venerdì 22 maggio 2020

Libia, la rimonta di Sarraj su Haftar Ma Russia e Turchia tengono a bada il conflitto

@ - Haftar chiede un cessate il fuoco, Sarraj — sostenuto da Erdogan — rilancia l’offensiva. Mosca manda jet e caccia a Hmeimim. Ma le due potenze mirano a limitare lo scontro militare sul campo.


Sono ancora una volta Russia e Turchia a tenere le fila della crisi libica. Come già nel caso dello scenario siriano alla fine dell’anno scorso, i due presidenti Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdogan sono adesso in contatto telefonico diretto per cercare di limitare lo scontro militare sul campo e conservare intatte le rispettive sfere di influenza. I due si sono parlati a lungo due giorni fa, dopo che le milizie schierate col governo di Accordo Nazionale diretto dal premier Fayez Sarraj a Tripoli grazie al determinante sostegno militare turco si erano impadronite della base aerea di Watiya, che rappresenta il centro logistico principale delle forze di Khalifa Haftar in Tripolitania.

Maggiori sostenitori di Haftar restano al momento gli Emirati Arabi, seguiti dall’Egitto e della Russia. Quest’ultima però negli ultimi tempi appare sempre più critica della fallimentare aggressività di Haftar. L’uomo forte della Cirenaica infatti nell’aprile 2019 ha lanciato l’offensiva militare per conquistare Tripoli, ma adesso segna il passo e anzi sta progressivamente perdendo posizioni. Segno più evidente della debolezza di Haftar è stata la sua richiesta di cessate il fuoco a partire da domenica, in occasione dei tre giorni della festa musulmana che tradizionalmente marca la fine del Ramadan. Le milizie di Sarraj per una volta però rilanciano l’offensiva e, cercando di approfittare del caos nel campo nemico, mirano alla cattura della città di Tarhouna. Se ciò avvenisse, Haftar sarebbe costretto a trincerarsi sulla difesa della Cirenaica.

La battaglia ora si svolge soprattutto dall’aria. L’aviazione di Haftar minaccia di attaccare gli interessi turchi. Un comunicato del ministero degli Esteri ad Ankara risponde che, se ciò avvenisse, le forze armate turche considererebbero quelle di Haftar come «obbiettivi legittimi». Intanto il ministro degli Interni a Tripoli, Fathi Bashagha, denuncia l’arrivo di almeno sei jet russi Mig-29 e due cacciabombardieri da attacco al suolo Su-24 nella base aerea di Hmeimim. Da Mosca si cerca però di gettare acqua sul fuoco. Una nota del ministero degli Esteri russo sottolinea infatti «l’importanza di una cessazione immediata delle azioni militari e la ripresa del dialogo politico sotto gli auspici delle Nazioni Unite».

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