lunedì 13 gennaio 2020

@ - Iran, altissima tensione: nuovo giorno di proteste, dispiegate forze antisommossa 


La polizia iraniana nega di aver sparato contro i manifestanti. Convocato l'ambasciatore iraniano a Londra dopo l'arresto di quello britannico a Teheran.

Ancora altissima la tensione a Teheran dopo le manifestazioni nelle quali si chiedono le dimissioni dei responsabili 

dell'abbattimento dell'aereo delle linee ucraine. Immagini di violenza girano sui social. "Il consigliere per la sicurezza nazionale ha suggerito oggi che le sanzioni e le proteste hanno 'soffocato' l'Iran, costringendoli a negoziare. In realtà, non me ne potrebbe importare di meno se negoziano. Dipenderà totalmente da loro, ma niente armi nucleari e 'non uccidete i vostri manifestanti'", ha scritto su Twitter, anche in farsi, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. 

L'uso della lingua farsi nei tweet di Donald Trump ha irritato il governo iraniano. "Disonora la l'antica lingua persiana con le sue minacce", ha affermato su Twitter il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Abbas Mousavi. In campo era sceso anche Abbas Salehi, ministro della Cultura: "la lingua farsi è un simbolo della cultura iraniana", ha scritto, sottolineando che "fino a ieri" proprio dal presidente americano erano giunte "minacce ripetute ai siti culturali dell'Iran". 

Nuove proteste antigovernative si sono svolte oggi per il terzo giorno consecutivo in Iran, nonostante le rigide misure di sicurezza messe in atto dalle autorità, con il dispiegamento di forze antisommossa. Le manifestazioni sono iniziate proprio quando la repubblica islamica ha ammesso di aver abbattuto per errore il boeing ucraino, dopo averlo fermamente negato accusando i paesi stranieri di dire "grandi bugie". A radunarsi per protestare sono stati gli studenti delle università Sharif e Alzahra di Teheran e quelli dell'università industriale di Isfahan. "Hanno ucciso le nostre elites, le hanno sostituite con i religiosi", è stato uno degli slogan urlati dai dimostranti, facendo riferimento ai numerosi accademici rimasti uccisi nel disastro aereo. 

Diverse persone sono rimaste ferite nelle cariche della polizia contro i manifestanti nella tarda serata di ieri a Teheran. Lo riferisce Al Arabiya, in un reportage sulla dura repressione delle proteste contro il regime degli ayatollah scatenate dalle menzogne sull'abbattimento dell'aereo di linea ucraino che ha causato la morte di 176 persone. Video condivisi sui social mostrano manifestanti che si radunano in diverse città dell'Iran e scandiscono slogan contro il governo. 
Uno dei video mostrava anche una donna ferita che sarebbe stata colpita dalle forze di sicurezza, secondo l'attivista iraniana Masih Alinejad, che ha postato il filmato su Twitter

Testimoni: "Spari sui manifestanti". La polizia iraniana nega 
Sul web circolano alcuni video nei quali apparentemente le autorità iraniane a Teheran aprono il fuoco sui manifestanti che protestano contro il regime, ferendo varie persone. Ieri centinaia di persone hanno sfidato la massiccia presenza delle forze di sicurezza marciando nella capitale e tenendo una veglia serale in piazza Azadi. 

Secondo una testimone citata dal Guardian le forze di sicurezza inizialmente hanno lanciato lacrimogeni per disperdere la folla, poi hanno aperto il fuoco. "È stata una situazione molto brutta" ha detto la donna in un messaggio all'attivista Masih Alinejad. La donna ha fornito un video nel quale si notano macchie di sangue sul marciapiede nei pressi della piazza, uno dei tanti che gli attivisti iraniani hanno fatto circolare tra ieri sera e stamani. "È il sangue del nostro popolo" dice una donna in un filmato. "Ho visto sparare a sette persone" dice un uomo in un'altra clip. "C'era sangue ovunque". Il Guardian sottolinea che il contenuto dei video non è stato verificato. 

