martedì 5 maggio 2020

Laccio tedesco sulla Bce, irritazione a Bruxelles

@ - La Corte non boccia il Qe ma dà 3 mesi alla Lagarde per giustificare il bazooka. Richiesto anche il parere di governo e Parlamento a Berlino. Ombre nere sul programma per la pandemia.


Il ‘Quantitative easing’, il programma di acquisto di titoli sovrani lanciato dalla Bce governata da Mario Draghi nel 2015 per far fronte alla crisi finanziaria, non è propriamente illegale, non è bocciato, ma l’istituto di Francoforte ha tre mesi di tempo per giustificarsi e spiegare che sia ancora proporzionato alla situazione. Così la Corte Costituzionale tedesca dà il suo ultimatum a Francoforte, respingendo i ricorsi presentati contro il Qe, ma piazzando robusti paletti tedeschi intorno ai margini di azione della Banca centrale europea, seminando incertezza in tempi già molto incerti per via della incombente crisi economica da coronavirus. Tanto che da Bruxelles la reazione della Commissione europea è di profonda irritazione.

Riaffermiamo il primato della legge europea, e il fatto che le decisioni della Corte europea sono vincolanti su tutte le corti nazionali. La Commissione rispetta l’indipendenza della Bce, e studieremo la sentenza in dettaglio”, dice un portavoce della Commissione Ue. Il riferimento è alla Corte di giustizia europea del Lussemburgo che nel 2017 ha definito ammissibile il Qe rispondendo proprio ad una richiesta di parere da parte della Corte costituzionale tedesca.



La #Bce è un’istituzione indipendente. La sua indipendenza è alla base della politica monetaria europea.

Ad ogni modo, dopo cinque anni di contenzioso, Karlsruhe non chiude ancora la questione. Per i giudici tedeschi la Bce ora ha tre mesi di tempo per dimostrare che “gli obiettivi di politica monetaria perseguiti dal programma di acquisto di titoli pubblici non sono sproporzionati rispetto agli effetti di politica fiscale ed economica derivanti dal programma”, scrivono i giudici di Karlsruhe. I quali non chiedono alla Bundesbank di uscire dal programma, cosa che sarebbe successa se avessero accolto i ricorsi, ma condizionano la partecipazione futura della banca centrale tedesca, azionista di maggioranza del Qe, alle spiegazioni che la stessa Bce è tenuta a fornire entro tre mesi. Non solo.

La sentenza di oggi non è una bocciatura del Qe ma ci va molto vicino, laddove i giudici dell’Alta Corte tedesca scrivono che i programmi di acquisti di bond contrastano le competenze della stessa Bce. E’ la prima volta che la Corte Costituzionale tedesca afferma che le misure prese da un organo europeo “non sono coperte dalle competenze europee” e per questo “non potrebbero avere validità in Germania”. Oltre alla richiesta alla Bce di giustificare le sue scelte, i giudici chiedono anche al “governo tedesco” e al “Bundestag, sulla base della loro responsabilità di integrazione, di attivarsi nei confronti del Pspp”, il ‘Public sector purchase programme’ lanciato cinque anni fa da Draghi.

La sentenza è una vera ‘bomba’ in tempi di pandemia. Va detto che i giudici argomentano che la scelta di oggi non si applica ai programmi adottati dalla Bce in risposta alla crisi del coronavirus. Vale a dire al Pepp (Pandemic Emergency Purchase Programme), il nuovo programma di acquisto di titoli di Stato varato il 18 marzo come ‘scudo anti-spread’ in tempi di pandemia: 750miliardi di euro di acquisti. Ci mancherebbe: la sentenza riguarda ricorsi presentati sul Qe, varato nel 2015. Ma è chiaro che la decisione di Karlsruhe aggiunge incertezza ai prossimi passi della Bce, finora l’organismo europeo più celere nella reazione alla crisi.

La scorsa settimana il board della Bce avrebbe dovuto ‘irrorare’ il Pepp di altri 500miliardi di euro, secondo le anticipazioni della vigilia. Non l’ha fatto. Una timida Christine Lagarde non ha escluso di estendere il programma anche oltre il 2020, ma finora nessuna decisione è presa. Secondo molti osservatori, ha pesato il clima di attesa per la decisione di oggi da parte della Corte tedesca.

Di fatto, la sentenza è un’ipoteca sulla partecipazione della Bundesbank ai programmi futuri, un vero problema visto che si tratta della Banca centrale della Germania. Se si considerano le reticenze tedesche alla condivisione dei rischi della pandemia con i paesi più indebitati del sud Europa, si capisce che la sentenza può dar fiato a quanti in Germania non condividono il lavoro di mediazione europeo che Angela Merkel sta portando avanti a fatica per trovare risposte comunitarie alla crisi. O magari vorrebbero condizionarlo.

Il tutto a pochi giorni dall’Eurogruppo, che venerdì dovrebbe varare le linee guida per l’accesso alla nuova linea di credito sanitaria del Meccanismo europeo di stabilità (Mes), questione che ancora divide nord e sud Europa, questione sulla quale gli olandesi insistono ancora per piantare le proprie condizioni.

Naturalmente, a livello formale, la Bce è un organo indipendente. “L’indipendenza della Bce è sancita dal trattato stesso, sono certo che la Bce agirà utilizzando a pieno la sua indipendenza”, dice il capo della vigilanza della Banca Centrale europea Andrea Enria parlando stamane all’Europarlamento e mantenendosi lontano da qualsiasi commento sulla sentenza di Karlsruhe.

Ma cosa succederà se in Germania verranno presentati ricorsi anche contro il Pepp? Non è ipotesi fuori dalla realtà. Su twitter ne parla l’ex vicepresidente della Bce Vitor Costancio. “Questo è il grande rischio – scrive - In Germania arriveranno immediatamente nuovi ricorsi giudiziari contro il Pepp. La Corte insiste nella ridicola distinzione tra politica monetaria e politica economica e vuole la proporzionalità nei suoi effetti. Un economista tedesco puo’ spiegare cosa significa?”.

Di certo, i mercati non hanno gradito. Il nostro spread è salito a 250 punti, poi è sceso a 240. Dopo la sentenza, rallentano con decisione le principali Borse europee. Milano riduce il rialzo allo 0,6%, Parigi all′1,15% e Francoforte all′1,1%. Minori rialzi anche per Madrid (+0,6%) e Londra (+0,9%). Giù Unicredit (-0,15%), invariata Bpm, mentre resiste Intesa (+1,3%).

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