@ - Un Carlino di nome Winston è il primo caso noto, negli Stati Uniti, di cane contagiato da Covid-19. Il quattrozampe vive con la famiglia McLean, dove padre, madre e figlio sono risultati positivi, mentre la figlia è risultata negativa al coronavirus. Loro vivono a Chapel Hill e sono oggetto di uno studio universitario seguito dalla Dukle University.
Samuel McLean, lavora al pronto soccorso dell'Ospedale universitario del Nord Carolina, mentre la moglie, Heather, è una pediatra della Duke University. «I carlini sono un po' strani quando tossiscono e starnutiscono, lo fanno in modo particolare – spiega la donna – . Sembrava che stesse vomitando. Un giorno non voleva fare colazione. Chi conosce i Carlini sa che amano mangiare, quindi ci è sembrato una situazione molto insolita». Dopo qualche giorno però il quattrozampe si è ripreso e non ha più mostrato problemi respiratori.
Come spesso accade per molti cani, anche Winston vive in maniera molto promiscua con tutti i membri della famiglia. L'animale vive in una forte promiscuità con la famiglia come spiega Ben, il figlio della famiglia: «Lecca tutti i nostri piatti, dorme nel letto di mia madre e noi siamo quelli che gli mettono il viso sul suo muso. Quindi ha senso che abbia il coronavirus».
Nella casa dei McLean ci sono altri due cani, un gatto e una lucertola: tutti questi sono risultati negativi così come Sydney, la sorella di Ben.
La storia di Winston ci ricorda due aspetti importanti del rapporto fra cani e coronavirus: l’Istituto superiore della Sanità sottolinea che questo è «un virus nuovo» e che «occorre intensificare gli sforzi per raccogliere ulteriori segnali dell’eventuale comparsa di malattia nei nostri animali da compagnia, evitando tuttavia di generare allarmi ingiustificati. Vivendo in ambienti a forte circolazione virale a causa della malattia dei loro proprietari, non è inatteso che anche gli animali possano, occasionalmente, contrarre l'infezione. Ma, nei casi osservati, gli animali sono stati incolpevoli “vittime”. Non esiste infatti alcuna evidenza che cani o gatti giochino un ruolo nella diffusione epidemica», aggiunge l'Iss. Questo vuol dire che i nostri quattrozampe allo stato attuale possono al massimo essere alla stregua di un qualsiasi elemento inanimato, come potrebbe essere un cellulare, una ciabatta, una stretta di mano. Se il virus si deposita su questi oggetti e noi li tocchiamo, allora in quel senso possono essere veicolo di contaminazione.
Due cani si rivedono dopo un mese di confinamento: la loro gioia è incontenibile
E allora che cosa fare? La raccomandazione generale «è quella di adottare comportamenti utili a ridurre quanto più possibile l'esposizione degli animali al contagio, evitando, ad esempio, i contatti ravvicinati con il paziente», ma anche rispettando le normali regole di igiene: dopo averli accarezzati, aver toccato la lettiera o la ciotola del cibo, bisogna lavarsi bene le mani ed evitare di portarle alla bocca. Pulire loro le zampe e il pelo dopo averli portati a passeggio usando le salviette adatte (e non candeggina come qualche sconsiderato ha suggerito in tv), evitare di baciarli. Norme igieniche che dovrebbero valere in periodi normali, anche senza il coronavirus.
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Le stesse raccomandazioni che il prof. Sergio Rosati, Professore Ordinario di Malattie infettive del Dipartimento di Scienze veterinarie dell’Università, ci ha fatto: «Se c'è in famiglia una persona Covid-19 positiva, così come con i familiari deve assumere dei comportamenti prudenti - dall'evitare il contatto ravvicinato all'usare le mascherine e guanti - la stessa cosa dovrebbe essere riservata ai nostri animali domestici: cane e gatto è meglio che possano essere accuditi da persone non Covid-19 positive, cercando di mantenerli a una distanza di sicurezza rispetto alla persona positiva».
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