determinazione di Washington a fermare gli interventi degli ayatollah per allargare la guerra in corso a Gaza a tutto il Medio Oriente e oltre. <b><span style="color: #ffa400;">Secondo le informazioni pubblicate dal Central Command, oltre 85 obiettivi sono stati colpiti, usando più di 125 bombe di precisione. </span></b>Sono stati presi di mira centri di comando e controllo, sedi dell’intelligence, depositi di missili e droni, e molte altre strutture.</div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;">Gli attacchi non hanno raggiunto il territorio iraniano, ma hanno colpito le basi dei pasdaran all’estero. A giudicare dai target elencati, lo scopo era distruggere strutture, più che eliminare personale militare. Le milizie filo iraniane stanno prendendo di mira i reparti americani in tutto il Medio Oriente, da quando è iniziata la guerra a Gaza. Lo scorso fine settimane però hanno lanciato l’assalto più grave, colpendo una base nel nord della Giordania.</div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><img src="https://assets.msn.com/staticsb/statics/latest/icons-wc/icons/VideoBlue.svg" />Video correlato: I primi raid aerei statunitensi in Iraq e Siria: le immagini dal confine (<i>Corriere Tv</i>)</div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;">Nell’attacco lanciato con i droni sono stati uccisi tre soldati americani, le cui salme sono state accolte proprio in queste ore dal presidente Biden nella base di Dover, in Delaware. Nello stesso tempo, dunque, il Pentagono ha scatenato la risposta che il capo della Casa Bianca aveva già annunciato nei giorni scorsi, dicendo che aveva approvato gli obiettivi. Non poteva non rispondere alla morte di tre militari Usa, ma soprattutto all’escalation favorita da Teheran, anche se davanti alle sue minacce la milizia Katib Hezbollah aveva dichiarato di voler sospendere le proprie operazioni contro gli americani.</div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: x-large;">Due giorni fa il portavoce della Casa Bianca aveva detto che la risposta sarebbe arrivata in fasi diverse, e potrebbe durare per un periodo prolungato, quindi è probabile che non si tratti di un’operazione isolata. Washington ha detto che non vuole allargare la guerra all’Iran, e quindi ha fatto attenzione a non colpire direttamente la Repubblica islamica dentro i suoi confini, ma se il messaggio non verrà recepito, </span><span style="font-size: x-large;"><b>il Pentagono è pronto ad accelerare ed intensificare le rappresaglie. Infatti lo stesso presidente ha avvertito:</b></span><span style="font-size: large;"> “</span><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;"><b>La nostra risposta è cominciata oggi. Continuerà nei luoghi e i tempi che sceglieremo. Non cerchiamo un conflitto, nel Medio Oriente o altrove nel mondo. Ma se fate del male ad un americano, risponderemo</b></span><span style="font-size: large;">”.</span></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1201499335659852639.post-68378485331814381972024-01-25T12:18:00.002+01:002024-01-25T12:18:47.039+01:00Il capo dell'esercito britannico avverte i cittadini di prepararsi a una possibile guerra con la Russia<div style="text-align: justify;"><b style="font-size: x-large;"><a href="https://www.msn.com/it-it/notizie/mondo/il-capo-dell-esercito-britannico-avverte-i-cittadini-di-prepararsi-a-una-possibile-guerra-con-la-russia/ar-BB1heTB7?ocid=msedgdhp&pc=U531&cvid=8d9ce91cb69740e396fa60db487b1ac1&ei=236">@</a> - <span style="color: #ffa400;">Il capo dell'esercito britannico ha avvertito i cittadini del Regno Unito di prepararsi a una guerra della portata dei grandi conflitti del XX secolo.</span></b></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><span style="font-weight: 700;"><br /></span></div><div style="font-weight: bold; text-align: center;"><a href="https://www.msn.com/it-it/notizie/mondo/il-capo-dell-esercito-britannico-avverte-i-cittadini-di-prepararsi-a-una-possibile-guerra-con-la-russia/ar-BB1heTB7?ocid=msedgdhp&pc=U531&cvid=8d9ce91cb69740e396fa60db487b1ac1&ei=236&fullscreen=true#image=2"><span style="color: #ffa400;"><img height="225" src="https://img-s-msn-com.akamaized.net/tenant/amp/entityid/BB1heP8k.img?w=612&h=344&m=6" width="400" /></span></a></div><span style="font-weight: bold;"><div style="text-align: center;"><span style="color: #ffa400;">Un soldato britannico siede in un AS90 mentre partecipa a un'esercitazione militare con soldati ucraini in un campo di addestramento militare in una località non rivelata dell'Inghilterra.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="color: #ffa400;">© AP Photo/Kin Cheung</span></div></span><span style="font-size: x-large; font-weight: bold;"><div><span style="font-size: x-large; font-weight: bold;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;">Durante un discorso all'esposizione internazionale dei veicoli corazzati a Londra, il generale Sir Patrick Sanders ha dichiarato che l'invasione russa dell'Ucraina è un segnale per il futuro, invitando i suoi concittadini ad analizzare il passato prima che sia troppo tardi.</div></span><div style="text-align: justify;"><br /></div><span style="font-size: x-large; font-weight: bold;"><div style="text-align: justify;">"<span style="color: #ffa400;">I nostri predecessori non hanno capito le possibili conseguenze della cosiddetta crisi di luglio del 1914 e hanno dovuto affrontare la più orrenda delle guerre</span>", ha detto, "<span style="color: #ffa400;">non possiamo permetterci di commettere lo stesso errore oggi. L'Ucraina è davvero importante</span>".</div></span><div style="text-align: justify;"><br /></div><span style="font-size: x-large; font-weight: bold;"><div style="text-align: justify;">Il generale Sanders ha insistito sul fatto che la portata potenziale del conflitto negli anni a venire non deve essere sottovalutata.</div></span><div style="text-align: justify;"><br /></div><span style="font-weight: bold;"><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">"</span><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;">Questa guerra non riguarda solo la terra del Donbass, né il ristabilimento di un impero russo:</span><span style="font-size: large;"><span style="color: #ffa400;"> si tratta di sconfiggere il nostro sistema e il nostro modo di vivere. La nostra reazione come generazione prebellica avrà conseguenze sulla storia</span>".