@ - La notizia del libro a quattro mani del papa emerito Benedetto XVI e del cardinale Robert Sarah a difesa del celibato dei preti è dirompente.
Le anticipazioni fanno sapere che i due autori si sono incontrati, si sono scritti e hanno deciso di intervenire. “Era nostro sacro dovere ricordare la verità del sacerdozio cattolico. In questi tempi difficili ciascuno deve avere paura che un giorno Dio gli rivolga questo acerbo rimprovero: ‘Maledetto sei tu, che non hai detto nulla’”.
Come si vede, non sono parole di circostanza. Il papa emerito Benedetto XVI e il cardinale guineano Robet Sarah hanno consegnato il libro all’editore francese Fayard prima di Natale, e fra pochi giorni sarà nelle librerie. Il titolo, Dal profondo dei nostri cuori, fa subito capire da quale sofferenza sia nata quest’opera, il cui destinatario nemmeno tanto nascosto è il papa regnante, Francesco, che tra poche settimane dovrebbe pubblicare una sua esortazione apostolica sulle conclusioni del sinodo amazzonico.
Da parte del papa emerito, con l’autorevole contributo del cardinale Sarah, arriva quello che sembra un ultimatum: se ci saranno concessioni contro il celibato sacerdotale, le conseguenze saranno serie. “C’è un legame ontologico-sacramentale tra il sacerdozio e il celibato. Ogni ridimensionamento di questo legame costituirebbe una rimessa in causa del magistero del concilio e dei papi Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Supplico umilmente papa Francesco di proteggerci definitivamente da una tale eventualità, ponendo il suo veto contro ogni indebolimento della legge del celibato sacerdotale, anche se limitato all’una o all’altra regione”.
Il libro, di 180 pagine, introdotto dal curatore Nicolas Diat, si articola in quattro capitoli.
Il primo, Di che cosa avete paura?, è una premessa di Ratzinger e Sarah elaborata nel settembre dello scorso anno. Il secondo, del papa emerito, è intitolato Il sacerdozio cattolico e risale a qualche tempo prima dell’inizio del sinodo. Il terzo, Amare sino alla fine, è del cardinale Sarah, risale al 25 novembre, un mese dopo la conclusione del sinodo, ed è un’analisi del celibato sacerdotale dal punto di vista ecclesiologico e pastorale. Infine il quarto capitolo, All’ombra della croce, scritto da entrambi gli autori, contiene le conclusioni, elaborate all’inizio dello scorso dicembre.
Nel capitolo del papa emerito viene sottolineata “l’unità profonda tra i due Testamenti, attraverso il passaggio dal Tempio di pietra al Tempio che è il corpo del Cristo”, e Ratzinger ripropone larga parte della sua omelia del giovedì santo 2008, Non inventiamo la Chiesa così come vorremmo che fosse.
Inutile aggiungere che l’intervento di Ratzinger e Sarah ha qualcosa di drammatico. A questo punto la divisione nella Chiesa è praticamente ufficializzata. Tuttavia, con quella che appare un’ipocrisia inaccettabile, i due autori affermano che, come già per il Concilio Vaticano II, anche per il sinodo amazzonico abbiamo avuto un sinodo dei mass media che si è sovrapposto a quello reale. La colpa delle deformazioni, insomma, sarebbe della stampa. Tesi assurda, alla luce dell’andamento e delle conclusioni del sinodo.
Com’è possibile sostenere che l’incredibile sinodo della Pachamama, dei viri probati e degli eco-peccati sarebbe stata la versione solo mediatica del sinodo amazzonico?
Dall’altra parte, i difensori d’ufficio di Francesco sono in agitazione e puntualmente è partita l’accusa: Benedetto XVI sarebbe sobillato da consiglieri cattivi. Ratzinger e Sarah danno la colpa ai giornalisti, i filo-bergogliani straparlano di un emerito sobillato. Nessuno ammette la realtà: Chiesa divisa, sull’orlo di uno scisma di fatto.
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