Terra Santa: pellegrinaggio di una delegazione di vescovi Usa: PENSIERO SPIRITUALE OGGI .... "Dal «Discorso sulle
beatitudini» di san Leone Magno, papa: «La beatitudine del regno di Cristo»
Carissimi, l’afflizione, alla quale qui viene promesso il conforto eterno, non
ha nulla in comune con le tribolazioni di questo mondo. Né si tratta di quei
lamenti che vengono emessi dagli uomini nel loro comune dolore. Questi lamenti
non rendono beato nessuno.
Diversa è la natura dei gemiti dei santi, come pure diversa
è la causa delle lacrime che meritano di essere chiamate beate. Il dolore
propriamente religioso è quello che piange o il peccato proprio o quello degli
altri. Né si duole perché questo male è colpito dalla giustizia divina, ma, se
si attrista, lo fa per quanto viene commesso dalla iniquità umana.
È il caso di piangere più colui che compie le opere del male, che chi ne è la
vittima, perché la malizia fa sprofondare l’iniquo nell’abisso della pena, la
sopportazione, invece, conduce il giusto alla gloria.
Perciò la terra promessa ai miti, e che toccherà in eredità
ai mansueti, rappresenta il loro corpo che, grazie ai meriti della loro umiltà,
nella beata risurrezione verrà trasformato e rivestito di gloria immortale. Il
loro corpo non sarà più assolutamente in contrasto con lo spirito, ma sarà
perfettamente conforme e unito al volere dell’anima. Allora infatti l’uomo
esteriore sarà possesso santo e pacifico dell’uomo interiore.
I miti allora possederanno la terra in pace duratura, senza
che sia menomato alcuno dei propri diritti. «Quando questo corpo corruttibile
si sarà vestito d’incorruttibilità e questo corpo mortale d’immortalità» (1 Cor
15, 54), allora il pericolo si cambierà in premio e ciò che fu di onere
gravoso, sarà di onore."
beatitudini» di san Leone Magno, papa: «La beatitudine del regno di Cristo»
Carissimi, l’afflizione, alla quale qui viene promesso il conforto eterno, non
ha nulla in comune con le tribolazioni di questo mondo. Né si tratta di quei
lamenti che vengono emessi dagli uomini nel loro comune dolore. Questi lamenti
non rendono beato nessuno.
Diversa è la natura dei gemiti dei santi, come pure diversa
è la causa delle lacrime che meritano di essere chiamate beate. Il dolore
propriamente religioso è quello che piange o il peccato proprio o quello degli
altri. Né si duole perché questo male è colpito dalla giustizia divina, ma, se
si attrista, lo fa per quanto viene commesso dalla iniquità umana.
È il caso di piangere più colui che compie le opere del male, che chi ne è la
vittima, perché la malizia fa sprofondare l’iniquo nell’abisso della pena, la
sopportazione, invece, conduce il giusto alla gloria.
Perciò la terra promessa ai miti, e che toccherà in eredità
ai mansueti, rappresenta il loro corpo che, grazie ai meriti della loro umiltà,
nella beata risurrezione verrà trasformato e rivestito di gloria immortale. Il
loro corpo non sarà più assolutamente in contrasto con lo spirito, ma sarà
perfettamente conforme e unito al volere dell’anima. Allora infatti l’uomo
esteriore sarà possesso santo e pacifico dell’uomo interiore.
I miti allora possederanno la terra in pace duratura, senza
che sia menomato alcuno dei propri diritti. «Quando questo corpo corruttibile
si sarà vestito d’incorruttibilità e questo corpo mortale d’immortalità» (1 Cor
15, 54), allora il pericolo si cambierà in premio e ciò che fu di onere
gravoso, sarà di onore."
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