</span></div></span><div style="text-align: justify;"><br /></div><span style="font-size: x-large; font-weight: bold;"><div style="text-align: justify;">I nostri predecessori non hanno capito le possibili conseguenze della cosiddetta crisi di luglio del 1914 e hanno dovuto affrontare la più orrenda delle guerre. Non possiamo permetterci di commettere lo stesso errore oggi.</div></span><span style="color: #ffa400;"><span style="font-size: x-large; font-weight: bold;"><div style="text-align: center;">Patrick Sanders</div></span><span style="font-size: x-large; font-weight: bold;"><div style="text-align: center;">Capo di stato maggiore dell'esercito britannico</div></span></span><span style="font-size: x-large; font-weight: bold;"><div style="text-align: justify;">Il generale ha sottolineato che l'esercito britannico, che da anni fatica a trovare nuove reclute, è essenziale per affrontare un possibile conflitto. Per Sanders, però, i cittadini britannici di tutti i giorni devono essere preparati, se non alla coscrizione completa, a un livello di mobilitazione civica che non si vedeva in Europa occidentale dal 1945.</div></span><div style="text-align: justify;"><br /></div><span style="font-weight: bold;"><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">In risposta al discorso di Sanders, il governo britannico ha insistito sul fatto che per il momento non sta prendendo in considerazione il richiamo alle armi. </span><span style="font-size: x-large;">Il portavoce del Primo Ministro Rishi Sunak, Max Blain, ha dichiarato che il governo "<span style="color: #ffa400;">non ha alcuna intenzione</span>" di introdurre la coscrizione.</span></div></span><div style="text-align: justify;"><br /></div><span style="font-size: x-large; font-weight: bold;"><div style="text-align: justify;">"<span style="color: #ffa400;">L'esercito britannico ha un'orgogliosa tradizione di forza volontaria. Non ci sono piani per cambiare questa situazione</span>", ha dichiarato. Ha aggiunto che "i<span style="color: #ffa400;">mpegnarsi in guerre ipotetiche" non è "utile</span>".</div></span><span style="font-weight: bold;"><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;">L'orlo del disastro</span></div></span><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: x-large; font-weight: bold;">Le parole di Sanders arrivano dopo mesi di avvertimenti da parte di altri membri chiave della Nato.</span></div><span style="font-weight: bold;"><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: x-large;">Il ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius</span><span style="font-size: large;">, ha recentemente lanciato un appello a prepararsi alla guerra, uno scenario che cambierebbe drasticamente l'organizzazione delle forze armate tedesche, dopo quasi otto decenni di visione esclusivamente difensiva dell'esercito.</span></div></span><div style="text-align: justify;"><br /></div><span style="font-size: x-large; font-weight: bold;"><div style="text-align: justify;">Il quotidiano tedesco Bild ha rivelato che Berlino starebbe preparando piani di emergenza per affrontare un possibile attacco russo contro i Paesi dell'Europa occidentale, in particolare gli Stati baltici.</div></span><div style="text-align: justify;"><br /></div><span style="font-size: x-large; font-weight: bold;"><div style="text-align: justify;">Il piano, descritto come uno "<span style="color: #ffa400;">scenario di esercitazione</span>", simula una guerra ibrida lanciata dalla Russia contro l'Estonia, la Lettonia e la Lituania nel luglio di quest'anno, utilizzando false affermazioni di discriminazione nei confronti dei russofoni come pretesto per ammassare truppe ai confini occidentali con i Paesi dell'Ue e in Bielorussia.</div></span><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-weight: bold;"><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;">Secondo le previsioni di questo scenario, l'alleanza Nato invierebbe 300.000 uomini in Europa orientale.</span></span></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1201499335659852639.post-84018438362776782692024-01-22T18:05:00.002+01:002024-01-22T18:05:26.403+01:00Mar Rosso, l’Italia si schiera: missione navale con Francia e Germania. Previsto l’uso della forza<div style="text-align: justify;"><b style="font-size: x-large;"><a href="https://www.msn.com/it-it/notizie/mondo/mar-rosso-l-italia-si-schiera-missione-navale-con-francia-e-germania-previsto-l-uso-della-forza/ar-BB1h3nfu?bncnt=BroadcastNews_TopStories&ocid=winp2fptaskbarhover&FORM=BNC001&cvid=1265244ab5cb46369d99717069e354e0&ei=33">@</a> - <span style="color: #ffa400;">DALLA NOSTRA CORRISPONDENTE BRUXELLES — Da un lato portare avanti la soluzione dei due Stati per la crisi in Medio Oriente nonostante <a href="https://www.corriere.it/esteri/24_gennaio_21/netanyahu-sotto-assedio-ora-tutti-vogliono-sue-dimissioni-b06db056-b88c-11ee-b330-158a8386c2cb.shtml">l’opposizione di Netanyahu</a>. Dall’altro fare progressi per il lancio della nuova missione militare dell’Ue, Aspides, che avrà il compito di difendere anche con l’uso della forza, se necessario, le navi mercantili nel Mar Rosso, messe a repentaglio dagli attacchi degli Houthi, con un impatto rilevante sul commercio internazionale. I ministri dei Ventisette ne discuteranno oggi al Consiglio Affari esteri.