@ - Segnalazioni in deciso aumento rispetto al 2020: l’incidenza è particolarmente grave tra i ragazzi, è su di loro che la percentuale dei decessi è più alta.
La presidente Monica Petra: il servizio di ascolto telefonico dedicato ai disagi emozionali lancia l’avviso per le famiglie riguardo questa criticità e ripropone l’evento del 10 settembre dal titolo “Non parlarne è 1 suicidio”
Dal 2003 il 10 settembre è la giornata mondiale per la prevenzione del suicidio, promossa dall’International Association for Suicide Prevention (IASP) e co-sponsorizzata dall’Organizzazione Mondiale per la Sanità, destinata a sensibilizzare le persone riguardo alla prevenzione del suicidio. I dati sono decisamente allarmanti: ogni anno nel mondo circa 800mila persone si tolgono la vita, una ogni 40 secondi e per ogni suicidio almeno altre 20 persone lo tentano. Il fenomeno non risparmia il nostro Paese, soprattutto nell’ultimo biennio, caratterizzato dalla pandemia, dalla crisi economica e da quella internazionale legata anche alla guerra in Ucraina.
In aumento le richieste di aiuto
Ne parla Monica Petra, presidente di Telefono Amico Italia, che innanzitutto ci avverte come, in un tempo brevissimo, il numero di persone che chiedono aiuto su questo disagio sia aumentato di oltre il 50%. Fortunatamente è anche aumentato il numero di persone che trovano la forza di chiedere aiuto. Ultimamente soprattutto i più giovani sono coinvolti, perché se non toccati dalla patologia, hanno comunque sofferto l’isolamento e l’assenza di relazioni (anche scolastiche).
Incontri con i cittadini
Il 10 settembre è occasione per fare il punto della drammatica situazione, ma anche leggere i dati positivi su cui fare forza. È occasione per sensibilizzare e sdoganare il tabù dietro il quale si trova questo problema, la tendenza a non parlarne nella paura dell’emulazione. Questo avverrà grazie a Telefono Amico Italia che, grazie al supporto dei centri locali distribuiti su tutto il territorio, organizzerà incontri con i cittadini in 16 diverse piazze italiane.
I pericoli del web
I recenti fatti di cronaca portano in luce il coinvolgimento del web in episodi di suicidio. Ma come qualunque strumento, il web non può essere demonizzato. Sui social in fondo si racconta anche del disagio e l’obiettivo non è eliminare la narrazione di quest'ultimo ma imparare a leggerla e trovare spazi dove i giovani possano trovare aiuto. Si tratta sostanzialmente di aiutare i giovani a riconoscere i sintomi del disagio e dove gli stessi ragazzi possano essere di aiuto per i loro coetanei. Insegnare ad ascoltare a fare attenzione ai segnali dati da chi soffre è fondamentale, soprattutto in questi tempi in cui i ragazzi vivono sempre di più in un mondo virtuale nel quale, tra i tanti pregi e agi, si annida anche un disagio che invece è assolutamente reale.
Ascolto
Ecco dunque che la prima strategia di intervento per la prevenzione del suicidio è proprio l’ascolto, soprattutto e innanzitutto nell’ambito familiare. Come spiega la presidente e volontaria di Telefono Amico Italia: “Ascoltare vuol dire anche narrarsi. Questo è un elemento fondamentale per lo sviluppo di una società nella quale il benessere emozionale sia considerato necessario, sia considerato un problema di natura pubblica”.
Come suggerisce l'associazione in una nota, è importante che in una società il benessere emozionale sia considerata una questione di salute medica alla pari delle altre questioni di natura prettamente “fisica”. Recentemente la Camera dei Deputati ha approvato una mozione per riconoscere il suicidio come un problema di salute pubblica. Il suicidio si può affrontare in termini di cultura della narrazione e dell’ascolto delle emozioni reali, a prescindere dall’apparenza della vita pubblica. "Il percorso per arrivare a ciò deve iniziare nelle famiglie, proseguire nelle scuole e deve diventare parte del percorso personale di qualunque individuo", si legge nel comunicato. "Ancora una volta dunque, capiamo che davvero nessuno si salva da solo e che una comunità davvero in grado di essere compassionevole, è la garanzia di un sostegno concreto ed effettivo". Come ripete spesso Papa Francesco, "non si tratta solo di andare verso il prossimo, ma di diventare ciascuno prossimo”.
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