@ - Il premier attacca Salvini sui migranti dal palco di Atreju. E si prepara a stangare merendine, bevande gassate e aerei.
Nuove tasse, lotta al contante e una nuova politica sull'immigrazione. Ma soprattutto attacchi a quello che solo fino a poche settimane fa era a tutti gli effetti un alleato di governo (spesso difeso e i cui decreti sono stati controfirmati).
Una scelta coraggiosa, sottolinea Giorgia Meloni chiedendo per lui un applauso: "Noi siamo i veri democratici in questa nazione", spiega la leader di Fdi introducendolo sul palco, "Oggi fa un gesto non scontato, un atto di coraggio". Anche perché il premier - intervistao da Bruno Vespa - difende la svolta imposta al suo secondo esecutivo dall'accordo con il Partito democratico e snocciola le sue idee per trovare le risorse che scongiurerebbero un aumento dell'Iva. Come? Introducendo nuove tasse su beni che rischiano così di essere considerati di lusso, come trasporto aereo, bevande gassate e merendine. "Credo che sia una soluzione praticabile", ha detto il premier commentando l'ipotesi di un sovrapprezzo di un euro per i voli nazionali e di 1,5 euro per quelli internazionali. Ma anche con la lotta all'evasione fiscale grazie a una vera e propria "guerra" al contante. In cambio, promette, "asili nido gratuiti per famiglie con redditi medi e bassi".
Ma il palco di Atreju è anche l'occasione per attaccare - ancora - il suo "nemico". Ampio lo spazio riservato da Conte a Matteo Salvini durante il suo intervento. A partire dal fuorionda in cui chiedeva alla Mekel consigli per fermare la Lega. "Sono frammenti di una chiacchierata un po' rilassata tra due esponenti di governo davanti ad un drink", si difende oggi, "Vedo che Salvini ci sta ricamando molto sopra: io non mi sono mai permesso di denigrare una forza politica che sosteneva il precedente governo. Eravamo nella prospettiva di una votazione europea: come io ho chiesto alla Merkel, lei ha chiesto a me come si preparavano le forze politiche. Io dicevo che il rischio dell'isolamento, dal mio punto di vista, era evidente".
Isolamento che invece avrebbe ottenuto proprio l'ex ministro dell'Interno: "Oggi pomeriggio viene Orban qui chiedete a lui perchè non ha seguito Salvini ed è rimasto nel Ppe. La Lega si è ritrovata completamente isolata, ed era quello che io intuivo anche allora. L'Italia, a partire dai temi dell'immigrazione, raramente è stata supportata dai Paesi del patto di Visegrad".
Sui migranti, quindi, la politica resta quella improntata nei primi giorni del Conte bis: porti aperti ma con una redistribuzione migliore dei naufraghi: "La linea dura è un interesse di tutti in Europa", assicura, "Come anche la redistribuzione, si accettano cose belle e meno belle. Serve un meccanismo automatico europeo che si applichi subito. Non ho mutato idea su questo punto: non ho detto che oggi in Italia entra chiunque. Ormai hanno capito che l'Italia non accetterà più i migranti come in passato e non se li terrà da sola sul territorio". Poco importa che l'accordo con Francia e Germania riguardi in realtà solo quelli con diritto d'asilo e non i migranti economici (e che l'onere della prova spetterà con tutta probabilità all'Italia: lunedì il premier sarà a Malta per firmare l'intesa.
Qualche stoccata anche a Matteo Renzi che però "non ha motivo di credere" sia una sorta di demolition man. Ma traspare tutta l'amarezza per una scissione avvenuta solo a governo formato: "Con lui sono stato molto chiaro, se mi avesse chiamato prima, perchè è evidente la aveva maturata almeno qualche giorno prima la sua scelta, io avrei preteso che l'interlocuzione avvenisse anche con il suo gruppo", spiega Conte.
Il premier ha anche tenuto a smentire l'idea che possa essere vicino ai dem fin da prima della nascita del nuovo esecutico: "Il Pd non lo ho mai frequentato", sottolinea, "Non ho mai avuto una tessera né partecipato ad un convegno. La mia formazione è il cattolicesimo democratico, un centro che guarda a sinistra".
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