</span></b></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;"><a href="https://www.msn.com/it-it/notizie/mondo/mar-rosso-l-italia-si-schiera-missione-navale-con-francia-e-germania-previsto-l-uso-della-forza/ar-BB1h3nfu?bncnt=BroadcastNews_TopStories&ocid=winp2fptaskbarhover&FORM=BNC001&cvid=1265244ab5cb46369d99717069e354e0&ei=33&fullscreen=true#image=2"><b><img height="299" src="https://img-s-msn-com.akamaized.net/tenant/amp/entityid/BB1h3iUD.img?w=612&h=457&m=6" width="400" /></b></a></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #ffa400;">La nave della marina francese FS Languedoc (D653) nel porto di Gibuti</span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #ffa400;">© Fornito da Corriere della Sera</span></b></div><div style="text-align: justify;"><b style="font-size: x-large;">La <a href="https://www.corriere.it/politica/24_gennaio_13/mar-rosso-navi-italiane-teatro-guerra-logistica-soccorso-350-uomini-d65bb356-b190-11ee-a5f5-cef5d61f30e8.shtml">missione militare navale Ue</a> vede Italia, Francia e Germania in prima fila. Due giorni fa Roma, Parigi e Berlino hanno fatto circolare un documento congiunto sulla sicurezza e la libertà di navigazione nel Mar Rosso, visionato dal Corriere, in cui danno il loro sostegno al piano Ue, sottolineando la necessità della missione militare, che avrà «<span style="color: #ffa400;">compliti difensivi</span>», e «<span style="color: #ffa400;">l’importanza di utilizzare le strutture e le capacità già esistenti di Emasoh Agenor</span>». È la missione nata su proposta francese nel 2020 per proteggere i flussi marittimi attraverso lo Stretto di Hormuz, che divide la penisola arabica dalle coste dell’Iran, e poi estesa al Golfo Persico.</b></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b>Agenor è riuscita a sviluppare — sottolinea il documento — un ampio livello di cooperazione e coordinamento con gli Stati regionali arabi e del Corno d’Africa. E questo è l’obiettivo anche per Aspides, che avrà una missione difensiva a differenza dell’operazione lanciata da Stati Uniti e Regno Unito, con cui è previsto uno scambio di informazioni.</b></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b>I tre Paesi Ue «<span style="color: #ffa400;">invitano l’Alto Rappresentante a mettere in atto tutti i possibili sforzi diplomatici per assicurare che il mandato e le attività di Aspides godano del più alto grado di comprensione possibile nella regione e oltre</span>». Invitano quindi gli Stati membri «<span style="color: #ffa400;">a considerare favorevolmente la loro partecipazione, con mezzi navali o contributi di personale</span>». Ipotizzano un’operazione in base all’articolo 44 del Trattato, che prevede che il Consiglio possa affidare la realizzazione di una missione «<span style="color: #ffa400;">a un gruppo di Stati membri che lo desiderano e dispongono delle capacità necessarie per tale missione</span>», in coordinamento con l’Alto rappresentante Ue.</b></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="font-size: large;">Già alla riunione del Comitato politico e di sicurezza del 16 gennaio scorso gli ambasciatori dei Paesi Ue, superando le divisioni, avevano appoggiato la nuova missione i cui dettagli sono in fase di definizione. Si tratta di capire quanti Paesi contribuiranno con navi da guerra e se saranno usati i mezzi già a disposizione di Agenor. È emerso anche l’auspicio che a ospitare il quartier generale possa essere l’Italia. </span><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;">Oggi ci sarà il primo passaggio politico a livello di ministri, mentre il lancio dell’operazione è previsto nella riunione del 19 febbraio.</span></b></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b>Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, intervenendo venerdì sera a Bergamo a un incontro con un gruppo di industriali ha spiegato che «<span style="color: #ffa400;">Aspides non è solo una missione di polizia internazionale, è un importantissimo segnale politico della Ue: siamo sulla direzione della difesa comune europea, che è il vero tassello necessario per la politica estera comune</span>».</b></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b>I ministri oggi discuteranno anche del piano dell’Alto rappresentante Ue Borrell, che mira a rilanciare il processo di pace in più step sulla base della soluzione dei due Stati, con il coinvolgimento dei partner della regione e l’organizzazione di una conferenza di pace. Per favorire i negoziati i Paesi Ue e gli altri Stati coinvolti e le organizzazioni internazionali «<span style="color: #ffa400;">dovrebbero — spiega il documento — definire le conseguenze previste in caso di impegno o di mancato impegno nel piano di pace</span>». Un avviso abbastanza esplicito al premier israeliano Netanyahu contrario a uno Stato palestinese.</b></span></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1201499335659852639.post-4387522350801871272024-01-20T14:47:00.000+01:002024-01-20T14:47:17.367+01:00Polizia della Sharia in una scuola tedesca. Sardone: “Islamizzazione Europa enorme pericolo”<div style="text-align: justify;"><b><span style="font-size: large;"><a href="https://www.msn.com/it-it/notizie/mondo/polizia-della-sharia-in-una-scuola-tedesca-sardone-islamizzazione-europa-enorme-pericolo/ar-BB1gZicu?cvid=d1cbb9bd23b54dd6a7335facf4779a60&ocid=winp2fptaskbarhover&ei=8">@</a> - </span><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;">La debolezza delle istituzioni europee, in nome di una inclusività che tende alla sostituzione, sta lasciando campo libero a una sempre più rapida islamizzazione del Continente.</span></b></div><div style="text-align: center;"><span style="color: #ffa400;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><a href="https://www.msn.com/it-it/notizie/mondo/polizia-della-sharia-in-una-scuola-tedesca-sardone-islamizzazione-europa-enorme-pericolo/ar-BB1gZicu?cvid=d1cbb9bd23b54dd6a7335facf4779a60&ocid=winp2fptaskbarhover&ei=8&fullscreen=true#image=2"><b><span style="color: #ffa400;"><img height="300" src="https://img-s-msn-com.akamaized.net/tenant/amp/entityid/BB1gZ6Xs.img?w=768&h=576&m=6" width="400" /></span></b></a></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #ffa400;">Polizia della Sharia in una scuola tedesca. Sardone: </span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #ffa400;">“Islamizzazione Europa enorme pericolo”© Fornito da Il Giornale</span></b></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="font-size: large;">Il teorema di sinistra secondo il quale la cultura millenaria dei singoli Paesi debba abdicare per non discriminare chi arriva da fuori si sta dimostrando sempre di più un'ideologia pericolosa, che rischia di mettere in pericolo i fondamenti democratici e civili delle nostre società. </span><span style="font-size: x-large;">Lo dimostra il caso emblematico di una scuola comprensiva di Neuss, in Germania, dove un gruppo di studenti tra i 17 e i 19 si sono costituiti come una sorta di "<span style="color: #ffa400;">polizia della Sharia</span>"seminando il terrore nella scuola.