I primi 10 progetti finanziati dalla Cei per aiutare i migranti a casa loro e qui: "Segnali forti di presenza lungo le rotte migratorie fino alla destinazione finale, l’Italia. La Cei ha presentato ieri i primi 10 progetti della campagna 'Liberi di partire, liberi di restare', per oltre 5,6 milioni di euro. La campagna ha stanziato per tre anni 30 milioni con i fondi dell’otto per mille. Progetti che agiscono su due piani paralleli: sensibilizzare la popolazione italiana con una corretta informazione, poi interventi di educazione, sanità e accoglienza nel nostro Paese, in quelli di origine e transito.
«Particolare attenzione viene data – puntualizza Paolo Beccegato, vicedirettore di Caritas italiana – ai minori stranieri non accompagnati. Abbiamo scritto a tutti i vescovi italiani chiedendo un progetto. Finora ne abbiamo ricevuti 40». E sulla rotta dell’Africa occidentale, in Mali e Nigeria, origine di molti migranti sbarcati in Italia, lavorano per la campagna le associazioni dei salesiani Vis e Vides, ramo maschile e femminile. Vides ha realizzato con la Cei, vescovi etiopi e governo di Addis Abeba uno spot per sensibilizzare sui pericoli dell’emigrazione illegale: «Il 47% dei giovani – spiega il presidente Antonio Raimondi – non sapeva a quali rischi andava incontro. Solo un terzo voleva sfidare la sorte».
Lo spot trasmesso in tv mostra quattro ragazzi lasciare le occupazioni per saltare su un camion di migranti. Le inquadrature successive illustrano un possibile futuro: violenze, abusi sessuali, morte nel deserto e nel Mediterraneo. «In Nigeria – prosegue Raimondi – la mafia dei trafficanti opera da decenni. Punteremo a sensibilizzare lo Stato di Endo, a sud, da dove proviene il 90% delle ragazze portate in Italia». Vis organizza corsi di formazione professionale con le diocesi locali, sempre in Nigeria e Mali: «In particolare – spiega il responsabile Stefano Manente – grazie a una rete di imprese locali puntiamo a formare piccoli imprenditori agricoli e organizzatrici di eventi quali battesimi e matrimoni, che dovrebbero generare occupazione e reddito».
Le competenze sono spendibili ovunque; liberi di partire o restare, ma consapevoli. Torneranno sicuramente in Mali i tre laureati che dallo scorso agosto frequentano lo studentato internazionale di Rondine, l’associazione fondata e presieduta dallo psicologo Franco Vaccari per costruire la pace attraverso il confronto tra 'nemici'; dal 1995 nel borgo aretino convivono e studiano giovani russi e ceceni, palestinesi e israeliani, iraniani e iracheni e così via.
Lo spirito della campagna è il suo: «Un miliardo di esseri umani teme il nemico oltre un muro o un confine – sostiene Vaccari – e un Paese minato da un conflitto a bassa intensità è il Mali. Al termine dell’esperienza annuale, le tre persone vi torneranno con l’obiettivo di costruire progetti di pace e sviluppo e altre tre arriveranno in Toscana».
Degli oltre 20 mila minori non accompagnati in Italia, oltre il 40% sta in Sicilia perché mancano i criteri di redistribuzione. A 18 anni devono lasciare le comunità e si trasformano spesso in homeless. A Siracusa dormono in parcheggi, sotto i ponti, in grotte. Li vanno a cercare le tre suore scalabriniane della comunità Madonna delle Lacrime; grazie al vescovo Pappalardo e ai fondi della campagna hanno aperto tre laboratori in altrettante parrocchie dove fare formazione a ragazzi che le chiamano «mamma».
