martedì 20 marzo 2018

Che fine ha fatto Mark Zuckerberg? Il Parlamento Gb lo convoca, autorità Usa apre un'indagine

Che fine ha fatto Mark Zuckerberg? Il Parlamento Gb lo convoca, autorità Usa apre un'indagine: "Che fine ha fatto Mark Zuckerberg? Da oltre 48 ore l'amministratore delegato di Facebook tace di fronte allo scandalo più grande che ha coinvolto il suo impero, quel social network che, secondo le accuse, avrebbe ignorato o – ancora peggio – cercato di tenere all'oscuro gli utenti su un maxi furto di dati utilizzati a fini elettorali. Zuckerberg, sempre così attivo sul 'suo' social, si è barricato dietro un silenzio insondabile, mentre tutti – dal Congresso Usa al Parlamento britannico, dalla Commissione Ue a milioni di utenti – chiedono chiarimenti. Lo cercano a Washington come a Londra, dove la Commissione parlamentare britannica su Cultura, media e digitale gli ha chiesto di comparire per un'audizione sullo scandalo Cambridge Analytica. In una lettera il presidente della commissione, Damian Collins, accusa il management dell'azienda di aver "ingannato" l'organismo in precedenti audizioni.

Ma non è tutto: la Federal Trade Commission, l'antitrust americana, avrebbe avviato un'indagine su Facebook sull'uso dei dati personali. L'indagine - riportano i media americani citando alcune fonti - riguarda i profili sui quali Cambridge Analytica è riuscita a mettere le mani e sulla possibilità che Facebook abbia in qualche modo favorito Cambridge nel ricevere i dati. Fa sentire la sua voce anche il presidente americano Donald Trump, attraverso il vice portavoce Raj Shah, affermando che i diritti alla privacy degli americani dovrebbero essere tutelati.

Il titolo, intanto, affonda in Borsa: solo ieri è arrivato a perdere oltre il 7%, mai così male dal 2012, trascinando in basso Wall Street. I numeri sono impressionanti: 36 miliardi di dollari andati in fumo in una seduta, con Zuckerberg (che detiene il 16% di Facebook) che ha perso personalmente 5,5 miliardi di dollari, scivolando a quota 69 miliardi, secondo il monitoraggio di Forbes sugli uomini più ricchi del pianeta. Oggi la partenza del titolo è ancora con il segno meno.

Il suo silenzio è assordante e gli sta costando, di ora in ora, un crollo di popolarità che non sarà facile recuperare. Sui social la campagna #DeleteFacebook, ovvero 'cancella Facebook', è già diventata virale. Ma il fondatore appare stranamente assente, in prima battuta delegando le risposte ai comunicati e ai suoi sottoposti.

Lo scandalo, intanto, dà ragione a chi da tempo critica il social network per la sua scarsa trasparenza in fatto di privacy. Come scrive il Washington Post, il caso Cambridge Analytica sta accendendo i riflettori sulle mancanze di Facebook nel proteggere i dati dei suoi utenti nel corso degli ultimi anni: nel 2015 il social network ha cambiato la sua politica, ma soltanto dopo aver consentito a migliaia di sviluppatori – compresi consulenti politici della campagna presidenziale 2012 di Barack Obama, e i creatori di giochi come FarmVille e l'app di appuntamenti Tinder – di appropriarsi di enormi quantità di dati sugli utenti e sui loro amici, sviluppando un quadro dettagliato delle relazioni e delle preferenze degli ignari navigatori.

Lunedì, il senatore statunitense Ron Wyden ha inviato a Zuckerberg un elenco dettagliato di domande relative alla violazione, con una richiesta di risposte entro il 13 aprile. Due membri del comitato giudiziario del Senato, il democratico Amy Klobuchar e il repubblicano John Kennedy, hanno chiesto audizioni con gli amministratori delegati di Facebook, Twitter e Google. "È tempo che Mark Zuckerberg smetta di nascondersi dietro la sua pagina Facebook", ha detto il parlamentare conservatore Damian Collins, presidente del comitato ristretto di Cultura, media e sport.

Sul tema è intervenuto anche il garante della privacy Ue Giovanni Buttarelli. "La sempre maggiore pervasività" di algoritmi basati sui dati personali "nelle nostre vite ha un impatto articolato sull'impegno civico nel processo decisionale e sulle barriere al coinvolgimento pubblico nei processi democratici" e provoca "una crisi di fiducia nell'ecosistema digitale", ha messo in guardia il garante, secondo cui "è ora il momento di estendere la collaborazione tra i garanti per la privacy a quelli delle telecomunicazioni ed elettorali".

Tensione a Menlo Park. Cambia di ruolo il capo della sicurezza

La tensione nel quartier generale di Menlo Park, nel cuore della Silicon Valley, si taglia con il coltello. Alex Stamos, capo della sicurezza di Facebook, ha ufficializzato il suo cambio di ruolo dopo l'anticipazione del New York Times che ne aveva annunciato le dimissioni in seguito allo scoppio del caso Cambridge Analytica, società che avrebbe ricevuto, in violazione delle politiche della piattaforma, i dati di circa 50 milioni di utenti, utilizzati poi per fini di campagna elettorale. Stamos ha scritto su Twitter: "Nonostante i rumors, sono ancora completamente impegnato nel mio lavoro in Facebook. E' vero, però, che il mio ruolo è cambiato. Attualmente sto spendendo più tempo nell'esplorazione dei rischi sulla sicurezza e lavorando sulla sicurezza delle elezioni". Secondo quanto riferito, Stamos avrebbe deciso già a dicembre di lasciare Facebook, ma sarebbe rimasto all'interno per agevolare il passaggio del suo lavoro ad un successore. Né Facebook né Stamos hanno detto per quanto tempo rimarrà ancora all'interno dell'azienda.

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