La polizia di Teheran ha affermato dal canto suo che non sono stati esplosi proiettili durante gli eventi di ieri sera. "Alle proteste la polizia non ha assolutamente sparato perché gli agenti della capitale avevano ricevuto l'ordine di usare moderazione" ha detto il portavoce Hossein Rahimi. 

I rapporti sempre più tesi con gli Stati Uniti 
Washington condanna il lancio di razzi, ieri, contro la base di Balad in Iraq che ospita anche personale statunitense. Resta alta la tensione con l'Iran. Il presidente Rohani ha firmato la legge che classifica come "terroriste" le forze armate Usa e il Pentagono, in risposta alla precedente designazione delle Guardie della rivoluzione islamica come "organizzazione terroristica" da parte della Casa Bianca. 

Trump: Soleimani aveva fatto cose orribili 
Dopo giorni di polemiche riguardo alla mancata indicazione da parte dell'amministrazione Trump delle prove di attacchi imminenti che hanno spinto a decidere l'uccisione di Qassem Soleimani, Donald Trump afferma che non importa se il generale iraniano fosse una minaccia imminente perché nel passato ha fatto "cose orribili". 

"I media delle fake news ed i loro alleati democratici stanno lavorando sodo per determinare se i futuri attacchi del terrorista Soleimani fossero imminenti o no e se il mio team fosse d'accordo", ha twittato oggi Trump. "La riposta è un 'sì' deciso, ma questo veramente non importa perché il suo passato è orribile", ha poi aggiunto il presidente, tagliando corto quindi sulla questione degli elementi a sostegno delle giustificazioni dell'amministrazione. 

Il tweet arriva dopo che ieri, pressato durante un'intervista televisiva, il capo del Pentagono, Mark Esper, ha ammesso di non aver visto le prove, a cui ha fatto esplicitamente riferimento nei giorni scorsi Trump, del fatto che il generale iraniano stesse preparando attacchi contro quattro ambasciate americane prima del raid Usa che lo ha ucciso a Baghdad il 3 gennaio scorso.

Nbc: Trump autorizzò l'uccisione di Soleimani 7 mesi fa
Il presidente statunitense, Donald Trump, avrebbe autorizzato l'assassinio del generale iraniano Qassem Soleimani sette mesi fa. Lo riporta la Nbc, citando attuali ed ex funzionari dell'amministrazione. A giugno, Trump avrebbe firmato una direttiva presidenziale, fornendo l'autorizzazione per l'operazione in caso di azioni aggressive iraniane, che prevedeva comunque l'assenso finale del presidente prima di qualsiasi operazione specifica per uccidere Soleimani. Questo spiegherebbe perché l'assassinio di Soleimani fosse tra le opzioni che i militari hanno presentato a Trump due settimane fa per rispondere all'attacco, in Iraq, di milizie sostenute dall'Iran, che ha provocato un morto e quattro feriti tra gli statunitensi. In questo caso, però, perderebbe forza la giustificazione per cui Soleimani sarebbe stato ucciso per una "minaccia imminente" contro gli Stati Uniti, come più volte affermato da Trump e dalle altre più alte cariche del governo. 

A giugno, secondo le fonti della Nbc, l'allora consigliere per la sicurezza nazionale, John Bolton, invitò Trump ad autorizzare l'operazione per uccidere Soleimani dopo che un drone statunitense era stato abbattuto dall'Iran. Anche il segretario di Stato, Mike Pompeo, era d'accordo. 

Iran: non ci fidiamo di Trump per i negoziati
"Gli americani hanno esercitato pressioni sull'Iran per realizzare le loro politiche e hanno mandato messaggi sul fatto che sono pronti a negoziare, ma l'Iran non si fida di avere colloqui con il presidente Usa Donald Trump", ha detto il portavoce del governo di Teheran, ali Rabiei. "Non siamo noi ad aver lasciato il 5+1 (l'accordo sul nucleare, ndr), ma gli americani", ha aggiunto Rabiei. 

