@ - La missione Onu ha trasferito a Bamako, la capitale del paese africano, Luca Tacchetto e la sua amica Edith Blais. Sono stati liberati venerdì dopo 15 mesi di prigionia: erano a Kidal, nel Nord del paese, dopo essere stati catturati in Burkina Faso, in una zona in cui sono presenti potenti gruppi di jihadisti e milizie di tuareg.
Sono arrivati a Bamako, la capitale del Mali, il giovane italiano Luca Tacchetto e la sua compagna di viaggio canadese Edith Blais: sono stati liberati venerdì dopo 15 mesi di prigionia. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha avuto contatti con il suo omologo canadese François-Philippe Champagne e ha anche telefonato al padre di Tacchetto, che vive in Veneto. La missione Onu in Mali ha spiegato che i due "sono stati ritrovatì venerdì pomeriggio nei pressi di Kidal, sono in buone condizioni e adesso sono in sicurezza a Bamako".
Les deux ex-otages ont passé la nuit au camp de la @UN_MINUSMA à Kidal #Mali. Ils sont libres Photo MINUSMA
I due giovani erano stati rapiti in Burkina Faso nel dicembre del 2018 mentre erano impegnati in un viaggio turistico nella regione del Sahel. Successivamente, erano stati trasferiti in Mali, probabilmente da uno dei gruppi di contrabbandieri in contatto con milizie jihadiste che da anni sono presenti nella regione. Milizie che da tempo si sono affiliate all'Isis e ai gruppi che negli anni hanno lavorato con Al Qaeda.
Tacchetto e Blais erano partiti in auto il 20 novembre 2018 da Vigonza, in provincia di Padova, dove vive la famiglia di Tacchetto. Il loro piano era arrivare in Togo per collaborare come volontari alla costruzione di un villaggio. I due erano riusciti ad arrivare in auto in Burkina Faso dopo avere attraversato Francia, Spagna, Marocco, Mauritania e Mali.
Il 15 dicembre, il giorno prima della scomparsa, erano stati nella città di Bobo-Dioulasso ospiti del francese Robert Guilloteau, un pensionato di 64 anni che si era trasferito nel paese africano dieci anni prima, dopo avere fatto l’agricoltore a La Rochelle.
I due erano ripartiti la mattina successiva: erano diretti prima alla moschea di Bobo-Dioulasso e poi verso la capitale Ouagadougou, dove dovevano presentarsi all’ufficio immigrazione per chiedere un visto valido per Togo e Benin. Ma in quell’ufficio non sono mai arrivati.
I governi di Canada e Italia avevano chiesto immediatamente aiuto alle forze di sicurezza del Mali e del Burkina, ma anche al governo e ai servizi di sicurezza francesi: la Francia mantiene nella regione una forza militare anti-terrorismo impegnata a combattere proprio quei gruppi che potrebbero essere dietro il rapimento dei due giovani.
Corinne Dufka, direttrice di Human Rights Watch per l’Africa Occidentale, al New York Times ha confermato che i due da tempo erano stati trasferiti in Mali: i loro rapitori avevano attraversato il confine non più tardi del gennaio 2919, ovvero poche settimane dopo il rapimento. Al New York Times un funzionario americano informato del rilascio ha detto che i due sono stati liberati venerdì a Kidal, nel Nord del Mali, e che non è ancora ben chiaro quale gruppo li abbia catturati e chi li abbia poi tenuti in ostaggio.
Tutta la regione del Sahel da anni è infestata da gruppi e bande paramilitari che inizialmente agivano per interessi economici (contrabbando di armi, droga, rapimenti di occidentali). Nel tempo queste bande di sono affiliate a gruppi jihadisti oppure di separatisti tuareg che nel Mali sono sempre stati molto attivi.
Le formazioni più importanti sono l’Isis nella versione “Stato Islamico del Grande Sahara” ma soprattutto il “JNIM”, un cartello a cui hanno aderito fazioni come Ansar-El-Din, Al Qaeda nel Maghreb islamico e i Murabitun. Il loro capo è il leggendario Iyad Ag Ghali, un capo politico tuareg che da anni è passato alla lotta armata sostenuta da commerci e contrabbando di ogni genere.
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