</span></b></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="font-size: x-large;">Lo riporta il sito tedesco <a href="https://www.focus.de/familie/schule/an-schule-in-neuss-scharia-polizisten-wollten-schueler-steinigen-und-forderten-schulfrei-fuers-gebet_id_259583242.html">Focus</a>, spiegando che i giovani studenti della scuola superiore hanno cercato di imporre e far rispettare i dettami della legge islamica, sopprimendo i concetti democratici.</span> <span style="color: #ffa400; font-size: x-large;">Secondo quanto si apprende, hanno imposto una separazione per sessi delle classi, dove gli studenti sono stati fatti sedere nei banchi davanti e le studentesse in quelli retrostanti, con l'obbligo per quelle musulmane di non guardare mai in faccia il docente.</span><span style="font-size: large;"> </span><span style="font-size: x-large;">Hanno fatto pressione sui compagni musulmani per indurli a seguire le rigide regole dell'Islam per emulare l'esempio di Maometto.</span><span style="font-size: large;"> </span></b><b><span style="font-size: large;"><span style="color: #ffa400;">Qualcuno ha accettato, per evitare problemi, altri si sono rifiutati e sono stati accusati di essere cattivi musulmani, invocando per loro le punizioni della Sharia, tra le quali la lapidazione.</span> </span><span style="font-size: x-large;">Tra le richieste del gruppo anche una zona dedicata per la preghiera e l'obbligo per gli studenti musulmani di uscire prima da scuola il venerdì per ottemperare agli obblighi dell'Islam.</span></b></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="font-size: large;">La scuola ha immediatamente inviato la segnalazione alla polizia per il configurarsi di attività estremiste all'interno della scuola e, dopo le indagini, i giovani sono stati individuati come appartenenti a un gruppo di salafiti che opera in città, che si riunisce e obbedisce solamente alle regole del Corano e della Sunna. "</span><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;">La situazione è chiara: l’islamizzazione dell’Europa cresce, con modalità spesso in totale contrasto con i nostri valori e con i diritti delle donne</span><span style="font-size: large;">", ha dichiarato Silvia Sardone, eurodeputato della Lega, sottolineando come l'Islamismo e l'estremismo si stiano pericolosamente diffondendo, "<span style="color: #ffa400;">contando sulla debolezza delle istituzioni, a partire dall’Unione Europea secondo cui il problema in Europa è l’islamofobia e non il terrorismo islamico o la condizione delle donne musulmane oppresse</span>". Il caso tedesco è emblematico e nulla esclude che possano ripetersi episodi simili anche in altri Paesi e con sempre maggiore frequenza. "<span style="color: #ffa400;">Cedendo sui nostri valori, sulle nostre regole e sulle nostre tradizioni si rischia di dare sempre più spazio a chi vuole imporre regole religiose e privazioni della libertà persino in Europa</span>", ha concluso Sardone.</span></b></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1201499335659852639.post-32154582713017533872024-01-10T19:01:00.000+01:002024-01-10T19:01:46.863+01:00Come svegliare gli italiani «sonnambuli»? Con l'etica civile del cattolicesimo<div style="text-align: justify;"><a href="https://www.msn.com/it-it/notizie/other/come-svegliare-gli-italiani-sonnambuli-con-l-etica-civile-del-cattolicesimo/ar-AA1mKt5J?cvid=264a3e3281dd42b5b9b9baa07de115f3&ocid=winp2fptaskbarhover&ei=6">@</a><span style="font-size: x-large;"><a href="https://www.msn.com/it-it/notizie/other/come-svegliare-gli-italiani-sonnambuli-con-l-etica-civile-del-cattolicesimo/ar-AA1mKt5J?cvid=264a3e3281dd42b5b9b9baa07de115f3&ocid=winp2fptaskbarhover&ei=6"> </a>- <b>Nel recente </b></span><a href="https://www.avvenire.it/attualita/pagine/italia-paese-di-sonnambuli" style="font-size: x-large; font-weight: bold;">Rapporto con cui ormai da 57 anni il Censis fa il punto sulla situazione sociale del Paese</a><span style="font-size: x-large;"><b>, cerca, cioè, di fotografare quello che dovrebbe essere il “</b><i>sentimento</i><b>” prevalente con cui gli italiani vivono il tempo presente e le sfide che esso propone, l’aggettivo con cui ha scelto di sintetizzare il risultato delle analisi sui dati strutturali e su quelli di opinione è «<span style="color: #ffa400;">sonnambuli</span>», intendendo questo termine come sinonimo di «<span style="color: #ffa400;">ciechi dinanzi ai presagi</span>».</b></span></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEg_Ikc9D_h27MmC51Na7bMFHbU8HAhehJngsYA_y5q-OQlC76tesH-FcfNxaPCeEulKpOVhq5OMOlLxUC5KPe-R-OLx8zOWpIZgO8txTrH-TVkE2_fwUitDTrMgEW0IgFvJfo6plAyKdEJKycBzCQkhUNcwIgeKML9gRFL47t6M99PrrFyOZmPEz0rAFozx"><img height="267" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEg_Ikc9D_h27MmC51Na7bMFHbU8HAhehJngsYA_y5q-OQlC76tesH-FcfNxaPCeEulKpOVhq5OMOlLxUC5KPe-R-OLx8zOWpIZgO8txTrH-TVkE2_fwUitDTrMgEW0IgFvJfo6plAyKdEJKycBzCQkhUNcwIgeKML9gRFL47t6M99PrrFyOZmPEz0rAFozx=w400-h267" width="400" /></a></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #ffa400;">Come svegliare gli italiani «sonnambuli»? Con l'etica civile del cattolicesimo</span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #ffa400;">© Fornito da Avvenire</span></b></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;">Il Censis sostiene che sono ormai del tutto evidenti alcuni fenomeni (<i>crisi demografica e insostenibilità del welfare anzitutto</i>) che fanno chiaramente presagire l’inevitabile declino del Paese, per non dire una vera e propria crisi del sistema Italia. A fronte di ciò, la società italiana, intesa sia come classi dirigenti che come “<b><span style="color: #ffa400;">maggioranza silenziosa</span></b>”, si mostra irresoluta e incapace di reagire in termini razionali. <b>Le cause di tale incapacità a decidere