@ - Una crisi che rischia di travolgere il mondo cattolico. La sfida ora arriva dalla Germania. E per Roma è un problema.
"Scisma", nella storia della Chiesa cattolica, è una parola che si pronuncia con molta attenzione. Perché una divisione interna alla Ecclesia, dal punto di vista teologico-dottrinale, non può che essere interpretata alla luce dell'opera del demonio. Solo che da qualche tempo quel termine viene ventilato dalle cronache con una certa continuità. Il che succede non tanto per via delle critiche che provengono dalla destra ecclesiastica, ma soprattutto a causa di un'iniziativa dell'episcopato tedesco.
La stessa che rischia di far discutere gli ambienti ecclesiastici almeno da qui alla fine del prossimo anno, cioè quando il "Concilio interno" dovrebbe avere fine. I vescovi tedeschi, in buona sostanza, sembrano pensare che le istituzioni cattoliche debbano procedere con un cammino evolutivo, che si dimostri in grado di modificare alcuni paradigmi essenziali, andando incontro "al mondo" ed alla cultura contemporanea. Il che dovrebbe accadere tanto all'interno della vita ecclesiastica quanto all'esterno, ossia nel rapporto tra i consacrati ed i laici.
Il "Sinodo biennale" è un appuntamento che il cardinale Reinhard Marx ed i suoi hanno voluto fortemente. Marx è, oltre ad un porporato progressista, anche uno degli uomini più fidati della "cerchia" di papa Francesco. E questo è uno degli elementi che fa discutere. Se non altro perché Roma non può non essere preoccupata dal fatto che i teutonici, nonostante siano dottrinalmente prossimi alla "dottrina Bergoglio", vogliano decidere da soli sul futuro di alcune materie di stretta competenza universale. Quelle per cui spetterebbe decidere proprio al pontefice di Santa Romana Chiesa. Lo strumento scelto è quello della convocazione di un'assemblea che analizzi il momento, che è particolare, e tiri fuori delle soluzioni innovative. Il fattore di fondo è uno: la Chiesa vive una crisi, che è anche vocazionale, dunque deve adattarsi per non scomparire. La strada è già segnata, e qualche prima riflessione collegiale è balzata agli onori delle cronache.
C'è già stato inoltre una sorta di ping pong tra le due parti, Berlino e Roma), ma nonostante le preoccupazioni provenienti dalla mura leonine, vale la pena segnalare come da parte tedesca non sia mai stata palesata una volontà d'interruzione dei lavori. Neppure il Covid-19, a dire il vero, sembra influire più di tanto sul progetto germanico. E i tradizionalisti, con toni critici, hanno persino paventato l'ipotesi secondo cui dalle parti del cardinale Marx stiano cercando una sorta di "nuovo Lutero".
Una figura, insomma, capace di dare una scossa al cattolicesimo globale. Sempre il "fronte conservatore" risulta tuttavia allarmato per via del presunto processo di "protestantizzazione", cioè di avvicinamento alla prassi protestante, che si starebbe consumando. Un fenomeno - quest'ultimo - che coinvolgerebbe tanto la Chiesa tedesca quanto la Santa Sede. Ma cosa vorrebbero approvare in concreto i vescovi della Chiesa teutonica? E perché tra i cattolici si teme uno "scisma"?
