«Papa Francesco riabiliti chi rifiutò di combattere» - Cronaca - Messaggero Veneto: "Hanno dubbi, i preti di frontiera, sulla scelta del Sacrario di Redipuglia come luogo simbolo della preghiera di papa Francesco contro tutte le guerre, a partire da quell’«inutile strage», come la definì il Papa di allora, Benedetto XV, che fu la Prima guerra mondiale tra il 1914 e il 1918. «Fu voluto e inaugurato da Mussolini in persona il 18 settembre del 1938 - ha detto don Pierluigi Di Piazza durante la conferenza stampa di presentazione della “lettera a Francesco vescovo di Roma e papa per la visita a Redipuglia del 13 settembre” - lo stesso giorno della promulgazione delle leggi razziali.
E poi la struttura architettonica è finalizzata all’esaltazione dell’eroismo in battaglia; le tombe del duca d’Aosta e dei quattro generali sono collocate davanti ai centomila che da morti sembrano dire “Presente”, come scritto sulla loro tomba, quindi pronti a combattere di nuovo per l’idolo fascista di una “patria” che non ha nulla a che fare con la “Patria” delle donne e degli uomini che s’impegnano per la giustizia, la libertà, la democrazia, i diritti umani uguali per tutti».
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Papa Francesco pregherà in un sacrario cadente e da restaurare
Museo aperto a singhiozzo e poco perché non c’è personale, ma i visitatori arrivano. I gradoni che si spezzano, le croci che cadono, i nomi sulle lapidi che si leggono sempre meno. Roma ha stanziato 4 milioni per i lavori. Mobilitazione per il Santo Padre.
Nel gruppo dei sacerdoti c’è anche chi, come don Andrea Bellavite, avrebbe voluto un ricordo della Prima guerra mondiale «a Sarajevo, dove tutto ebbe inizio e non certo al Sacrario giuliano», oppure come don Giacomo Tolot che avrebbe visto bene «una messa contro le guerre allo stadio di Udine, dove avrebbero potuto partecipare molti più fedeli».
Sulla location una parola conclusiva l’ha detta Di Piazza: «I luoghi parlano, siamo pronti ad ascoltare una parola forte, vibrante del Papa, un appello per la pace, contro ogni conflitto. Ecco a quel punto anche il Sacrario potrà andare bene, anche se l’accesso dei fedeli è stato contingentato e complicato. Ma vorremmo porre l’accento anche su un altro elemento motivo di riflessione, perchè inquietante. La concezione retorica dell’eroismo sul campo di battaglia che ha portato all’esaltazione del “milite ignoto”. Proviamo pietà e dolore e proprio per questo, a nostro avviso, il “milite ignoto” è la condanna più decisa della guerra, perchè cancella perfino il nome e il volto di un essere umano, non più riconoscibile perchè sfigurato e distrutto»."
E poi la struttura architettonica è finalizzata all’esaltazione dell’eroismo in battaglia; le tombe del duca d’Aosta e dei quattro generali sono collocate davanti ai centomila che da morti sembrano dire “Presente”, come scritto sulla loro tomba, quindi pronti a combattere di nuovo per l’idolo fascista di una “patria” che non ha nulla a che fare con la “Patria” delle donne e degli uomini che s’impegnano per la giustizia, la libertà, la democrazia, i diritti umani uguali per tutti».
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