@ - La gioia stampata sul volto, quella che - nonostante tutto - solo un bambino di cinque anni, che vede un contesto accogliente, le luci e tanta gente può mostrare. Ecco Mustafà al_Nazzal, il piccolo profugo siriano nato senza braccia e senza gambe per il gas nervino respirato dalla madre durante la guerra, al suo arrivo in Italia. E' in braccio al papà, Munzir, a cui una granata ha distrutto la gamba destra, che è stata amputata.
Ora si va a Siena, la famiglia avvierà la quarantena nell'appartamento messo a disposizione dalla Caritas Diocesana e poi, subito dopo, i primi accertamenti in vista della fase medica a Budrio. Lì, sia al papà che a Mustafà, saranno impiantate delle protesi che consentiranno condizioni di vita migliori.
Tutta questa gigantesca opera di solidarietà, con una raccolta fondi che ha portato sinora a racimolare circa 100mila euro per avviare il percorso, è stata possibile grazie ad una fotografia. Hardship of life, difficoltà della vita, fu infatti il titolo della foto scattata dal turco Mehmet Aslan e che ritraeva padre e figlio: si guardavano, sorridenti, nonostante tutto. Lui, appoggiato ad una stampella, a sollevare lui. Entrambi più forti del destino cinico che li aveva mutilati, ridotti come li ha ridotti, ma condannati ad una vita tra mille problemi. Quella foto - che aveva fatto il giro del mondo - vinse tre mesi fa il prestigioso premio Siena International Photo Awards (Sipa) 2021. Perché esprimeva, nonostante tutto, voglia di vivere nelle difficoltà. Non solo. Da quel momento, il manipolo di senesi tosti che lavorano al Sipa ha deciso di avviare questa gigantesca prova di solidarietà. E l'arrivo a Fiumicino della famiglia siriana, che sarà assistita da mediatori culturali ed interpreti, è il primo, concreto passo.
La fase della rieducazione, dopo il periodo di quarantena e i primi esami diagnostici a Siena, sarà oggetto dell’attività presso il Centro Protesi Inail di Vigorso di Budrio, in provincia di Bologna, verso metà febbraio. «Il percorso - spiega l’ingegner Gregorio Teti, direttore dell’Area tecnica del Centro protesi Inail di Vigorso - inizierà con un esame in équipe multidisciplinare, in cui verrà elaborato sia per il papà sia per il bambino il progetto personalizzato e saranno scelti i dispositivi tecnici più idonei, i target specifici e i tempi di riabilitazione». Le due situazioni sono diverse e, di conseguenza, anche le esigenze: «Il papà ha un’amputazione da trauma: bisognerà ricostruire una memoria, è un approccio più semplice rispetto al bambino dove interveniamo su una malformazione congenita e quindi su un sistema che dovrà accettare la nuova condizione», osserva Teti.
L’intervento su Mustafà riguarderà prima gli arti superiori e, in seconda battuta, quelli inferiori. «Per gli arti superiori il percorso è un po’ più semplice rispetto alla protesizzazione degli arti inferiori, qui a prima vista mancherebbe proprio ogni articolazione».
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