@ - In Libia è stata la giornata delle mosse militari, non dell'azione politico-diplomatica chiara. Nelle stesse ore in cui a Bruxelles e nelle capitali chiave d'Europa si metteva la sordina sul tentativo di riannodare i fili diplomatici con una missione in Libia apertamente sponsorizzata dal governo italiano, le forze del generale Haftar hanno dichiarato di aver preso il controllo della città di Sirte, importante porto libico a 450 chilometri da Tripoli.
In posizione centrale lungo la costa, Sirte viene considerata un passaggio strategico nell'offensiva militare contro il governo di Fayez al-Sarraj insediato a Tripoli. Era controllata finora dalle milizie che sostengono il governo di accordo nazionale dalla metà del 2016, cioè dopo la sconfitta dell'Isis. Fino all'ottobre 2011 era la roccaforte di Gheddafi che lì venne ucciso: era l'epoca della prima guerra civile alla quale seguì la seconda guerra civile nel 2015 con l'arrivo dell'Isis. «Abbiamo liberato Sirte dalle milizie terroristiche in tre ore«, ha dichiarato il portavoce dell'autoproclamato Esercito nazionale libico Ahmed al-Mismari.
Simmetricamente, dall'altro fronte, l'annuncio del comandante della Backup Force dell'esercito di Tripoli, Nasir Ammar, che un gruppo di soldati turchi specialisti di difesa aerea e radar jamming (inganno radar, una tecnica di guerra elettronica) sono arrivati a Tripoli, prima tappa dell'invio progressivo di militari da parte della Turchia annunciato dal presidente Erdogan per far sopravvivere il governo legittimo di al-Sarraj.
LA DIPLOMAZIA
È questo il contesto in cui l'Europa cerca disperatamente di trovare un filo per una soluzione diplomatica della crisi per evitare (anche qui) un'escalation militare fino a una sanguinosa (e probabilmente irrisolvibile) resa dei conti tra al-Sarraj e Haftar a Tripoli. Fin dal mattino, ha via via perso peso la prospettiva della missione dei ministri degli esteri di Italia, Francia, Germania e Regno Unito più l'Alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza Josep Borrell. Da un lato l'attacco aereo sull'accademia di polizia a Tripoli ha aggravato le tensioni e il conflitto, facendo emergere un problema di opportunità politica; dall'altro lato il terreno in Libia è fuori controllo e una missione di ministri europei pone evidenti rischi dal punto di vista della sicurezza. Ecco perché ieri è scattata l'operazione sganciamento con il portavoce di Borrell che ha dichiarato: «Non possiamo confermare gli impegni dell'Alto rappresentante Ue che vadano oltre le prossime ore«, in ogni caso «da parte nostra non è stata annunciata alcuna missione». Tutto questo nonostante gli aspetti operativi per la missione fossero già pronti. E così la scaletta della giornata, con gli incontri (separati) con al-Sarraj e con il generale Haftar. Obiettivo: ottenere il cessate il fuoco e convincere al-Sarraj e Haftar a sedersi a un tavolo. Per ore è andata avanti una marcia indietro con la richiesta del ministro degli esteri del governo di Tripoli Siyala di rinviare la missione Ue fortemente voluta dall'Italia.
LA CENA
Il tentativo di organizzare l'incontro è andato avanti fino a sera. L'alto rappresentante Ue, a Roma, ha incontrato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. La riunione pomeridiana e la cena, già programmata, non hanno portato al risultato sperato, anche per ragioni di politica interna, dal leader dei Cinquestelle. La missione è risultata impossibile. È stato anche ipotizzato che l'incontro tra i quattro ministri più Borrell e i due grandi rivali libici potesse avvenire non in Libia bensì in un altro Paese. È circolata l'ipotesi Tunisia e anche quella di un incontro a Bruxelles. Soprattutto non è chiaro se al-Sarraj e Haftar siano effettivamente disponibili. Alla fine è stato organizzato un incontro dei ministri europei a Bruxelles: l'ipotesi, al momento, è quella di una conversazione telefonica con Serraj, mentre si proverà a organizzare una visita, magari a Roma, di Haftar. Il tempo incalza, gli spazi per un'azione politica da parte della Ue, ridotta ai margini della partita libica, si stanno restringendo.
LO SCENARIO
Domani Erdogan incontrerà a Istanbul Putin ed è prevedibile che dall'incontro possa uscire uno schema concordato per i futuri equilibri in Libia e non solo. Di qui la corsa' dei quattro governi europei a ritrovare rapidamente un ruolo per dare un senso concreto alla posizione costantemente ribadita sulla necessità di una soluzione politica che dia stabilità alla Libia. Diventata una litania. Ciò in vista della conferenza di Berlino organizzata da Angela Merkel per riportare l'Europa al centro della partita libica: dovrebbe tenersi il 19 gennaio, ma la data non è stata ufficializzata.
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