giovedì 1 novembre 2018

Dall’omosessualità si può guarire. Ma la diagnosi offende i gay: dottoressa a processo

Il Torino Gay Pride ha presentato un esposto contro di lei, accusandole di aver offeso con le sue teorie scientifiche e le sue dichiarazioni sul mondo omosessuale l’intero e variegato universo arcobaleno: e così oggi la dottoressa De Mari – ex medico ospedaliero, oggi psicoterapeuta – è finita alla sbarra a Torino: e ora deve difendersi…
Ha sostenuto che dall’omosessualità si può guarire: dottoressa alla sbarra a Torino
Proprio così: la dottoressa e psicoterapeuta – che è anche autrice di libri fantasy – Silvana De Mari è a processo: all’indice la sua teoria di una omosessualità intesa come malattia che l’avrebbe anche portata a dire che, «se gli uomini continueranno ad avere rapporti con altri uomini assisteremo a una catastrofe mondiale».Includendo nel suo allarme sociale anche la paura per un rischio sanitario in corso che – sostiene la specialista e riporta in queste ore un servizio de il Giornale.it – alimenta una sua «gravissima preoccupazione riguardo soprattutto la situazione sanitaria – ha detto l’imputata rispondendo alle domande del pm – i casi di Aids, gonorrea, sifilide sono in aumento. Se gli uomini continueranno ad avere rapporti sessuali con altri uomini assisteremo a una catastrofe mondiale». E a sostegno delle sue convizioni e della matrice prettamente fiosicologica che le speiga e le giustifiche, proprio oggi al pm la De Mari ha sottolineato che, invece, il sesso praticato da donne omosessuali non procurerebbe alcun danno a differenza del sesso anale tra uomini «che moltiplica per nove il rischio di contrarre malattie sessualmente trasmissibili».
«La sessualità è tra uomo e donna ed è finalizzata alla procreazione»
Ma, aggiunge sempre in aula nella spiegazione della sua teoria medico-sociale l’imputata, «per la mia esperienza personale l’omosessualità è una situazione da cui si può comunque uscire, è possibile guarire». Una teoria forte, espressa a chiare lettere che hanno fatto risentire la comunità omosessuale che l’ha portata oggi in aula a rispondere di quelle teorie giudicate offensive; un’accusa a fronte della quale la 65enne dottoressa De Mari, accusata di diffamazione, in aula ha replicato: «Ma non si può ingiuriare dicendo la verità». Nei mesi scorsi il gup Paola Boemio aveva respinto la richiesta di archiviazione avanzata dal pubblico ministero Enrico Arnaldi Di Balme,disponendo il rinvio a giudizio: così oggi, al processo al suo avvio, si sono presentati costituiti parti civile il Comune di Torino, il Coordinamento Torino Pride e la Rete Lenford. Una platea risentita a cui, come riferito da il Giornale sopra citato, «la dottoressa ha spiegato che “il tubo digerente serve per digerire, mentre il sesso anale provoca danni e questo in biologia significa disordine”. Poi ha rincarato la dose: “La sessualità è tra uomo e donna ed è finalizzata alla procreazione. Quando non è così si tratta di un disturbo». E la sensazione è che abbia persino potuto aggravare la sua posizione…

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