Vaticano, Antonio Socci contro Papa Francesco: le ultime uscite di Bergoglio sconcertano anche i bergogliani - Libero Quotidiano - Libero Quotidiano: "Ci sono due insistenti messaggi che mi arrivano da Oltretevere. Il primo è questo: «Al Conclave è successo di tutto». Questa voce c’entra - lo vedremo dopo - col secondo messaggio che filtra: «Ormai abbiamo le mani nei capelli». Una battuta pronunciata da chi era, all’inizio, «bergogliano» e che riguarda il recente viaggio in Asia, ma non solo. In questi giorni ci sono stati scivoloni papali che hanno fatto clamore e scandalo: quello sul «pugno» a chi dice una brutta parola «alla mia mamma» (incredibile commento alla strage di Parigi per le vignette). E quello sui cattolici che fanno figli «come conigli» (che non è solo una battuta infelice perché tutto il contesto era discutibile).
Ha suscitato smarrimento fra i cattolici anche il rimprovero alla donna con otto figli e i parti cesarei: se avesse detto che usava la pillola o aveva divorziato, Bergoglio le avrebbe detto «chi sono io per giudicare?». E ogni volta le toppe sono state peggiori del buco: il papa è arrivato a definire il Vangelo «una teoria», che è altra cosa dalla vita umana. Ma è accaduto pure di peggio. Anche sul piano dottrinale. A Manila, per esempio, accantonando il discorso scritto, a un certo punto Francesco ha detto che la sofferenza innocente è «l’unica domanda che non ha risposta». La Chiesa ha sempre insegnato che la risposta concretissima, è il Crocifisso che si carica di tutto il dolore umano e lo redime, vincendo il male e la morte, spalancando la felicità eterna agli uomini.
Ma Bergoglio dice che non c’è risposta e - anzi - sembra pensare che il Verbo di Dio ne sappia meno di noi: «Solo quando Cristo è stato capace di piangere ha capito il nostro dramma» (tesi cristologica molto spericolata). Poche ore prima, parlando della sua visita al tempio buddista, papa Bergoglio ha fatto l’elogio della «interreligiosità», ovvero della commistione fra religioni diverse che ha definito «una grazia». Non era mai accaduto, ma anche la preghiera e l'adorazione in moschea, rivolto alla Mecca e l’atteggiamento reticente verso l’Islam e verso il terrorismo musulmano sono inediti. L’inadeguatezza dell’uomo Bergoglio all’alto ministero suscita in tanti di noi comprensione, l’impreparazione provoca pure tenerezza, ma la sua convinzione che essere papa significhi affermare le proprie personali idee provoca dolore e spaccature. Perché la Chiesa è di Cristo. E poi Simone non deve mai prevalere su Pietro.
I media hanno enfatizzato la folla delle Filippine come il trionfo di papa Bergoglio. Ma quella gente non era lì per Cristo? È la stessa folla venuta per ogni altro papa. Inoltre alla messa di domenica scorsa a Manila si è verificato - immortalato dalle telecamere - quel passamano eucaristico per il quale, secondo diverse testimonianze, sono state ritrovate delle ostie anche nel fango. Così mentre si celebrava l’apoteosi dell’uomo Bergoglio, finiva nel fango Cristo eucaristico. Una profanazione drammatica. I media non considerano queste cose, ma per la Chiesa sono quelle più importanti perché Cristo è il suo unico tesoro.
I media hanno perfino acclamato come esemplare l’episodio del tentativo di corruzione raccontato da Bergoglio ai giornalisti. Ma, a ben vedere, l’allora vescovo di Buenos Aires si comportò in modo alquanto strano, perché non rimproverò i disonesti (come era dovere di un vescovo), né li diffidò, né li minacciò di denuncia. Imbarazzante. Papa Bergoglio sembra l’idolo dei media, ma è ormai alle rotte con la Chiesa tradizionale e un po’ con i «progressisti». Ama comandare da solo. Poco prima del viaggio c’era stata l’infornata di nuovi cardinali fatta più a proprio capriccio che seguendo necessità ecclesiali. Sono rimaste fuori diocesi importanti e, per esempio, i vescovi dei cristiani perseguitati. Ma anche famosi nomi progressisti.
Si parla infine dell’esito che egli intende dare al prossimo Sinodo sulla famiglia che scontenterà sia i fedeli al magistero di Ratzinger e Wojtyla, sia i progressisti di Kasper. Tanto che i vescovi tedeschi hanno già fatto sapere che loro intendono andare avanti sulla linea di Kasper. La Chiesa fedele al magistero guarda con forte apprensione alla «soluzione Bergoglio» perché somiglierà alla famosa battuta del cardinale De Lubac: gli ortodossi dicono che due più due fa quattro, i modernisti dicono che fa sei, papa Bergoglio - dicendo che ha trovato la mediazione - dirà che fa cinque.
