Un cantiere di lavoro sull’autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria
L’impressione, dalle parti di palazzo Chigi, è che la partita sulla revoca delle concessioni ad Autostrade possa sfuggire di mano e prendere una china pericolosa, come avvenne per la Tav. Il governo si mostra compatto nel redarguire Atlantia dopo la minaccia di bloccare gli investimenti sulla rete autostradale in mancanza della garanzia statale su un prestito da 2 miliardi di euro e di dare mandato ai propri legali. Un attimo dopo, però, Giuseppe Conte è costretto a seguire con preoccupazione la polemica che sale dal ministero dei Trasporti, con il viceministro M5S, Giancarlo Cancelleri, che accusa la ministra Pd, Paola De Micheli, di aver tenuto nascosto il dossier su Autostrade, adombrando il dubbio che si sia schierata al fianco della holding della famiglia Benetton.
Ai piani alti del Nazareno registrano con fastidio «i toni di un membro di governo del M5S che rischiano di alimentare confusione su una vicenda molto chiara: sarà il Consiglio dei ministri a prendere una decisione sulle concessioni autostradali e in quella sede se ne discuterà. Non sui social o a mezzo stampa». Fonti del ministero ricordano che il dossier su Autostrade è già stato inviato al premier, altro che tenerlo nascosto. Ma tra i Dem vicini alla ministra l’umore è ancora più nero. «Cancelleri sta minando un lavoro di mesi», sibilano. Poi, affondano il colpo: «Se la sua posizione e le sue parole sono a nome del M5S, su questo dossier può anche cadere il governo». Uno spauracchio utile - si augurano - a sedare gli animi nel ministero e a raccogliere le rassicurazioni dei Cinque stelle più moderati.
Nell’agenda di palazzo Chigi, però, non ci sono ancora vertici in programma. Conte attende che gli animi si acquietino, perché nel dossier inviato da De Micheli è prevista l’ipotesi di revoca delle concessioni, ma sono indicate anche altre strade. Tra le opzioni previste, resta uno scoglio sull’ingresso di un soggetto pubblico in Autostrade. Il governo vorrebbe una quota di maggioranza e, nel caso, che l’entrata sia contestuale alla firma di un accordo sulle concessioni. Atlantia, invece, viste le condizioni finanziarie della società, vuole mettere sul mercato quote di minoranza solo dopo aver firmato l’intesa, per evitare di svendere. Le alternative alla revoca restano comunque preferibili per i Dem, di fronte al rischio di una perdita di migliaia di posti di lavoro. E anche i Cinque stelle meno oltranzisti si sono resi conto che va evitato lo showdown del 30 giugno, quando Aspi potrebbe lasciare le concessioni chiedendo un indennizzo allo Stato di 23 miliardi.
Il terreno del confronto con Atlantia e la sua controllata, Autostrade, andrà comunque ricostruito, dopo la minaccia di dare mandato ai propri legali per la garanzia statale negata sul prestito. Tema sul quale si era esposto il viceministro dello Sviluppo economico Stefano Buffagni, che ribatte: «Possono anche querelarmi, ma il governo non si piega». Lo stesso ministero guidato da De Micheli definisce «inaccettabile» il comunicato di Atlantia e «il sapore di ultimatum» che ne traspare. Posizione condivisa dal vicepresidente Pd Andrea Orlando, che suggerisce di «evitare ultimatum e ricatti» e cambiare i toni. E anche da Alessandro Di Battista, che definisce «inquietanti» le minacce contro Buffagni, e si scaglia contro «la prepotenza dei soliti padroni», invocando la revoca delle concessioni.
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