Rappresentante Khamenei: "La vendetta contro gli Usa non è finita" 
Non è ancora stata completata la "vendetta" dell'Iran contro gli Stati Uniti per l'uccisione in Iraq del comandante della Forza Quds, il generale Qassem Soleimani. Lo ha dichiarato il rappresentante della Guida Suprema, Ali Khamenei, nel corpo di elite dei Guardiani della Rivoluzione, annunciando nuove rappresaglie dopo il lancio di missili contro basi in Iraq utilizzate da truppe americane. "Non abbiamo ancora completato la nostra vendetta nei confronti dei nemici per l'uccisione di Soleimani e dei suoi compagni", ha dichiarato Ali Shirazi, citato dall'agenzia di stampa 'Fars'. "L'azione di rappresaglia non sarà necessariamente condotta dall'Iran da solo", ha aggiunto Shirazi, sottolineando che anche il cosiddetto "fronte della resistenza" avrà un ruolo "attivo" nella "vendetta". Un video della propaganda iraniana, realizzato dopo l'uccisione del generale Qassem Soleimani in un raid americano a Baghdad, mostra un commando iraniano che attaccano l'edificio del Campidoglio e la Casa Bianca e poi uccide il presidente americano Donald Trump. Lo riferisce Al Arabiya, secondo cui il video propagandistico e' stato condiviso e probabilmente realizzato da un canale di Telegram affiliato ai Guardiani della rivoluzione. Il filmato mostra un gruppo di iraniani, presumibilmente pasdaran, che discutono di come vendicare la morte di Soleimani e quindi decidono un piano per eseguire un attacco a Washington e assassinare Trump. I realizzatori hanno copiato la scena di un film di Hollywood sull'esplosione del Campidoglio, seguita dall'irruzione dei militari italiani, armi in pugno, nella Casa Bianca e dall'uccisione di Trump 

Convocato l'ambasciatore iraniano a Londra dopo l'arresto di quello britannico a Teheran 
L'ambasciatore iraniano a Londra è stato convocato al Foreign Office come risposta all"inaccettabile" arresto dell'ambasciatore di Londra a Teheran due giorni fa. 

Ieri Macaire è stato fermato dalle autorità iraniane con l'accusa di aver incitato le proteste all'università Amir Kabir di Teheran, dove gli studenti hanno protestato contro l'abbattimento dell'aereo ucraino con 176 persone a bordo provocato da un errore delle forze iraniane. L'ambasciatore ha assicurato che "si stava limitando a prendere parte ad una veglia per le vittime del disastro aereo", precisando di aver lasciato il posto quando alcuni hanno iniziato ad intonare slogan antigovernativi. 

È stato "completamente inaccettabile e non professionale" il comportamento avuto dall'ambasciatore britannico in Iran, Rob Macaire, ha dichiarato il portavoce del governo iraniano, Ali Rabiei, citato dai media ufficiali della Repubblica islamica. 

Portavoce: "Rohani non ha mentito su aereo, non sapeva fino a venerdì" 
"Il governo è stato accusato di aver insabbiato e mentito, ma non è questo il caso". Lo ha detto il portavoce del presidente iraniano Hassan Rohani negando che il presidente abbia cercato di nascondere la verità sul missile che ha abbattuto l'aereo ucraino, con 176 persone a bordo, mercoledì scorso. 

"Posso dire con certezza che il presidente, come capo del Consiglio suprema della sicurezza nazionale, non sapeva nulla fino a venerdì pomeriggio", ha detto ancora il portavoce Ali Rabiei in una conferenza stampa, spiegando che al presidente sono stati forniti dettagli della dinamica dell'incidente due giorni dopo il disastro aereo. E che un comunicato stampa è stato diffuso immediatamente dopo. 

Infine, Rabei, esprimendo rammarico per la morte dei passeggeri e per la perdita di fiducia nell'attività del governo da parte degli iraniani, con un riferimento quindi alle proteste in corso da giorni, ha detto che bisogna considerare il tragico errore commesso dalle forze iraniane nel quadro delle tensioni tra Iran e Stati Uniti. "Tutte le forze armate sono state in massima allerta e questa è stata la ragione del tragico errore ed incidente", ha affermato.
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