martedì 18 febbraio 2020

Palermo, operazione Dia, 8 arresti. In manette anche il boss Gaetano Scotto: parte civile nel processo per depistaggio su Via d’Amelio

@ - Scotto è indagato anche per l’omicidio dell’agente di polizia Nino Agostino e della moglie Ida. Secondo gli inquirenti, dopo la scarcerazione sarebbe tornato a guidare la famiglia mafiosa dell’Arenella. Il fratello Pietro, anche lui arrestato, era accusato di aver captato la chiamata in cui Paolo Borsellino diceva alla madre che sarebbe andato a trovarla.

Operazione della Direzione Investigativa Antimafia a Palermo: arrestate otto persone appartenenti al clan dell’Arenella, una delle più rappresentative del mandamento di Palermo-Resuttana, ritenuti, a vario titolo, responsabili di associazione mafiosa. In manette anche i tre fratelli Scotto, Pietro, Francesco Paolo e Gaetano: quest’ultimo è una delle dieci persone accusate falsamente della strage di via D’Amelio dall’ex pentito Vincenzo Scarantino e adesso parte civile nel processo sul depistaggio che è in corso a Caltanissetta. Secondo gli inquirenti, dopo la scarcerazione sarebbe tornato a guidare la famiglia mafiosa dell’Arenella.

Gaetano Scotto è indagato anche per l’omicidio dell’agente di polizia Nino Agostino e della moglie Ida insieme al boss Nino Madonia. Il procuratore generale Roberto Scarpinato ha inviato un avviso di chiusura indagine nei giorni scorsi, anticipando una richiesta di rinvio a giudizio. Agostino e la moglie furono assassinati davanti alla loro casa di villeggiatura a Villagrazia di Carini la sera del 5 agosto 1989: in questi 31 anni l’inchiesta si è dovuta confrontare con molte ombre e con tentativi di depistaggio contro i quali si è battuto il padre di Nino, Vincenzo Agostino. Scotto ha sempre negato di appartenere alla mafia e di essere coinvolto nell’omicidio di Villagrazia di Carini. Anche suo fratello Pietro, tecnico di una società di telefonia, è stato coinvolto nell’inchiesta sull’uccisione di Paolo Borsellino. Era accusato di aver captato la chiamata in cui il magistrato diceva alla madre che stava per andare a farle visita nella sua abitazione di via D’Amelio. Condannato in primo grado, era stato poi assolto in appello.

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