giovedì 17 settembre 2020

La Francia si spacca sui certificati di verginità per le ragazze. I medici: "Sbagliato vietarli"

@ - Gli attestati sono richiesti da genitori o futuri mariti: il governo vorrebbe abolirli nell'ambito di un progetto contro il "separatismo", in particolare islamico. Ma secondo molti operatori la legge rischia di mettere in pericolo le giovani più fragili.


"No alla legge che vieta i certificati di verginità". Il sorprendente appello viene da un gruppo di ginecologi e medici francesi schierati contro la decisione del governo di approvare una legge per vietare questa pratica sessista, umiliante, rendendo penalmente responsabili i dottori che si prestano a rilasciare i certificati. Secondo i firmatari del testo pubblicato su Libération la proposta dell'esecutivo, che fa parte del progetto più ampio contro il "separatismo" in particolare islamico, rischia di mettere in pericolo le ragazze che vivono in famiglie integraliste.

I certificati di verginità vengono rilasciati dopo un controllo dell'integrità dell'imene e vengono di solito richiesti da giovani, o piuttosto da genitori e futuri mariti. I medici firmatari sottolineano che si tratta di un fenomeno minoritario. "Siamo decisamente contrari ai test di verginità" precisano. "È una pratica barbara, retrograda e totalmente sessista. In un mondo ideale, tali certificati dovrebbero naturalmente essere rifiutati".

Poi però aggiungono: "Ci capita di dover fornire questo certificato a una giovane donna per salvarle la vita, per proteggerla perché è indebolita, vulnerabile o minacciata". Secondo i firmatari approvare un bando con reato penale significa abbandonare le ragazze a pratiche clandestine, o a viaggi all'estero per ottenere comunque gli attestati, mentre oggi la consultazione è l'occasione di aiutare le ragazze "a prendere coscienza e a liberarsi dal dominio maschile o familiare".

L'appello è sottoscritto tra gli altri dal direttore del reparto ostetricia-ginecologia dell'ospedale parigino Bicêtre, dalla presidente del collettivo femminista Cfcv Emmanuelle Piet e dal presidente di Gynécologie Sans Frontières (Gsf) Claude Rosenthal. Il ministro dell'Interno Gérard Darmanin, accompagnato dalla sottosegretaria alla cittadinanza Marlène Schiappa, aveva annunciato la settimana scorsa la misura appoggiandosi su una decisione dell'Ordine dei Medici.

"Tale esame - ha scritto il consiglio nazionale dell'Ordine nel 2017 - non ha alcuna giustificazione medica e costituisce una violazione del rispetto della privacy di una giovane donna, in particolare quando minorenne".

L'idea che nella Francia del 2020 ci siano ancora donne (e medici) che si occupano certificati di verginità, con nessun valore legale, sembra incredibile. Ma la soluzione, dicono i medici promotori dell'appello al governo, non è una legge. "Significa attaccare gli effetti trascurando la causa che affonda le sue radici nell'ignoranza e nella paura. Solo l'educazione - concludono i firmatari - permetterà l'emancipazione di queste giovani donne".

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