@ - Angoscia in Vaticano per l'imminente pronuncia della Consulta sul fine vita. Santa Sede e Cei hanno investito molto sul premier. Ora si aspettano un passo concreto.
Caro Direttore, Conte non è neppure l’ombra di Andreotti, eppure solo pochi premier prima di lui hanno avuto un rapporto così stretto contemporaneamente con un Papa e un Segretario di Stato. Ma verrà messo a dura prova dalle scadenze legate all’introduzione dell’eutanasia, argomento incandescente per il Vaticano, anche perché Bergoglio e Parolin si aspettano molto da lui dopo che si sono esposti per la sua riconferma non solo col Quirinale, ma soprattutto con la segreteria del Pd. E il rinnovato presidente del Consiglio, che si è ormai convinto, complice anche l'abuso di brillantina, di essere davvero «unto dal Signore», ha colto come un messaggio divino anche la scomparsa, nei giorni scorsi, del suo Padre spirituale e mentore, il cardinale Achille Silvestrini. La morte dello stratega dell’Ostpolitik - che quando riceveva le telefonate del Pontefice scattava in piedi rispondendo: «Padre Santo!» - gli ha permesso, senza passare dalla consueta delicata mediazione di monsignor Claudio Maria Celli, un altro giro nei Sacri Palazzi e persino una pubblica benedizione del Santo Padre. In tempi di crisi di governo, infatti, nessun candidato alla presidenza del Consiglio aveva mai avuto un tale privilegio.
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