e ad agire sono imputabili: al </b>«<span style="color: #ffa400;"><b>disarmo identitario e politico» (il 56,% [il 61,4% tra i giovani] è convinto di contare poco nella società); a «un profondo senso di impotenza</b></span>» (<i><b><span style="color: #ffa400;">il 60,8%</span></b> <b>[il 65,3% tra i giovani]</b> </i></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><i><span style="color: #ffa400;"><b><br /></b></span></i></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><i><span style="color: #ffa400;"><b>prova una grande insicurezza a causa dei tanti, diversi, inattesi rischi</b></span>)</i>;<b> alla delusione nei confronti della globalizzazione, che per il 69,3% avrebbe portato all’Italia più danni che benefici; alla rassegnazione all’inevitabile ridimensionamento del Paese (l’80,1% è convinto che dalle passate emergenze ne è uscita una Italia in declino </b>[<i><b>l’84,1% tra i giovani</b></i>]).</div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;">In questo clima di sfiducia e di impotenza, alle risposte razionali si sostituiscono credenze fideistiche che, sostenute solo da fattori emotivi, tendono a produrre «<span style="color: #ffa400;">fughe millenaristich</span>e», ad amplificare le paure, ad accettare l’improbabile e ad accontentarsi del verosimile. Il risultato a livello collettivo è, appunto, l’inerzia, l’incapacità di pensare a un progetto nazionale condiviso che sappia mettere in atto le riforme strutturali necessarie. Osservando il panorama del Paese si vedono ancora “<i>scie</i>” luminose, casi di successo e di riuscita, esempi di eccellenza, ma le scie non diventano “<i>sciame</i>”, anzi, soprattutto fra i giovani la richiesta che sembra affermarsi è a essere diversi, di avere la possibilità di portare avanti ciascuno il proprio progetto di vita «<b><span style="color: #ffa400;">senza vincoli collettivi</span></b>».</div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;">Come si vede, un’analisi decisamente pessimistica che non lascia molti spazi alla speranza e che si colora anche di elementi inquietanti se riflettiamo sul riferimento letterario-culturale che forse ha suggerito ai responsabili del Censis la metafora dei «<b><span style="color: #ffa400;">sonnambuli</span></b>». È probabile, infatti, che tale origine sia da individuare nella trilogia di romanzi di Hermann Broch, intitolata, appunto, I sonnambuli, che racconta la progressiva «degradazione dei valori» attraverso la quale la Germania è scivolata verso il crollo finale della sua cultura, coinciso con l’affermarsi del nazismo.</div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: x-large;"><b>Possiamo fermarci a questa analisi?</b></span><span style="font-size: x-large;"> Evidentemente no. Essa va apprezzata perché conferma che dopo più di centocinquanta anni di unità nazionale resta o è tornato pienamente attuale il compito indicato dalla massima da sempre attribuita a Massimo d’Azeglio, in realtà formulata da Ferdinando Martini nel 1896: «<span style="color: #ffa400;"><b>Fatta l’Italia, bisogna fare gli italiani</b></span>» perché senza un’identità come popolo o nazione è impossibile “<i>pensare in grande</i>” andando oltre quei “<i>desideri minori</i>” che rappresentano la cifra esistenziale della maggioranza degli italiani ormai convertiti a quella che Ronald Inglehart già negli anni 70 del Novecento ha definito la cultura postmaterialistica, caratterizzandola come cedimento della «<b><span style="color: #ffa400;">razionalità strumentale</span></b>» in favore di una non meglio precisata «<span style="color: #ffa400;"><b>razionalità del valore</b></span>» che induce una nuova enfasi sulla qualità della vita in luogo di quella sulla massimizzazione della crescita economica (<i>individuale e di gruppo</i>). I valori su cui si basa questa cultura – tra i quali l’accettazione dell’aborto e del divorzio, dell’omosessualità, dell’eutanasia, la tolleranza, la valorizzazione della libertà di scelta, del tempo libero e della soddisfazione della vita – si contrappongono a quelli “<i>materialisti</i>” come il lavorare sodo, il denaro, la responsabilità dello Stato, il rispetto dell’autorità, la centralità del lavoro e della famiglia, l’orgoglio nazionale e sono connessi per lui con il declino del “<i>governo grande</i>” e della sua autorità.</span></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;">Inglehart ha intitolato il libro del 1977 in cui ha presentato per la prima volta in forma sistematica i risultati delle sue ricerche sui valori degli europei La rivoluzione silenziosa sottolineando come la nuova cultura emergesse soprattutto tra i giovani e tra i tedeschi, cioè nel Paese più ricco d’Europa e come fosse collegata al sentimento di aver raggiunto la sicurezza sul piano materiale. I dati del Censis, invece, smentiscono questa ipotesi e ci dicono che è ormai la cultura prevalente in tutte le generazioni e che riesce a convivere con un sentimento crescente di insicurezza riguardo al futuro, che, anzi, sembra rafforzarla attraverso il meccanismo della riduzione degli orizzonti.</div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;">Però oggi porre il problema dell’identità è di per sé problematico nel momento in cui la cultura mainstream inneggia alla fluidità, non solo di genere, al meticciato, alla relazionalità, per usare <a href="https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/dalla-prima-paginala-ricchezza-profonda">il termine utilizzato su questo giornale da Mauro Magatti nel suo commento al rapporto Censis</a>. <b>Credo che proporre come nuova identità degli italiani il fatto di non avere nessuna identità ma di essere aperti a tutte le possibilità, gli incontri, le alternative, non possa non avere esiti paradossali:</b> non possa, cioè, non rinforzare, invece che superare, quel modello di vita che il Censis ha definito dei «<span style="color: #ffa400;">desideri minori</span>», che si accontenta del «<span style="color: #ffa400;"><b>benessere minuto</b></span>» e che cerca «<b><span style="color: #ffa400;">la felicità delle piccole cose di ogni giorno</span></b>» , come il tempo libero, gli hobby, le passioni personali (<i>rispetto al passato, l’81% degli italiani dedica molta più attenzione alla gestione dello stress e alla cura delle relazioni, perni del benessere psicofisico personale</i>).