5 La Cristianizzazione dell'Inghilterra

Cristianizzazione dell’Inghilterra:
La cristianizzazione dell’Inghilterra costituisce un caso particolare di evangelizzazione delle popolazioni nuove arrivate, ed è caratterizzata dal fatto che le conversioni furono ottenute sia per l’interessamento di una regina cattolica sia attraverso l’opera di evangelizzazione di missionari.
L’antica Britannia, abitata da genti celtiche affini ai Galli, subito dopo la conquista romana, era entrata nel circuito dei complessi movimenti di idee, persone e cose tipico dell’impero romano: questo significò anche una precoce diffusione del Cristianesimo, portato nell’isola, secondo la leggenda, già da Giuseppe di Arimatea nel I secolo d.C. Certamente tracce di culto cristiano si trovano a partire dal II secolo in poi, fino al V-VI: scrittori come Tertulliano e Origine menzionano ladiffusione del Cristianesimo in Britannia, ed anche scarne testimonianze archeologiche confermano queste indicazioni; ad esse si aggiungono le liste concernenti vescovi britanni, alcuni dei quali parteciparono anche a concilii. Sono noti anche alcuni santi britanni (per es. s. Ninian, il primo evangelizzatore della Scozia nel IV secolo), vale a dire celti, come quelli d’Irlanda, cristianizzata a partire dal V secolo (432) ad opera di s. Patrizio; monaci britanni e monaci irlandesi erano grandi viaggiatori e evangelizzatori.
Le diverse invasioni che riguardarono l’isola dopo che i Romani si erano ritirati, comportarono il ritorno al paganesimo. Le prime invasioni risalgono al V secolo, tra il 450 e il 455, e sono opera di sassoni, iuti e angli, popolazioni germaniche, strettamente collegate ai germani del continente e della Scandinavia, che modificarono profondamente la situazione dell’isola: la popolazione locale fu pesantemente sottomessa, lingue di tipo germanico soppiantarono in larga misura i parlari esistenti nell’isola, pur senza eliminarli completamente, e sono riportate notizie di una religione pagana il cui culto era curato da una classe di sacerdoti e che influenzava anche la vita quotidiana (calendario, feste).
Nel VI secolo, all’epoca di s. Gregorio, sono almeno una decina i regni, menzionati anche nei documenti più antichi, nei quali era suddivisa l’Inghilterra. San Colomba di Iona, in larga misura contemporaneo di Gregorio, partito dall’Irlanda, completò la cristianizzazione della Scozia (562); inoltre,in molte zone, monaci irlandesi, sotto l’esempio di Colomba, cominciarono a diffondere nuovamente il cristianesimo, e soprattutto il loro modello di monachesimo, basato su una vita eremitica molto austera, fondata su penitenze, mortificazioni e veglie. Questo genere di monachesimo, che seguiva l’ideale ascetico tipicamente irlandese della «peregrinatio pro Christo» (pellegrinaggio per Cristo), si diffuse anche nel continente, soprattutto nell’area dell’attuale Francia, ad opera di uno dei suoi più significativi esponenti, s. Colombano, detto di Luxeil o anche di Bobbio, che nel 590 con un piccolo drappello di missionari approdò sulla costa bretone, operando a lungo per la cristianizzazione della Francia, della Svizzera (monastero di s. Gallo) e dell’Italia (Bobbio). Questo modello di monachesimo, che raccomandava il lavoro della terra per autosostentamento e come momento di rinnovamento, si concentrava in un fermo richiamo alla conversione e al distacco dai beni terreni in vista dell’eredità eterna, attraverso una vita ascetica e un comportamento senza compromessi di fronte alla corruzione dei potenti. Questa austerità, tuttavia, non era mai fine a se stessa, ma era solo il mezzo per aprirsi liberamente all’amore di Dio e corrispondere con tutto l’essere ai doni da lui ricevuti, ricostruendo così in sé l’immagine di Dio e al tempo stesso dissodando la terra e rinnovando la società umana.
Alcune questioni aprirono un contenzioso fra i monaci irlandesi e il sinodo dei vescovi: in particolare l’introduzione, da parte di Colombano, della confessione e della penitenza private e reiterate; fu detta penitenza «tariffata» per la proporzione stabilita tra gravità del peccato e tipo di penitenza imposta dal confessore. Inoltre sorse la disputa circa la data della Pasqua: l’Irlanda seguiva infatti la tradizione orientale in contrasto con la tradizione romana. Convocato nel 603 a Châlon-sur-Saôn per rendere conto davanti a un sinodo delle sue consuetudini relative alla penitenza e alla Pasqua, Colombano non si presentò, inviando una lettera in cui minimizzava la questione invitando i Padri sinodali a discutere non solo del problema della data della Pasqua, problema piccolo secondo lui, ma anche di altre questioni canoniche.
