Con il piano Brexit Corbyn lancia un attacco diretto alla May: "Presentando il suo piano per la Brexit – una "relazione su misura e negoziata con l'Ue" e la permanenza del Regno Unito nell'unione doganale – il leader laburista Jeremy Corbyn ha sferrato il suo attacco finale alla premier conservatrice Theresa May, da tempo in difficoltà per lo stallo dei negoziati sull'uscita del Paese dall'Unione europea. In una mossa accolta con cauto ottimismo dalla comunità imprenditoriale, Corbyn ha chiarito che il Labour "rispetta il risultato del referendum" sulla Brexit, ma è favorevole a una "relazione su misura e negoziata con l'Ue per il futuro".
Il leader laburista ha detto che nella transizione la Gran Bretagna dovrà restare nell'unione doganale "con le regole esistenti". Mentre per il dopo ha sottolineato la priorità dei rapporti commerciali con l'Ue rispetto a quelli con Paesi terzi. Quanto al mercato unico, Corbyn ha invocato "una forte relazione" a divorzio sancito, ma non la permanenza del Regno al suo interno. Una relazione "senza tariffe" e basata sul rispetto di "diritti, standard e tutele" previste attualmente dalla normativa europea, sottolineando peraltro l'ambizione laburista di concordare "esenzioni" sulle direttive riguardanti la concorrenza nei servizi pubblici e contro la strategia delle privatizzazioni a tappeto. In polemica col governo Tory di Theresa May, il numero uno del Labour ha quindi detto no a una Brexit fatta di "barricate", no alla tentazione di fare degli immigrati "un capro espiatorio" e no a "una guerra fra le generazioni".
Immediata la risposta della premier, che ora dovrà intraprendere una dura battaglia per evitare di uscire sconfitta in primavera alla Camera dei Comuni da un'insolita alleanza tra laburisti, altri partiti d'opposizione e dissidenti Tory. Il Regno Unito non farà parte di "alcuna forma di unione doganale" con l'Ue dopo la Brexit, ha dichiarato in termini perentori un portavoce di Downing Street. Resta il 'no' pure a una permanenza nel mercato unico dopo la transizione, ha detto il portavoce, precisando che il governo si riunirà per confermare questa linea prima di un discorso annunciato da May per venerdì.
Nel suo discorso di oggi Corbyn ha accusato il governo May di lasciare il Paese "al buio" sulla strategia negoziale in vista dell'uscita della Gran Bretagna dall'Ue. L'esecutivo "non ha un piano per l'economia e non ha un piano sulla Brexit", ha tuonato il leader dell'opposizione laburista, evidenziando l'impatto di questo stallo su un Paese la cui economia "è stata già danneggiata da 8 anni d'austerità sotto i governi Tory".
Corbyn ha anche ironizzato sulle divisioni nel gabinetto May e sulla recente riunione 'carbonara' nella residenza di campagna della premier dei Chequers, osservando come i ministri Tories senior siano più impegnati "a cercare un accordo fra loro" piuttosto che a negoziare con Bruxelles. Ha quindi insistito sulla sua linea alternativa in materia di Brexit, sostenendo che il divorzio da Bruxelles non deve significare "inevitabilmente una sventura" e insistendo in particolare sull'idea di "un nuovo e completo accordo" di unione doganale per il futuro.
Un accordo sul mantenimento di un'unione doganale sarebbe utile in particolare per garantire un confine aperto fra Irlanda e Irlanda del Nord, ha rilevato ancora Corbyn, e per difendere uno dei pilastri di quella pace irlandese per la quale ha reso omaggio - in un raro gesto di unità interna al Labour - al suo storico rivale Tony Blair. Più in generale, il leader laburista ha quindi difeso il proprio programma alternativo ai Tory anche in materia di politica economica: "per i molti, non per i pochi", come ha rimarcato fra gli applausi ricordando lo slogan di riferimento attuale del partito. "Con noi (al governo) non ci saranno tagli di tasse ai più ricchi", ma anzi "un aumento delle tasse al 5%" più facoltoso del Paese per finanziare "la spesa sociale", ha rivendicato. A cominciare dai finanziamenti necessari, ha detto Corbyn, ai un sistema sanitario nazionale in piena crisi.
A interessare gli imprenditori, però, è soprattutto l'impegno espresso oggi dal leader laburista a "una nuova unione doganale Uk-Ue" dopo la Brexit, un impegno elogiato – sottolinea il Guardian – dalla Cbi (la Confederazione dell'Industria britannica) e dall'Institute of Directors (influente organizzazione degli imprenditori britannici), così come dall'ex cancelliere Tory George Osborne.