</div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><b>L'alternativa, certamente difficile e impegnativa, è quella di tornare a fare i conti con la storia del nostro Paese riconoscendo con serenità che la sola cultura civile degli italiani, intesi come popolo o come nazione, è stata il cattolicesimo, nel senso laico dato al termine da Benedetto Croce nel suo scritto Perché non possiamo non dirci cristiani.</b> Il tentativo sistematicamente perseguito negli ultimi decenni sia nella scuola che nei media di azzerare tale identità, sostituendola con nuove narrazioni che nel tempo si sono succedute e reciprocamente negate, non ha prodotto una nuova “<i>religione civile</i>”, sul modello americano magistralmente analizzato da Robert Bellah, ma piuttosto, come il Censis conferma, la perdita di qualunque identità di popolo o nazionale e l’apertura ad atteggiamenti emotivi e irrazionali.</div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><b>Si tratta, quindi, di ripartire da quel patrimonio etico e culturale che il cristianesimo ha costruito in Italia, riscoprendo l’atteggiamento evangelico del padrone di casa che</b> «<b><span style="color: #ffa400;">estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche</span></b>», <b>aperti cioè a valorizzare tutto ciò che di buono ci ha consegnato la nostra storia ma anche il buono che hanno proposto o potranno proporre le altre identità culturali ormai presenti nel nostro Paese, paradossalmente facilitati in questa operazione proprio dal fatto che non esiste più un partito cattolico o dei cattolici, ma che l’identità cattolica è presente – o può esserlo – in tutte le forze politiche.</b></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: large;"><b>Già ordinario di Sociologia generale professore Alma Mater dell’Università di Bologna</b></span></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1201499335659852639.post-18601267230897523492024-01-06T11:30:00.000+01:002024-01-06T11:30:14.783+01:00Perché i politici italiani non vogliono Mario Draghi in Europa<div style="text-align: justify;"><b><span style="font-size: large;"><a href="https://lespresso.it/c/politica/2024/01/05/perche-i-politici-italiani-non-vogliono-mario-draghi-in-europa/49648">@</a> - </span><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;">Giorgia Meloni e Matteo Salvini non lo amano e gli rinfacciano la rete di relazioni. Il Movimento 5 Stelle lo ha azzoppato. E il Pd di Schlein si dimostra abbastanza timido.</span></b></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-size: x-large; font-weight: bold; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiBuF9C6NsP7xyI-2xwpl2wBEGNJrTPsri722Z62ensqmHiJvSQmZMtfCCx9CN3h5ax7iq43gK9I36qcd-vihgBwFbT2OLWnR_ICeu-N5oGl4Inb4Z4qDCBlLdEkhktlHCOZeYB7_O6zYq1XZplq9vOU46YwINlYV935PpM13BpjgrRP_W0PkTH3TcnoR0H"><img height="160" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiBuF9C6NsP7xyI-2xwpl2wBEGNJrTPsri722Z62ensqmHiJvSQmZMtfCCx9CN3h5ax7iq43gK9I36qcd-vihgBwFbT2OLWnR_ICeu-N5oGl4Inb4Z4qDCBlLdEkhktlHCOZeYB7_O6zYq1XZplq9vOU46YwINlYV935PpM13BpjgrRP_W0PkTH3TcnoR0H=w400-h160" width="400" /></a></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><span style="font-size: x-large; font-weight: bold;"><div style="text-align: justify;">Si apre con una spettacolare esibizione di miopia politica la nostra campagna elettorale per le Europee. <span style="color: #ffa400;">Parola d’ordine, in entrambi gli schieramenti, sembra essere quella di azzoppare Mario Draghi.</span></div></span><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><span style="font-size: x-large; font-weight: bold;"><div style="text-align: justify;">Un gioco, del resto, al quale nessuno si sottrae da almeno due anni, quando prima sbarrarono la strada verso il Quirinale all’ex presidente della Banca centrale europea. Facendo poi cadere, per puro tornaconto elettorale senza riguardo alcuno per la situazione del Paese, pure il governo che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella gli aveva caricato sulle spalle a causa dell’incapacità dei partiti di risolvere la crisi politica. In piena emergenza Covid.</div></span><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><span style="font-size: x-large;"><div style="text-align: justify;"><b>E ora che il problema sembrava risolto dopo essersi liberati di una figura così ingombrante, ecco che circola il suo nome addirittura per il vertice delle istituzioni europee. Anche se la casella di cui si parla, la presidenza della Commissione europea, non è forse quella giusta. Più probabile (</b><i>e logico</i><b>) che si tratti invece della presidenza del Consiglio europeo, nel 2009 diventata elettiva e da allora ricoperta da un polacco, l’attuale primo ministro Donald Tusk, e da due belgi: Herman Van Rompuy e Charles Michel. L’ultimo dei quali, a dirla proprio tutta, non è apparso particolarmente all’altezza del compito. Memorabile la figuraccia al vertice con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, quando la presidente della Commissione Ursula von der Leyen venne lasciata senza poltrona perché donna, senza che Michel facesse una piega.</b></div></span><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><span style="font-weight: bold;"><div style="text-align: justify;"><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;">Fuori di dubbio, quindi, che la presidenza del Consiglio europeo avrebbe ora necessità di una bella iniezione di autorevolezza.</span><span style="font-size: large;"> Da questo punto di vista il nostro Mario Draghi sarebbe di sicuro la scelta migliore, sempre ammesso che lui sia disponibile. Ma fin qui la discussione è puramente accademica. Anche perché per arrivare a occupare quella posizione serve il voto della maggioranza dei 27. E se l’ex presidente della Bce risponde al requisito di base per guidare il Consiglio, cioè quello di essere stato capo di governo, a differenza dei suoi predecessori non è un politico. </span><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;">Nel senso che non è espressione di alcun partito. E non è un problema da poco.