@ - Erdogan lancia un’operazione nel nord del Paese contro i curdi dell’Ypg che hanno combattuto al fianco dell’America contro lo Stato islamico.
La Turchia lancia un’imponente operazione militare «a est dell’Eufrate» per creare una zona sicura nel nord del Paese e favorire il ritorno su base volontaria dei rifugiati siriani in patria. Nel mirino ci sono le forze curde dell’Ypg, quelle che hanno combattuto al fianco degli Stati Uniti contro l’Isis. Le truppe americane, però, rimarranno a guardare e si allontaneranno dal confine turco. È questo il risultato di un colloquio telefonico tra il presidente americano, Donald Trump, e il suo omologo turco, Recep Tayyip Erdogan: «Le forze statunitensi non sosterranno né saranno coinvolte nell’operazione e le truppe Usa, che hanno sconfitto il califfato territoriale dello Stato islamico, non saranno più nelle immediate vicinanze», ha affermato la Casa Bianca senza fornire dettagli sull’operazione turca.
La conferenza stampa
Stamattina Erdogan ha annunciato che l’operazione militare potrebbe iniziare da un momento all’altro: «Non possiamo più tollerare le minacce dei gruppi terroristi». Il presidente turco ha anche promesso una soluzione sui miliziani dell’Isis che sono attualmente nelle mani delle forze curde: «La Turchia sta lavorando a una soluzione per estradare nei Paesi d’origine i miliziani dell’Isis detenuti nelle carceri del nord-est della Siria, non appena avrà preso il controllo dell’area dai curdi dell’Ypg». Si tratta di circa 2.500 foreign fighter considerati altamente pericolosi e altri 10.000 catturati tra l’Iraq e la Siria. In una registrazione audio , diffusa recentemente, il leader dell’Isis, Abu Bakr al-Baghdadi, ha chiesto ai suoi uomini di fare di tutto per liberare i detenuti.
L’avvertimento
Martedì scorso il capo di Stato turco aveva dichiarato che la Turchia stava esaurendo la pazienza con gli Stati Uniti dopo che, lo scorso 7 agosto, la Nato aveva raggiunto un accordo per la creazione di una zona cuscinetto nel nord del Paese. «A questo punto, non abbiamo altra scelta che continuare sulla nostra strada», aveva annunciato Erdogan in un discorso televisivo. Lo scoppio delle ostilità tra Ypg e forze turche potrebbe avere come conseguenza il ritiro dei mille militari americani dispiegati nel Paese. Un’uscita degli Stati Uniti dalla Siria segnerebbe di fatto la fine della lotta contro lo Stato Islamico.
La reazione dell’Fds
Di sicuro i militari turchi incontreranno una forte resistenza. Le Forze democratiche siriane (Fds), un’alleanza di forze antigovernative guidata dall’Ypg, non lasceranno facilmente il campo. «Non esiteremo a trasformare qualsiasi attacco (turco, ndr) non provocato in una guerra totale» hanno dichiarato all’emittente «Al-Arabiya».
Il ritiro
Già lo scorso dicembre Trump aveva annunciato di voler richiamare a casa le truppe americane dispiegate in Siria nonostante la contrarietà dei suoi consiglieri che non volevano abbandonare gli alleati curdi nelle mani di Erdogan e le dimissioni dell’allora ministro della Difesa Jim Mattis. Il timore, piuttosto fondato, è che è un ritiro delle truppe americane e l’attacco alle forze curde favorisca una risurrezione dell’Isis.
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