domenica 20 ottobre 2019

Monsignor Gaenswein vuol resistere allo spirito del tempo. E cerca di difendere il Papa Emerito da bizzarre accuse

@ - Monsignor Georg Gaenswein ha criticato aspramente a Francoforte sul Meno il documentario ”Defender of the Faith” su Papa Benedetto XVI e la crisi degli abusi nella Chiesa Cattolica. Alla domanda dei giornalisti su cosa ne pensasse del film del regista tedesco-britannico Christoph Röhl, ha dichiarato: “Quella è una follia, una debacle, non posso dire diversamente”.


La tesi del film è in definitiva che Benedetto XVI non sia il difensore della fede, ma la causa dell’abuso. “Si può solo mettere in guardia contro questo film deviato, non obiettivo, miserabile”, ha affermato Gaenswein. L’uscita elle sale tedesche del film, già presentato, è fissata per il 31 ottobre.

Monsignor Gaenswein ha commentato con i giornalisti dopo la presentazione del suo libro “Vom Nine-Eleven of our Faith” (“L’undici settembre della nostra fede”) nella Casa dell’Ordine Teutonico. In precedenza aveva celebrato un Pontificale nella Deutschordenskirche di Francoforte.
Presentato il nuovo libro
L’arcivescovo – prefetto della Casa, Pontificia oltre che segretario personale di Joseph Ratzinger – chiede “un approfondimento della fede” in Germania.

“Se la fede della Chiesa in Germania fosse grande quanto il potere finanziario, tutto andrebbe bene”, ha detto don Georg spiegando le ragioni del suo nuovo libr. E ha anche parlato di “funzionari” della chiesa che non trasudano fede religiosa, citando implicitamente i forti richiami del Papa regnante, Francesco, del quale resta uno stretto collaboratore, il che rende forse
un poco problematico esporre tesi così critiche come quelle del libro. Ma nulla a confronto di quelle del cardinale Robert Sarah che continua comunque a fare il prefetto del culto divino, così come i cardinali Muller, Brand Muller e Burke, sono lì pronti come falchetti a attaccare il Papa con la stessa improntitudine con la quale i loro (pochi) seguaci attaccano i programmi dell’istituto Giovanni Paolo II della Lateranense o i tortellini di magro cucinati a Bologna dalla Caritas, ugualmente a mezzo blog. Con Francesco tutto questo è possibile, segno di una visione molto aperta della Chiesa che tuttavia al gruppo di pseudo-tradizionalisti a quanto pare non piace.

L’arcivescovo Gaenswein (ormai 63enne, dopo essere stato per un decennio il bel “don Georg” adorato da una generazione di mattone della élite romana, da Franca Ciampi in giù) avverte i cristiani cattolici in Germania del pericolo dell’“autocommiserazione” e sollecita un “approfondimento della fede”. “L’autocommiserazione, irritare gli altri, essere delusi non porta a nulla”, ha detto. Per quanto riguarda le possibili riforme strutturali nella chiesa tedesca, ha dichiarato: “Se non iniziamo con l’approfondimento della fede, corriamo il rischio che la delusione tra due anni sarà persino maggiore di oggi”. Letteralmente ha aggiunto: “Se il potere della Chiesa in Germania fosse grande quanto il potere finanziario, tutto andrebbe bene”. Esistono “funzionari” ecclesiastici in Germania che non trasudano “gioia interiore di fede”.

Il libro è stato presentato dal nobile etiope-tedesco Principe Asfa-Wossen Asserate, nipote dell’ultimo imperatore etiope Haile Selassie, che nella prefazione del libro (bontà sua) definisce l’arcivescovo “una delle personalità più influenti della chiesa cattolica mondiale”. La massima di Gaenswein, scrive, è “resistere alla dittatura dello Zeitgeist (lo spirito del tempo) e vivere risolutamente nella verità della fede cristiana”.

Afferma Assfa-Wossen Asserate: la questione della verità cristiana è un “filo rosso” nella vita di Benedetto XVI come in quella dell’arcivescovo Gaenswein, e dunque anche la motivazione per i 19 sermoni, lezioni e interviste dagli anni 2014 al 2019, che sono raccolti nel libro.

Il titolo si riferisce a una dichiarazione di Gaenswein del 2018, riportata nel volume, secondo la quale gli scandali di abuso hanno scosso la Chiesa cattolica in misura analoga agli attacchi terroristici agli statuniti dell’11 settembre 2001. E già su questa analisi non si può convenire: come disse Papa Benedetto andando a Fatima, infatti, il dramma degli abusi dimostra che il nemico è all’interno della Chiesa.

Il giorno prima, monsignor Gaenswein si era confrontato con il “Tagespost” sul punto di vista di Benedetto XVI sulla situazione della chiesa in Germania. Papa Benedetto ama la Chiesa del paese, ma “gran parte di ciò che ora apprende su quanto la Chiesa sperimenta da lì”, lo affligge, ha detto il segretario privato di Ratzinger. “Soprattutto, è oppresso dall’eclissi di Dio di cui ha iniziato a parlare in anticipo e con cautela”, ha spiegato Gaenswein. Il fatto che le paure di Benedetto siano state confermate non era una fonte di conforto o consolazione per lui: Papa Benedetto il conforto lo trova nella preghiera per la chiesa della sua terra natale.

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