@ - Dai decreti emergenziali (Italia) allo stato d’emergenza (Francia e USA) ai poteri eccezionali (Regno Unito) – le democrazie costituzionali riconoscono agli esecutivi poteri che eccedono quelli ordinari per affrontare specifici problemi (come l’epidemia da coronavirus) e che sono, quindi, a termine.
L’Ungheria ha travalicato questo confine. Il capo dell’esecutivo ha chiesto al parlamento “pieni poteri” senza alcun limite temporale, e li ha ottenuti. Viktor Orbán, capo del partito Fidesz che gode di una larga maggioranza, potrà governare per decreto fino a quando vorrà, con il solo limite dell’interesse nazionale, che è tanto lasco da consentire poteri senza limiti, di tempo e intensità.
Orbán stesso aveva cambiato la costituzione ungherese a partire dal 2012, apportando modifiche che hanno stracciato i principi dello stato di diritto (autonomia del potere giudiziario in particolare). Ora egli potrà, se lo riterrà necessario, anche abrogare le leggi votate dal parlamento.
Si tratta di quel che la scorsa estate il nostro ministro degli Interni aveva caldeggiato per sé: “pieni poteri”. Nel caso ungherese si tratta di più del potere dittatoriale, essendo l’eccezionalità dei “pieni poteri” senza limite temporale. Si tratta di tirannia pura e semplice. Sancita con il paravento della costituzione. L’ha deciso il parlamento ungherese, che è - lo ha detto Matteo Salvini, grande ammiratore di Orbán - l’organo sovrano in una democrazia.
Se la democrazia decide di sospendere se stessa, che male c’è? Le costituzioni non sono tutte uguali. Anche i despoti se le scrivono. Anche il Generale Pinochet aveva una costituzione.
È il governo della legge che rende un regime limitato – la costituzione, da sola, non basta. Una maggioranza che costituzionalizza se stessa – come ha fatto il partito Fidesz al potere da quasi dieci anni ― non è una democrazia costituzionale, è una maggioranza eternizzata. Una contraddizione in termini, essendo ogni maggioranza democratica solo una maggioranza.
Dalla sconfitta dei fascismi, le costituzioni servono non a incoronare il potere costituito ma a limitarlo, per garantire i diritti civili, che sono in primo luogo diritti di parola, di associazione e di movimento. Orbán con i pieni poteri ha la discrezione di limitare questi diritti - di fare obbedire in silenzio. Può, come richiede la pandemia, limitare il diritto di spostamento; ma può anche (come la pandemia non richiede) limitare il diritto di giudicare e criticare chi decide.
La svolta tirannica di Orbán ci fa comprendere quanto importante sia avere una costituzione chiara e forte nel tutelare i diritti. Le opposizioni parlamentari e di opinione ci garantiscono che il potere di controllo e di critica persista sempre. La Meloni e Salvini sono stati pronti a gridare al complotto quando il parlamento italiano non si riuniva - ora elogiano la decisione del parlamento ungherese di decretare la propria inutilità.
Eppure, in Italia, anche questa strabica opposizione è garantita nel diritto di esprimersi pubblicamente. La nostra costituzione ci garantisce anche contro di essa, qualora dovesse diventare maggioranza.
Scrive Andrea Pertici: “Da questo punto di vista l’Italia può contare su un testo costituzionale molto solido, salvato da azzardate “semplificazioni” per ben due volte. Sempre grazie anzitutto ai cittadini”. C’è costituzione e costituzione.
Domanda d’obbligo: può l’Unione europea accettare una tirannia tra i suoi stati membri?
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