@ - di Arianna Ravelli
Difficile che succeda come in Bielorussia, dove si continua a giocare ma sugli spalti sono comparsi dei manichini, perché nonostante il presidente Lukashenko sostenga basti un po’ di vodka per battere il virus, i tifosi hanno pensato bene di non rischiare. No, i manichini negli stadi italiani non li troveremo, gli spalti resteranno semplicemente vuoti. Le porte chiuse diventeranno la nuova normalità: i giocatori non avranno il sostegno del pubblico, e quindi vincerà chi sarà capace di trovare motivazioni da solo, dalla tv vedremo partite in cui si sentono le indicazioni degli allenatori e non i cori delle curve (il che non è sempre un male). Ad attendere le squadre fuori dagli spogliatoi o da un centro di allenamento non ci saranno più ali di folla in cerca di un selfie. Star isolate.
Niente tackle
Molto più facile succeda quello che, in parte, sta già capitando in Germania, perché immaginare il futuro è più facile se prendiamo spunto da chi è un passo avanti a noi: quasi tutte le squadre della Bundesliga hanno ripreso ad allenarsi, per gruppi composti da non più di sette giocatori, mantenendo un metro e mezzo di distanza sul campo di gioco, evitando i tackle. Surrogato di calcio? Sì, ma è a forza di surrogati che ci nutriremo da qui in avanti, esattamente come nella nostra vita personale quella che prima era un corso in palestra ora è una app (o un video tutorial), i pesi sono diventati le bottiglie dell’acqua, gli squat in salotto l’esercizio più praticato.
Un ritiro infinito?
In Italia le squadre di A dovrebbero tornare ad allenarsi il 4 maggio. Come? In sintesi, costruendo attorno a sé una bolla virus free dentro la quale restare protetti. Non così facile, soprattutto perché prima di ripartire bisognerà sottoporre giocatori e staff ai tamponi, magari ai test sierologici (ma gli atleti saranno una priorità del governo?) e a tutta una serie di visite mediche, naturalmente più approfondite per chi è stato positivo. Test che potrebbero essere ripetuti ogni tot giorni (e i calciatori non sono entusiasti). Una prima indicazione ci sarà mercoledì dal protocollo che uscirà dalla Figc, poi deciderà il governo. Quello che si può fare prima è sanificare i centri di allenamento. Poi per gli atleti potrebbe diventare normalità passare da una quarantena a un’altra: alcune squadre — quelle dotate anche di alloggi nei centri — stanno pensando di mantenere in un ritiro prolungato i calciatori. Ma è realistico farlo per due mesi? Non tanto.
Il futuro di Formula 1 e sport olimpici
Gli atleti degli sport olimpici (da Federica Pellegrini a Filippo Tortu) che si allenano in casa, dal 4 maggio forse torneranno alle piscine o alle piste, ma per loro non ha senso forzare perché gare all’orizzonte ancora non ce ne sono. La F1, che spera di ripartire il 5 luglio in Austria o il 19 luglio in Inghilterra viaggiando tutti assieme su charter dedicati, ci abituerà anche a tre gare di seguito; sicuramente fuori Europa i weekend saranno contratti su due giorni, libere e qualifiche al sabato, gara la domenica. Si andrà avanti così fino a dicembre, anche gennaio se necessario. Non esistono più le stagioni (mezze o intere che siano) nella nuova normalità.
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