@ - L’Italia si è rifornita dalla Russia per buona parte del fabbisogno nazionale di gas per 35 anni, essendo Mosca considerata un partner affidabile, in accordo con l’Unione europea e la Nato.
Paolo Scaroni, presidente dell’Enel ed ex amministratore delegato dell’Eni, ha spiegato nell’intervista di Repubblica perché l’Italia comprava gas da Mosca, rispondendo alle accuse che lo dipingono come un sostenitore di Putin. Al contrario, racconta Scaroni, gli affari russi per il gas erano una normale consuetudine in Europa, senza alcun rischio economico dato che la Russia era un “partner affidabile per l’Italia, la Nato era d’accordo”.
Perché l’Italia comprava gas da Mosca
Paolo Scaroni ha percorso nell’intervista i rapporti commerciali intrattenuti con la Russia, spiegando le posizioni adottate da Eni nel corso degli anni, senza tralasciare le tematiche più spinose riguardanti l’Iran e l’Ucraina e negando di aver appoggiato Putin con l’acquisto degli asset espropriati a Khodorkovsky. L’attuale presidente dell’Enel ha negato qualsiasi forma di amicizia o simpatia rispetto a Putin, visto l’ultima volta in un incontro ufficiale con Eni del 2013, o ad Alexey Miller (amministratore delegato di Gazprom).
Al contrario, Scaroni sottolinea di aver sempre agito nell’interesse della società e del paese, con l’appoggio del governo e sulla stessa scia degli altri paesi europei. In particolare, quando Paolo Scaroni ha iniziato il suo mandato come amministratore delegato di Eni, era già pronto il rinnovo del contratto con Gazprom.
La bozza, tuttavia, risultava spiacevolmente sbilanciata a favore della Russia (tanto che anche l’Antitrust se ne occupò), così Scaroni racconta di aver rinegoziato il contratto per tutelare gli interessi dell’Italia. Il contratto finale, che riguardava quasi il 30% del consumo italiano di gas ai tempi (pari a 22 miliardi di metri cubi), fu poi approvato dal consiglio di amministrazione.
Non ci sarebbe stato motivo di opporsi a un contratto conveniente per Eni, ha ribadito Scaroni, tanto più che c’era anche l’appoggio del governo. L’Italia, infatti, si è rifornita di gas russo già a partire degli anni 60, con l’approvazione della Nato sin dai primi progetti. Eni, poi, ha trovato una crescita esponenziale grazie ai rapporti con la Russia, e ha permesso la realizzazione dei gasdotti di transito europei.
La Russia era un partner affidabile per l’Italia
Nel complesso, i contratti con Gazprom hanno legato l’Italia al gas russo per ben 35 anni e le forniture sono arrivate anche al 40% delle importazioni nazionali. Tutti i governi italiani degli anni 70/80, dunque, hanno via via approvato la partnership commerciale con la Russia, che si era dimostrata un partner affidabile e non incontrava dinieghi, nemmeno dall’Europa. Difatti, l’Italia è ben lontana da essere l’unico paese europeo ad essersi rifornito da Mosca, essendo stata seguita a ruota dagli altri governi, tra cui la Germania e la Francia.
A prima vista, si potrebbe accusare la società italiana di aver peccato nella diversificazione delle forniture. Secondo quanto ci ha riportato Paolo Scaroni, invece, pare che il consiglio di amministrazione dell’Eni avesse agito con molta prudenza. Semplicemente, proprio la Russia era considerata il fornitore più affidabile e comunque non aveva ancora subito alcun tipo di sanzione.
Di fatto, non c’era nulla che potesse impedire a Eni di far affare con la nazione, dato che i contratti risultavano particolarmente convenienti ed erano appoggiati oltre che dal governo anche dalla stessa Nato e dall’Ue. Anche la prima crisi del gas, scoppiata dopo l’invasione della Georgia, non sembra aver rappresentato un campanello d’allarme. Errore di valutazione o strategia, è certo che nessun paese sembrò preoccuparsi particolarmente della cosa.
In effetti, i paesi europei continuarono a intrattenere buoni rapporti con Mosca anche dopo l’invasione della Crimea del 2014, a detta di Scaroni in “una sorta di promozione della democrazia attraverso il commercio”. Perfino gli Stati Uniti, regolarmente informati da Eni, non ebbero nulla in contrario alla partnership con la Russia fino ai gasdotti di North e South Stream. Quest’ultimo, in particolare, era particolarmente ostico per gli Usa proprio per il legame diretto con Mosca che avrebbe bypassato l’Ucraina, anche rappresentava la scelta più sicura dal punto di vista energetico.
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