</span></div></span><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><span style="font-size: x-large; font-weight: bold;"><div style="text-align: justify;">Draghi non piace al Movimento 5 Stelle, che in quanto custode della moneta unica lo considerava il nemico numero uno. Né alla Lega di Matteo Salvini, per ragioni analoghe, che pure nel suo governo aveva come i grillini posti chiave. Basta dire che il ministro leghista Giancarlo Giorgetti, che nell’esecutivo Draghi era allo Sviluppo economico, occupa ora la casella più importante dell’esecutivo di Giorgia Meloni come responsabile dell’Economia.</div></span><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><span style="font-size: x-large; font-weight: bold;"><div style="text-align: justify;">Ma ancor meno l’ex presidente della Bce piace ai Fratelli d’Italia. Ossessionati come sono ancora adesso, a distanza di trent’anni, dalla storia del Britannia: il panfilo inglese sul quale salì l’allora direttore generale del Tesoro Draghi all’epoca delle privatizzazioni. E dopo il panfilo, il treno. Quello diretto a Kiev con Draghi in compagnia di Emmanuel Macron e Olaf Scholz immortalati in una celebre foto che fa dire a Giorgia Meloni, piccata, che «<span style="color: #ffa400;">per alcuni la politica estera è stata farsi la foto con Francia e Germania quando non si portava a casa niente</span>». Salvo poi cercare di rimediare goffamente a uno scivolone non esattamente patriottico: «<span style="color: #ffa400;">Non è un attacco a Draghi ma al Partito Democratico che come al solito pensa che tutto il lavoro che il presidente del Consiglio Draghi ha fatto si riassuma nella fotografia con Francia e Germania</span>».</div></span><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><span style="font-size: x-large;"><div style="text-align: justify;"><b>Ecco allora il Pd. Con la segretaria Elly Schlein (</b><i>riferendosi alla ipotetica successione di Ursula von der Leyen</i><b>) puntualizzare che «<span style="color: #ffa400;">il Partito democratico fa parte di una vera famiglia politica europea, il Partito socialista europeo. Sceglieremo insieme qual è il nostro candidato alla presidenza della Commissione europea e quello sarà il candidato che sosterremo. Non mi sembra che Draghi appartenga alla famiglia socialista europea</span>». Chiusa lì.</b></div></span><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><span style="font-size: x-large; font-weight: bold;"><div style="text-align: justify;">Milano Finanza ha raccontato che a Enrico Letta è stato chiesto un rapporto sul mercato unico per il Consiglio europeo. Non soltanto per i suoi ottimi rapporti l’ex premier italiano ed ex segretario del Partito democratico avrebbe tutte le carte in regola per la presidenza del Consiglio. Magari anche la non ostilità della famiglia socialista europea, che sappiamo essere molto variegata. Ma non potrebbe contare sull’appoggio, fondamentale per un candidato italiano, del governo di Giorgia Meloni. E difficilmente, dopo le elezioni di giugno per cui non si prevede una schiacciante vittoria delle sinistre, sul sostegno della maggioranza degli Stati dell’Ue. Anche i possibili candidati dell’esecutivo Meloni, del resto, dovrebbero conquistare il consenso degli altri Paesi membri e non sarebbe facile: se il successo elettorale della sinistra è improbabile, nemmeno il cappotto delle destre e dei sovranisti può essere dato per scontato.</div></span><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><span style="font-size: x-large; font-weight: bold;"><div style="text-align: justify;"><span style="color: #ffa400;">Dunque il rischio per l’Italia di ritrovarsi fra un anno con un pugno di mosche in mano, potendosi consolare al massimo con un commissario di seconda fascia dopo che Paolo Gentiloni avrà lasciato la casella dell’Economia, esiste eccome. Ma tant’è. Non è forse la specialità della nostra politica, quella di azzoppare i cavalli migliori per accontentarci dei ronzini?</span></div></span><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><span style="font-size: x-large; font-weight: bold;"><div style="text-align: justify;">Continuiamo così, facciamoci del male…</div></span><div style="font-size: x-large; font-weight: bold; text-align: justify;"><a href="https://lespresso.it/g/mario%20draghi">mario draghi</a></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><a href="https://lespresso.it/g/sergio%20rizzo" style="font-weight: bold;">sergio rizzo</a></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1201499335659852639.post-83151894627162471692023-12-29T15:39:00.000+01:002023-12-29T15:39:33.210+01:00L’Italia deve aver paura di Hezbollah? Quali rischi corriamo dopo le minacce<div style="text-align: justify;"><span style="font-size: x-large; font-weight: bold;"><a href="https://www.money.it/italia-paura-hezbollah-quali-rischi-dopo-minacce?utm_campaign=Money+News+Pranzo&utm_medium=email&utm_source=MagNews&utm_content=Money+news+Pranzo+%282023-12-29%29">@</a> - </span><span style="font-weight: bold;"><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;">Hezbollah ha inserito l’Italia nella “nella coalizione del male” dopo l’invio della fregata Virginio Fasan nel Mar Rosso: </span><span style="font-size: x-large;">cosa significa questa minaccia e quali rischi corriamo.</span></span></div><b><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-size: x-large; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjaI5kVSlYLCggGczm5P6D8JCz-glrRf6XWPMJLHiLMflB_JF2SPvfJGa3o_UzFwxtoDOVAu5a0JpdIbRVDv7qJDjoXpe2Cq1NnCFF65vbAckGzOpTdX9W-yKAjQnhraGAcLNhmUO1KMOdyfqwozYEaqHHHSn7RNn7_m1yYJtWEmPh58iKBZVaH7iHmZLEp"><img height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjaI5kVSlYLCggGczm5P6D8JCz-glrRf6XWPMJLHiLMflB_JF2SPvfJGa3o_UzFwxtoDOVAu5a0JpdIbRVDv7qJDjoXpe2Cq1NnCFF65vbAckGzOpTdX9W-yKAjQnhraGAcLNhmUO1KMOdyfqwozYEaqHHHSn7RNn7_m1yYJtWEmPh58iKBZVaH7iHmZLEp=w400-h225" width="400" /></a></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;">Anche l’Italia è finita nel mirino di Hezbollah, la milizia sciita libanese che da quando è scoppiata la guerra tra Israele e Hamas ha ripreso a scontrarsi con le truppe dello Stato ebraico lungo il confine che divide i due Paesi.