La smania di novità è tale che un sito americano ha perfino riportato la voce della possibile convocazione da parte di Bergoglio di un Concilio Vaticano III. Nella Chiesa la preoccupazione per questo pontificato dilaga anche fra i cardinali che lo hanno votato in Conclave. E proprio sul Conclave del 2013 tornano a riproporsi i dubbi. A volte in «curialese», cioè mentre sembra che si dica l'opposto. Significativo per esempio ciò che Sandro Magister ha pubblicato sul sito www.chiesa il 5 gennaio scorso. Il titolo «È lui il papa. Eletto in piena regola» annunciava un articolo della canonista Geraldina Boni che prometteva di confutare quanto io ho scritto nel mio libro Non è Francesco."
Ha suscitato smarrimento fra i cattolici anche il rimprovero alla donna con otto figli e i parti cesarei: se avesse detto che usava la pillola o aveva divorziato, Bergoglio le avrebbe detto «chi sono io per giudicare?». E ogni volta le toppe sono state peggiori del buco: il papa è arrivato a definire il Vangelo «una teoria», che è altra cosa dalla vita umana. Ma è accaduto pure di peggio. Anche sul piano dottrinale. A Manila, per esempio, accantonando il discorso scritto, a un certo punto Francesco ha detto che la sofferenza innocente è «l’unica domanda che non ha risposta». La Chiesa ha sempre insegnato che la risposta concretissima, è il Crocifisso che si carica di tutto il dolore umano e lo redime, vincendo il male e la morte, spalancando la felicità eterna agli uomini.
Ma Bergoglio dice che non c’è risposta e - anzi - sembra pensare che il Verbo di Dio ne sappia meno di noi: «Solo quando Cristo è stato capace di piangere ha capito il nostro dramma» (tesi cristologica molto spericolata). Poche ore prima, parlando della sua visita al tempio buddista, papa Bergoglio ha fatto l’elogio della «interreligiosità», ovvero della commistione fra religioni diverse che ha definito «una grazia». Non era mai accaduto, ma anche la preghiera e l'adorazione in moschea, rivolto alla Mecca e l’atteggiamento reticente verso l’Islam e verso il terrorismo musulmano sono inediti. L’inadeguatezza dell’uomo Bergoglio all’alto ministero suscita in tanti di noi comprensione, l’impreparazione provoca pure tenerezza, ma la sua convinzione che essere papa significhi affermare le proprie personali idee provoca dolore e spaccature. Perché la Chiesa è di Cristo. E poi Simone non deve mai prevalere su Pietro.
I media hanno enfatizzato la folla delle Filippine come il trionfo di papa Bergoglio. Ma quella gente non era lì per Cristo? È la stessa folla venuta per ogni altro papa. Inoltre alla messa di domenica scorsa a Manila si è verificato - immortalato dalle telecamere - quel passamano eucaristico per il quale, secondo diverse testimonianze, sono state ritrovate delle ostie anche nel fango. Così mentre si celebrava l’apoteosi dell’uomo Bergoglio, finiva nel fango Cristo eucaristico. Una profanazione drammatica. I media non considerano queste cose, ma per la Chiesa sono quelle più importanti perché Cristo è il suo unico tesoro.
I media hanno perfino acclamato come esemplare l’episodio del tentativo di corruzione raccontato da Bergoglio ai giornalisti. Ma, a ben vedere, l’allora vescovo di Buenos Aires si comportò in modo alquanto strano, perché non rimproverò i disonesti (come era dovere di un vescovo), né li diffidò, né li minacciò di denuncia. Imbarazzante. Papa Bergoglio sembra l’idolo dei media, ma è ormai alle rotte con la Chiesa tradizionale e un po’ con i «progressisti». Ama comandare da solo. Poco prima del viaggio c’era stata l’infornata di nuovi cardinali fatta più a proprio capriccio che seguendo necessità ecclesiali. Sono rimaste fuori diocesi importanti e, per esempio, i vescovi dei cristiani perseguitati. Ma anche famosi nomi progressisti.
Si parla infine dell’esito che egli intende dare al prossimo Sinodo sulla famiglia che scontenterà sia i fedeli al magistero di Ratzinger e Wojtyla, sia i progressisti di Kasper. Tanto che i vescovi tedeschi hanno già fatto sapere che loro intendono andare avanti sulla linea di Kasper. La Chiesa fedele al magistero guarda con forte apprensione alla «soluzione Bergoglio» perché somiglierà alla famosa battuta del cardinale De Lubac: gli ortodossi dicono che due più due fa quattro, i modernisti dicono che fa sei, papa Bergoglio - dicendo che ha trovato la mediazione - dirà che fa cinque.
La smania di novità è tale che un sito americano ha perfino riportato la voce della possibile convocazione da parte di Bergoglio di un Concilio Vaticano III. Nella Chiesa la preoccupazione per questo pontificato dilaga anche fra i cardinali che lo hanno votato in Conclave. E proprio sul Conclave del 2013 tornano a riproporsi i dubbi. A volte in «curialese», cioè mentre sembra che si dica l'opposto. Significativo per esempio ciò che Sandro Magister ha pubblicato sul sito www.chiesa il 5 gennaio scorso. Il titolo «È lui il papa. Eletto in piena regola» annunciava un articolo della canonista Geraldina Boni che prometteva di confutare quanto io ho scritto nel mio libro Non è Francesco."
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