@ - Nella basilica vaticana il Papa celebra la messa per la terza Giornata mondiale dei poveri: "La bramosia di pochi accresce la povertà di molti".
"Nella smania di correre, di conquistare tutto e subito, dà fastidio chi rimane indietro. Ed è giudicato scarto: quanti anziani, nascituri, persone disabili, poveri ritenuti inutili. Si va di fretta, senza preoccuparsi che le distanze aumentano, che la bramosia di pochi accresce la povertà di molti".
Una giornata dedicata ai poveri. Francesco presiede nella basilica vaticana la messa in occasione della terza Giornata mondiale dei poveri. Con lui numerose persone indigenti, insieme ai volontari che le accompagnano e a esponenti delle diverse realtà caritative che le assistono quotidianamente. Il Papa usa parole non di cirocostanza per ricordare come spesso la tentazione della fretta fa dimenticare gli ultimi. Mentre, dice, "non va seguito chi diffonde allarmismi e alimenta la paura dell’altro e del futuro, perché la paura paralizza il cuore e la mente". Eppure, "quante volte ci lasciamo sedurre dalla fretta di voler sapere tutto e subito, dal prurito della curiosità, dall’ultima notizia eclatante o scandalosa, dai racconti torbidi, dalle urla di chi grida più forte e più arrabbiato, da chi dice 'ora o mai più'. Ma questa fretta, questo tutto e subito non viene da Dio. Se ci affanniamo per il subito, dimentichiamo quel che rimane per sempre: inseguiamo le nuvole che passano e perdiamo di vista il cielo".
I poveri sono da sempre nel cuore di Jorge Mario Bergoglio. A Buenos Aires andava loro incontro nelle villas miserias intorno alla città, distese infinite di quartieri senza nulla ma colmi di umanità. Usciva dall'arcivescovado, in centro, e spesso a piedi si dirigeva verso i luoghi più remoti. E da vescovo di Roma ha continuato a privilegiare gli ultimi durante viaggi internazionali decisi in base a criteri che tengono presente le difficoltà di chi è ai margini, di chi è dimenticato, aprendo intorno a San Pietro luoghi di accoglienza e ascolto - l'ultimo due giorni fa, un Centro di accoglienza notturna e diurna per le persone senzatetto -, affidando all'elemosieniere pontificio il compito di andare a portare a chi non ha nulla la carità concreta di Roma.
Ed è anche nelle sue parole che Francesco fa presente questa prossimità, ricordando che "non basta l’etichetta 'cristiano' o 'cattolico' per essere di Gesù". Bisogna, piuttosto, "parlare la stessa lingua di Gesù, quella dell’amore, la lingua del tu". E ancora: "Parla la lingua di Gesù non chi dice io, ma chi esce dal proprio io". Il Papa ricorda come "i poveri sono preziosi agli occhi di Dio perché non parlano la lingua dell’io: non si sostengono da soli, con le proprie forze, hanno bisogno di chi li prenda per mano. Ci ricordano che il Vangelo si vive così, come mendicanti protesi verso Dio. La presenza dei poveri ci riporta al clima del Vangelo, dove sono beati i poveri in spirito. Allora, anziché provare fastidio quando li sentiamo bussare alle nostre porte, possiamo accogliere il loro grido di aiuto come una chiamata a uscire dal nostro io, ad accoglierli con lo stesso sguardo di amore che Dio ha per loro. Che bello se i poveri occupassero nel nostro cuore il posto che hanno nel cuore di Dio! Stando con i poveri, servendo i poveri, impariamo i gusti di Gesù, comprendiamo che cosa resta e che cosa passa".
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