mercoledì 16 gennaio 2019

Il Vaticano: dal summit regole e prassi contro gli abusi. Padre Lombardi modererà gli incontri

Una nota chiarisce alcuni punti dell’evento di febbraio sulla protezione dei minori. A cominciare dalla volontà del Papa di far tornare i vescovi in diocesi con le idee chiare su come affrontare la piaga della pedofilia. Il 10 gennaio riunione del Comitato organizzatore.
Inizia a prendere forma l’incontro “La protezione dei minori nella Chiesa”, ovvero il grande summit con i presidenti delle Conferenze episcopali del mondo convocati dal Papa in Vaticano dal 21 al 24 febbraio prossimi per discutere di questa piaga della Chiesa mondiale e studiare strategie per prevenirla e contrastarla.
La Santa Sede ha fatto sapere oggi che l’incontro vedrà il ritorno di padre Federico Lombardi, il gesuita ex direttore della Sala Stampa vaticana e attuale presidente della Fondazione Ratzinger, nel ruolo di moderatore delle sessioni plenarie. Queste si alterneranno a gruppi di lavoro, momenti di preghiera comuni con ascolto di testimonianze (presumibilmente delle vittime o di pastori che hanno lavorato a stretto contatto con loro), una liturgia penitenziale in programma il 23 febbraio, e una messa finale. Tutti gli appuntamenti si svolgeranno alla presenza di Papa Francesco che ha assicurato di non mancare ad alcun momento del summit.

Padre Lombardi svolgerà un ruolo di coordinamento alle riunioni di questa sorta di “mini-Sinodo” dei vescovi, ma non si occuperà della comunicazione con i media che sarà affidata al nuovo direttore ad interim della Sala Stampa, Alessandro Gisotti, il quale - incontrando brevemente i giornalisti questa mattina - ha garantito una comunicazione puntuale sullo svolgimento dei lavori attraverso anche briefing quotidiani. 

Certo è che dal Vaticano non c’è alcuna volontà di rendere un circo mediatico questa riunione dedicata ad un tema così delicato, dove in gioco c’è la vita e la psiche di migliaia di persone e delle loro famiglie, tantomeno di far influenzare le discussioni in aula da pressioni esterne (come avvenuto, ad esempio, nei due Sinodi sulla famiglia). 

Lo stesso Papa Francesco - come chiarisce la nota diffusa oggi - ha espresso il desiderio che questo summit, inedito nella storia della Chiesa e cruciale in questa fase del pontificato, sia «una riunione di pastori, non un convegno di studi», «un incontro di preghiera e discernimento, catechetico e operativo». 

L’obiettivo è molto concreto: permettere a vescovi e cardinali che prenderanno parte al vertice a Roma di tornare nelle diocesi dei loro Paesi e avere «assolutamente chiaro che cosa bisogna fare per prevenire e combattere il dramma mondiale degli abusi sui minori».

Papa Francesco «sa che un problema globale si può affrontare solo con una risposta globale», afferma Gisotti nel comunicato. Da questa quattro giorni i vescovi devono insomma uscire pienamente «consapevoli delle regole da applicare» e compiere «i passi necessari per prevenire gli abusi, per tutelare le vittime, e per far sì che nessun caso venga coperto o insabbiato». 

Un approccio, dunque, ancora più radicale rispetto al passato dove il sistema di coperture e risarcimenti hanno generato profonde ferite e crisi all’interno delle diocesi. Alcune con ricadute a distanza di anni, come avvenuto lungo tutto lo scorso anno in Cile, in Australia e negli Stati Uniti, giusto per citare i casi più emblematici.

Tuttavia quello che il Papa e la Santa Sede ci tengono a chiarire è che il summit di febbraio non rappresenta un “punto di rottura” ma la prosecuzione di un impegno iniziato già sotto il pontificato di Giovanni Paolo II grazie al lavoro di “pulizia” svolto da Joseph Ratzinger da prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede e poi come Papa Benedetto XVI, ampiamente raccolto dal successore Francesco.

«Rispetto alle grandi aspettative che si sono create intorno all’incontro» - quasi come se si trattasse di «un evento a metà strada tra un Concilio ed un Conclave», come rilevava il direttore editoriale dei media vaticani, Andrea Tornielli, in un articolo su L’Osservatore Romano - «è bene sottolineare che la Chiesa non è al punto di partenza nella lotta agli abusi», chiarisce nella sua nota il portavoce ad interim Gisotti. «L’incontro è la tappa di un cammino doloroso, ma senza battute d’arresto, che la Chiesa sta percorrendo con decisione da oltre quindici anni». 

Sempre Gisotti rende noto che il Papa si è riunito lo scorso 10 gennaio con i membri del Comitato organizzatore che hanno provveduto ad aggiornarlo sulla preparazione dell’evento. Nominato il 23 novembre 2018, tale comitato è composto dal cardinale Blase J. Cupich, arcivescovo di Chicago, che nelle settimane scorse ha ospitato in diocesi il ritiro di preghiera dei vescovi statunitensi con padre Cantalamessa; il cardinale Oswald Gracias, arcivescovo di Bombay (India) e presidente della Conferenza episcopale indiana; monsignor Charles Scicluna, arcivescovo di Malta e segretario aggiunto della Congregazione per la Dottrina della fede, ex “pm” vaticano sui casi di pedofilia, inviato da Francesco per due volte l’anno scorso in Cile insieme a padre Jordi Bertomeu per indagare sulla grave crisi nella Chiesa del Paese sudamericano generata proprio dai casi di abusi. 
Nel Comitato lavora anche il gesuita Hans Zollner, presidente del Centro per la Protezione dei minori della Pontificia Università Gregoriana e membro della Pontificia Commissione per la tutela dei minori, guidata dal cardinale di Boston Sean O’Malley. Zollner è stato incaricato dal Papa di fare il referente dell’organismo.

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