lunedì 7 ottobre 2019

Europa, venti di guerra commerciale con gli Usa

Scoppia la guerra dei dazi fra Europa e Stati Uniti. O almeno, rischia di scoppiare, anche se le inclinazioni della Casa Bianca di Donald Trump lasciano intendere che l’escalation sia in agguto. 

Cosa è successo? La World trade organization, l'organizzazione mondiale per il commercio, ha dato il via libera agli Stati Uniti per l'imposizione di dazi da 7,5 miliardi di dollari (6,8 miliardi di euro) sulle importazioni dalla Ue. Le tariffe devono compensare le perdite subìte dal colosso dell'aviazione americano Boeing a causa dei sussidi elargiti illecitamente al suo concorrente europeo Airbus da quattro paesi: Francia, Germania, Regno Unito e Spagna. Gli Stati Uniti imporranno dal 18 ottobre un'aliquota del 10% sui prodotti del segmento dell'aeronautica e del 25% sul resto del paniere interessato dalla stretta tariffaria. 


Chi paga per cosa. Nel secondo scaglione, quello tassato al 25%, sono finiti una lunga serie di prodotti della famiglia del made in Ue, dalla meccatronica a uno dei settori più sensibili per le esportazioni europee negli States: l’agroalimentare. Il New York Times ha scritto che l’elenco sembra il menù di un ristorante gourmet, e in effetti il colpo d’occhio è notevole. La black list confezionata da Washington include i vini francesi, l’olio spagnolo, il whiskey irlandese e i formaggi italiani, dal parmigiano al provolone. 

Secondo una stima dell’eurodeputato socialdemocratico Paolo De Castro, la stretta americana può costare l’equivalente di 22 miliardi di euro di export Ue-Usa. La sola Italia ha chiuso il 2018 con vendite oltreoceano per circa 4,2 miliardi di euro e rischia di perdere almeno un miliardo dopo l’imposizione delle tariffe statunitensi. 

Dividi e comanda. Proprio l’Italia, però, ha tirato un sospiro di sollievo dopo la pubblicazione dell’elenco finale di prodotti: i dazi esenteranno il vino italiano, la pasta, la mozzarella di bufala e il prosciutto crudo, come il San Daniele, colpendo “solo” quello cotto. Gli Stati Uniti hanno deciso esplicitamente di penalizzare di più i paesi che rientrano nel consorzio Airbus, come Francia e Germania, facendo pesare il maggior coinvolgimento negli aiuti a favore del colosso europeo dell’aviazione. 

La scelta rischia di creare, appositamente, nuove divisioni nella Ue che sta per inaugurare il nuovo mandato della commissione Ursula von der Leyen. Non è la prima volta che l’amministrazione Trump tenta di incrinare la coesione comunitaria, come nel caso dei vari tavoli bilaterali avviati (o almeno, tentati di avviare) fra Washington e singoli paesi europei. Ora il presidente Usa può vantare un successo domestico nella guerra commerciale ingaggiata dagli Usa il resto del mondo. 

C’è un però, 1. Al momento la Ue sembra parlare con una voce sola. La commissaria al Commercio Cecilia Malmström ha ribadito che Bruxelles cercherà di mantenere il dialogo, per disinnescare un’escalation che nuocerebbe a entrambe le sponde dell’Atlantico. In caso contrario il Continente dovrà reagire con la stessa misura, infliggendo dazi alle esportazioni Usa.

C’è un però, 2. La stessa vittoria di Trump possa ribaltarsi nell’arco di pochi mesi. A inizio 2020 la Wto dovrebbe emettere un verdetto analogo per Boeing, accusando gli Usa di aver favorito il proprio vettore a danno del concorrente europeo Airbus. In quel caso sarà la Ue a poter imporre dazi ritorsivi agli Stati Uniti. Sempre che i negoziati non abbiano funzionato prima, o fatto naufragare del tutto i rapporti. 

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