mercoledì 15 maggio 2019

È ora di parlare d'Europa

@ - Sei domande su temi che dovrebbero essere cruciali in questa campagna elettorale. Non basta dire di voler cambiare. Bisogna anche spiegare come e cosa.

Mancano due settimane al voto europeo, ma da noi si parla poco o niente di economia e di Europa. Che pure in questi anni è stata spesso sul banco degli imputati per responsabilità vere o presunte.

Ma cosa è successo dal 2014 a oggi?
L’economia è tornata a crescere, toccando il 2,4% nel 2017, per rallentare nuovamente negli ultimi mesi. A giugno 2016 il Regno Unito ha scelto di lasciare l’Ue, ma dopo tre anni di negoziati la situazione è ancora in stallo. Le elezioni in molti stati membri hanno visto indebolirsii partiti tradizionali e affermarsi movimenti sovranisti o populisti. Fuori dall’Europa si sta consumando una guerra commerciale tra Usa e Cina, dannosa per l’economia mondiale ed europea. Si sono acuite le tensioni in alcune aree a noi vicine, a partire dal Nord Africa, che probabilmente porteranno a un ulteriore incremento dei flussi migratori verso le nostre coste.

In questi anni l’Europa ha aperto nuovi mercati per le imprese europee, firmando due importanti accordi di libero scambio con Canada e Giappone; con il Piano Juncker ha mobilitato più di 300 miliardi di euro di nuovi investimenti in infrastrutture, sanità, edilizia popolare, economia circolare, Pmi;ha finanziato con Horizon 2020 progetti di ricerca e innovazione pubblici e privati per alcune decine di miliardi di euro e destinato circa 350 miliardi alle politiche di coesione.In tutto questo tempo, inoltre,la Bce ha continuato la sua azione imponente per sostenere l’economia europea.

Tutto bene allora? Non proprio. L’Europa è stata debole su alcuni grandi temi sensibili per i cittadini. Su immigrazione, sicurezza, politica estera non è riuscita a parlare con una voce sola, anzi spesso è rimasta inerte. Diversi stati membri sono andati per conto proprio su questioni di interesse comune: la Libia è un caso tanto emblematico quanto drammatico, ma anche l’atteggiamento ondivago verso la Cina la dice lunga.

L’Europa avrebbe potuto e dovuto fare di più e può farlo. Ma quali sono le idee e proposte dei partiti che si candidano a guidarla? Da cittadini ci piacerebbe avere indicazioni chiare. A partire da sei temi cruciali.
  1. Mercato unico. Dei 500 e passa miliardi di esportazioni di prodotti e servizi italiani, più del 50% sono destinate al mercato europeo. In più: tra il 2016 e il 2018 più dei due terzi dell’aumento del nostro export andato verso l’Europa. Imprese e cittadini italiani avrebbero grandi benefici da un potenziamento e una maggiore efficienza del mercato interno. Siamo d’accordo che bisognerebbefavorire la corretta e uniforme applicazione del diritto europeo in tutti gli stati, evitando ostacoli o barriere agli scambi, definire standard uniformi, assicurare forme di tracciabilità dei prodotti per garantirne la qualità, completare il mercato unico dei capitali, dell’energia, del digitale?
  2. Unione Economica e Monetaria. Dall’euro l’Italia ha avuto vantaggi enormi: almeno 500 miliardi di minore spesa per interessi per il finanziamento del debito pubblico e costi più bassi per il credito per imprese e famiglie (fino agli anni ’90 i tassi sui mutui erano a due cifre). La sua costruzione però manca di alcuni pezzi per funzionare in modo più efficiente soprattutto in caso di crisi. Condividiamo l’idea di completare l’Unione Bancaria, prevedere un bilancio proprio per la zona euro e uno strumento di stabilizzazione per reagire agli shock?
  3. Politica industriale. Siamo d’accordo che servano massicci investimenti in innovazione, digitalizzazione e sostenibilità per rafforzare l’industria europeae che occorra modernizzare la politica della concorrenza per favorire i processi di crescita e consolidamento? E che bisogna aprire mercati, ampliando le aree di libero scambio, a partire dagli Stati Uniti, e allo stesso tempo prevedere regole di reciprocità e parità di accesso e meccanismi di screening degli investimenti esteri per evitare quelli predatori?
  4. Infrastrutture materiali e immateriali. L’Europa ha bisogno di un piano imponente di investimenti da finanziare con risorse europee - a partire dagli Eurobond - per collegare territori e persone assicurando traffici efficienti e veloci e combattendo l’isolamento di persone e imprese. E soprattutto creando nuova occupazione a partire dai giovani. Cosa ne pensano le diverse forze politiche?
  5. Governance. L’Unione Europea non può continuare a essere amministrata attraverso meccanismi intergovernativi che privilegiano veti e rapporti di forza. Per noi servono istituzioni europee dove prevalgano collaborazione e regole di democrazia e non interessi di singoli paesi. Per voi?
  6. Ruolo dell’Italia. Sarà strategico come il nostro paese si posizionerà nel futuro assetto istituzionale europeo. Siamo tutti d’accordo che all’interno della futura Commissione l’Italia debba puntare su un portafoglio economico (commercio, concorrenza, industria, ad esempio) per giocare il ruolo che le spetta come secondo paese manifatturiero d’Europa e terza economia dell’eurozona?
La campagna elettorale riguarda l’Europa. Almeno nelle prossime due settimane parliamo di questo. Perché non basta dire di voler cambiare. Bisogna anche spiegare come e cosa.

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