Regno Unito, Corbyn lancia la "sua" Brexit e spacca i Tories. Il governo May ora rischia - Repubblica.it: "26 febbraio 2018
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LONDRA - Jeremy Corbyn presenta finalmente la "sua" Brexit: una Gran Bretagna che rimane dentro "un'unione doganale" europea, citando come modello tre Paesi, Norvegia, Svizzera e Turchia, che hanno una "stretta associazione" con Bruxelles pur essendo fuori dalla Ue. E' una svolta rispetto alla posizione più vaga tenuta finora dal Labour, secondo cui la permanenza nell'unione doganale era una proposta da mettere sul tavolo della trattativa e dunque da considerare, ma senza specificare fino a che punto o in che modo il partito laburista l'avrebbe sostenuta.
La mossa di Corbyn ha un effetto politico immediato, creando i presupposti per una sconfitta di Downing Street quando la questione dell'appartenenza all'unione doganale sarà esaminata dalla Camera dei Comuni nelle prossime settimane: un drappello di deputati conservatori europeisti ha infatti proposto un emendamento a favore della proposta e i loro voti, insieme a quelli dei laburisti, potrebbero mettere in minoranza il governo. Theresa May avrebbe l'opzione di porre la fiducia, ma se i ribelli Tories votassero a quel punto contro di lei, la premier dovrebbe dimettersi e il Regno Unito avrebbe la possibilità di nuove elezioni anticipate, vittoria del Labour e una nuova squadra di negoziatori britannici nella trattativa con la Ue.
L'intervento del leader laburista mantiene una misura di incertezza. Corbyn afferma di volere "una" unione doganale, non l'unione doganale così com'è ora, chiedendo che un negoziato produca un accordo fatto "su misura" per la Gran Bretagna: parole analoghe a quelle che ha sempre usato la leader conservatrice per descrivere in generale il tipo di intesa post-Brexit che vuole con la Ue. Non solo: Corbyn dice di volere una unione doganale che non precluda a Londra la possibilità di firmare eventualmente accordi commerciali con altri Paesi. E questa sembra una condizione già rifiutata a priori da Bruxelles: la Gran Bretagna non può avere "la botte piena e la moglie ubriaca", come ha ripetuto per l'ennesima volta nei giorni scorsi il presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk.
Ciononostante, il leader laburista indica chiaramente di volere un accordo commerciale senza dazi su import-export con l'Europa. Il modello è il rapporto fra la Turchia e la Ue. E Corbyn aggiunge che la permanenza in una unione doganale, rafforzata da "una forte relazione con il mercato comune", è l'unica opzione che permetterebbe di mantenere aperto il confine fra Repubblica d'Irlanda e Irlanda del Nord britannica, una delle questioni chiave della trattativa, da cui dipende il mantenimento della pace a Belfast. "Corbyn tradisce la Brexit", tuonano immediatamente i tabloid di destra.
"I Tories hanno messo la palla sulla linea della propria porta e Corbyn ha dovuto solo metterla in rete", commenta viceversa l'ex ministro del Tesoro conservatore George Osborne. La partita sarà ancora lunga, ma per Theresa May sembra diventata ancora più difficile."
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LONDRA - Jeremy Corbyn presenta finalmente la "sua" Brexit: una Gran Bretagna che rimane dentro "un'unione doganale" europea, citando come modello tre Paesi, Norvegia, Svizzera e Turchia, che hanno una "stretta associazione" con Bruxelles pur essendo fuori dalla Ue. E' una svolta rispetto alla posizione più vaga tenuta finora dal Labour, secondo cui la permanenza nell'unione doganale era una proposta da mettere sul tavolo della trattativa e dunque da considerare, ma senza specificare fino a che punto o in che modo il partito laburista l'avrebbe sostenuta.
La mossa di Corbyn ha un effetto politico immediato, creando i presupposti per una sconfitta di Downing Street quando la questione dell'appartenenza all'unione doganale sarà esaminata dalla Camera dei Comuni nelle prossime settimane: un drappello di deputati conservatori europeisti ha infatti proposto un emendamento a favore della proposta e i loro voti, insieme a quelli dei laburisti, potrebbero mettere in minoranza il governo. Theresa May avrebbe l'opzione di porre la fiducia, ma se i ribelli Tories votassero a quel punto contro di lei, la premier dovrebbe dimettersi e il Regno Unito avrebbe la possibilità di nuove elezioni anticipate, vittoria del Labour e una nuova squadra di negoziatori britannici nella trattativa con la Ue.
L'intervento del leader laburista mantiene una misura di incertezza. Corbyn afferma di volere "una" unione doganale, non l'unione doganale così com'è ora, chiedendo che un negoziato produca un accordo fatto "su misura" per la Gran Bretagna: parole analoghe a quelle che ha sempre usato la leader conservatrice per descrivere in generale il tipo di intesa post-Brexit che vuole con la Ue. Non solo: Corbyn dice di volere una unione doganale che non precluda a Londra la possibilità di firmare eventualmente accordi commerciali con altri Paesi. E questa sembra una condizione già rifiutata a priori da Bruxelles: la Gran Bretagna non può avere "la botte piena e la moglie ubriaca", come ha ripetuto per l'ennesima volta nei giorni scorsi il presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk.
Ciononostante, il leader laburista indica chiaramente di volere un accordo commerciale senza dazi su import-export con l'Europa. Il modello è il rapporto fra la Turchia e la Ue. E Corbyn aggiunge che la permanenza in una unione doganale, rafforzata da "una forte relazione con il mercato comune", è l'unica opzione che permetterebbe di mantenere aperto il confine fra Repubblica d'Irlanda e Irlanda del Nord britannica, una delle questioni chiave della trattativa, da cui dipende il mantenimento della pace a Belfast. "Corbyn tradisce la Brexit", tuonano immediatamente i tabloid di destra.
"I Tories hanno messo la palla sulla linea della propria porta e Corbyn ha dovuto solo metterla in rete", commenta viceversa l'ex ministro del Tesoro conservatore George Osborne. La partita sarà ancora lunga, ma per Theresa May sembra diventata ancora più difficile."
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