</div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;">Proprio durante i funerali di alcuni combattenti morti durante gli scontri con l’esercito israeliano, il numero due di Hezbollah Naim Qassem ha lanciato la sua minaccia ad alcuni Paesi occidentali tra cui anche l’Italia.</div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">“</span><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;">È necessario - ha dichiarato il leader Hezbollah - far fronte comune contro la coalizione del male di Usa, Israele, Francia, Gran Bretagna, Italia e Germania, con la coalizione del bene delle forze della resistenza anti-israeliana in Palestina, Libano, Iran, Yemen e Iraq</span><span style="font-size: large;">”.</span></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;">Il riferimento è all’operazione <a href="https://www.money.it/usa-yemen-aria-guerra-italia-partecipera-operazione-prosperity-guardian">Prosperity Guardian</a> guidata dagli Stati Uniti, con gli Usa che hanno messo insieme una coalizione per cercare di fermare gli attacchi dei ribelli yemeniti Houthi alle navi commerciali nel Mar Rosso.</div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;">Anche l’Italia infatti ha dato la sua disponibilità a far parte dell’operazione voluta da Washington dopo che diverse compagnie hanno deciso di evitare il canale di Suez e tornare a circumnavigare l’Africa, con un forte impatto a livello commerciale in termini di tempi e costi.</div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;">Il nostro Paese così ha deciso di anticipare l’invio nel mar Rosso della <a href="https://www.money.it/virginio-fasan-perche-nave-guerra-italiana-partita-per-mar-rosso">fregata Virginio Fasan</a>, in teoria previsto per il prossimo febbraio, il tutto per rafforzare la missione europea anti-pirateria che opera nell’area.</div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;">Questa decisione però non sembrerebbe essere piaciuta a Hezbollah, con il Partito di Dio che è un alleato dei ribelli yemeniti Houthi al pari dell’Iran, il tutto mentre anche a Teheran c’è grande fermento dopo l’uccisione del generale da parte di Israele.</div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;">L’Italia deve aver paura di Hezbollah?</span></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;">Naim Qassem nel suo discorso ha evocato una sorta di coalizione del “<span style="color: #ffa400;">bene</span>” - Palestina, Libano, Iran, Yemen e Iraq - che si dovrebbe opporre alla coalizione del “<span style="color: #ffa400;">male</span>” formata da Usa, Israele, Francia, Gran Bretagna, Italia e Germania.</div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;">Hezbollah è un gruppo armato molto più potente militarmente parlando rispetto ad Hamas. La milizia sciita libanese infatti può contare su circa 100.000 combattenti e, secondo El Pais, dispone di “<span style="color: #ffa400;">diverse centinaia di missili ad alta precisione, circa 5.000 missili con una gittata superiore ai 200 chilometri (con il Fateh-110 in grado di raggiungere i 300 chilometri), circa 65.000 razzi con una gittata fino a 45 chilometri e missili con una gittata inferiore ai 200 chilometri, e circa 2.000 droni</span>”.</div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: x-large;">La vera forza di Hezbollah però sono i 150.000 missili Fateh-110 che sono puntati su Israele, considerati come una sorta di assicurazione per l’Iran contro ogni possibile attacco da parte di Tel Aviv.</span></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;">Se al momento la guerra è contro Hamas, gli israeliani sono ben consapevoli che non saranno mai veramente al sicuro fino a quando Hezbollah continuerà a tenere i suoi missili puntati sullo Stato ebraico. Al tempo stesso, finora il Partito di Dio si è guardato bene dal dichiarare guerra a Israele limitandosi a qualche scontro di frontiera.</div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;">Il paradosso è che a questo punto potrebbe essere Israele, dopo aver debellato Hamas, ad attaccare Hezbollah dando il via a una guerra regionale che inevitabilmente andrebbe a coinvolgere anche Iran e Stati Uniti.</div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;">Quanto all’Italia, la missione nel Mar Rosso di certo non è esente da pericoli, tanto che l’Arabia Saudita - da anni in guerra con i ribelli yemeniti - si è sfilata da questa operazione parlando di concreti rischi di escalation.</div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #ffa400; font-size: x-large;">Il Medio Oriente ribolle e al momento è difficile decifrare cosa potrà riservarci questo 2024 che, viste le premesse, difficilmente però sarà l’anno della pace.</span></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: x-large;">LEGGI ANCHE</span></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><b style="text-align: start;"><div style="text-align: justify;"><a href="https://www.money.it/perche-hezbollah-fa-paura-quanto-forte-esercito-guerra-israele?fonte=leggi-anche&articolo=147091"><br /></a></div><div style="text-align: justify;"><a href="https://www.money.it/perche-hezbollah-fa-paura-quanto-forte-esercito-guerra-israele?fonte=leggi-anche&articolo=147091">Perché Hezbollah fa così paura: quanto è forte l’esercito e possibile guerra con Israele</a></div><div style="text-align: justify;"><img src="https://www.money.it/local/cache-vignettes/L211xH129/ddc4aedf0639f7752b64ae60b0ff23-041e8.jpg?1697794942" /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div></b></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><a href="https://www.money.it/le-5-guerre-di-cui-avere-paura-2024?fonte=leggi-anche&articolo=147091">Le 5 guerre di cui avere paura nel 2024</a></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><img src="https://www.money.it/local/cache-vignettes/L211xH129/10a7045cf09506ef76d90a87d4884d-cb004.jpg?1703763516" /></div></b>Unknownnoreply@blogger.com0