@ - Dal 3 maggio vi è una parte di Toscana dove si susseguono scosse sismiche che fanno tremare Firenze e il Chianti. Nella tarda serata di giovedì scorso, alle 23.12, ne è arrivata una di magnitudo 3.7.
La prima era arrivata il 3 maggio, e in molti avevano sperato fosse isolata, invece da quel giorno le scosse si sono susseguite e la terra continua a tremare, con l’epicentro che si trova ai margini settentrionali del Chianti, nella località del Ferrone, a metà strada tra Impruneta e San Casciano. In due comuni poco lontani dall’epicentro molti abitanti sono scesi in strada ancora in pigiama. Fortunatamente non si sono registrati danni a case o persone, solo tanta paura e qualche crepa nei muri delle case più vecchie. Tanti hanno però deciso di non fare ritorno nella propria abitazione, preferendo dormire in auto. Fino a ieri i ricercatori dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia avevano registrato negli ultimi dieci giorni più di duecento movimenti tellurici, attraverso il costante monitoraggio della situazione con tre sismografi che controllano in particolare il Chianti.
Continue scosse sismiche a Firenze e nel Chianti
Come riportato da Il Resto del Carlino, Gilberto Saccorotti, uno dei ricercatori dell'Ingv della sezione di Pisa ha parlato di “una faglia sicuramente d'interesse”, spiegando che ancora non si ha una immagine chiara sulla sua estensione, ma che potrebbe non trattarsi della stessa faglia che ha originato il terremoto del 1895. Durante quella scossa di magnitudo 5.4 della scala Richter, arrivata il 18 maggio alle ore 20:55, morirono tre persone nelle campagne e vi furono alcuni crolli. Secondo lo studioso“potrebbe piuttosto trattarsi della faglia che ha originato un altro movimento tellurico, successo negli anni Cinquanta e praticamente dimenticato”. Stiamo parlando del 25 marzo del 1959, quando una violenta scossa terrificò i fiorentini e anche il direttore dell'Osservatorio Ximeniano di Firenze, padre Coppedé, che dichiarò che l'epicentro si trovava a circa una ventina di chilometri dal capoluogo, in direzione sud ovest verso San Casciano. Nella serata di giovedì 12 maggio, subito dopo la scossa in soli dieci minuti sono arrivate 220 chiamate al 112, entro la mezzanotte, dopo una quarantina di minuti erano già 350, come ha scritto in un Tweet il sindaco di Firenze e della città metropolitana Dario Nardella.
In una intervista a Repubblica, Carlo Meletti, direttore della sezione di Pisa dell'Invg, l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, ha spiegato che è in corso una sequenza della quale ancora non si sa la durata. Tutto dipenderà da quanta energia deve ancora fuoriuscire dalla faglia. In soli 10 giorni ci sono state 210 scosse, di cui quattro sopra magnitudo 3. Melelli ha sottolineato che Firenze è situata tra il Mugello a Nord, che è molto sismico, e il Chianti a Sud. L’esperto ha poi ricordato che nel 1919 è partito dal Mugello un terremoto distruttivo di magnitudo di 6.4, e che nel 1895 c’era invece stato un sisma stimato del 5.5 proprio nella zona dove sono registrati adesso gli epicentri. Come ha però precisato non si tratta di uno sciame sismico, che si verifica invece quando ci sono scosse tutte della stessa magnitudo, mentre in questo caso sono diverse. Meletti ha quindi assicurato che “ci saranno sicuramente altre scosse. Quanto forti non lo possiamo affermare perché non sappiamo quanta energia deve ancora liberare la faglia. Certo, non si può escludere che arrivino scosse più violente di quelle registrate fin qui ma, nel breve periodo, non siamo in grado di dire qual è la probabilità che questo accada".
L'allarme
Il fatto che vi siano tante scosse non significa purtroppo che non arriverà un sisma particolarmente forte. Questo era avvenuto all’Aquila, dove dopo tre mesi di scosse è arrivata quella violenta. “Più la faglia è grande, maggiore è la magnitudo che può rilasciare in una volta: questa è la regola. In Italia centrale, vicino ad Amatrice, c’è una faglia di 40-50 chilometri. Quella del Chianti è una di una decina di chilometri. Quindi teoricamente è in grado di provocare terremoti meno potenti. Il punto, però, è che una faglia può rompersi tutta in una volta o in più volte, e questo cambia le carte in tavola dal punto di vista della potenza sviluppata”, ha spiegato il direttore. Solitamente i danni seri vengono provocati da scosse di magnitudo 5 in su, ma in Italia ci possono essere seri danni anche con un valore di 4.5, dato che alcune abitazioni sono vecchie o comunque non in sicurezza. I giapponesi iniziano a preoccuparsi quando il valore supera il 6, visto che la maggior parte degli edifici sono nuovi e sicuri.
I cittadini seguono molto Ingv sui social, basti pensare che dopo l’ultima scossa, quella di giovedì notte, in pochissimi minuti sono arrivati oltre 200 commenti. C’è anche un servizio online, ‘Hai sentito il terremoto?’, che serve all’Istituto per avere informazioni utili ad assegnare l’intensità a ogni sisma. In questo modo è possibile calcolare la scala Mercalli, che rende possibile il calcolo della potenza e degli effetti delle scosse in tutte le località vicine all’epicentro, anche se sono molto distanti. “Sempre per l’ultimo episodio in Mugello, hanno già compilato il questionario 2.200 persone. E così abbiamo saputo, ad esempio, che anche se aveva la stessa magnitudo della scossa del 3 maggio, cioè la prima, è stato sentito fino a Barga e in Versilia, cosa che nell’altra occasione non era avvenuta”, ha concluso Meletti.
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