Il rapporto tra Benedetto XVI e la Chiesa tedesca
Facciamo prima un piccolo passo indietro. Un pontefice tedesco si è dimesso sette anni fa dal soglio di Pietro. La Germania, insomma, ha avuto la sua grande occasione di "germanizzare" la Chiesa. Il problema, semmai, era che Benedetto XVI la pensava e la pensa in maniera diametralmente opposta rispetto alla visione delle correnti della sinistra ecclesiastica che spopolano nella sua nazione d'origine. Un esempio può valere per tutto: Joseph Ratzinger ha di recente contribuito alla stesura di "Dal Profondo del Nostro Cuore", un libro che si schiera contro l'abolizione del celibato sacerdotale. Ecco, il "Sinodo biennale", tra i suoi punti cardine, ha proprio la volontà di rivedere quella regola. Non è tutto: l'emerito avrebbe anche voluto rivedere l'obbligatorietà della tassa ecclesiastica, che potrebbe essere il vero motivo per cui la Chiesa tedesca pesa così tanto sul consesso mondiale. Interpellato da IlGiornale.it su il rapporto tra l'Ecclesia della Germania e l'ex pontefice, Ettore Gotti Tedeschi, ex presidente dello Ior e pensatore che ha contribuito alla stesura di Caritas in Veritate, ci ha detto quanto segue: "..ricordo che nel periodo fine 2011 inizio 2012 il Santo Padre ricevette "sollecitazioni " affinché dimostrasse una "apertura" al luteranesimo tedesco per render più facile un rapporto politico con la Germania. Mi fu detto che non fu sensibile a queste sollecitazioni".
I progressisti tedeschi, dopo il passo indietro di Benedetto XVI, avrebbero insomma mano libera o quasi. E questo sarebbe vero nonostante dal Vaticano siano arrivate precise richieste (e una lettera firmata da Jorge Mario Bergoglio) a tema "Sinodo biennale". Sono parole - quelle della Santa Sede - che non nascondono qualche inquietudine. Arriviamo al punto della questione: cosa vorrebbero fare i tedeschi? E perché Santa Marta non può che guardare con attenzione allo sviluppo dei lavori assembleari? C'è veramente il rischio di uno scisma?
Cosa vorrebbe approvare l'ala sinistra della Chiesa tedesca
"La situazione della Chiesa tedesca è confusa per non dire caotica. Da decadi le comunità e associazioni di base di orientamento progressista contraddicono apertamente il magistero, soprattutto per quanto riguarda la morale sessuale, l’intercomunione con i protestanti, il celibato sacerdotale, l’ordinazione delle donne. Una dissidenza dottrinale ripetuta come un ritornello senza fine". A circoscrivere in questi termini il momento odierno della Chiesa teutonica è Mathias Von Gersdorff, il presidente dell'associazione tedesca Tradizione, Famiglia e Proprietà.
Le questioni aperte dal cardinale pro migranti Reinhard Marx e dagli altri sono proprio quelle elencate: dal rapporto tra dottrina ed omosessualità, passando per l'abolizione del celibato sacerdotale, per la creazione di "sacerdotesse", per la realizzazione di un rito comune che possa essere considerato valido tanto dai protestanti quanto dai cattolici e per l'estensione della gestione laicale degli ambienti parrocchiani.
I tedeschi sono talmente sicuri del loro percorso da aver già iniziato, in alcune circostanze, a benedire coppie formate da persone omosessuali. Il che, in linea teorica, contrasterebbe con gli insegnamenti del Catechismo e con la dottrina sostenuta dal Papa. Von Gersdorff prosegue nella sua analisi, spiegando come sia composto l'ambiente progressista tedesco e da quali leve culturali sia mossa la tendenza dottrinale in oggetto: "L’ala sinistra dell’episcopato si rifiuta di censurare chiaramente questi gruppi. Anzi, mantengono con essi un dialogo cordiale e riconoscono ufficialmente veri “sindacati” cattolici, come il Comitato Centrale dei cattolici tedeschi( ZdK)".
Il cuore della "divisione", quindi, non risiede tanto nelle convinzioni dei vescovi filo-Marx, ma in alcuni emisferi con cui però l'episcopato dialoga volentieri. Il punto vero di tutta questa storia - quello che può comportare una frattura anche a livello di scisma - è che il "Sinodo biennale" dovrebbe mettere nero su bianco quei cambiamenti, puntando ad una riforma nazionale del magistero. Come reagirà Roma, in caso? Attorno a questo quesito ruota il futuro del cosiddetto "scisma". Verranno pubblicati dei documenti. E dal Vaticano arriveranno delle repliche. Siamo probabilmente alle soglie di uno scontro, che può essere mitigato da una marcia indietro della Germania. Marx, nel frattempo, si è anche dimesso da presidente dell'equivalente della nostra Cei.
