martedì 3 settembre 2019

Iran, Francia offre 15 mld di dollari per fermare disimpegno dall'accordo sul nucleare. Rouhani: "Terza fase imminente"

@ - Teheran procederà con la successiva fase di disimpegno dall'intesa da cui si sono già ritirati in modo unilaterale gli Usa, se gli incontri in corso con gli europei non daranno risultati "entro giovedì". Il presidente iraniano: "No a negoziati bilaterali con gli Stati Uniti".

Il presidente francese Emmanuel Macron avrebbe proposto all'Iran l'apertura di una linea di credito da 15 miliardi di dollari in cambio dello stop alla sua terza fase di disimpegno dall'accordo sul nucleare, che Teheran minaccia di avviare da venerdì prossimo se i partner europei non offriranno gli incentivi richiesti per compensare le sanzioni americane. Lo ha riferito il deputato conservatore Ali Motahari, citato dall'agenzia Tasnim, vicina alle Guardie della rivoluzione islamica.

Macron avrebbe inoltre chiesto a Rouhani nel corso dei loro colloqui diretti - l'ultimo in una telefonata sabato scorso - di tornare al pieno rispetto dell'intesa del 2015. Una delegazione iraniana si è recata ieri in Francia per nuovi colloqui focalizzati sugli strumenti di pagamento da impiegare in un'eventuale ripresa delle transazioni europee con Teheran.

L'Iran, ha detto Rouhani nel corso di una sessione del Parlamento trasmessa in diretta alla radio di Stato, è pronto a ridurre ulteriormente i suoi impegni nell'ambito dell'accordo del 2015, "nei prossimi giorni". Teheran procederà con la successiva fase di disimpegno dalla storica intesa - da cui si sono già ritirati in modo unilaterale gli Usa - se gli attuali negoziati in corso con gli europei non daranno risultati "entro giovedì".

Secondo quanto riporta l'agenzia di stampa iraniana Mizanonline, che cita un'intervista rilasciata dal vice direttore dell'Organizzazione dell'Energia Atomica dell'Iran (AEOI), Behrouz Kamalvandi, l'Iran avrebbe annunciato la possibilità di riprendere il programma di arricchimento dell'uranio al 20% in due giorni. Kamalvandi aveva già fatto sapere che Teheran impiegherebbe non più di due giorni a riprendere a produrre uranio altamente arricchito con una concentrazione dell'isotopo di uranio 235 pari o superiore al 20% in caso di un eventuale ordine della Guida Suprema, l'ayatollah Ali Khamenei, portando a termine l'operazione in 4 giorni.

"Se l'Europa adempie a una parte importante dei suoi impegni, potremmo riconsiderare la riduzione dei nostri impegni, oppure faremo certamente il terzo passo", ha spiegato il presidente iraniano, che ha lasciato aperta la porta per ulteriori negoziati sostenendo che "se comprano il nostro petrolio e l'Iran prende i soldi, saremmo davanti ad altre condizioni". "Certamente - ha aggiunto - i passi successivi che porteremo avanti renderanno la questione più difficile e complicata, ma non richiederà molto tempo tornare al punto di partenza".

Il presidente ha anche ribadito il suo no a "colloqui bilaterali" con gli Stati Uniti. "Non è stata mai stata presa una decisione su colloqui bilaterali con gli Usa, ci sono state molte offerte ma la nostra risposta resta e sarà sempre negativa", ha detto al Parlamento.

"In linea di principio, non vogliamo negoziati bilaterali con gli Stati Uniti", ha detto il presidente iraniano dopo che nei giorni scorsi al termine del G7 il presidente francese aveva auspicato un suo faccia a faccia con Donald Trump.

Tuttavia, Rouhani ha affermato che i colloqui con Washington potrebbero aver luogo nel formato "5 + 1", i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (Cina, Gran Bretagna, Stati Uniti, Francia e Russia) più la Germania, ovvero i sei paesi che avevano negoziato questo accordo. Piuttosto, ha sottolineato il presidente iraniano, "se l'America revocherà tutte le sanzioni, potrà unirsi a colloqui multilaterali tra Teheran e le parti dell'accordo del 2015" sul nucleare.

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