@ - Le persone vicine al fondatore della comunità hanno descritto a ilfattoquotidiano.it l'effetto della nota stampa con cui la Santa Sede ha obbligato Bianchi ad andarsene dal suo eremo: continua la ricerca di una sistemazione, ma l'auspicio è quello di poter rinegoziare la sua permanenza nella fraternità in Toscana a condizioni più morbide di quelle paventate finora dagli emissari vaticani.
Stupore. E’ il sentimento che Enzo Bianchi, il fondatore della comunità di Bose, ha provato alla lettura del comunicato della Santa Sede, pubblicato oggi. Quindici righe inequivocabili che si concludono con parole che hanno lasciato attonito l’ex priore: “Il Santo Padre ha infine manifestato la sua sollecitudine nell’accompagnare il cammino di conversione e di ripresa della Comunità secondo gli orientamenti e le modalità definite con chiarezza nel Decreto singolare del 13 maggio 2020, i cui contenuti il Papa ribadisce e dei quali chiede l’esecuzione”. Proprio ieri il pontefice ha incontrato l’attuale priore Luciano Manicardi e il delegato pontificio padre Amedeo Cencini, che dallo scorso mese di maggio ha in pratica “commissariato” la comunità. Un’udienza resa pubblica sul sito del Vaticano. Ciò che non s’immaginava Enzo Bianchi è il comunicato odierno.
Chi è a lui vicino lo definisce meravigliato perché credeva che l’incontro di ieri avesse un altro significato. Il fondatore, proprio nei giorni scorsi, era stato raggiunto da un emissario del Papa che lo avrebbe rassicurato sull’intenzione di Bergoglio di trovare una soluzione che avrebbe messo pace tra lui e il priore Manicardi. L’anziano monaco (mercoledì scorso ha compiuto 78 anni), da qualche settimana avrebbe dovuto trasferirsi nella fraternità di Cellole senza poter svolgere la vita monastica e senza alcuna garanzia rispetto al comodato. Condizioni inaccettabili per Bianchi che è rimasto nel suo eremo in attesa di un segnale da Roma annunciato nei giorni scorsi dall’inviato del pontefice. Oggi è arrivato il comunicato pubblicato nel bollettino della sala stampa vaticana. Bianchi ha appreso la notizia nel suo eremo dove ormai da mesi vive da solo, assistito da un fratello, ma senza vedere gli amici e altre persone che lo vorrebbero incontrare. Il fondatore non ha più potuto partecipare alla vita della comunità, alle preghiere, al capitolo. Una vita in solitudine e in silenzio dedicata solo alla lettura. Da tempo il fondatore non lo si vede agli incontri pubblici e i suoi interventi sono stati cancellati dal sito della comunità di Bose tanto che Bianchi ha aperto un suo blog, “Altrimenti”.
Il comunicato della Santa Sede ora non modifica nulla perché il fondatore aveva già deciso di lasciare a breve il suo eremo. Da mesi fratel Enzo è alla ricerca di una casa ma finora non ha trovato un luogo adatto e praticabile in termine economici. A ottobre è arrivata la proposta di trasferirsi nella fraternità di Cellole: un’ipotesi che era pronto ad accettare ma che è stata ostacolata dalle condizioni che Bianchi ha definito “disumane” proposte da Cencini, dall’economo Guido Dotti e dal priore. Il fondatore sarebbe dovuto andare nella fraternità Toscana (che non avrebbe più riportato la dicitura Bose) senza garanzie sul comodato e con l’eventualità di essere cacciato da un momento all’altro. Non solo. Lui e i fratelli e le sorelle che lo avrebbero seguito non avrebbero potuto praticare la vita monastica. Una proposta inaccettabile per fratel Enzo. Da domani l’ex priore inizierà a cercare ancora casa. Nei giorni scorsi ha iniziato a traslocare parte della sua biblioteca in una casa a Torino ma il suo pensiero va ai fratelli e alle sorelle che lo vorrebbero seguire. Almeno otto sono pronti ad andare con lui. Un’emorragia per la comunità che ha perso in quest’ultimo anno 21 persone e che non registra più alcun fratello in noviziato. Chi ha sentito il fondatore sa che è affranto e triste nel vedere la sua comunità allo sfascio. Resta una sola speranza: la rinegoziazione della soluzione Cellole. Il comunicato della Santa Sede ha ribadito che Bianchi se ne deve andare ma ha mantenuto il riserbo su quanto il Papa potrebbe avere in testa per l’ex priore.
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