La famiglia e il futuro dell’Europa

La famiglia e il futuro dell'Europa

Il card. Angelo Bagnasco, presidente della CEI e vice presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa, ha aperto a Roma i lavori dell’assemblea plenaria del CCEE, che si svolgono dal 2 al 4 ottobre 2014 sul tema “La famiglia e il futuro dell’Europa”. Rivolto ai rappresentanti di quasi quaranta Conferenze Episcopali di Paesi europei e a diversi ospiti provenienti da altri continenti, il cardinale ha introdotto il tema dell'incontro, che 
si svolge alla vigilia della III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi "Le sfide pastorali della famiglia nel contesto dell'evangelizzazione".

Sono onorato di dare il benvenuto ai membri del Consiglio delle Conferenze Episcopali dell’Europa qui radunato per la sua Plenaria annuale. A nome dei Vescovi italiani esprimo la gioia e la gratitudine per avere scelto l’Italia e Roma per questo significativo incontro, che ci vedrà impegnati a guardare il nostro amato Continente dall’osservatorio della famiglia, patrimonio universale, cellula fondamentale e decisiva palestra dell’umano [...].

La sede scelta – Roma – esprime il nostro profondo e cordiale legame con la Sede Apostolica e con il Santo Padre Francesco, attorno al quale ci riuniremo durante  l’imminente Sinodo dei Vescovi. Al Successore del beato Pietro già ora rivolgiamo il nostro devoto pensiero, e assicuriamo l’intensa preghiera a cominciare dalla Veglia in piazza sabato prossimo.

I lavori che ci attendono – quasi premessa dei lavori sinodali – sono segno ulteriore dell’amore che noi Pastori e le nostre Chiese Particolari abbiamo per il Continente europeo: sì, la Chiesa ama l’Europa! E vorrebbe che fosse se stessa con gioia, convinzione e coraggio. Le dice: non avere paura di Dio. Dio non è un  concorrente geloso, ma è il grande Sì all’uomo e alla sua vita, alla sua sete di libertà e di amore, all’anelito di felicità e di compagnia che dimora nel cuore di ogni persona come nell’anima di ogni società. La religione non è un pericolo per il vivere civile e democratico; al contrario, è lo storico fondamento di quell’umanesimo plenario che ha fatto dell’Europa – nonostante limiti e gravi smarrimenti – un riferimento culturale ed umanistico.

Le culture – lo sappiamo – sono diverse e molteplici: devono essere rispettate e valorizzate, ma tutte devono avere quei fondamentali denominatori comuni che qualificano una cultura come rispettosa della persona intera, aperta alla trascendenza e al prossimo. Devono avere quegli elementi fondamentali che, nella diversità delle forme e nelle tradizioni, rendono le civiltà uguali nell’umano.

La famiglia è uno di questi elementi antropologici che caratterizzano e fanno vere ed autentiche le culture e le civiltà. La famiglia, nel suo essere universale, dovrebbe qualificare e fondare l’Europa casa di popoli e di storie, rispettosa dei volti e delle Nazioni; un’Europa che si riconosce nelle sue origini, che non si vergogna dei suoi valori religiosi ed umanistici, che non cede alle pressioni ideologiche, che non snatura l’uomo e la sua sorgente naturale, la sua prima scuola di virtù e di socialità.

La famiglia, infatti, da sempre è vissuta e riconosciuta come la prima forma di società, dove l’amore di un uomo e una donna, non solo genera ma anche insegna a vivere insieme tra generi e generazioni [...].

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