@ - Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è stato formalmente incriminato dal procuratore generale israeliano Avichai Mendelblit in tre indagini aperte da tempo a suo carico. I capi d’accusa includono i reati di corruzione e truffa. La decisione di Mendelblit è a suo modo storica: è la prima volta che un primo ministro viene ufficialmente incriminato durante il suo mandato.
Almeno a breve termine però non ci saranno conseguenze formali: i processi a Netanyahu dureranno probabilmente diversi anni, e la legge israeliana prevede che un primo ministro possa essere rimosso dal suo incarico solamente dopo una condanna definitiva. Non è ancora chiaro, invece, se l’incriminazione di Netanyahu avrà conseguenze politiche in un momento molto delicato in cui Israele sembra diretto verso la terza elezione nel giro di un anno. Gregg Carlstrom, corrispondente dell’Economist dal Medio Oriente, ha fatto notare che il punto della questione nel breve periodo «è sempre stato politico: gli alleati lo molleranno oppure no? Per ora non l’hanno fatto, e vedremo se l’incriminazione cambierà qualcosa».
Nel primo caso, considerato il più grave e per cui Netanyahu è accusato di corruzione, il primo ministro israeliano avrebbe favorito l’azionista di maggioranza di Bezeq, la più grande società di telecomunicazioni di Israele, in cambio di una copertura mediatica favorevole su Walla news, un popolare sito di news israeliano legato a Bezeq. Nel secondo caso Netanyahu e sua moglie avrebbero ricevuto regali dal valore di centinaia di migliaia di dollari da un produttore di Hollywood, Arnon Milchan, e un miliardario australiano, James Pack, in cambio di agevolazioni fiscali. Nel terzo caso, invece, Netanyahu si sarebbe accordato con il proprietario del quotidiano Yedioth Ahronoth per indebolire un giornale rivale in cambio di un trattamento più favorevole da parte di Yedioth Ahronoth verso il governo.
Mendelblit aveva fatto sapere da tempo che intendeva incriminare Netanyahu, ma solamente negli ultimi giorni si è venuti a sapere che lo avrebbe fatto oggi, giovedì 21 novembre. Netanyahu ha 70 anni ed è primo ministro israeliano da più di dieci anni: negli ultimi tempi ha governato il paese con l’appoggio di una coalizione di destra nazionalista e religiosa e selezionato accuratamente la classe dirigente del suo partito, il Likud, che sin dall’inizio dei suoi problemi con la giustizia lo ha difeso in maniera compatta. Dopo la notizia dell’incriminazione, Netanyahu ha definito le accuse un «tentato colpo di stato» e ha promesso che continuerà a guidare il paese per non lasciare che «vincano le bugie».
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