giovedì 12 febbraio 2015

Una ventina di ebrei bresciani sogna di tornare nella Terra promessa - Corriere.it

Una ventina di ebrei bresciani sogna di tornare nella Terra promessa - Corriere.it: "Niente sinagoghe, niente rabbini, niente negozi Kosher. Per professare senza riserve la religione giudaica, i venti ebrei di Brescia devono spostarsi fino a Mantova e Milano, magari cullando un po’ il sogno di trasferirsi nella Terra Promessa come stanno facendo migliaia di membri della comunità d’Oltralpe provata dall’attentato al supermercato Kosher messo a segno dopo l’agguato e la strage alla rivista satirica Charlie Hebdo.

Raphael Janicki, trentanovenne di origine lituana nato in Israele e direttore commerciale di un’azienda metalmeccanica, ci aveva già pensato dopo aver perso il lavoro a causa della crisi poi la sua compagna ha detto no e Raphael è rimasto.
Eva Bettinzoli, biondissima moglie dell’ebreo yemenita Asaf Harbi e convertitasi all’ebraismo nel 2006, ci sta invece riflettendo: «È un progetto», spiega. Li incontriamo al ristorante «I Silvani» dove ci spiegano le difficoltà di professare una religione che incuriosisce e che divide in una città senza strutture dedicate.
«La difficoltà più grande, oltre a non avere luoghi di culto se non a Verona, Mantova e Milano, è rispettare le regole alimentari stabilite nella Torah - spiega Rapahel, che per sfatare una credenza diffusa specifica che suo nonno materno era emigrato a Tel Aviv già negli anni ‘20, albori del sionismo -, io mi sento più israeliano che ebreo, infatti ordinerò un piatto a base di maiale». Già, perché secondo i requisiti del Casherut gli animali impuri come maiale, frutti di mare, commistioni di carne e latte sono proibiti. «Sono vietati anche vini, formaggi, latte e pane non ebraici - continua Raphael -, a Milano ci sono molti negozi Kasher ma un ebreo ortodosso di Brescia dovrebbe essere praticamente vegetariano».

Eva, che con i figli dai lineamenti arabi dovuti alle origine yemenite parla in ebraico, spiega che l’antisemitismo è ancora diffuso. «È capitato che gli dicessero “sporchi ebrei” ma fortunatamente la nostra comunità è pienamente integrata». La comunità si raduna esclusivamente per le festività più importanti.
«Pasqua ebraica, capodanno, Bar Mitzvah - continua Raphael - è facile trovare israeliani anche all’Outlet Franciacorta, è nei cataloghi turistici». Conferma Eva, che celebra anche lo Yom Kippur. «È il giorno di penitenza, per 25 ore dobbiamo astenerci da tutte le attività». Tensioni con gli arabi? Tutt’altro, ma i «Free Gaza» non fanno piacere.
«Abbiamo amici siriani, palestinesi e pakistani e ci confrontiamo spesso - spiegano -, non riusciamo però a sopportare le offese becere delle manifestazioni, dimostrano solo grande intolleranza»
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