Gli attriti tra i progressisti ed i conservatori
Com'è normale che sia, non tutti gli ecclesiastici, tedeschi o no, pensano che adottare quei cambiamenti serva o sia necessario. Cardinali come l'ex prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede Gherard Mueller, Walter Brandmueller e Rainer Maria Woelki sembrano, sulla scia del pensiero ratzingeriano, disposti a battagliare per evitare che un quadro scismatico possa prendere effettivamente piede per via del "concilio interno". Esiste insomma chi sostiene che la Chiesa tedesca non abbia il diritto di minare alle basi l'unità della Chiesa cattolica, provando a fare di testa sua fino a provocare un vero e proprio scisma.
Tutto questo avviene, come racconta Von Gersdorff, anche per via del venir meno di alcuni equilibri curiali: "Tuttavia negli ultimi anni si è operato un cambio importante. Vescovi seppur progressisti del calibro del defunto cardinale Karl Lehman (presidente della conferenza episcopale dal 1987 al 2008) avevano l’autorità e il prestigio per addomesticare le frange estreme. Insomma, il card. Lehmann sapeva fino a che punto andare avanti senza destare il sospetto che si stava sull’orlo dello scisma e dell’eresia. Non succede lo stesso con i suoi successori i quali non riescono a imporsi sulle teste più calde, sicché danno sempre più l'impressione di essere burattini nelle loro mani". I progressisti di prima, in sintesi, erano meno progressisti dei vescovi odierni.
E la tendenza alla "protestantizzazione" avrebbe a mano a mano conosciuto sempre meno ostacoli lungo il suo cammino, mentre le acredini tra i conservatori ed i progressisti sarebbero divenute più evidenti.
Ma è tutto qui? "Non solo - risponde l'esponente teutonico di Tradizione, Famiglia e Prorietà - . Credono (questi vescovi progressisti tedeschi, ndr) che cedendo un tanto eviteranno il peggio e così sono entrati in un meccanismo che gli fa fare promesse sempre più audaci sugli argomenti detti prima. Questa strategia di cedimento continuo è stata persino istituzionalizzata con il “cammino sinodale” che va prendendo sempre più l'aspetto di uno pseudo-sinodo". Un "cedimento" che da parziale sarebbe diventato completo, con l'interessamento indiretto di certe ideologie. Marx, per dirne una, ha volentieri incontrato i leader dei Verdi dopo i risultati delle passate elezioni valevoli per il Parlamento europeo.
La crisi dei numeri
Qual è, a questo punto, il risultato che deriva da quella che sembra essere una confusione generale, signor Von Gersdorff? " Il risultato - rivela l'esperto studioso cattolico - è la situazione deplorevole che vediamo. I progressisti sono sempre più esigenti con i conservatori che accusano giustamente l’episcopato “liberal” di rischiare lo scisma e l'eresia. In mezzo alla polemica, la grande massa dei fedeli va perdendo l'interesse nella Chiesa. Fuori dai recinti più stretti, la Chiesa in Germania è sempre meno rilevante". E in effetti i dati raccontano di un numero abbastanza cospicuo di fedeli disposti ad abbandonare la Chiesa teutonica. Anche perché, differentemente da come succede nelle altre realtà nazionali, in Germania bisogna versare una parte del proprio reddito ogni anno, nel momento in cui si dichiara allo Stato di appartenente alla confessione religiosa cattolica. Tanti fattori lasciano supporre che la Chiesa tedesca assomigli nel tempo sempre di più alla realtà protestante, che appunto da uno scisma è nata. Gli stessi fattori che suggeriscono pure però come il futuro della Germania possa essere privato dal cattolicesimo per com'è comunemente inteso e per come l'Europa l'ha conosciuto.
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