lunedì 24 ottobre 2022

Pericolo guerra Cina-Taiwan: “Tensione mai così alta, sarebbe conflitto mondiale. Germania ambigua, dall’Italia di Meloni arrivi una svolta”

@ - Xi Jinping è stato scelto di nuovo come presidente e leader assoluto del partito-Stato in Cina e continua ad alzare il tiro su una possibile guerra con Taiwan: un conflitto è davvero possibile?


La Cina si prepara ad avere “un esercito forte di livello mondiale” dopo il ventesimo Congresso del Partito comunista che ha affidato a Xi Jinping un inedito terzo mandato alla guida del Partito-Stato, rendendolo l’uomo più potente della Cina dai tempi di Mao. Si tratta solo dell’ultima “provocazione” di Pechino, dopo che la scorsa settimana il ministro della difesa Wei Fenghe aveva detto le forze armate “prepararsi alla guerra (con Taiwan n.d.r.) in ogni momento”.

Secondo il partito comunista cinese l’esercito di Pechino ha già fatto “un grande passo in avanti nella modernizzazione e capacità di combattimento effettiva”, e ora si prepara a una nuova fase. Tutte queste dichiarazioni allarmano l’Unione europea, che per la prima volta avverte gli Stati membri di prendere davvero in considerazione lo scenario di un attacco cinese a Taiwan. Allo stesso modo gli Stati Uniti parlano di un possibile conflitto imminente.

Guerra che, come conferma a Money.it Filippo Fasulo, ricercatore dell’Ispi e direttore della Fondazione Italia-Cina del Centre on Business Research (CeSIF), porterebbe immediatamente a una escalation mondiale, visto che gli Stati Uniti hanno avvertito che interverrebbero militarmente. Per questo e per una tensione al livello economico e geopolitico secondo Fasulo “mai stata così alta tra Cina ed Europa”, Mario Draghi ha spiegato che nell’ultimo Consiglio Ue è stato detto di “non ripetere gli errori fatti con la Russia, evitando ogni pericolo”.

L’importanza di Taiwan nell’economia mondiale
Secondo Fasulo il problema posto da Draghi è principalmente la dipendenza economica, così come per il gas e il petrolio eravamo e ancora in parte siamo dipendenti dalla Russia. “Nei giorni scorsi - dice - gli americani hanno ristretto fortemente l’export di microchip e questo crea tensioni con la Cina. La questione di Taiwan è sullo sfondo, perché è un grande produttore di semiconduttori che servono proprio per i microchip. Se scoppia un conflitto e l’Occidente rimane senza chip è un problema enorme”.

In questo momento, quindi, i toni si sarebbero “inaspriti, con una svolta epocale nei rapporti tra Cina e Occidente”, con la questione di Taiwan che non è marginale come si potrebbe pensare, prima di tutto per le strategie economiche internazionali. “L’attenzione americana - aggiunge Fasulo - deriva dal fatto che è una facile bandiera che nasconde il conflitto per prevalere nell’economia mondiale. La visita di Nancy Pelosi dice questo agli altri Paesi mondiali: guardate che io non ho alcuna paura del confronto con la Cina, perché vado a difendere la libertà e non mi piego all’autocrazia. Così è un facile argomento retorico di politica interna per Xi Jinping dire: riprenderemo Taiwan”.

Per questo, secondo l’esperto, “è plausibile pensare che nonostante le dichiarazioni la Cina non attaccherà davvero Taiwan: una buona dose di quello che dice Xi è retorica”. Insomma, anche se quest’anno “ci ha insegnato che tutto può succedere”, per Fasulo la guerra con Taiwan, come quella in Ucraina, non sarebbe un’operazione lampo: potrebbe protrarsi visto l’intervento americano e ci sarebbe un’escalation internazionale oltre a provocare un probabile blocco dei flussi commerciali nella regione.

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Perché la Germania è ambigua con la Cina
La questione Taiwan, quindi, potrebbe essere messa paradossalmente nell’ombra da altri fronti di scontro economico più forti, come ai tempi della guerra dei dazi tra gli Usa di Trump e la Cina. La novità è che la preoccupazione statunitense di un Paese del Dragone che può diventare economicamente troppo forte ora sarebbe condivisa a pieno anche dall’Europa.

Nella fase in cui siamo - per Fasulo - la tensione sta ancora montando e come Europa abbiamo appena iniziato ad approcciarci davvero con la Cina nel modo in cui lo fanno gli americani, ammesso che sia il modo giusto di farlo”. In questo scenario si parla di una possibile visita del cancelliere tedesco Olaf Scholz a Pechino tra una o due settimane.

Un avvicinamento economico e politico della sola Germania non concordato con gli altri leader europei - aggiunge l’esperto - in questo momento sarebbe visto quasi come una mossa ostile o quantomeno concorrente rispetto agli altri Paesi Ue. Ci vorrebbe un’iniziativa più condivisa, come si diceva quest’estate, quando si era ventilata l’ipotesi di una possibile missione di rappresentanti di Italia, Francia e Germania a Pechino. L’ambiguità tedesca porta a vedere l’intera Europa come ambigua. Il nuovo governo italiano dovrebbe fare una svolta e provare a ricostruire quest’unità, essendo protagonista come ha provato a fare Draghi, con esiti che ognuno valuta da sé”.

La Cina può fermare la guerra in Ucraina?
In tutto ciò la speranza che la Cina possa fare da ago della bilancia rispetto alla guerra in Ucraina, convincendo Vladimir Putin a interromperla, per Fasulo è utopia.

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“La Cina - conclude Fasulo - non è contenta di quello che accade in Ucraina, perché rende più difficile un quadro internazionale già non semplice e complica le scelte di politica interna dal punto di vista economico e sociale. Tuttavia la Russia per la Cina è il migliore amico nella critica all’ordine internazionale con al centro gli Stati Uniti. Qui sta la loro ’amicizia senza liti’. Xi Jinping non vuole occuparsene troppo dell’Ucraina, ma continuerà ad esprimere perplessità sulla guerra”.

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