Chiaramente diversa era la posizione di s. Gregorio che, nell’ambito del grande impulso che diede alle missioni evangelizzatrici, sosteneva la diffusione della regola benedettina, più complessa, e più ricca di importanti regole e suggerimenti validi sia per la vita spirituale sia per la vita pratica. Questo papa riservò una particolare attenzione all’Inghilterra: secondo la sua biografia (v. S. Gregorio Magno), la sua intenzione di cristianizzare quella terra lo aveva reso compassionevole anche nei confronti di giovani inglesi schiavi sul mercato romano.
La sua attenzione alla regione traspare anche da lettere per i vescovi e i sovrani franchi, dati i rapporti già esistenti tra i franchi e gli abitanti dell’Inghilterra, anche se forse a Roma non erano ben note le condizioni ambientali determinate dagli invasori pagani.
La situazione si modificò profondamente quando il re del Kent Etelberto, sposò Berta, figlia del re di Parigi, il cristianoCariberto. Il Kent era uno dei maggiori regni in cui l’Inghilterra era divisa e l’interesse del sovrano verso il continente comportò anche un’attenzione nei confronti della fede della moglie. Un primo intervento vide l’opera del cappellano della regina Berta, Liudhard, che eresse una chiesa a Canterbury, dedicandola a s. Martino di Tours, il santo protettore della famiglia d’origine della regina stessa.
Ma il passo risolutore fu la richiesta, da parte di Etelberto a s. Gregorio Magno, di missionari. Il pontefice inviò 40 missionari sotto la guida di s. Agostino di Canterbury (v. s. Agostino di Canterbury).
Arrivato in Inghilterra, Agostino cominciò la sua opera di evangelizzazione: seguendo le disposizioni del papa in materia di luoghi di culto, Agostino riconsacrò e ricostruì una vecchia chiesa a Canterbury e fondò un monastero. In breve tempo, lo stesso sovrano e migliaia di sudditi (secondo la tradizione, circa 10.000) chiesero il battesimo. Agostino rimaneva nel frattempo in contatto con il papa, elencando i successi conseguiti e chiedendo consigli. È significativo il contatto con Roma:nel 601Mellito, Giusto e altri monaci, inviati a Roma con molte questioni e domande, portarono, assieme alle risposte del papa, dei libri, alcune reliquie e soprattutto il pallium simbolo del potere arcivescovile. Da questo momento Agostino divenne primate d'Inghilterra. Gregorio I indicò al nuovo arcivescovo di ordinare quanto prima dodici nuovi vescovi ausiliari e di inviare un vescovo a York. Nel 604 Agostino consacrò Mellito vescovo di Londra e Giusto vescovo di Rochester. Nella sua opera pastorale Agostino, monaco benedettino, a sua volta guidato dal papa anchelui benedettino, diffuse in Inghilterra quel modello di monachesimo: infatti il monastero di s. Pietro e Paolo, poi di s. Agostino, fondato a Canterbury fu il primo monastero benedettino fuori dell’Italia.
In parallelo con S. Gregorio Magno che fondò a Roma un monastero dedicato a S. Pancrazio, Agostino ne fondò uno anche a Londra il (la cui esistenza è a tutt’oggi ricordata dalla fermata della metropolitana St. Pancras, non lontana da King Cross), a dimostrazione della diffusione rapidissima del culto di questo giovane santo.
Agostino cercò contatti con i monaci irlandesi, cercando di indurli ad accettare le nuove disposizioni direttamente dipendenti da Roma, ma il suo tentativo fallì. L'opera risultò in effetti molto difficoltosa e vide numerosi insuccessi. Solo dopo il sinodo di Whitby del 664 la Chiesa celtica rinuncerà alle sue tradizioni e confluirà nel cristianesimo romano.
In ogni caso, alla morte del re Etelberto i successi della cristianizzazione rischiarono di essere cancellati dal suo successore Eadbald, ritornato al paganesimo: molti monaci fuggirono in Gallia, e lo stesso s. Lorenzo, nuovo arcivescovo dopo la morte di Agostino, esitava ad affrontare il sovrano. Secondo una pia leggenda, apparve a Lorenzo s. Pietro che lo sollecitò a convertire il re e che lo punì per le sue esitazioni frustandolo: i segni della punizione rimasero e quando l’arcivescovo le mostrò a Eadbald, il re ne fu profondamente colpito e si convertì.
L’azione di Agostino e dei suoi compagni e seguaci fu di importanza notevolissima per la storia della cultura europea: i monasteri da loro fondati diventarono centri di cultura, poiché l’attività pratica si affiancavano una profonda attività mistica e spirituale, e l’opera di studio e di redazione e copiatura di libri.


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