L’ex editore di un giornale un tempo sempre attento alla cronaca giudiziaria è pronto a denunciare ora che una notizia di giudiziaria lo riguarda. Carlo De Benedetti – tramite il suo portavoce – annuncia che “avvierà azioni a tutela della sua reputazione, e in tal senso ha già dato mandato al professor Franco Coppi di procedere giudizialmente”. Non si sa contro di chi saranno mosse le azioni a tutela dell’ex patron di Repubblica, difeso da uno dei più noti e stimati penalisti italiani. Quello che si sa è che la nota del suo portavoce è legata alla contestazione che la Guardia di Finanza di Torino muove a una società dell’ingegnere.
Nel dettaglio le fiamme gialle hanno notificato a fine settembre un atto alla Aldabra società semplice, che è detenuta al 99 percento de De Benedetti e all’uno per cento da Massimo Segre. La contestazione è “l’omessa dichiarazione di investimenti detenuti in Stati o territori a fiscalità privilegiata per un valore annuo pari a 19 milioni e 995mila euro”. Un’accusa legata allo yacht My Aldabra, una barca di 51 metri realizzata a Viareggio, ma registrato alle Cayman, un paradiso fiscale. L’evasione ipotizzata dalla Fiamme Gialle è stata quantificata in quasi 120 milioni di euro e viene punita una multa compresa tra i 7 milioni e i 36 milioni di euro.
Una vicenda che ovviamente è tutta da dimostrare. Il punto qui, però, è più politico che giudiziario. Perché il portavoce di De Benedetti non si limita a smentire le accuse nei confronti dell’ingegnere ma esprime “profonda sorpresa per la notizia circolata oggi”. Perché sorpresa? “Da un punto di vista formale – dice – non sono stati rispettati i dovuti obblighi di riservatezza. Un’informazione data al pubblico e basata sul nulla, gravemente lesiva“.
Ma la contestazione della Guardia di Finanza nei confronti della società di De Benedetti era stata notificata alla Agenzia delle Entrate – direzione provinciale di Torino – già più di tre mesi fa. Certo è possibile che il verbale di constatazione delle Fiamme gialle non abbia ancora portato a una formale apertura di procedimento davanti all’Agenzia delle Entrate. La notizia, però, è stata diffusa dall’agenzia Ansa che ha dedicato due lanci di identica lunghezza alla vicenda: uno per raccontare le contestazioni degli investigatori. E un secondo per riportare la replica del portavoce di De Benedetti. Anche se quella notizia fosse stata formalmente segreta a livello istruttorio, è curioso che a lamentarsi della sua pubblicazione sia lo storico editore di un giornale autore di centinaia di scoop. Che avevano al centro fatti in quel momento top secret proprio perché oggetto d’indagini della magistratura. Quindi le notizie segrete sono buone quando fanno vendere più giornali ma diventano cattive quando riguardano chi quei giornali li ha venduti per anni?
In questo senso la nota del portavoce dell’ingegnere non specifica i futuri convenuti delle azioni giudiziarie. Saranno i giornalisti, autori dei take e degli articoli sulle contestazioni legate allo yacht in leasing di De Benedetti? Una fattispecie curiosa: il più grande datore di lavoro di giornalisti degli ultimi trent’anni che fa causa ad altri giornalisti solo perché hanno fatto il loro lavoro. Ancora più curiosa la seconda ipotesi: De Benedetti che se la prende con i finanzieri perché gli contestano di non aver dichiarato la barca. Una situazione scomoda per l’ex titolare di un gruppo editoriale che sulle indagini fiscali della Guardia di Finanza ha fatto decine e decine di sacrosante battaglie.
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