Ma a dimostrazione che in politica non si può accontentare tutti c'è la delusione di quanti, all'interno del partito laburista, speravano che Corbyn esprimesse una volontà chiara di mantenere il Regno Unito nel mercato unico dell'Ue. Cosa che invece il segretario ha preferito non fare, suggerendo che rimanere nelle condizioni attuali potrebbe impedire al Labour di realizzare il suo "ambizioso programma economico"."
Il leader laburista ha detto che nella transizione la Gran Bretagna dovrà restare nell'unione doganale "con le regole esistenti". Mentre per il dopo ha sottolineato la priorità dei rapporti commerciali con l'Ue rispetto a quelli con Paesi terzi. Quanto al mercato unico, Corbyn ha invocato "una forte relazione" a divorzio sancito, ma non la permanenza del Regno al suo interno. Una relazione "senza tariffe" e basata sul rispetto di "diritti, standard e tutele" previste attualmente dalla normativa europea, sottolineando peraltro l'ambizione laburista di concordare "esenzioni" sulle direttive riguardanti la concorrenza nei servizi pubblici e contro la strategia delle privatizzazioni a tappeto. In polemica col governo Tory di Theresa May, il numero uno del Labour ha quindi detto no a una Brexit fatta di "barricate", no alla tentazione di fare degli immigrati "un capro espiatorio" e no a "una guerra fra le generazioni".
Immediata la risposta della premier, che ora dovrà intraprendere una dura battaglia per evitare di uscire sconfitta in primavera alla Camera dei Comuni da un'insolita alleanza tra laburisti, altri partiti d'opposizione e dissidenti Tory. Il Regno Unito non farà parte di "alcuna forma di unione doganale" con l'Ue dopo la Brexit, ha dichiarato in termini perentori un portavoce di Downing Street. Resta il 'no' pure a una permanenza nel mercato unico dopo la transizione, ha detto il portavoce, precisando che il governo si riunirà per confermare questa linea prima di un discorso annunciato da May per venerdì.
Nel suo discorso di oggi Corbyn ha accusato il governo May di lasciare il Paese "al buio" sulla strategia negoziale in vista dell'uscita della Gran Bretagna dall'Ue. L'esecutivo "non ha un piano per l'economia e non ha un piano sulla Brexit", ha tuonato il leader dell'opposizione laburista, evidenziando l'impatto di questo stallo su un Paese la cui economia "è stata già danneggiata da 8 anni d'austerità sotto i governi Tory".
Corbyn ha anche ironizzato sulle divisioni nel gabinetto May e sulla recente riunione 'carbonara' nella residenza di campagna della premier dei Chequers, osservando come i ministri Tories senior siano più impegnati "a cercare un accordo fra loro" piuttosto che a negoziare con Bruxelles. Ha quindi insistito sulla sua linea alternativa in materia di Brexit, sostenendo che il divorzio da Bruxelles non deve significare "inevitabilmente una sventura" e insistendo in particolare sull'idea di "un nuovo e completo accordo" di unione doganale per il futuro.
Un accordo sul mantenimento di un'unione doganale sarebbe utile in particolare per garantire un confine aperto fra Irlanda e Irlanda del Nord, ha rilevato ancora Corbyn, e per difendere uno dei pilastri di quella pace irlandese per la quale ha reso omaggio - in un raro gesto di unità interna al Labour - al suo storico rivale Tony Blair. Più in generale, il leader laburista ha quindi difeso il proprio programma alternativo ai Tory anche in materia di politica economica: "per i molti, non per i pochi", come ha rimarcato fra gli applausi ricordando lo slogan di riferimento attuale del partito. "Con noi (al governo) non ci saranno tagli di tasse ai più ricchi", ma anzi "un aumento delle tasse al 5%" più facoltoso del Paese per finanziare "la spesa sociale", ha rivendicato. A cominciare dai finanziamenti necessari, ha detto Corbyn, ai un sistema sanitario nazionale in piena crisi.
A interessare gli imprenditori, però, è soprattutto l'impegno espresso oggi dal leader laburista a "una nuova unione doganale Uk-Ue" dopo la Brexit, un impegno elogiato – sottolinea il Guardian – dalla Cbi (la Confederazione dell'Industria britannica) e dall'Institute of Directors (influente organizzazione degli imprenditori britannici), così come dall'ex cancelliere Tory George Osborne.
Ma a dimostrazione che in politica non si può accontentare tutti c'è la delusione di quanti, all'interno del partito laburista, speravano che Corbyn esprimesse una volontà chiara di mantenere il Regno Unito nel mercato unico dell'Ue. Cosa che invece il segretario ha preferito non fare, suggerendo che rimanere nelle condizioni attuali potrebbe impedire al Labour di realizzare il suo "ambizioso programma economico"."
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