@ - Il numero delle vittime è destinato a salire. È il risultato della guerra tra bande rivali del narcotraffico. Il coordinatore del Gabinetto per la Sicurezza: "Abbiamo trovato teste, torsi, arti e altri resti". Per l'identificazione ci potrebbero volere mesi di lavoro: verrà utilizzato il Dna.
I media messicani lo hanno ribattezzato “el pozo de los horrores“. Resti umani, come “teste e torsi”, che potrebbero appartenere a centinaia di cadaveri, sono stati infatti trovati dalle autorità dello Stato di Jalisco, nel sud-ovest del Messico, in aperta campagna, gettati in quella che è a tutti gli effetti una fossa comune, profonda una ventina di metri. Centinaia i morti fatti a pezzi che sarebbero stati sotterrati, secondo le autorità, vittime della guerra tra bande rivali del narcotraffico. Finora, però, le autorità sono riuscite a ricomporre, ma non ancora a identificare, solo 44 corpi.
La scoperta è stata fatta lo scorso tre settembre, ma gli scavi sono terminati solo oggi. I resti erano stati chiusi in sacchi neri per i rifiuti. La polizia ne ha estratti a decine, quattordici solo nell’ultima giornata: alla fine erano 119. Alcune delle buste, come specifica l’istituto di scienze forensi, non sono stati ancora aperte. Per questo il numero di morti è destinato a salire.
Nei sacchi “abbiamo trovato teste, torsi, arti e altri resti umani”, ha detto il coordinatore del Gabinetto per la Sicurezza dello Stato, Macedonio Tamez Guajardo. Neanche uno dei corpi, come ha specificato il procuratore esecutivo per le indagini criminali, Luis Joaquín Méndez, è stato trovato intatto. Per l’identificazione, ha sottolineato la Procura, ci potrebbero volere mesi. Il lavoro, infatti, sarà fatto sul Dna dei resti, non avendo di fatto una ricomposizione precisa dei corpi.
Secondo l’organizzazione Famiglie unite per i nostri scomparsi di Jalisco (Fundej), si tratta della più grande fossa comune mai scoperta nello Stato. I dati forniti dalla Commissione nazionale per le ricerche delle persone scomparse parlano di 78 fosse comuni trovate tra il primo dicembre 2018 e il 14 agosto di quest’anno: nel solo Stato di Jalisco ne sono state rinvenute 15 dall’inizio del 2019, con un totale di almeno 107 cadaveri. Anche a inizio agosto era stata fatta una scoperta altrettanto macabra. All’epoca erano stati 19 i corpi mutilati, tra cui alcuni crivellati di proiettili, ritrovati a Uruapan, nello Stato di Michoacán, circa 400 km a ovest di Città del Messico: nove dei cadaveri erano stati appesi ad un ponte, seminudi, come avvertimento alle bande rivali.
Nei sacchi “abbiamo trovato teste, torsi, arti e altri resti umani”, ha detto il coordinatore del Gabinetto per la Sicurezza dello Stato, Macedonio Tamez Guajardo. Neanche uno dei corpi, come ha specificato il procuratore esecutivo per le indagini criminali, Luis Joaquín Méndez, è stato trovato intatto. Per l’identificazione, ha sottolineato la Procura, ci potrebbero volere mesi. Il lavoro, infatti, sarà fatto sul Dna dei resti, non avendo di fatto una ricomposizione precisa dei corpi.
Secondo l’organizzazione Famiglie unite per i nostri scomparsi di Jalisco (Fundej), si tratta della più grande fossa comune mai scoperta nello Stato. I dati forniti dalla Commissione nazionale per le ricerche delle persone scomparse parlano di 78 fosse comuni trovate tra il primo dicembre 2018 e il 14 agosto di quest’anno: nel solo Stato di Jalisco ne sono state rinvenute 15 dall’inizio del 2019, con un totale di almeno 107 cadaveri. Anche a inizio agosto era stata fatta una scoperta altrettanto macabra. All’epoca erano stati 19 i corpi mutilati, tra cui alcuni crivellati di proiettili, ritrovati a Uruapan, nello Stato di Michoacán, circa 400 km a ovest di Città del Messico: nove dei cadaveri erano stati appesi ad un ponte, seminudi, come avvertimento alle bande rivali.
Nessun commento:
Posta un commento