A Catania suor Rosalia dell’Istituto San Giuseppe ha preso sul serio l’invito del Papa ai religiosi e ha aperto le porte alle donne abusate lungo il viaggio: «Hanno subito torture indicibili, noi crediamo nel riscatto attraverso il lavoro. Con italiane e nigeriane abbiamo aperto un laboratorio di pasta fresca e una sartoria etnica con un sarto senegalese». Ma la sfida è anche formare tutori per minori stranieri soli; il Centro mediterraneo «La Pira» ne sta preparando 300 per evitare che, come negli anni scorsi, molti spariscano nel nulla."
«Particolare attenzione viene data – puntualizza Paolo Beccegato, vicedirettore di Caritas italiana – ai minori stranieri non accompagnati. Abbiamo scritto a tutti i vescovi italiani chiedendo un progetto. Finora ne abbiamo ricevuti 40». E sulla rotta dell’Africa occidentale, in Mali e Nigeria, origine di molti migranti sbarcati in Italia, lavorano per la campagna le associazioni dei salesiani Vis e Vides, ramo maschile e femminile. Vides ha realizzato con la Cei, vescovi etiopi e governo di Addis Abeba uno spot per sensibilizzare sui pericoli dell’emigrazione illegale: «Il 47% dei giovani – spiega il presidente Antonio Raimondi – non sapeva a quali rischi andava incontro. Solo un terzo voleva sfidare la sorte».
Lo spot trasmesso in tv mostra quattro ragazzi lasciare le occupazioni per saltare su un camion di migranti. Le inquadrature successive illustrano un possibile futuro: violenze, abusi sessuali, morte nel deserto e nel Mediterraneo. «In Nigeria – prosegue Raimondi – la mafia dei trafficanti opera da decenni. Punteremo a sensibilizzare lo Stato di Endo, a sud, da dove proviene il 90% delle ragazze portate in Italia». Vis organizza corsi di formazione professionale con le diocesi locali, sempre in Nigeria e Mali: «In particolare – spiega il responsabile Stefano Manente – grazie a una rete di imprese locali puntiamo a formare piccoli imprenditori agricoli e organizzatrici di eventi quali battesimi e matrimoni, che dovrebbero generare occupazione e reddito».
Le competenze sono spendibili ovunque; liberi di partire o restare, ma consapevoli. Torneranno sicuramente in Mali i tre laureati che dallo scorso agosto frequentano lo studentato internazionale di Rondine, l’associazione fondata e presieduta dallo psicologo Franco Vaccari per costruire la pace attraverso il confronto tra 'nemici'; dal 1995 nel borgo aretino convivono e studiano giovani russi e ceceni, palestinesi e israeliani, iraniani e iracheni e così via.
Lo spirito della campagna è il suo: «Un miliardo di esseri umani teme il nemico oltre un muro o un confine – sostiene Vaccari – e un Paese minato da un conflitto a bassa intensità è il Mali. Al termine dell’esperienza annuale, le tre persone vi torneranno con l’obiettivo di costruire progetti di pace e sviluppo e altre tre arriveranno in Toscana».
Degli oltre 20 mila minori non accompagnati in Italia, oltre il 40% sta in Sicilia perché mancano i criteri di redistribuzione. A 18 anni devono lasciare le comunità e si trasformano spesso in homeless. A Siracusa dormono in parcheggi, sotto i ponti, in grotte. Li vanno a cercare le tre suore scalabriniane della comunità Madonna delle Lacrime; grazie al vescovo Pappalardo e ai fondi della campagna hanno aperto tre laboratori in altrettante parrocchie dove fare formazione a ragazzi che le chiamano «mamma».
A Catania suor Rosalia dell’Istituto San Giuseppe ha preso sul serio l’invito del Papa ai religiosi e ha aperto le porte alle donne abusate lungo il viaggio: «Hanno subito torture indicibili, noi crediamo nel riscatto attraverso il lavoro. Con italiane e nigeriane abbiamo aperto un laboratorio di pasta fresca e una sartoria etnica con un sarto senegalese». Ma la sfida è anche formare tutori per minori stranieri soli; il Centro mediterraneo «La Pira» ne sta preparando 300 per evitare che, come negli anni scorsi, molti spariscano nel nulla."
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