@ - Andrea Cionci - Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore.
Attenzione! Il dott. Riccardo Petroni, stimato studioso della figura storica di Gesù Cristo ha pubblicato ieri sul giornale trentino Il Dolomiti un articolo QUI in cui parla di coloro che “maldestri e sconsiderati starebbero architettando un macabro teatrino per disarcionare Francesco sostenendo che Ratzinger non si è mai dimesso”. Il riferimento - non proprio tenero - è chiaramente rivolto alla nostra inchiesta che dura ormai dal 2019, e a tutti i nostri intervistati.
Così, per cauterizzare queste maldestre vociferazioni, Riccardo Petroni produce quella che definisce una “PROVA INEDITA E INEQUIVOCABILE, DA BATTICUORE” del fatto che Benedetto si è dimesso e Francesco è il papa. Si tratta di una busta da lui ricevuta dalla Segreteria di Stato vaticana, nel 2015, due anni dopo la presunta rinuncia di Ratzinger (che non fu nel 2008, come scrive Lei, dott. Petroni, ma nel 2013).
Così – riferisce - per ringraziarlo del libro ricevuto in dono, il già “papa emerito” Benedetto XVI gli ha inviato … che cosa? La sua medaglia PAPALE e LE SUE FOTO IN VESTI DA PAPA REGNANTE, per giunta firmate clamorosamente “BENEDETTO XVI P.P.” ovvero PATER PATRUM, titolo del pontefice regnante, cioè uno di quei titoli ai quali il papa presuntamente emerito non avrebbe più diritto, insieme al privilegio di portare la veste bianca, impartire la benedizione apostolica, vivere in Vaticano etc. come stigmatizzato dallo stesso cardinale Pell. QUI
Un bell’autogol, dato che proprio l’utilizzo del titolo “P.P.” è uno dei cavalli di battaglia portati avanti da tutti coloro che riconoscono Benedetto XVI unico papa, ai quali Petroni ha appena fornito un altro appiglio, se non da batticuore, senz’altro inedito.
Non si è chiesto, il Dottore, come mai Ratzinger non gli ha inviato una foto da “papa emerito”, con talare bianca senza mozzetta e cingolo, visto che si era nel 2015?
Ma le “prove” addotte dallo scrittore non finiscono qui, anzi, il pezzo forte sarebbe la lettera di accompagnamento firmata da Mons. Wells della Segreteria di Stato in cui si dice “E’ pervenuta al Pontefice Emerito Benedetto XVI la sua cortese lettera”…
“Quindi, lui stesso Joseph Ratzinger - arguisce Petroni - si definisce esplicitamente “Papa Emerito”, titolo da lui stesso istituito per distinguersi dal Sommo Pontefice in carica. Ecco che, essendo certo del fatto che Joseph Ratzinger non menta, come conseguenza di ciò, risulta chiaro che il “vero Papa” è - e rimane - inequivocabilmente Jorge Mario Bergoglio”.
Nonostante il tono un po' offensivo del suo articolo, rispondiamo con simpatia al dott. Petroni che ha avuto – tra i pochi - il coraggio di tentare di entrare nel merito di una questione allo studio da un pezzo, con l’apporto di teologi, canonisti, giuristi, avvocati, professori universitari, vaticanisti… In tale faccenda, però, non ci si improvvisa e un poco di rispetto professionale – e umano, per chi ha molto lavorato, con onestà e attenzione, rimettendoci di persona – non guasterebbe.
Innanzitutto, c’è da sottolineare che, paradossalmente, il Santo Padre Benedetto non è la persona giusta per fornire un parere sulla validità canonica della propria rinuncia. In via teorica, egli potrebbe essere convinto in buona fede di aver abdicato validamente, con una rinuncia canonicamente invalida e persino viceversa. A stabilire se la rinuncia è valida o meno, dovrebbe essere piuttosto una commissione di cardinali, storici e canonisti poiché anche l’autorità del papa è sottoposta al Diritto canonico (se non viene preventivamente da lui cambiato).
Non a caso, tutti i maggiori studiosi di diritto canonico, oggi, sostengono che l’istituto del papa emerito non ha giurisprudenza, è praticamente un absurdum e lo stesso Ratzinger si rammaricava di come i cardinali non lo avessero assistito nel mettere a punto questo istituto (un larvato messaggio?). Petroni potrà chiedere informazioni ai professori Fantappié, Margiotta-Broglio, Boni, de Mattei e altri QUI
Infine, la tesi del cosiddetto Piano B (QUI) , confermata pochi giorni fa QUI dal prof. Antonio Sànchez Sàez, ordinario di Diritto presso l’Università di Siviglia, considera che papa Ratzinger abbia escogitato APPOSTA l’espediente del papato emerito canonicamente fasullo proprio per “coprire” il fatto di essere rimasto ancora IL papa.
“Benedetto XVI - scrive Sànchez - ci ha dato un altro indizio diventando "papa emerito", un titolo canonicamente impossibile poiché per essere emerito è necessario aver cessato dall'ufficio per età o per dimissioni accettate... e nessuna di queste due condizioni è soddisfatta nelle dimissioni di un papa (can. 185)”.
Secondo il Piano B, quindi, l’unica cosa che conta è che Ratzinger ha consegnato alla storia e al diritto canonico una rinuncia in cui – c’è poco da fare – formalmente trattiene il munus petrino, cioè il titolo conferito direttamente da Dio. Su quello bisogna discutere, tutto il resto è accessorio e ha, semmai, valore indiziario.
Quindi, il fatto che il monsignore della Segreteria di Stato lo definisca “papa emerito”, come lo stesso Benedetto XVI ha voluto definirsi, rientra pacificamente e a pieno titolo nel discorso del “Piano B” che preghiamo caldamente il dott. Petroni di leggere – e rileggere - con attenzione.
Nel frattempo, per dargli modo di affilare i suoi argomenti, gli sottoponiamo QUI gli stessi interrogativi che abbiamo posto allo stimato collega Massimo Franco del Corriere della Sera, il quale, oltre ad aver scritto un libro su Francesco, ha anche avuto modo di intervistare per due volte papa Benedetto. E - da notare - Massimo Franco, prudentemente, si è astenuto in toto dal rispondere alle nostre obiezioni su dati di fatto incontestabili e per ora spiegabili solo attraverso il Piano B.
Siamo ottimisti sul fatto che il dott. Petroni possa far di meglio e volentieri aspettiamo il suo prossimo tentativo. Se ci scriverà con garbo e preparazione nel merito, saremo lieti di pubblicare il suo intervento nell’ottica di uno sforzo comune - non per “disarcionare” chicchessia, dato che non è nostro compito - ma per cercare la VERITA', qualunque essa sia, e informare i lettori. Questo, infatti, dovrebbe essere l’imperativo di tutti i giornalisti.
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