venerdì 17 gennaio 2020

Ratzinger, nel giallo del libro sul celibato la verità sta nel mezzo

@ - Nel giallo vaticano sul libro del cardinale Robert Sarah e Benedetto XVI sul celibato sacerdotale ci sono alcuni punti chiari. Innanzitutto, leggendo il volume, appare assai evidente che gli autori sono due: il porporato africano prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti e il Papa emerito. Impossibile credere che la buona fede di Ratzinger sia stata carpita in modo subdolo dal cardinale Sarah.

Il libro parla chiaro e ancora prima sono estremamente eloquenti le tre lettere di Benedetto XVI al porporato. Del resto la collaborazione editoriale tra i due è ben nota e dura da molto tempo. Una collaborazione, si può obiettare, non a livelli paritetici, ovvero di un testo scritto a quattro mani come coautori. Se questo è vero, bisogna, però, ammettere l’esistenza di libri di Sarah con contributi e prefazioni del Papa emerito. Volumi, sempre a onor del vero, decisamente molto più affini al magistero di Ratzinger che a quello di Bergoglio.

E allora cosa è successo? Perché il segretario di Benedetto XVI e prefetto della Casa Pontificia, monsignor Georg Gänswein, è corso ai ripari, fuori tempo massimo perché il libro era già stampato e sulla soglia delle librerie, chiedendo di ritirare la firma del Papa emerito come coautore? È probabile che il cardinale Sarah non abbia sottoposto la bozza della copertina del volume a Ratzinger nella quale i due appaiono come autori del testo, con le loro due foto l’una accanto all’alta. È probabile, ma non è sicuro.

Monsignor Gänswein sostiene questo, mentre il cardinale Sarah dice di aver fatto visionare tutte, ma proprio tutte le bozze del libro al Papa emerito. E di aver condiviso con lui anche la tempistica della pubblicazione. Ovvero di aver deciso di comune accordo di far uscire il testo in libreria prima che Francesco desse alle stampe la sua esortazione apostolica sulle conclusioni del recente Sinodo dei vescovi sull’Amazzonia, nella quale comunicherà anche la sua decisione sull’apertura ai preti sposati in quella regione del mondo.

Chi ha ragione e chi ha torto? Come sempre la verità sta nel mezzo. Il cardinale Sarah ha sicuramente tirato per la talare Benedetto XVI portando sul palco mediatico l’opposizione a ogni tipo di rinuncia al celibato che egli stesso, da padre sinodale, aveva fatto nell’aula durante l’assemblea. Essendo risultata la sua posizione perdente, non si è scoraggiato e ha tentato la carta editoriale.

Per dare maggiore forza alla sua opinione, risultata decisamente minoritaria nel Sinodo, ha scomodato l’illustre inquilino del Monastero Mater Ecclesiae. Del resto che Ratzinger fosse contrario a ogni rinuncia del celibato sacerdotale era ben noto e da lungo tempo. Scontato che un testo del Papa emerito su questo tema non avrebbe potuto avere altra posizione se non quella gradita a Sarah. Peccato che proprio Benedetto XVI, nel 2009, aveva aperto le porte della Chiesa cattolica ai preti anglicani sposati. La stessa decisione che ora il Sinodo ha preso per i diaconi permanenti in Amazzonia e che Bergoglio dovrebbe quasi sicuramente ratificare.

Ciò non tocca il celibato sacerdotale che Francesco ha più volte assicurato di voler tutelare esattamente come Ratzinger. Ma a Sarah questo ragionamento non piace. O per lo meno è convinto che aprendo una seppur minima possibilità per i preti sposati in Amazzonia, essa possa poi diffondersi in altre realtà del pianeta. Ma proprio Benedetto XVI gli ha dimostrato che così non è stato in un decennio dopo l’apertura ai preti anglicani con mogli e figli. Perché allora Ratzinger ha fatto marcia indietro?

Molto probabilmente il Papa emerito non si aspettava un tale clamore mediatico sul suo contributo al volume del porporato africano. E soprattutto non aveva immaginato di apparire in totale contrapposizione con il successore su un tema così importante nel governo e nel magistero di Francesco. C’è da fare anche un’ulteriore domanda: qualcuno ha avvisato Bergoglio? Gli ha mandato preventivamente le bozze del libro? Ha chiesto il permesso per pubblicarlo? Molto probabilmente no e ciò non è cosa poco grave. E infine: qualcuno pagherà per tutta questa assurda vicenda?

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