giovedì 5 settembre 2024

Ue, la scossa di Draghi: “Cambiare o morire”

@ - Dal sogno americano, all’incubo europeo. C’è un’immagine che più di tutte ha toccato le corde emotive dei capigruppo al Parlamento europeo durante i novanta minuti di confronto con Mario Draghi. È comparsa quando l’ex premier ha confessato di avere “incubi” sul futuro dell’Europa, invitando di conseguenza i suoi interlocutori a fare subito ciò che serve per scacciare un incubo: svegliarsi.

DRAGHI SVELA IL REPORT, 'PER L'UE RIFORME SENZA PRECEDENTI'© ANSA

Lo ha fatto prima con gli ambasciatori dei 27 Stati membri – spronando i governi Ue a mettere da parte le divisioni per dar vita a «una cooperazione senza precedenti» – e poi con i leader politici dell’Eurocamera, ai quali ha anticipato a grandi linee i contenuti del rapporto sulla competitività che lo ha tenuto impegnato negli ultimi undici mesi. Il lavoro è ormai completo e nei prossimi giorni verrà consegnato a Ursula von der Leyen. Il passaggio nelle mani della presidente della Commissione avverrà simbolicamente lunedì verso l’ora di pranzo, con circa due mesi di ritardo rispetto ai piani iniziali. Ma Draghi non ha nascosto la soddisfazione per aver già ottenuto un paio di risultati: nel corso dei due incontri di ieri, secondo fonti qualificate, l’ex premier «ha fatto notare che molte delle sue idee hanno trovato posto nelle linee guida politiche presentate a luglio da von der Leyen per il suo secondo mandato» e che la sostanza del report «si rifletterà nelle lettere d’incarico ai commissari designati».

Soddisfazione che però non può trasformarsi in compiacimento, anche perché è stata proprio questa una delle principali critiche mosse da Draghi ai responsabili politici europei. Ha chiesto loro di agire «con urgenza» per evitare che l’Europa continui a perdere competitività a causa di quelli che nel corso dei suoi interventi ha definito come «freni strutturali»: ritardi nella capacità di innovazione, prezzi dell’energia più elevati rispetto ai concorrenti, scarsità di competenze, lentezza nella digitalizzazione e mancanza di capacità nel campo della Difesa comune. Bisogna dunque «riconquistare un vantaggio competitivo» per evitare di finire schiacciati dai principali concorrenti. Da un lato gli Stati Uniti, dall’altro la Cina, in mezzo un’Europa vaso di coccio. Ecco l’incubo dell’ex numero uno della Bce.

Consapevole che Ursula von der Leyen ha tutta l’intenzione di raccogliere il suo messaggio e di trasformarlo in vere e proprie proposte legislative, Draghi ha deciso di rivolgersi in anticipo ai protagonisti delle due istituzioni che dovranno occuparsi dell’approvazione dei vari provvedimenti. Il Parlamento europeo e soprattutto il Consiglio dell’Unione europea, dove siedono i governi. La giornata di ieri gli è servita per capire che nell’Eurocamera una convergenza è possibile: basti pensare che al termine dell’incontro il capogruppo dei popolari, Manfred Weber, e quello dei Verdi, Bas Eickhout, sono usciti insieme per dire sostanzialmente di essere sulla stessa linea rispetto all’analisi e alle soluzioni prospettate dall’italiano. E se i due estremi della nuova coalizione sono d’accordo, vuol dire che in Parlamento ci sono margini per consolidare un consenso. «Il fatto che la questione della competitività sia al primo posto – ha spiegato il capo del Ppe – per noi è un gran messaggio. Ma non ci ha parlato solo di numeri, bensì di valori europei». Al suo fianco, l’ecologista si è detto molto soddisfatto perché «Draghi ha insistito sulla necessità di mantenere la qualità dei servizi pubblici e del mercato del lavoro, inserendo la questione climatica tra i più importanti valori europei». Scettici gli eurodeputati della sinistra, ai quali si è accodato anche il Movimento 5 Stelle: secondo l’ex presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, «il rapporto Draghi non è all’altezza delle sfide».

Ma il cammino più ostico sembra essere quello del Consiglio. E a Draghi, qualora ce ne fosse bisogno, è bastato il confronto di ieri con il Coreper (il comitato dei 27 rappresentanti permanenti) per capire che le divisioni tra i governi potrebbero essere un grande ostacolo. Dopo il suo intervento, non meno di 20 ambasciatori hanno preso la parola srotolando il loro cahier de doléances in base alle rispettive priorità: unione dei mercati di capitali, prezzi dell’energia, inclusione sociale, transizione ecologica, sburocratizzazione, rimozione delle barriere nel mercato unico, promozione dell’industria della Difesa, rafforzamento della Coesione, politica commerciale, norme sugli aiuti di Stato, principio della neutralità tecnologica.

Draghi ha replicato, senza troppo entrare nel merito delle singole questioni e sorvolando sul nodo del debito comune, che in molte capitali resta un tabù. Ma ha evidenziato la necessità di dar vita a una cooperazione «senza precedenti» tra gli Stati membri e ha invitato i rappresentanti dei governi a prendere in considerazione «una riforma completa di tutte le istituzioni». Tra qualche giorno le sue proposte saranno di dominio pubblico: «Ora spetta a voi – si è congedato – portare avanti il lavoro e trasformare queste raccomandazioni in risultati concreti per i cittadini europei».

Nessun commento: