@ - Spunta il virgolettato che la donna cinese ha pronunciato al Papa prima di essere "schiaffeggiata".
La fedele cinese che ha subito la reazione di Papa Francesco lo scorso 31 dicembre - la stessa reazione per cui poi Jorge Mario Bergoglio si è scusato - aveva rivolto al pontefice un appello riguardante la situazione dei cattolici in Cina.
Ad esserne certe, ormai, sono numerose fonti. "Finalmente! Adesso - hanno annunciato da Korazym.com - sappiamo cosa ha detto la donna asiatica a Papa Francesco prima che la schiaffeggiasse". Il lavoro certosino di traduzione, che è stato riportato dalla fonte appena citata, è da attribuire ad un professore incaricato a Taiwan, ossia Eric Mader, che ha svelato i contenuti del virgolettato discusso. Vale la pena premettere come non si possa affermare con certezza che il Papa abbia effettivamente compreso quali fossero le parole pronunciate dalla donna. Anzi, tutto, in specie la lingua utilizzata dalla fedele, lascia ipotizzare che l'ex arcivescovo di Buenos Aires non abbia inteso il significato e la direzione dell'accorato appello.
Ma una spiegazione contenutistica, dopo giorni di dialettica tra "fronti", è finalmente venuta a galla.
Stando a quanto riportato anche sul blog del vaticanista Aldo Maria Valli, la frase esibita dall'asiatica nei confronti del vescovo di Roma sarebbe la seguente: "Perché distruggere la loro fede? Perché distruggere i cinesi? Cerca i sentimenti cinesi. Parla con me!".
Con buone probabilità, dunque, la fedele si sarebbe riferita alla situazione dei cattolici all'interno della Repubblica popolare cinese. Un tema che, dopo la lettera del cardinale Zen agli altri porporati, è balzato di nuovo agli onori delle cronache. Il Vaticano e il "dragone" hanno infatti stipulato un "accordo provvisorio". Lo scopo della Santa Sede è soprattutto quello di pacificare i rapporti tra la Chiesa cattolica e Pechino. Ma i tradizionalisti ritengono che la Chiesa di Roma abbia in qualche modo ottemperato alle richieste del Partito comunista, consentendo alle autorità cinesi di poter dire l'ultima sulle nomine vescovili. E questo è solo uno degli aspetti che vengono sollevati in opposizione al patto.
Roma, grazie all'intesa, può anche istituire nuove diocesi. E il Papa, stando a quanto trapelato dal momento della sottoscrizione, dovrebbe essere stato finalmente riconosciuto in qualità di autorità religiosa legittima. Il "costo" dell'"accordo provvisorio", però, rimane sul banco degli imputati. Il "fronte tradizionale" continua a segnalare come l'appiattimento delle alte sfere vaticane sul governo di Pechino abbia offerto un assist per rafforzare il processo di "cinesizzazione". In parole povere: la relativizzazione del credo cristiano-cattolico e un conseguente adattamento all'ideologia comunista. Per non parlare, poi, del problema legato alle persecuzioni. La Cina ha da poco annunciato l'inaugurazione di nuove misure restrittive in materia di "libertà religiosa". L'accordo, comunque sia, è sottoposto a verifica biennale da ambo le parti.
È possibile, quindi, che la protagonista di quei fatti avesse tutto questo in mente. La certezza che il Santo Padre abbia inteso cosa volesse dirgli la donna, come premesso, non esiste.
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